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Salve ! a seguito di una forte arrabbiatura (generata dal tormento della vita e da parte della famiglia) il medico curante (chiamato dai miei) ha esculso lo psichiatra e optato x lo psicologo.
La prima impressione non è stata buona ma per via della mia ancora non smaltita ira, quasi per ripicca nei confronti della mia famiglia mi sono fatto convincere ad iniziare un percorso di psicoanalisi classica anche se non avrei voluto.
Lo psicologo a sua volta mi ha indirizzato da uno psichiatra di sua conoscenza ed io per via della mia rabbia ci sono andato contro la mia volontà e adesso da 28 giorni sono in cura con 10mg di dapradox (ancora maledico il giorno il cui ho mi sono lasciato influenzare da tutti).
Ad oggi ho fatto 7 sedute con lo psicologo e la mia situazione è sicuramente peggiorata (in passato mi era già capitato di avere dei momenti no e di forte arrabbiatura ma dopo una settimana la rabbia iniziava a scemare fino ad andare via), questa volta però, per via del fatto che sono “costretto” ad andare a sentire dallo psicologo cose che già sapevo da solo, fa in modo che questa rabbia non vada più via. Quello che mi dice lo trovo scontato, quasi banale e non profondo, inoltre tollero a malapena quando mi dice cosa dovrei fare pur lui sapendo le difficoltà oggettive che io ho.
Mi chiedo pure cosa centrano alcune sue domande con i miei problemi, che utilità hanno a farmi cambiare? mi aveva detto che la psicoterapia avrebbe fatto in modo che io mi svuotassi dalla frustrazione e rabbia che ho dentro e che mi sarei riempito di nuove e più belle sensazioni, ad oggi però le cose non stanno proprio così, anzi; inoltre, ora sento che se continuo questo percorso avrò spiacevoli conseguenze sul mio sistema nervoso già non intatto per conto suo. Oggi poi, alla visita di controllo, lo psichiatra (pur confermandomi la cura che non vorrei fare perché penso di non essere depresso ma, per forza di cose, stressato, e la causa di questo stress rimane comunque sia che io prenda o meno il farmaco) in soli 10 minuti di “chiacchierata” è riuscito a togliermi di dosso un senso di colpa che mi portavo da un po’ di tempo; quello che cioè mi ha detto lo psichiatra io l’avevo sempre pensato già da me, ma siccome in famiglia tutti finora mi avevano tormentato e fatto sentire in colpa per questa cosa, io per questo problema provavo un misto di rabbia e senso di colpa (anche se dentro me stesso pensavo di avere ragione) e il fatto che lo psichiatra mi ha detto che NON è un valido motivo per sentirmi in colpa mi ha fatto bene.
Ho allora pensato: 7 sedute con lo psicologo e non ho avuto alcun apparente beneficio ma il contrario! invece 10 minuti con lo psichiatra sono bastati a farmi sentire un po’ di peso in meno sulle spalle!
A questo punto Vi chiedo: meglio interrompere la psicoterapia?

Se fossi solo di sicuro non solo non sarei mai andato dallo psicologo ma non avrei nemmeno mai e poi mai iniziato ad assumere l’antidepressivo (cosa che finora mi rende come se fossi lontano dal mio io interiore ed è una sensazione che non mi piace) perché dentro me stesso so di essere si stressato ma non depresso!

Spero in un vostro chiarimento che possa appunto chiarirmi un po’ le idee. Cordialità.
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente,

queste sono scelte che deve fare lei.

Se si sente costretto a fare tutti i trattamenti non potra' trarne un beneficio appropriato.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#2]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4.1k 202
Gentile utente,
sono d'accordo col collega: è lei che deve scegliere.
Per quanto riguarda lo psicologo, se si tratta di un percorso psicanalitico classico (3-5 sedute a settimana), ci vuole una forte motivazione personale a conoscersi, il terapeuta deve avere una formazione psicanalitica, e le prime sedute sono deputate a verificare le motivazioni, le aspettative e la struttura del carattere.
Anche se si trattasse di psicoterapia psicoanalitica(1-2 sedute a settimana),la fase iniziale non cambia.
"Perché è venuto?" e "Cosa spera di ricavare dalla terapia?" sono i quesiti di base.
Il modello "lavandino", cioè: mi sfogo, butto fuori tutto e mi faccio riempire di bei consigli utili, non è né psicanalisi né psicoterapia.
Cordiali saluti

Franca Scapellato

[#3]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
Mi scuso innanzitutto per il titolo e ringrazio per la celere risposta che però mi hanno generato altri interrogativi.
Posso capire che per quanto concerne la psicoterapia (anche se però in fondo speravo che anche senza la mia spontanea volontà potesse darmi comunque qualche beneficio perché in fondo anche se “forzatamente” rispondo alle domande dello psicologo, e poi, se non potrò trarne appropriato benefico se mi sento “costretto”, perché allora lo psicologo ha ugualmente iniziato il percorso visto che al primo incontro gli ho detto chiaro e tondo che ero lì non per mia spontanea scelta? e ha detto che mi sarei svuotato dal marcio e fatto il pieno di sensazioni piacevoli?)

............. ma per quanto riguarda gli antidepressivi, che peso può avere il fatto che io non vorrei assumerli perché appunto non mi sento depresso ma “solo” stressato? al di là del fatto che io mi sento quasi costretto o meno a prendere il farmaco, questo non dovrebbe per forza di cose fare il suo effetto?
se cioè uno ha forte mal di testa ma per motivi suoi non vuole antidolorifici, se gli viene dato un antidolorifico il mal di testa non gli passa comunque ?

Visto come si sono messe le cose e visto che ho già fatto 7 sedute mi viene anche da pensare: e se commettessi un errore a mollare tutto e soprattutto la psicoterapia che ad oggi è stata solo causa di aggravamento? e sinceramente in questo momento non sono capace di prendere una decisione, per questo ho chiesto dei chiarimenti a Voi.

Grazie ancora per la disponibilità e cordiali saluti.
[#4]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
L'indicazione ai trattamenti le deve essere esplicitata dai suoi curanti.

Per la psicoterapia i tempi sono certamente piu' lunghi di sole 7 sedute, per cui se vuole vedere qualche risultato deve continuare per un po' di tempo.

Per l'uso di antidepressivi le deve essere stato indicato il motivo della prescrizione in quanto non si prescrivono unicamente per la diagnosi di depressione ma anche per altri motivi che qualcuno deve averle indicato.
[#5]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

non può far finta di essere costretto a fare alcunché. La realtà è che assumere una posizione di rifiuto ad una delle possibili cure ha come "peso" quello di escluderle la possibilità di un buon risultato con quello strumento.
Non si capisce perché di preciso parli di antidepressivi in assenza di una diagnosi.
La psicanalisi è una teoria di lettura basata su concetti senza corrispondenza biologica precisa, che non ha un valore terapeutico in senso scientifico. E' quindi certamente un trattamento conforme ad una precisa teoria, che produce sicuramente effetti sul pensiero e il comportamento di una persona che vi aderisca e la pratichi. Mirare al controllo e alla risoluzione dei sintomi inquadrabili in un disturbo è altra cosa.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#6]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
La ringrazio per il consulto, gentile Dr. Matteo Pacini, vorrei comunque dire che parlo di antidepressivi perché lo psichiatra me li ha prescritti e la diagnosi secondo lui è depressione, secondo me si tratta invece di preoccupazione e sono certo che chiunque al mio posto sarebbe preoccupato e stressato e se le cose non dovessero cambiare rimarrò preoccupato anche se sto assumendo antidepressivi.

Per quanto concerne la psicoterapia psicoanalitica (una volta a settimana) le confesso che, per un mio limite, non ho capito bene il suo concetto; Lei dice che “in chi la pratica produce effetti sul pensiero ma che la risoluzione dei sintomi è un’altra cosa”, questo vuol dire che facendo questa psicoterapia io di sicuro avrò effetti sul pensiero e il comportamento (che potrebbero anche essere effetti negativi, come tra l’altro finora è stato) ma che difficilmente beneficerò della risoluzione dei sintomi ? si tratta dunque solo di una teoria di pensiero ?
prefissarsi la risoluzione dei sintomi è qualcosa di “poco compatibile – poco opportuno” con la psicoterapia psicoanalitica?

Grazie ancora per l’aiuto!
Cordiali saluti.

ps: se non ho capito male, Lei Dr. Pacini, ritiene anche alla fine dei conti io sto fingendo di essere costretto a queste cure e che in realtà non lo sono perché è solo un mio libero arbitrio?
[#7]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
"secondo lui è depressione, secondo me si tratta invece di preoccupazione "

Quindi lei è in grado di stilare una diagnosi medica, addirittura oltre quella dello specialista a cui si è rivolto ? Non ci vedo un gran senso in questa affermazione, mi sembra sempre una posizione di partenza in cui non vuole nessuna etichetta alla quale si associ una terapia medica.

La psicanalisi non è propriamente una terapia medica, anche se può avere effetti sulla psiche. Non è concepita per curare le diagnosi psichiatriche così come la psichiatria medica le conosce e le inquadra. La sua funzione non è conoscitiva, è quella di fornire un codice di lettura, autoreferenziale, ovvero sempre valido per chi ci crede, rispetto alla propria vita e al proprio modo di esistere rispetto a sé e agli altri.

Ci tengo a dirle questo perché non è che la psicoterapia si divida in "classiche" (psicanalisi) o alternative, si divide in medico-scientifiche (che producono risultati prevedibili e programmabili, e definibili in determinati termini, esempio gravità dei sintomi), e altre che non fanno questo.

Nessuna cura è PER TUTTI e CERTAMENTE efficace.

Perché mai curarsi per una depressione non dovrebbe essere una sua scelta ? Se le malattie fanno qualcosa, è in genere allontanare dalla prospettiva di una cura.
[#8]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
Mi scusi ancora Dr. Pacini, visto allora che io alla psicoanalisi credo molto poco, questo vuol dire che per me difficilmente potrà essere valida?
Le psicoterapie medico - scientifiche sono dunque quelle cognitive – comportamentali?
Di sicuro io non sto facendo il percorso cognitivo – comportamentale ma psicologia analitica (ripeto, indirizzato da questo psicologo dal mio medico curante e non perché io stesso avessi deciso di fare una psicoterapia a mi fossi informato prima per sapere quale facesse più al caso mio); un’affermazione dello specialista che mi è rimasta in mente è che lui ha detto che durante le sedute io mi libererò dalle mie repressioni e frustrazioni e il mio sistema nervoso verrà, come dire, disintossicato.
Più passa il tempo però, e più io divento scettico; capisco che un mese e mezzo è niente, allo stesso modo però non pensavo che 7 sedute di terapia aggravassero la situazione.

Vorrei infine precisare che non sono così arrogante da voler stilare una diagnosi medica, fra me e me penso soltanto che se sentissi dentro la tristezza che ho avuto 12 anni fa, fortunatamente per soli 3 giorni, allora io stesso sarei andato di corsa e spontaneamente da uno psichiatra e mi sarei affidato a lui senza nessuna remora o resistenza, appunto perché ho provato cosa vuol dire stare male a livello psicologico. Adesso però, sono certo che quello che provo non è nemmeno paragonabile a quello che ho provato in quei 3 giorni, per questo, sento almeno di poter esprimere i miei dubbi sulla concreta necessità che io assuma antidepressivi, facendo comunque presente che finora ho accettato la diagnosi e la cura dello psichiatra e quindi non ho avuto l’arroganza di andare contro la sua competenza ma solo, ripeto, esprimere dubbi che penso siano legittimi.

Per quanto concerne la psicoterapia invece il discorso è diverso;
è diverso perché non ho dubbi che ad oggi le cose per colpa della psicoterapia sono peggiorate e anche se non pensavo di avere risultati strabilianti in poco più di un mese e mezzo, allo stesso modo non mi aspettavo di certo questo peggioramento in così poco tempo.

Le chiedo scusa per tutto il disturbo di cui sono causa, ma esprimo ancora le mie perplessità perché probabilmente sono sempre più confuso (in particolar modo, come si è capito, sulla psicoterapia).
Cordialialità
[#9]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

Il discorso era in generale, non specificamente o ristretto al suo caso, ovviamente su spunto di quanto riferisce.

Ovviamente non fa la diagnosi da sé, ma a volte si rifiutano le diagnosi non per il loro senso operativo, ma per quello che si attribuisce ai termini come "depressione", che per un medico non significano quello che significano nel linguaggio comune.

[#10]
Maria Clotilde Pettinicchi Psichiatra, Psicoterapeuta 44 1
Gentile utente
sarebbe da chiedersi come mai prova tanta rabbia ed in famiglia?Non ha mai affrontato con i curanti l'ipotesi di una consultazione familiare.Per quanto riguarda i farmaci,c'è anche da domandarsi per quale patologia psichiatrica li assume perchè parlare di depressione genericamente confonde le idee.A mio parere sarebbe il momento di affrontare un percorso diagnostico e di conseguenza una terapia,non tralasciando la valutazione dei conflitti familiari,che,a quanto sembra,la assillano.
Saluti

Prof. Maria Clotilde Pettinicchi

[#11]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
Gentile Prof.ssa Maria Clotilde Pettinicchi la ringrazio per la risposta.
Vorrei comunque sottolineare che lo psichiatra che mi ha prescritto il farmaco mi ha detto semplicemente per la depressione (non è stato più specifico) e per farmi affrontare meglio la psicoterapia in quanto grazie ad essi sarei stato più distaccato.
Lei mi domanda anche se ho mai affrontato con i curanti l’ipotesi di una consultazione familiare; beh! posso soltanto dire che sia lo psicoterapeuta che lo psichiatra sono a conoscenza dei fatti, quindi dovrebbe essere di loro competenza indirizzarmi sulla consultazione familiare perché io non ho le conoscenze psicologiche per sapere quale sia la cosa più opportuna da fare, o no?
Infine, Lei dice che sarebbe il momento di affrontare un percorso diagnostico e di conseguenza una terapia e, le confesso, questo mi ha spiazzato, l’ha fatto perché io attualmente sono in cura con due specialisti, quindi mi chiedo: per caso entrambi non sono all’altezza ?
Io, anche se scettico, più che dare fiducia ai due specialisti cosa posso fare?

Cordialità
[#12]
Maria Clotilde Pettinicchi Psichiatra, Psicoterapeuta 44 1
Gentile utente
non metto in dubbio quanto dice ma riferisce argomentazioni che non sembrano fare intravedere una piena fiducia nei suoi curanti,per cui metta da parte i condizionali e cominci a fidarsi.A volte molte campane fanno solo rumore.
Auguri,saluti
[#13]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

concordo con la collega. Certamente deve affidarsi a qualcuno e fidarsi di quel che le si dice, chiedendo perché no pareri anche altrove, ma operativamente non c'è modo di sapere Lei prima cosa è giusto o quali malattie ha per controllare che i medici vedano giusto.

[#14]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4.1k 202
Gentile utente,
il mio consiglio è quello di riportare allo psicoterapeuta i suoi dubbi, invece di cercare risposte nel web.
La psicanalisi, e la terapia ad indirizzo psicanalitico, non utilizzano il modello medico tradizionale; lo psicoterapeuta non insegna, non consola e non "calma", ma accompagna il paziente in un viaggio conoscitivo.
Dire: "Dottore, non sono convinto che lei mi possa aiutare" può essere l'inizio di una vera terapia, di un vero dialogo.
Se va dal terapeuta come uno studente va a ripetizione, mandato dai genitori o dal suo medico, continua a girare in tondo e ad essere pieno di rabbia.
Saluti
[#15]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
Gentile Dr.ssa Franca Scapellato, ringraziandola per la risposta vorrei dire che il consiglio da lei datomi di dire: “dottore, non sono convinto che lei mi possa aiutare” l’ho già messo in pratica, infatti, al primo appuntamento, ho detto chiaro e tondo e in maniera specifica che non volevo assolutamente andare da lui, non era assolutamente mia intenzione in questo periodo iniziare qualsiasi forma di psicoterapia e a mio modo di vedere e soprattutto di <sentire il mio essere interiore> ho spiegato i miei CONCRETI perché;
non ero neppure intenzionato ad aprire bocca, non ne avevo propria voglia, ma alla fine ho iniziato a farlo appunto per spiegare i miei perché e ho anche detto che dentro di me sentivo che probabilmente fra 10 – 12 mesi avrei cercato spontaneamente un consulto con uno/a psicologo/a per valutare l’inizio di un percorso psicoterapeutico ma, in quel (questo) periodo non ne volevo neppure sentir parlare.
Lo psicologo era dunque dettagliatamente a conoscenza del mio pensiero ma è come se non l’avesse minimamente tenuto in considerazione.
Mi ritrovo dunque, come dice lei, dr.ssa Scapellato, ad andare dal terapeuta come uno studente che va a ripetizione mandato sia dai genitori che dal medico curante e, in effetti mi ritrovo a girare in tondo ed a essere pieno di rabbia.
Spero soltanto che quello che ha detto lo psicologo sia proprio vero e che durante la psicoterapia io “ripulirò il mio sistema nervoso” perché se ciò non dovesse avvenire, io non solo mi sarò precluso una “spontanea psicoterapia” fra 10 – 12 mesi (infatti se questo percorso non mi darà benefici sicuramente non sono più intenzionato a ricominciare poi un altro percorso di mi spontanea volontà) ma temo che gli strascichi di questo attuale percorso psicologico possano essere per me davvero pesanti.
Mi sto anche domandando: perché se molti specialisti mi hanno detto che per iniziare e proseguire un percorso del genere necessità una buona parte di spontanea volontà del soggetto, allora lo psicologo al quale ho detto che non ero assolutamente intenzionato ad iniziare adesso, lui ha fatto orecchie da mercante e mi ha fatto iniziare adesso, perché?
per incompetenza? per un suo interesse economico?

Al momento so una cosa, cioè che non ho intenzioni di ripetere al terapeuta che in me, così come lo era all’inizio (anzi ora meno di allora), non è ancora presente quella “necessaria spontanea volontà”, l’ho detto chiaro e tondo al primo appuntamento e non ho la voglia e la forza di combattere contro questo; se devo essere carne da macello allora così sia, vuol dire che è così che deve andare la mia vita;
posso solo augurarmi che davvero in qualche modo il mio sistema nervoso verrà un po’ ripulito, altrimenti …………..

Anche se capisco che il da farsi dipende da me e solo da me, e che visto da fuori do l'impressione di stare agendo contro me stesso e da stupido, Vi ringrazio ancora tutti per i gentili consigli che mi avete dato.
Cordialità
[#16]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

La persona non deve avere volontà di migliorare se è malata, deve avere intenzione di curarsi, a volte anche la volontà è un problema, basta l'intenzione per cominciare.
Intenzione significa seguire una indicazione di un medico. Inevitabile dargli fiducia.
Alcune cose non rientrano però nella medicina scientifica, questo è bene precisarlo prima che uno si confonda.
Per il resto, non si rupulisce niente, eviterei proprio questo genere di metafore purificatrici che non rendono l'idea né dei tempi né dei modi con cui agisce una psicoterapia.
[#17]
Maria Clotilde Pettinicchi Psichiatra, Psicoterapeuta 44 1
gentile utente
per iniziare qualunque percorso terapeutico bisogna sentire l'impellenza del disagio e non i buoni consigli,quindi è il momento di fare il salto di qualità?
Saluti
[#18]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
Sento il bisogno di chiarire!
Vorrei dire alla Prof.ssa Pettinicchi che non sentivo l’impellenza tale da affrontare adesso un percorso psicoterapico.

Al Dr. Pacini vorrei dire che se io parlo di “ripulitura del sistema nervoso” non lo faccio perché questo è ciò che io immagino, penso o spero, utilizzo questa metafora per il solo ed unico motivo che così mi è stato detto dal terapeuta al quale io mi sto sforzando di dare fiducia;
rispondendo infatti ad una mia domanda sul valore che potessero avere tecniche di rilassamento (tipo training autogeno) nell’aiutare una persona a sopportare meglio uno stress psicologico, lo psicologo mi ha risposto che potrebbero dare un piccolo aiutino ma che alla fine dei conti non cambierebbe nulla perché non andrebbero appunto a cambiare il mio vissuto negativo (“svuotandomi dal marcio e riempiendomi di cose positive” …… sempre affermazioni sue), cosa che a dire dello psicologo, farà la psicoterapia psicoanalitica.
Ora io non ho la più pallida idea dei modi in cui agisce una psicoterapia e dei risultati che in teoria può dare, so soltanto che lo specialista mi ha detto testuali parole e se dunque io devo dare fiducia a chi mi segue, devo avere fiducia in ciò che lo psicologo mi dice, quindi, siccome io sto sforzandomi di dargli fiducia, devo allora sperare che ciò avvenga, altrimenti non avrebbe nessunissimo senso né la psicoterapia né la fiducia che io sto dando allo psicologo.
Essendo io un totale ignorante in psicologia posso solo sentire dentro me stesso inevitabili dubbi in merito, ma non posso permettermi di dire adesso che ciò che dice il terapeuta non è vero, a me sorgono dei dubbi spontanei, questo è vero, ma non ho assolutamente la certezza che lo psicologo stia facendo affermazioni lontane dalla realtà;
ripeto, posso solo augurarmi (così come mi ha detto il terapeuta) che davvero in qualche modo il mio sistema nervoso verrà un po’ ripulito, altrimenti temo che gli strascichi di questo attuale percorso psicologico saranno per me davvero molto pesanti.

Ancora cordialità
[#19]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

vedo che ha bisogno e le piacciono queste immagini di purificazione, ripulitura e via dicendo, che solitamente sono messe in ballo quando la metodica non può esprimersi in maniera più concreta e prevedibile, oppure sono un modo per alimentare aspettative di miglioramento che devono essere invece reindirizzate.

Mi sembra lontano dalla semplice idea che queste malattie si curano come farebbe per qualsiasi altra, quindi non c'è da mettere in ballo nessuna dimensione particolare.

Per quanto concerne "la psicoterapia", non esiste, come non esiste la "farmacoterapia", ogni metodo ha le sue indicazioni e il suo funzionamento. Alcuni non sono metodi terapeutici, ma teorie psicologiche che, se applicate al "trattamento" mediante colloquio possono avere effetti mentali, solitamente non prevedibili nei tempi e nei modi.
[#20]
Maria Clotilde Pettinicchi Psichiatra, Psicoterapeuta 44 1
Gentile utente
secondo me più che parlare è necessario prendere una posizione "SUA"ed agire.Non è necessario fare le punte ai chiodi quando si sta male ,nè è necessario pesare e contropesare una corrente di pensiero con un'altra.
Molto semplicemente se si ssente di affrontare un percorso psicoterapico questo è il momento.Lo stesso vale per le cure psichiatriche.
Le faccio ancora mille auguri
[#21]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
Molto probabilmente ho capito la causa della sventura cadutami sulle spalle.
La causa è il mio medico curante. Se egli infatti fosse un po’ più preparato nella sua professione non avrebbe mai dovuto indirizzarmi da principio sul terapeuta ad indirizzo analitico per il solo fatto che sono amici, ma avrebbe dovuto farmi fare uno (o più) colluqui con un “semplice” psicologo che non fosse psicoterapeuta, in maniera tale che io potessi capire senza pressioni e poi valutare e scegliere il da farsi; lo psicologo avrebbe potuto chiarmi e spiegarmi molte cose, consigliarmi se secondo lui era il caso di iniziare una psicoterapia e soprattutto indirizzarmi su quella più adatta al mio caso, valutare se ero nelle condizioni di affrontare adesso questo percorso e via dicendo.
Invece no! il medico di base mi ha mandato dal suo amico terapeuta e questi fregandosene della mia totale mancanza di volontà ad intraprendere una psicoterapia (soprattutto psicoanalitica) mi ha forzato (unendosi alla forzatura della famiglia e del medico di base) a farlo.
Ecco i risultati ad avere medici di base non preparati.
Ho fatto l’ottava seduta e più passa il tempo più ho la certezza che sono stato sfortunato, tutte le volte che esco dallo studio inizio ad imprecare contro il destino e per i successivi due/tre giorni rimango invaso da un misto di rabbia e sconforto, anche per questo temo sempre più che gli strascichi di questo attuale percorso psicologico saranno per me davvero molto pesanti.
La pazzia che sempre più insistentemente fa breccia nel mio cervello è confermata dal fatto che io sento di stare più male per il fatto che sto facendo questa psicoterapia ma continuo cocciutamente a farmi fare male facendola (la psicoterapia) come se facessi ciò per farla pagare ai miei, anche se capisco che è la cosa più stupida che posso fare (e forse e proprio questo l’inizio della pazzia).
Sono giunto alla conclusione che per affrontare un percorso del genere bisogna essere sia portati (ed io forse potrei anche esserlo ma non in questo periodo, questo avrebbe potuto valutarlo spassionatamente un psicologo non psicoterapeuta) sia spinti dalla propria volontà e non da quella altrui.
Oltre alla sfortuna iniziale a non essere stato indirizzato fin da subito da un semplice psicologo che potesse indirrizarmi per il meglio, un’ altro problema è che è più forte di me: non riesco ad interrompere la psicoterapia (anche perché se lo facessi e poi magari fra una decina di mesi avessi una nuova arrabbiatura per pressioni familiari o cose simili, allora al 100% i miei mi rinfaccerebbero il fatto che io ho sospeso di testa mia la psicoterapia e inizierebbero ad incolparmi di brutto; mi sento quindi come se fossi in un vicolo cieco che mi porterà a sbattere violentemente contro un muro di cemento).

Sicuramente se avessi scelto spontaneamente di iniziare questo percorso, queste cose non le scrivevo qui ma le avrei dette al terapeuta che mi segue; stando così le cose però, con l’aggravio del mio inizio di pazzia, queste sono cose che non ho proprio intenzione di riportare allo specialista anche se so che è da incoscienti, se il destino mi è avverso allora io gli do una mano.
Fare un psicoterapia con l’intento di non rivelare cose importanti del proprio essere e del proprio sentire è una cosa molto stupida, io però mi sento violato per cui....

ps: questa volta non ho voluto scrivere per chiedere consigli (anche perché siete già stati chiari nelle precedenti risposte, tipo: “se si sente costretto a fare i trattamenti non potrà trarne un beneficio appropriato” o, ancora più incisivo “se va dal terapeuta come uno studente va a ripetizione, mandato dai genitori o dal suo medico, continua a girare in tondo e ad essere pieno di rabbia”) ma penso perché sentivo l'impellente necessità di sfogare tutto ciò con qualcuno (e per questo vi chiedo scusa).
[#22]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente,

lei mantiene contemporaneamente due discussioni nel sito postando la stessa cosa in entrambe (in psichiatria ed in psicologia).

Abbia la cortesia di decidere in quale di questo vuole continuare la discussione, altrimenti rischia di ricevere risposte che potrebbero sembrare in contraddizione tra di loro.

Chiunque puo' rispondere in entrambi i post, quindi faccia una scelta su quale far continuare e smetta di scrivere nell'altro.


[#23]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente

Chiedo scusa, non era assolutamente mia intenzione cercare di fare il furbo (infatti, in psicologia, nel ps. ho anche scritto che avevo già ricevuto delle risposte da parte di alcuni Psichiatri per la stessa domanda; l’ho fatto dunque in buona fede);
sono nuovo del sito e leggendo un po’ di altre risposte mi sembrava di aver notato che in psichiatria gli psicologi non fanno interventi e più o meno allo stesso modo gli interventi dei psichiatri in psicologia sono molto rari (almeno nelle risposte date ad altri utenti che ho avuto modo di leggere), inoltre, ho scritto in entrambe le specialità anche perché sono in cura sia farmacologicamente con psichiatra, sia in terapia con psicologo.
Non ho nemmeno pensato che per questo motivo avrei potuto ricevere risposte che potessero sembrare in contraddizioni fra loro anche perché allo stesso modo avrei potuto ricevere risposte “contraddittorie” nella sola psichiatria o psicologia (visto che possono rispondere più specialisti allo stesso quesito).
Ad ogni modo, chiedo venia, è cosa che non farò più.

ps: vorrei comunque aggiungere che è come se avessi la sensazione (forse a causa del mio particolare periodo) che Lei, Dr. Ruggiero, non avesse solo voluto farmi presente lo sbaglio che ho commesso ma avesse anche volontariamente voluto sgridarmi in maniera decisa come se Lei si fosse offeso per ciò che ho fatto e per questo mi biasimasse in modo duro (non dico che ha fatto ciò ma dico solo che io ho avuto questa sensazione non piacevole).

Cordialità
[#24]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
"Sono giunto alla conclusione che per affrontare un percorso del genere bisogna essere sia portati (ed io forse potrei anche esserlo ma non in questo periodo, questo avrebbe potuto valutarlo spassionatamente un psicologo non psicoterapeuta) sia spinti dalla propria volontà e non da quella altrui."

Ho l'impressione che Lei rifletta sulle cose eccessivamente, non penso che le sia utile. Non è quello che abbiamo detto comunque, non bisogna essere portati o cose del genere. Le cure hanno loro indicazioni e parametri di funzionamento tutto qui.

Se non ha tratto beneficio, si faccia fare o rifare una diagnosi psichiatrica e consigliare una cura adatta. Ci sono gli specialisti per questo.

Tutto il resto sono pensieri ridondanti in rapporto al problema del momento.
[#25]
Maria Clotilde Pettinicchi Psichiatra, Psicoterapeuta 44 1
gentile utente
temo che qualunque parere avrà non ne sarà mai soddisfatto,per cui mi chiedo come mai continua a scrivere se poi non cambia una virgola della sua situazione di stallo?
[#26]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
Scusate Dottori - Dr.sse;
rivedrò il mio psichiatra il 20 maggio ma prima di allora vorrei domandarvi una cosa (domanda che farò anche a Lui al prossimo incontro).
Premettendo che mi hanno "trascinato" in terapia a seguito di una mia arrabbiatura (che però aveva un motivo scatenante), vorrei chiedervi se 8 gtt di daparox possono causarmi come effetto collaterale “ostilità” (aggressività, comportamento di opposizione e collera).
Quello che provo ora è diverso dall’arrabbiatura iniziale: per alcune ore non la sento, poi c’è un’ora che si manifesta in maniera forte e incisiva, poi ripassa per ore, poi si riaffaccia e così via.
Può essere causa del farmaco o sono io che sto perdendo il lume della ragione?
[#27]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
Scusate, questo pomeriggio avevo posto una domanda che ora non c'è più. Posso riscriverla qui o devo aprire un altro consulto?
[#28]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

le consiglio di attendere i tempi decisi dal suo psichiatra. 8 gocce di daparox sono una dose bassa. Lei si cura anche per sintomi di rabbia/irritabilità, poi viene a chiedere se ha questi sintomi per effetto di una medicina, non vedo il nesso.
Quando vedrà lo psichiatra, le consiglio di non iniziare con il porre domande ma con il rispondere a quelle che il medico le farà.
[#29]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
Gentile Dr. Pacini,
capisco che la mia domanda possa sembrare molto paradossale, e come dice Lei, è difficile trovarne il nesso.
Il punto è che quella che provo adesso è una rabbia diversa da quella che ho provato 3 mesi fa; adesso vado a fasi alterne, sono “tranquillo” per ore, poi per circa un’ora sento una forte ostilità dentro di me e dopo ritorno come prima, a distanza di ore sento nuovamente un’incisiva ostilità per altri circa 60 minuti x poi “calmarmi” nuovamente, e così via.


In passato invece ho avuto altri attacchi d'ira in famiglia (sempre con valida causa scatenante e, sottolineo SEMPRE CON VALIDA CAUSA SCATENANTE ...... mentre adesso passo dalla quasi calma all'ira senza che nessuno venga a rompermi le scatole e a TORMENTARMI) che dopo una settimana di sfogo rientravo alla "normalità" (senza farmaci e senza psicoterapia).

Dentro me stesso sento quindi che c'è una differenza è non di poco conto. Nelle mie precedenti esperinze per tre giorni ero costantemente adirato, poi la rabbia iniziava ad andare via e in 10 giorni tutto passava. Adesso invece è da 3 mesi che va avanti così, fra ira senza "causa scatenante" e ore di "calma apparente" .................



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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

le cause scatenanti non contano granché, chiunque può sostenere a posteriori che ci sia stata una causa scatenante, ma dipende cosa ha scatenato, non se in teoria giustificasse la reazione. Non è questione di giusto o sbagliato in senso morale, ma di tipo ed entità della reazione.

Le ripeto che la dose è mediamente insufficiente per gli usi per i quali il daparox è indicato.
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Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
Egregi Dottori, lo psichiatra dell’ ASL presso in quale sono in cura, mi ha rilasciato un certificato nel quale c’è scritto, Il Signor . . . . . . . . . , risulta affetto da:
Disturbo dell’adattamento cronico – NAS – che comporta una condizione di estremo disagio esistenziale.

Poiché ho visionato le tabelle delle percentuali di invalidità civile, ho visto che al codice 2209 corrisponde ... “SINDROME DEPRESSIVA ENDOGENA MEDIA”

al codice 2302 ... “ESITI DI SOFFERENZA ORGANICA ACCERTATA STRUMENTALMENTE CHE COMPORTI GRAVI
DISTURBI DEL COMPORTAMENTO”
(entrambe danno una percentuale compresa fra il 41 e il 50 %).

In base al mio referto, io potrei rientrare in una di queste due patologie?
Cioè, in base a quanto certificato dallo specialista, io sono depresso o no?
Se sì, si tratta di depressione lieve o media?
Grazie per la delucidazione.
[#32]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Depresso come sintomi può darsi, c'è scritto NAS quindi non si capisce. Se c'è un codice che corrisponde a sindrome depressiva evidentemente sì (come sintomi).
Però non mi torna il discorso: se la sindrome depressive è endogena, il che equivale a dire posta in essere da fattori propri del suo cervello indipendentemente dal resto, perché poi la diagnosi è disturbo dell'adattamento, che implica sì una vulnerabilità di fondo, ma l'intervento di fattori esterni aspecifici.

Non capisco perché chiede se lieve e media ? Lo dice Lei che è media, ma la tabelle dell'invalidità a che proposito le ha consultate ?
[#33]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
Salve Gentile Dr. Pacini,
ho consultato le tabelle appunto per vedere quale patologie danno almeno il 46% di invalidità civile.

Con il 46% avrei diritto a iscrivermi alla categoria protetta per i lavoratori in cerca di occupazione (ad esmepio quando si fanno concorsi capita che un tot di posti sia riservato agli invalidi civili oppure che delle aziende debbano assumere un tot di inavalidi civili ogni tot di personale “normale”).

Chiedo se con questo certificato potrei rientrare fra la depressione media o lieve (oppure al codice 2032: esiti di sofferenza . . . . . . . ) perché la depressione lieve viene valutata dal 31 al 40% (quindi per me non sufficiente), quella media invece dal 41 al 50%.

Mi sembra però di aver capito che secondo Lei non dovrei rientrare nella depressione endogena (cod. 2209),
Pensa però che potrei almeno rientrare nel codice 2302?
[#34]
Maria Clotilde Pettinicchi Psichiatra, Psicoterapeuta 44 1
gentile utente
non crede di chiedere cose inadatte a questo sito?
Ci sono le commissioni di invalidità apposite che sanno per legge come valutare le diagnosi e le tabelle ,che non è cosa banale consultare via web.
[#35]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
Assolutamente NO! Egregia Dr.ssa Pettinicchi
Non credo di chiedere cose inadatte in quanto (a parte la legge che impone come valutare una diagnosi) credo che Voi psichiatri potete leggere molto meglio di una commissione di invalidità il referto di un vostro Collega.
Visto che però Voi pensate che io abbia posto una domanda “inadatta”, mi scuso per ciò.
[#36]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

La Commissione medica è appunto lì per valutare a quale categoria corrisponde la condizione certificata o obiettivabile in sede di visita. Se corrisponde chiaramente ad una categoria menzionata nelle tabelle, il lavoro è più semplice, altrimenti valutano loro in base agli elementi che hanno a disposizione. Un disturbo dell'adattamento non è una depressione endogena, di qualsiasi grado. Inoltre bisogna tenere presente che nessuna delle due diagnosi implica necessariamente un handicap permanente, specialmente nel caso della diagnosi di disturbo dell'adattamento si fa riferimento ad un contesto che solitamente poi si modifica.

Quini la sua personale ricerca in merito a quali malattie corrispondano a quali percentuali non mi sembra sia il punto decisivo per decidere a quale invalidità ha diritto, deve lasciar certificare ai medici quel che ritengono e valutare alla commissione quel che ritiene, non è una autocertificazione, né avrebbe senso andare dal medico a dirgli di correggere la diagnosi.
[#37]
Maria Clotilde Pettinicchi Psichiatra, Psicoterapeuta 44 1
E' bene sottolinineare che in una commissione di invalidità c'è sempre un psichiatra che saprà valutare il disturbo ed insieme ai medici legali quantificare i dato tabellare.
Saluti
[#38]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
Gentili Dottori,
vorrei chiedervi il xkè gli SSRI influiscono così negativamente sulla libido e sulla capacità di eiaculare.
Se la dose ke io sto assumendo (8 gocce paroxetina ) è troppo bassa x poter dare benefici a livello dell’umore, xkè però è più ke sufficiente ad ammazzare la libido e la capacità di eiaculare?

Inoltre, se una persona è depressa e di conseguenza ha poca libido, se gli SSRI scacciano via la depressione o quantomeno la riducono di molto, la libido non dovrebbe aumentare ?
Cmq anke se aumentasse la libido rimarrebbe la compromessa capacità di eiaculare e . . . . . . . .
[#39]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

I farmaci si misurano in milligrammi, 8 gocce dipende di quale prodotto, comunque dovrebbe essere una dose inferiore ai 20 mg, quindi mediamente inefficace.

Non capisco la domanda sugli effetti sessuali. E' noto che li hanno, quindi che significa che non li dovrebbero avere ?
[#40]
Attivo dal 2010 al 2021
Ex utente
Salve Egr. Dr. Pacini

8 gocce di "daparox"!

Mi sto chiedendo xkè questi farmaci influiscono così negativamente sulla libido e sull'eiaculazione.
Procurano questo "inconveniete" xkè vanno ad intaccare gli ormoni sessuali? dipende dalla chimica del cervello? atrofizzano i muscoli eiaculatori? altro?

Da soggetto che ne subisce personalmente gli effetti negativi cerco di sapere il perchè ciò avviene e dico che se non ci fossero questi effetti sarebbe una gran bella marcia in più per la cura della depressione.

Non voglio assolutamente mancare di rispetto, ma, affermo che solo chi subisce questi effetti indesiderati può capire quanto siano brutti . . . . . anche a livello mentale. Quindi, se non ci fossero, sarebbe tutta un'altra storia e per rispondere alla sua domanda, allora dico: Si! non dovrebbe averli !
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

queste sostanze sono mediatori del tessuto nervoso, quindi ci sono delle interferenze a vario livello, il perché tecnico non è che le cambi il fatto in sé.
Se poi vuole invece sapere come gestirli, ci sono varie strategie per farlo. Tutto ha senso che parta innanzitutto da una terapia che funziona sul suo obiettivo, dopo di che si valuta se a lungo termine è tollerabile.