Cosa mi succede?
salve,io non so più cosa fare e non so neanche chi sono.sono confusa..son oanoressica mi hanno proposto il ricovero e ho rifiutato adesso faccio giornalmente delle parenterali..ma il problema non è solo quello.il problema è che ci sono dei comportamenti che non rientrano nel dca ma sfociano in altre patologie..mi rendo conto che cerco sempre,in ogni secondo della mia vita di non stare bene.penso sempre alla morte.a come potrei suicidarmi.oppure ho delle crisi di pianto,immotivate..e durante queste può succedere di tutto..l'altro giorno mi sono tagliata i polsi..ma non volevo farlo.oppure ho l'ossessione dei numeri..tutto deve esser numerato e tutto deve seguire sempre la stessa via.tutto deve esser progettato.niente deve andare storto.conto i passi che faccio,quante mattonelle ci siano nella stanza,conto quante calorie ha un caffè,quante parole scrivo in una pagina,quanti capelli sono sparsi per casa.poi ci son odei momenti in cui mi arrabbio..ma inizio ad urlare..a piangere mentre urlo,o mi rinchiudo in un angolo al buoi e sto ferma li per ore,o inizio a muovermi continuamente avanti e indietro sempre stando seduta nell'angolo guardando il vuoto.mi misuro le gambe o le braccia o i fianchi con le mani e se vedo il grasso che si solleva mi taglio e inizio a piangere.se non dimagriso di un chil oal giorno sarei disposta a gettarmi dalla finestra in quell ostesso istante.mi sento fuori dal mondo.come se nessuno mi potesse capire.come se quello che penso io non l opensa nessuno.non voglio più affetto da nessuno.non voglio più stare con nessuno.e odio il contatto fisico.o quando la gente mi dice che mi vuole bene.io sono sola.mi sento sola.non so più cosa mi stia succedendo..a volte m isembra di impazzire.a volte penso che gli altri mi credano pazza.anche a scuola salgo e scendo le scale.ogni ora..per 15 minuti..l'idea di aver proteine grassi e carboidrati nel corpo mi fa impazzire..mi sento contaminata..e vorrei sol ostare sola..senza nessuno..al buio..vorrei che nesusno si accorgesse della mia esistenza.vorrei no nesser vista.nè sentita.nè toccata.voglio essere invisibile.nessuno può mai entrare nella mia testa.ma se fosse così io non potrei mi stare meglio.
[#1]
Gentile utente
lei sta facendo un trattamento per gli effetti sul corpo del dca.
Fa altre terapie?
Le sono state prescritte?
Perche' dice che la diagnosi non e' quella che riferisce?
lei sta facendo un trattamento per gli effetti sul corpo del dca.
Fa altre terapie?
Le sono state prescritte?
Perche' dice che la diagnosi non e' quella che riferisce?
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[#3]
Afferma che ha dei comportamenti che sfociano in altre patologie, nel senso che pensa di avere una diagnosi differente? altre diagnosi?
Qualcuno le ha detto che i comportamenti che lamenta appartengono ad altre diagnosi?
Ritengo comunque che, se il suo stato non potesse consentirlo, non si può giungere ad un compromesso solo di terapia parenterale senza alcun tipo di trattamento di altro genere.
I suoi comportamenti non variano senza un trattamento adatto.
Qualcuno le ha detto che i comportamenti che lamenta appartengono ad altre diagnosi?
Ritengo comunque che, se il suo stato non potesse consentirlo, non si può giungere ad un compromesso solo di terapia parenterale senza alcun tipo di trattamento di altro genere.
I suoi comportamenti non variano senza un trattamento adatto.
[#4]
Utente
io non lo so..credo di avere altre diagnosi..nel senso che non credo rientrino prettamente nell'anoressia.per questo volevo chiedere anche a voi.nel senso mi hanno parlato di disturbo ossessivo compulsivo e di depressione maggiore..ma sulle schede hanno sempre scritto anoressia nervosa restrittiva e basta.secondo lei?
[#7]
Significa che se ha un dca che le comporta una depressione la diagnosi e' quella di dca e si tratta primariamente quello per ridurre anche gli altri sintomi.
Mi pare che pero' lei resti ferma sul sintomo e sulle diagnosi e non si preoccupa del trattamento, che dovrebbe essere l'obiettivo principale, anche dei suoi curanti.
Mi pare che pero' lei resti ferma sul sintomo e sulle diagnosi e non si preoccupa del trattamento, che dovrebbe essere l'obiettivo principale, anche dei suoi curanti.
[#8]
Gentile studentessa.
Lei chiede "Cosa mi succede". Posso provare a ipotizzare una risposta, da quello che scrive e per somiglianza a situazioni simili alla sua.
Lei sembra non saper più dove si trova, chi è e che cosa è bene e che cosa è male per lei, sia fisicamente che mentalmente, e anche riguardo alle altre persone. Per così dire si è come perduta in un labirinto, da cui non riesce a uscire, e neanche a ritrovarsi. Ha perso per così dire il contatto reale con se stessa e con gli altri e non sa più come fare. I suoi sintomi ossessivi, di tagliarsi, di misurarsi, ecc, sono forse modi di tenere il controllo di se stessa e di tutto, ma non sono molto utili, come si rende conto.
Sono d'accordo che non basta la sola alimentazione più o meno forzata per uscire da questa situazione, le serve una guida per ritrovarsi, ritrovare la sua posizione, il contatto con sè e con gli altri. Di solito è necessario un intervento a più livelli, sia medico che psicologico che dietologico sia individuale che familiare, ed è utile che sia un'equipe medico-psicologica-dietologica integrata ad effettuarlo.
Si può uscire, da questi labirinti, ma è necessario resistere e trovare punti di riferimento che durino nel tempo.
Lei chiede "Cosa mi succede". Posso provare a ipotizzare una risposta, da quello che scrive e per somiglianza a situazioni simili alla sua.
Lei sembra non saper più dove si trova, chi è e che cosa è bene e che cosa è male per lei, sia fisicamente che mentalmente, e anche riguardo alle altre persone. Per così dire si è come perduta in un labirinto, da cui non riesce a uscire, e neanche a ritrovarsi. Ha perso per così dire il contatto reale con se stessa e con gli altri e non sa più come fare. I suoi sintomi ossessivi, di tagliarsi, di misurarsi, ecc, sono forse modi di tenere il controllo di se stessa e di tutto, ma non sono molto utili, come si rende conto.
Sono d'accordo che non basta la sola alimentazione più o meno forzata per uscire da questa situazione, le serve una guida per ritrovarsi, ritrovare la sua posizione, il contatto con sè e con gli altri. Di solito è necessario un intervento a più livelli, sia medico che psicologico che dietologico sia individuale che familiare, ed è utile che sia un'equipe medico-psicologica-dietologica integrata ad effettuarlo.
Si può uscire, da questi labirinti, ma è necessario resistere e trovare punti di riferimento che durino nel tempo.
Dr. Gianmaria Benedetti
http://neuropsic.altervista.org/drupal/
[#9]
Utente
mi hanno proposto il ricovero.ma io non posso.è l'ultimo anno.poi non lo so.il fatto è che ho già fatto dei ricoveri fino all'anno scorso sempre per anoressia.ma è come se le cose invece che migliorare stessero degenerando.non ho più niente dentro di me.è come se ormai qualcosa si fosse cristalizzato.ed è impossibile cambiare qualcosa.adesso sto facendo un'alimentazione artificiale.. e so che non mi servirà a niente.anche perchè quando torno a casa.ci metto due secondi a mettermi le dita in gola.non consoco nessuno che possa aiutarmi in questo momento.comuqnue ha ragione.ho perso qualunque contatto con me stessa e con gli altri.
[#10]
Beh, però lo ha cercato qui: forse non ha perso completamente la speranza. Capisco che per una ragazza di vent'anni entrata nella spirale dell'anoressia sia difficile barcamenarsi fra i servizi e gli interventi che vengono proposti e tutto quanto. Non ha parlato di terapia familiare: spesso le situazioni come la sua coinvolgono in maniera molto forte tutta la famiglia ed è necessario un lavoro psicologico con tutta la famiglia, appunto, per sciogliere dei lacci che la tengono imprigionata. Oltre a ciò sarebbe importante uno spazio individuale per lei, a livello psicoterapico, per riprendere contatto con sè e con gli altri. Non si spaventi dell'apparente complessità, molte ragazze si sono trovate nella sua situazione ma sono riuscite ad uscirne. Ma è indispensabile un aiuto di questo tipo. Penso che sia possibile trovarlo anche da lei.
Cerchi di resistere e di non perdersi d'animo.
Cerchi di resistere e di non perdersi d'animo.
[#11]
Utente
ho 19 anni ed è da 10 anni che ho questo problema.non riesco a parlare in presenza di altri.per cui non servirebbe a niente la terapia familiare.ho sempre fatto terapia individuale e in ospedale anche di gruppo.io penso che ormai nla mia mente rimarrà ferma.la sola idea di stare bene mi spaventa.
[#12]
Non è necessario parlare, se uno non vuole: la sola presenza 'parla' molto spesso, e aiuta a districare i fili in cui una famiglia è aggrovigliata. In effetti il lavoro familiare in terapia è una collaborazione per il benessere e l'evoluzione dell'intera famiglia, che è come un organismo cui a volte si blocca lo sviluppo, e che impedisce lo sviluppo dei suoi membri. In molte situazioni, specialmente con figli adolescenti , credo sia indispensabile la terapia con tutta la famiglia.
"la sola idea di stare bene mi spaventa. " Infatti,
la 'malattia' diventa una specie di guscio in cui uno si richiude.
L'adolescenza ha in effetti bisogno, a volte, di un guscio, di un bozzolo, ma questo a un certo punto si deve aprire per lasciare uscire la farfalla, altrimenti la trasformazione del bruco (bambina) in farfalla (ragazza matura) non può aver luogo, e tutto si blocca.
"la sola idea di stare bene mi spaventa. " Infatti,
la 'malattia' diventa una specie di guscio in cui uno si richiude.
L'adolescenza ha in effetti bisogno, a volte, di un guscio, di un bozzolo, ma questo a un certo punto si deve aprire per lasciare uscire la farfalla, altrimenti la trasformazione del bruco (bambina) in farfalla (ragazza matura) non può aver luogo, e tutto si blocca.
[#13]
Mi accorgo solo ora che è la stessa ragazza che avevo fatto arrabbiare (quasi), tempo fa, in un precedente consulto. Sono contento di averla 'incontrata' di nuovo: la tematica è tornata un po' la stessa, di essersi abituata un po' al guscio della malattia, stavolta però aggiungendo che l'idea di uscirne, "star bene", la spaventa. Forse appunto non è tanto di star bene, che ha paura, ma di uscire dal bozzolo.
Può darsi che poi sia meno difficile di quanto sembra.
Ci vuole un po' di coraggio.
Può darsi che poi sia meno difficile di quanto sembra.
Ci vuole un po' di coraggio.
[#15]
Gentile utente,
da qualche parte dovra' pur cominciare.
A me pare che compaiono molti suoi desideri di non voler proseguire o fare delle cure piuttosto che la volonta' di affrontare il problema in modo chiaro.
I DCA richiedono molto impegno e fatica, maggiore che per gli altri disturbi psichiatrici, in quanto sono continuamente costellati da ricadute e remissioni e dalla presenza di nuovi disturbi in comorbidita'.
Decida chiaramente quale strada intraprendere, perche' in questo modo comunque non va da nessuna parte.
da qualche parte dovra' pur cominciare.
A me pare che compaiono molti suoi desideri di non voler proseguire o fare delle cure piuttosto che la volonta' di affrontare il problema in modo chiaro.
I DCA richiedono molto impegno e fatica, maggiore che per gli altri disturbi psichiatrici, in quanto sono continuamente costellati da ricadute e remissioni e dalla presenza di nuovi disturbi in comorbidita'.
Decida chiaramente quale strada intraprendere, perche' in questo modo comunque non va da nessuna parte.
[#16]
Gentile utente,
Quando dice che la sola idea di stare bene la spaventa ovviamente "stare bene" per Lei è solo una espressione a cui non sa dare corrispondenza, è come dire che le toglierebbero i meccanismi che lei gestisce, pur senza equilibrio, e l'unica alternativa che la sua mente al momento figura è quella di rimanere senza più difese.
Questo è un punto di vista dalla parte del disturbo, ovviamente non è che la soluzione sia "contrastarla" nelle sue tendenze, ma promuovere nel tempo un diverso funzionamento di alcune parti del suo cervello, tale che quelli che ora sono non solo problemi, ma i cardini della sua vita, possano invece non avere più questa importanza, o addirittura alcuna.
In fondo se si cura esprime un disagio per questa condizione, quindi una condizione diversa la auspica anche Lei. Il problema è che il "mi rifiuto" mette gli altri nell'impossibilità di insistere più di tanto. I compromessi purtroppo sono sono degli avvicinamenti apparenti, in realtà la sua via e quella degli altri restano contrapposte.
Se la diagnosi è stata definita, possono esservi cure che però deve far gestire agli altri ammettendo di seguirle per un periodo abbastanza lungo da farle funzionare.
Tenga presente che l'anoressia o il disturbo ossessivo corrispondono a stati del cervello che producono una visione d'insieme alterata, non sono soltanto un insieme di sintomi e basta.
Il ricovero viene in genere proposto per risolvere un'emergenza nutrizionale, e quindi dovrebbe seguire i consigli di chi lo propone.
Quando dice che la sola idea di stare bene la spaventa ovviamente "stare bene" per Lei è solo una espressione a cui non sa dare corrispondenza, è come dire che le toglierebbero i meccanismi che lei gestisce, pur senza equilibrio, e l'unica alternativa che la sua mente al momento figura è quella di rimanere senza più difese.
Questo è un punto di vista dalla parte del disturbo, ovviamente non è che la soluzione sia "contrastarla" nelle sue tendenze, ma promuovere nel tempo un diverso funzionamento di alcune parti del suo cervello, tale che quelli che ora sono non solo problemi, ma i cardini della sua vita, possano invece non avere più questa importanza, o addirittura alcuna.
In fondo se si cura esprime un disagio per questa condizione, quindi una condizione diversa la auspica anche Lei. Il problema è che il "mi rifiuto" mette gli altri nell'impossibilità di insistere più di tanto. I compromessi purtroppo sono sono degli avvicinamenti apparenti, in realtà la sua via e quella degli altri restano contrapposte.
Se la diagnosi è stata definita, possono esservi cure che però deve far gestire agli altri ammettendo di seguirle per un periodo abbastanza lungo da farle funzionare.
Tenga presente che l'anoressia o il disturbo ossessivo corrispondono a stati del cervello che producono una visione d'insieme alterata, non sono soltanto un insieme di sintomi e basta.
Il ricovero viene in genere proposto per risolvere un'emergenza nutrizionale, e quindi dovrebbe seguire i consigli di chi lo propone.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#17]
Utente
cosa intende per "un diverso funzionamento di alcune parti del suo cervello"? come si potrebbe fare ciò?.io non sono mai stata bene..da quando mi hanno diagnosticato questa malattia..non so come possa essere una vita diversa da questa.faccio la nutrizione artificiale ma di certo non ho scelto io di farmi introdurre 2000 calorie al giorno.anche se poi cerco di rimediare.cioè a quali cure fa riferimento?
[#18]
Gentile utente,
le cure psichiatriche per definizione hanno come risultato di modificare, in maniera stabile oppure semplicemente in tempo reale la funzione di alcune aree del suo cervello, questo non è che sia di nessuna condizione in particolare, è un discorso generale.
I migliori risultati non si ottengono con i compromessi, ma lasciando che i sanitari applichino le cure migliori. Ogni stadio ha il suo tipo di intervento: se vi è un'emergenza nutrizionale prima quella, poi verrà il resto.
"Rimediare" non è chiaro cosa voglia dire, il vomito autoindotto non è un rimedio, non è un qualcosa che serve a limitare la gravità, è un fattore di aggravamento delle sue condizioni fisiche, crea delle urgenze mediche. Dal punto di vista del disturbo alimentare come lo vive il cervello di uno che lo ha, può essere visto come un rimedio, ma ovviamente la realtà è ben altra.
le cure psichiatriche per definizione hanno come risultato di modificare, in maniera stabile oppure semplicemente in tempo reale la funzione di alcune aree del suo cervello, questo non è che sia di nessuna condizione in particolare, è un discorso generale.
I migliori risultati non si ottengono con i compromessi, ma lasciando che i sanitari applichino le cure migliori. Ogni stadio ha il suo tipo di intervento: se vi è un'emergenza nutrizionale prima quella, poi verrà il resto.
"Rimediare" non è chiaro cosa voglia dire, il vomito autoindotto non è un rimedio, non è un qualcosa che serve a limitare la gravità, è un fattore di aggravamento delle sue condizioni fisiche, crea delle urgenze mediche. Dal punto di vista del disturbo alimentare come lo vive il cervello di uno che lo ha, può essere visto come un rimedio, ma ovviamente la realtà è ben altra.
Questo consulto ha ricevuto 18 risposte e 3.5k visite dal 18/04/2010.
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Approfondimento su DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare
I disturbi alimentari (DCA), come anoressia, bulimia e binge eating, sono patologie legate a un comportamento disfunzionale verso il cibo. Sintomi, cause, cura.