Una fase depressiva, ci ha purtroppo confidato

Carissimi, nostro figlio, che pure ci aveva dato segnali in precedenza molto vaghi di una fase depressiva, ci ha purtroppo confidato di soffrire di disturbo bipolare oltre che di attacchi di panico. E' stata una botta, sia per quanto lui stesso ci ha riferito rispetto al suo problema, ed ancora di più per quanto acquisito su internet.Posto che per quello che abbiamo avuto modo di capire e per quello che lui stesso ci ha riferito,i sintomi ci sono tutti del resto confermati anche dal parere degli specialisti ai quali si è rivolto; rimane da capire nelle vesti di genitori come possiamo essere di aiuto senza incorrere in errori dovuti all'inquietudine ed agitazione conseguenti alla presa d'atto di questa brutta notizia che ha stravolto la serenità familiare e senza urtare la sua suscettibilità. Supefluo dire dei sensi di colpa da parte nostra, convinti che qualcosa nell'educazione o altro è stato fatto mancare a questo figlio.E' altresì superfluo anche dire che siamo pienamente coscienti che il tutto va affrontato con grande passione(non può essere diversamente), ma anche e soprattutto con grande razionalità e lucidità. Abbiamo, con nostra sopresa, colto che lui si è aperto con noi parlando del problema in maniera abbastanza tranquilla.
Posto tutto quanto sopra, ci chiediamo se nei momenti di depressione può essere di aiuto insistere con lui perchè esca, evitando che si chiuda in casa? Nelle fasi maniacali, come frenare la sua esuberanza? Fare sport può aiutarlo a scaricare la tensione in tutte le fasi che caratterizzano la malattia? E' utile fargli notare (con garbo o con determinazione?)i suoi eccessi o lo stato che al momento sta vivendo? E' utile sollecitarlo perchè si convinca per una terapia che coinvolga anche la famiglia? E' utile acquisire una buona tecnica di respirazione mediante un idoneo allenamento? A cos'altro dobbiamo fare attenzione nell'attesa che ci renda partecipi della terapia e delle visite specialistiche a cui si sta sottoponendo? Sappiamo che ha cambiato tre specialisti e che è perfettamente cosciente della sua malattia.L'ultimo specialista che lo ha visitato, in ragione di una crisi di panico avuta qualche giorno addietro, gli ha consigliato di prendere all'occorrenza 5 gocce (non sappiamo di cosa). Il problema è emerso in seguito a stress quasi due anni addietro.Visto che sta fuori per motivi di studio, è forse meglio che rientri in famiglia dove forse può essere seguito e stimolato (non assillato) ad una reazione più puntuale e cosciente? Cordialità
N.B. preciso che nel profilo utente il peso, l'altezza e l'età sono riferiti a mio figlio.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente

il disturbo bipolare e' un disturbo che si avvale di trattamenti continui di tipo farmacologico e poco c'entrano gli esercizi respiratori e lo sport in quanto le fasi maniacali non sono "esuberanza" ma una malattia c'era e propria.
Anche le fasi depressive non si avvalgono di spronamenti a fare cose che non si riescono a fare.
E' opportuno seguire un trattamento farmacologico adatto e continuo.

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Utente
Utente
La ringrazio.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
scusi al posto di "c'era" intendevo "vera"

il correttore automatico ha cambiato parola e non me ne sono accorto.
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Utente
Utente
La ringrazio per la precisazione seppure era chiaro il senso. Mi consenta caro dottore di approfittare per fare le seguenti considerazioni:
1) evevo letto che una persona su tre riesce a venirne fuori dalla malattia, se così è, non dovrebbe parlarsi più di trattamento continuativo(per continuativo si intende a vita?); trattasi di casi particolari diagnosticati e trattati in maniera tempestiva e adeguata?
2) mi chiedevo cosa può aiutare il malato e come può essere di aiuto la famiglia evitando di fare quali errori?
Cordialità.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Gentile utente

il disturbo bipolare e' considerato cronico, e' pur vero che e' comunque una patologia che evolve nel tempo, quindi c'e' la possibilità che possa andare incontro a remissione totale.
Può anche essere che il grado di patologia non sia necessariamente grave e per questo può convivere con un normale funzionamento sociale.
Fermo restando che il trattamento e' continuativo e non limitato ai periodi critici.

La famiglia può imparare a riconoscere le fasi ed i passaggi da una fase ad un'altra, nonché favorire i controlli ed i trattamenti.
Ancor più il paziente deve acquisire competenza nel riconoscerele fasi della propria malattia per evitare di passare tra esse creando problematiche personali aggiuntive.

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