I miei problemi,poichè
Cari dottori,dopo la laurea in ingegneria,ho iniziato ad avere problemi di mancanza di stimoli nel lavoro ed insicurezza nelle relazioni sentimentali.Nel 2002 andai da uno psichiatra che mi prescrisse farmaci(vari dosaggi di seropram)e terapia cognitivo-comportamentale con una giovane psicologa.Nel 2003 terminai la psicoterapia,che non sembrava utile,e continuai a sentirmi con lo specialista.A fine 2004 poi,ho cominciato ad avere i primi problemi di forti crisi di ansia.I primi episodi si manifestarono durante un viaggio con amici,poi in altre occasioni,e nei primi mesi del 2005 ho cominciato ad evitare molte situazioni sociali:andare a mangiare fuori con la ragazza(conosciuta sempre a fine 2004,ha avuto problemi simili e mi è stata di grande aiuto,ma poi ci siamo allontanati due anni fa),viaggiare in macchina con altre persone,allontanarmi troppo da casa.A settembre del 2005,mi rivolsi ad un altro psichiatra che mi prescrisse elopram 20mg la sera e mi fece il nome di uno psicologo.Cominciai così una terapia farmacologica ed una psicologica(analitica breve).A tutt'oggi, non ho ancora risolto i miei problemi,poichè tra alti e bassi,continuo ad evitare molte situazioni e l'ansia mi assale anche in situazioni apparentemente innocue.Penso troppo a ciò che potrebbe succedere ai miei genitori,non riesco a concentrarmi sul presente e metto in atto frequenti meccanismi di scongiuro ripetendo più volte gesti quotidiani per tenere a bada una sconosciuta entità negativa.Lo psicologo è convinto che io debba risolvere il problema razionalmente,riflettendo sui motivi dell'insorgere delle paure in quei momenti,avendo individuato l'origine del mio malessere in alcuni comportamenti genitoriali errati che avrebbero influenzato con diversi risultati anche mio fratello.Ho quindi problemi di autostima e alterna fiducia nei miei mezzi,eccessiva sensibilità al giudizio altrui.Spesso gli episodi si manifestano in ambito familiare,in presenza dei nonni,ecc.Mesi fa lo psichiatra mi disse di aumentare la dose della pasticca per dare una svolta conclusiva alla terapia e vincere gli ultimi tentennamenti,sembrava andasse tutto meglio,anche se non ero ancora in grado di affrontare un viaggio e tante altre situazioni sociali.Poi ho perso fiducia nello psichiatra, difficilmente reperibile,a poco a poco ho sospeso l'assunzione del farmaco e continuato solo la terapia psicologica.In quest'ultimo periodo però,sono ricomparsi episodi di forti crisi di ansia, anche in ambito familiare.Vi chiedo se sia opportuno tornare da uno psichiatra per una terapia farmacologica o se ascoltare lo psicologo.Quest'ultimo mi aveva detto che avrei avuto forti vantaggi già dopo 18 mesi,e oggi,dopo quasi 5 anni,mi dice che sono in grado di affrontare e gestire qualsiasi situazione razionalizzando su ciò che mi accade.Ma così non ho prospettive, nè lavorative,nè sentimentali.Mi conoscono come un ragazzo speciale,ma sono completamente bloccato.Vi chiedo qualche importante suggerimento e Vi ringrazio.
[#1]
Gentile utente
ma la sua diagnosi quale e'?
E' variata nel corso del tempo?
ma la sua diagnosi quale e'?
E' variata nel corso del tempo?
https://wa.me/3908251881139
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[#2]
Gentile utente,
a) non c'è una diagnosi
b) il farmaco è sempre lo stesso anche al secondo episodio
c) la seconda psicoterapia sembra averle fornito delle interpretazioni conformi ad una teoria e non ad un sistema diagnostico
La sospensione delle cure non può derivare da una sua simpatia o convinzione, è bene stabilire in partenza il tipo di problema per fare un programma di minima su tempi e risultati, al fine di valutare poi se non c'è stata risposta alla terapia o la ragione è diversa.
a) non c'è una diagnosi
b) il farmaco è sempre lo stesso anche al secondo episodio
c) la seconda psicoterapia sembra averle fornito delle interpretazioni conformi ad una teoria e non ad un sistema diagnostico
La sospensione delle cure non può derivare da una sua simpatia o convinzione, è bene stabilire in partenza il tipo di problema per fare un programma di minima su tempi e risultati, al fine di valutare poi se non c'è stata risposta alla terapia o la ragione è diversa.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#3]
Ex utente
Caro dottore,ha perfettamente ragione,ho dimenticato di descrivere l'evoluzione dei disagi.Il tipo di malessere mi è sembrato sempre in continuo cambiamento nel tempo.Prima stavo male molto più spesso e più intensamente.Era difficile anche solo passeggiare in centro con la ex ragazza.Viaggiare era impossibile.Negli ultimi 2 anni ho invece riguadagnato molti spazi,sono anche riuscito ad andare a milano a trovare mio fratello,prima con macchine separate,poi insieme con i miei(anche se con momenti di grave disagio).Ho bisogno però di avere sempre una macchina come "rigugio" e devo comunque fare alcune cose da solo,senza la presenza di altri.Mangiare al ristorante mi è difficile con chiunque,anche avere parenti a pranzo a casa è complicato(salvo poi adorarli quando il disagio passa).Una settimana fa mio fratello ha deciso di tornare dal suo "esilio" fuori(ha sempre avuto bisogno di stare lontano da mio padre)e questo forse mi ha inconsciamente creato dei problemi.Sta sistemando una casa e, avere lui,la moglie e la figlia neonata con noi in casa mi crea problemi nel momento dei pasti.Vivo con i miei e non riesco a pensare di potermi staccare da loro e gestirmi da solo o con una ragazza.Non sono ancora convinto del mio lavoro di libero professionista(sembra che non riesca a prenderlo sul serio e di non avere prospettive) e ciò che ho fatto fino ad ora mi è stato procurato in gran parte da mio padre, costruttore.Spesso mi riesce tutto bene e senza paure,ma viaggi,situazioni conviviali,convegni,andare in chiesa,in palestra ed altre occasioni apparentemente innocue sono un grande problema.E poi gli onnipresenti scongiuri.Penso che se partissi da solo,con la mia auto,potrei arrivare dappertutto.Spesso però mi sento super osservato e mal giudicato quando viaggio in auto.Devo rinunciare ancora agli inviti a cena il sabato sera di un gruppo di amici/e,con i quali però riesco non senza sofferenze, ad andare la domenica sera al pub(i tempi di una pizzeria sono ancora troppo lunghi per me...)Spesso tutto si risolve dopo 20-30 minuti di sofferenza,tutto passa, mi sento forte e mi chiedo,ma perchè?Ultimammente ho dovuto riassumere lexotan per calmarmi(ieri a pranzo c'erano i nonni e mio fratello e sono stato malissimo).Non riesco ad allontanarmi molto,penso sempre a ciò che potrebbe cambiare in famiglia e non riesco a pensare ad una evoluzione positiva della mia situazione,una compagna che mi piaccia,una vita di coppia serena.A volte basta il pensiero di poter avere paura per avere paura,per non riuscire a concentrarmi sul presente,anzi pensare al presente mi sembra un modo per ferire qualcuno,piuttosto devo pensare a fare scongiuri per proteggere me e i miei cari.Il terapeuta mi dice che adesso sono più consapevole e devo osare in tutte le direzioni,ma continuo ad essere troppo vulnerabile, a volte anche agli sguardi degli altri.Eppure a volte mi sento sicuro di me e delle mie possibilità.Comincio a pensare che oltre a problemi di autostima(a vari livelli comuni a quasi tutti gli individui)vi siano problemi di natura chimica risolvibili solo con farmaci.
Spero di aver chiarito la sua domanda.
Cari saluti.
Spero di aver chiarito la sua domanda.
Cari saluti.
[#4]
Ex utente
Cari dottori,rispondo al Vostro secondo consulto,avendolo letto soltanto dopo l'invio della mia prima risposta.
Per quanto mi è stato riferito dal terapeuta,lui ha stabilito e definito il problema e la diagnosi può riferirsi ad una condizione di insicurezza e bassa autostima causata da alcuni atteggiamenti genitoriali del passato ma anche del presente.E' chiaro che lui ha sposato una ben precisa teoria, ma mi ha solo riferito di avere una esperienza trentennale e di aver risolto numerosi casi simili al mio.Il primo psichiatra,cui mi rivolsi per problemi allora diversi,mi disse,per rimanere nel mio campo, che mi assimilava ad un "palazzo perfettamente costruito,ma che necessitava di manutenzione e ristrutturazione".Quello attuale,cui mi rivolsi più specificatamente per problemi di ansia,che non riesco più a rintracciare,essendo stata chiusa la struttura privata in cui lavorava,mi visitò accuratamente e mi assegnò una prima cura poi modificando il farmaco perchè aveva effetti collaterali,ma non mi parlò di diagnosi.Mi consigliò di abbinare una terapia psicologica che sto ancora seguendo tutte le settimane.
Saluti.
Per quanto mi è stato riferito dal terapeuta,lui ha stabilito e definito il problema e la diagnosi può riferirsi ad una condizione di insicurezza e bassa autostima causata da alcuni atteggiamenti genitoriali del passato ma anche del presente.E' chiaro che lui ha sposato una ben precisa teoria, ma mi ha solo riferito di avere una esperienza trentennale e di aver risolto numerosi casi simili al mio.Il primo psichiatra,cui mi rivolsi per problemi allora diversi,mi disse,per rimanere nel mio campo, che mi assimilava ad un "palazzo perfettamente costruito,ma che necessitava di manutenzione e ristrutturazione".Quello attuale,cui mi rivolsi più specificatamente per problemi di ansia,che non riesco più a rintracciare,essendo stata chiusa la struttura privata in cui lavorava,mi visitò accuratamente e mi assegnò una prima cura poi modificando il farmaco perchè aveva effetti collaterali,ma non mi parlò di diagnosi.Mi consigliò di abbinare una terapia psicologica che sto ancora seguendo tutte le settimane.
Saluti.
[#5]
Gentile utente
la sua descrizione e' molto dettagliata e questo può essere dovuto al suo lavoro psicologico.
I suoi sintomi si inseriscono pero' in una patologia psichiatrica che deve avere una comunicazione diagnostica, non per etichetta ma per capire di cosa si parla.
Oltretutto, nonostante i trattamenti lei non ha raggiunto un compenso che dovrebbe essere lo scopo principale, infatti presenta numerosi fenomeni di disagio che si inseriscono nella sua diagnosi.
Tale aspetto può peggiorare il suo stato comportando uno stato depressivo ulteriore in quanto entra in un circolo vizioso che non riesce a sopportare.
Metterei in chiaro con i curanti questi aspetti.
la sua descrizione e' molto dettagliata e questo può essere dovuto al suo lavoro psicologico.
I suoi sintomi si inseriscono pero' in una patologia psichiatrica che deve avere una comunicazione diagnostica, non per etichetta ma per capire di cosa si parla.
Oltretutto, nonostante i trattamenti lei non ha raggiunto un compenso che dovrebbe essere lo scopo principale, infatti presenta numerosi fenomeni di disagio che si inseriscono nella sua diagnosi.
Tale aspetto può peggiorare il suo stato comportando uno stato depressivo ulteriore in quanto entra in un circolo vizioso che non riesce a sopportare.
Metterei in chiaro con i curanti questi aspetti.
[#6]
Gentile utente,
Si tratta di una teoria, tutti i medici hanno avuto tanti casi simili se hanno trent'anni di esperienza, il problema sta nel fatto che la tecnica in questione si basi su elementi misurabili o meno. Le teorie non servono a molto, confermano solo se stesse se non le si misurano statisticamente.
Quello che descrive ricorda un disturbo di panico con le sue limitazioni allo spostamento e alla libertà d'azione.
Non vi sono assolutamente motivi di ritenere tale disturbo radicato in fattori di rapporto genitoriale, riconosce una familiarità e ha alcune situazioni precipitanti che non sono "cause" sufficienti però.
I trattamenti sono standard e ce ne sono diversi, uno è quello che già ha provato.
Si tratta di una teoria, tutti i medici hanno avuto tanti casi simili se hanno trent'anni di esperienza, il problema sta nel fatto che la tecnica in questione si basi su elementi misurabili o meno. Le teorie non servono a molto, confermano solo se stesse se non le si misurano statisticamente.
Quello che descrive ricorda un disturbo di panico con le sue limitazioni allo spostamento e alla libertà d'azione.
Non vi sono assolutamente motivi di ritenere tale disturbo radicato in fattori di rapporto genitoriale, riconosce una familiarità e ha alcune situazioni precipitanti che non sono "cause" sufficienti però.
I trattamenti sono standard e ce ne sono diversi, uno è quello che già ha provato.
[#7]
Ex utente
Mi sembra quindi di capire che, nonostante i sacrifici, la strada percorsa non sia quella giusta e di doverne riparlare con i miei dottori.Più volte ultimamente ho chiesto al terapeuta se questo approccio al problema fosse appropriato e più volte si è detto convinto del trattamento e che l'uso di farmaci fosse indifferente,dovendosi risolvere tutto nell'ambito psicologico.Farò di tutto per rintracciare lo psichiatra,altrimenti dovrò contattarne un altro.Vi farò sapere quanto prima.
Tante grazie per il Vostro parere.
Tante grazie per il Vostro parere.
[#8]
Gentile signore,
Lei inizia con queste parole: "dopo la laurea in ingegneria,ho iniziato ad avere problemi di mancanza di stimoli nel lavoro ed insicurezza nelle relazioni sentimentali"
Aggiunge in un post successivo: "...Vivo con i miei e non riesco a pensare di potermi staccare da loro e gestirmi da solo o con una ragazza. Non sono ancora convinto del mio lavoro di libero professionista ... e ciò che ho fatto fino ad ora mi è stato procurato in gran parte da mio padre".
Queste due frasi a mio avviso descrivono bene la sua situazione: lei è rimasto bloccato nella fase di distacco dalla sua famiglia di origine e di avvio di una vita individuale autonoma e indipendente, lavorativa e personale. Come se invece che continuare la sua strada si fosse messo in un'area di parcheggio, da cui non è finora riuscito ad uscire. "Non riesco ad allontanarmi molto, penso sempre a ciò che potrebbe cambiare in famiglia e non riesco a pensare ad una evoluzione positiva della mia situazione,una compagna che mi piaccia,una vita di coppia serena".
Gli attacchi di panico sono forse come freni di emergenza o segnali di allarme (quasi scariche elettriche di un sistema di conbtrollo dei suoi spostamenti...) che la bloccano quando sta per allontanarsi troppo dai confini che sembrano essere stati innalzati intorno a uno spazio troppo ristretto: "...non ho prospettive, nè lavorative,nè sentimentali.... sono completamente bloccato. Vi chiedo qualche importante suggerimento. "
Aggiunge, forse per disperazione, " Comincio a pensare che ... vi siano problemi di natura chimica risolvibili solo con farmaci."
A questo proposito, come forse saprà, la psichiatria è divisa su cause e rimedi, e spesso dibatte se è nato prima l'uovo o la gallina, cioè se gli aspetti chimici presunti sono la causa o la conseguenza delle difficoltà. Certo sarebbe bello avere una pillola che rimedi a tutto, ma il rischio è di consumare la vita a cercarla: forse può impiegarla meglio.
Mi sono permesso di prendere alcune sue frasi e 'rimontarle insieme' perchè mi sembrano significative del suo momento accentuata difficoltà.
Lei ormai ha esperienza, almeno da otto anni, di più psichiatri e psicologi, mi sembra, ed è tuttora in cura psichiatrica e psicologica.
Ovviamente non ho una formula magica da comunicarle o una soluzione miracolosa.
Credo pero importante il consiglio che le dò, di non demordere e di rimettere a fuoco la sua situazione evolutiva, con l'aiuto dello psicoterapeuta, per conoscere meglio i vincoli e gli ostacoli che sembrano impedirle di muoversi e di proseguire la sua evoluzione uscendo dall'area di parcheggio in cui a suo tempo è entrato. Trovare l'uscita è il compito fondamentale che lei e il suo terapeuta avete da affrontare
Cordialmente.
Lei inizia con queste parole: "dopo la laurea in ingegneria,ho iniziato ad avere problemi di mancanza di stimoli nel lavoro ed insicurezza nelle relazioni sentimentali"
Aggiunge in un post successivo: "...Vivo con i miei e non riesco a pensare di potermi staccare da loro e gestirmi da solo o con una ragazza. Non sono ancora convinto del mio lavoro di libero professionista ... e ciò che ho fatto fino ad ora mi è stato procurato in gran parte da mio padre".
Queste due frasi a mio avviso descrivono bene la sua situazione: lei è rimasto bloccato nella fase di distacco dalla sua famiglia di origine e di avvio di una vita individuale autonoma e indipendente, lavorativa e personale. Come se invece che continuare la sua strada si fosse messo in un'area di parcheggio, da cui non è finora riuscito ad uscire. "Non riesco ad allontanarmi molto, penso sempre a ciò che potrebbe cambiare in famiglia e non riesco a pensare ad una evoluzione positiva della mia situazione,una compagna che mi piaccia,una vita di coppia serena".
Gli attacchi di panico sono forse come freni di emergenza o segnali di allarme (quasi scariche elettriche di un sistema di conbtrollo dei suoi spostamenti...) che la bloccano quando sta per allontanarsi troppo dai confini che sembrano essere stati innalzati intorno a uno spazio troppo ristretto: "...non ho prospettive, nè lavorative,nè sentimentali.... sono completamente bloccato. Vi chiedo qualche importante suggerimento. "
Aggiunge, forse per disperazione, " Comincio a pensare che ... vi siano problemi di natura chimica risolvibili solo con farmaci."
A questo proposito, come forse saprà, la psichiatria è divisa su cause e rimedi, e spesso dibatte se è nato prima l'uovo o la gallina, cioè se gli aspetti chimici presunti sono la causa o la conseguenza delle difficoltà. Certo sarebbe bello avere una pillola che rimedi a tutto, ma il rischio è di consumare la vita a cercarla: forse può impiegarla meglio.
Mi sono permesso di prendere alcune sue frasi e 'rimontarle insieme' perchè mi sembrano significative del suo momento accentuata difficoltà.
Lei ormai ha esperienza, almeno da otto anni, di più psichiatri e psicologi, mi sembra, ed è tuttora in cura psichiatrica e psicologica.
Ovviamente non ho una formula magica da comunicarle o una soluzione miracolosa.
Credo pero importante il consiglio che le dò, di non demordere e di rimettere a fuoco la sua situazione evolutiva, con l'aiuto dello psicoterapeuta, per conoscere meglio i vincoli e gli ostacoli che sembrano impedirle di muoversi e di proseguire la sua evoluzione uscendo dall'area di parcheggio in cui a suo tempo è entrato. Trovare l'uscita è il compito fondamentale che lei e il suo terapeuta avete da affrontare
Cordialmente.
Dr. Gianmaria Benedetti
http://neuropsic.altervista.org/drupal/
[#9]
"più volte si è detto convinto del trattamento e che l'uso di farmaci fosse indifferente,dovendosi risolvere tutto nell'ambito psicologico"
Non mi sembra comprensibile, visto che di "farmaci" ne ha provato uno solo.
"psicologico" è l'effetto finale, che può essere mediato anche da una sola azione neurochimica. Lo stesso obiettivo si può ottenere con alcune tecniche psicoterapiche, che sono diverse come strumento. L'azione rispetto ai farmaci per i disturbi d'ansia non è né alternativa né antagonista, ma sinergica.
Non mi sembra comprensibile, visto che di "farmaci" ne ha provato uno solo.
"psicologico" è l'effetto finale, che può essere mediato anche da una sola azione neurochimica. Lo stesso obiettivo si può ottenere con alcune tecniche psicoterapiche, che sono diverse come strumento. L'azione rispetto ai farmaci per i disturbi d'ansia non è né alternativa né antagonista, ma sinergica.
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 2.2k visite dal 12/04/2010.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.