Eruzioni cutanee e prurito da xeristar: un pericolo?

Gentili dottori, ho 30 anni e da circa 6 anni soffro di depressione, crisi d’ansia e attacchi di panico. Dopo il primo episodio, accaduto nell’aprile 2004, mi sono affidato a uno psichiatra che mi ha curato con Zoloft e Xanax da 0.50 alla bisogna (quando si presentavano gli attacchi). Quasi in contemporanea ho iniziato un percorso di terapia che tuttora porto avanti con la stessa psicologa e che nel tempo si è diradato o incrementato a seconda dei miei momenti di vita e che avevamo in programma di chiudere proprio a inizio 2010 (quando però mi sono ritrovato ad affrontare una nuova crisi). Tengo a precisare di aver seguito in questi anni anche un Master triennale di Counseling, che oltre a rendermi più consapevole del mio problema, mi ha permesso di rendermi conto di quanto sia la psicoterapia a curare malattie come la mia (i farmaci a mio avviso tamponano una ferita, che solo un percorso di consapevolezza, riconoscendone l’origine, può chiudere del tutto). Non avendo fornito la cura con lo Zoloft i risultati sperati (soprattutto in termini di tenuta nel tempo) e avendo perso fiducia nel medico che mi seguiva, ho cambiato psichiatra, iniziando con lui una terapia a base di Sereupin, durata all’incirca un anno e rivelatasi, in tempi più brevi, fallimentare più della prima. Siamo quindi passati nel dicembre 2006 allo Xeristar, farmaco che ha iniziato a dare risultati concreti più lentamente (circa due mesi) ma che a differenza degli altri ha funzionato alla distanza, mantenendomi in condizioni di sostanziale benessere fino al settembre scorso, quando in accordo col medico abbiamo deciso di interrompere la terapia (lo scalaggio è durato tre mesi, ogni procedura è stata seguita correttamente). A posteriori posso dire che forse è stato sbagliato il momento di sospensione della terapia (nonostante 2 anni e mezzo di cura non siano pochi), perché alcuni fatti esteriori negativi della mia vita (soprattutto in ambito lavorativo) sono esplosi proprio in quel periodo e da novembre ho ricominciato a soffrire di forti crisi d’ansia, attacchi di panico e in seguito episodi depressivi di intensità mai raggiunta. La soddisfazione per aver abbandonato gli antidepressivi (che non ho mai amato) e la convinzione che stavolta avrei potuto farcela da solo mi hanno portato inizialmente ad affrontare il problema disarmato, poi a suggerire allo psichiatra (che ha avallato la mia scelta) di provare a tamponare la crisi con una cura preventiva di Xanax, che però via via è stato necessario incrementare fino a 6 mg al giorno (e non mi risulta essere un dosaggio blando). Alla fine non sostenendo più la situazione (ero arrivato al punto di non riuscire più nemmeno a uscire di casa da solo, proprio come 6 anni prima), da circa due settimane ho ripreso la terapia di Xeristar, la prima con dosaggio a 30 mg, la seconda incrementandolo a 60 mg. A parte un paio di giorni difficili a causa dei classici effetti collaterali, il mio fisico ha reagito molto bene all’induzione, quasi fosse in crisi d’astinenza da duloxetina e questa volta già dopo i primi 10 giorni ho cominciato a sentire dei tangibili miglioramenti della mia condizione, pur rimanendo con un dosaggio di Xanax a 6 mg (che ritengo eccessivo e produttivo diminuire quanto prima, anche perché un eventuale attacco di panico oggi non saprei come affrontarlo, assuefatto com’è il mio fisico all’alprazolam). Ora però si è presentato un problema inatteso: da circa una settimana (praticamente in contemporanea con l’aumento di Xeristar a 60 mg) ho iniziato a notare sul mio corpo alcune eruzioni cutanee che mi provocano un fastidioso prurito e che nei giorni sono andate a incrementarsi. Ho chiamato stamani il mio psichiatra chiedendo spiegazioni in merito (in passato sono arrivato anche a 120 mg di Xeristar e non ho mai sofferto di questo problema) e lui mi ha detto di tornare subito al dosaggio da 30 mg e vedere se entro qualche giorno questa reazione allergica sparirà, perché altrimenti dovremo addirittura cambiare farmaco. Sono rimasto molto sorpreso dalla sua reazione, perché io ho letto sul foglio illustrativo del farmaco che questa situazione viene considerata un normale effetto collaterale (al pari di insonnia, tremori, stitichezza), che di solito sparisce entro 15 giorni (e siamo ampiamente dentro a questi tempi). Avendo dopo tanta riluttanza accettato di riprendere lo Xeristar, avendo superato positivamente i canonici 15 giorni di effetti collaterali e avendo ormai raggiunto un equilibrio del tono dell’umore e dei buoni risultati nella gestione dell’ansia, sinceramente ora mi spaventa più l’idea di rismuovere le acque o dover addirittura cambiare farmaco che non tenermi un po’ di rossore e di prurito sparso per il corpo. Vorrei avere un vostro parere in merito. E’ secondo voi corretta la gestione posologica del farmaco o eccesivamente scrupolosa la valutazione del mio psichiatra? Potrei avere effetti collaterali (principalmente di tipo ansiono-depressivo) nel passaggio da 60 a 30 mg? E soprattutto nel caso in cui con 30 mg di Xeristar il problema di queste eruzioni dovesse scomparire, pensate possa essere questo un dosaggio che potrei mantenere per curare il mio problema o lo ritenete insufficente? Grazie anticipatamente per la vostra disponibilità.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.5k 1k
E'una reazione possibile.

E' corretto abbassare il dosaggio temporaneamente per poi provare a rialzarlo.

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Utente
Utente
Gentile dottore, La ringrazio per la celerità della risposta che senza dubbio mi rassicura. Posso chiedere un Suo parere anche sulle altre questioni poste? Ritiene che questa altalenanza di dosaggio possa portarmi ad avere nei prossimi giorni effetti collaterali (pur avendo assunto per una sola settimana Xeristar da 60 mg)? Nel caso in cui con questa diminuzione il problema delle eruzioni cutanee dovesse scomparire, pensa che il dosaggio da 30 mg possa essere sufficiente a curare il mio problema? Ringraziandola per l'attenzione prestatami, La saluto cordialmente.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.5k 1k
30 mg non corrisponde ad una dose terapeutica.

La riduzione di dosaggio comporta una riduzione della presentazione degli effetti spiacevoli presentatisi a seguito dell'aumento.
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Utente
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Gentili dottori, sono passati ormai due mesi dall'ultima volta che vi ho scritto e volevo aggiornarvi sulla mia condizione. Le eruzioni cutanee (di natura pigmentosa e da contatto, di colore rosa/rosso e comunque sempre abbastanza contenute) di cui raccontavo nella mia prima richiesta di consulto, non mi hanno mai abbandonato. Ci sono stati giorni in cui la loro comparsa è stata blanda, altri in cui è stata più manifesta, ma non si è mai verificata per un periodo significativo di tempo una totale scomparsa del fenomeno. Appurato da quanto mi è stato detto da più di un medico che non esistono esami specifici in grado di rilevare quale sia l’elemento che origina lo scatenarsi di questo problema (al di là di banali prove allergiche, chiaramente fatte e risultate negative, se si esclude un’intolleranza a graminacei e polvere di cui ero consapevole da tempo) e che l'anamnesi in certi casi resta l'arma che funziona meglio, in accordo col mio psichiatra e il medico Asl, inizialmente favorevoli all’immediata sostituzione dello Xeristar con un altro antidepressivo (soluzione che mi ha sempre visto contrario: questo antidepressivo è il solo che in passato abbia fornito dei risultati importanti, mi fido di lui e a quanto ne so non ne esistono di uguali sul mercato), poi proprio grazie alla mia anamnesi sempre più scettici sul fatto che sia effettivamente il farmaco colpevole di questa situazione, le abbiamo praticamente provate tutte: abbiamo inserito nella terapia l'antistaminico Zirtec (15 gocce prima di coricarmi, poi aumentate a 20) che ha attutito la situazione ma non l’ha mai risolta del tutto; abbiamo nuovamente ridotto la posologica dello Xeristar a 30mg per poi riaumentarla a 60, senza riscontrare rilevanti variazioni; abbiamo anche provato a interrompere l'antistaminico per qualche giorno, affinché “l’effetto finestra” (così chiamato dal mio psichiatra) favorisse una maggiore risposta da parte del mio fisico alla seconda somministrazione dello Zirtec (il risultato è che ho dovuto riprenderlo di corsa dopo soli 2 giorni, quelli in cui più di sempre l’orticaria s’è fatta strada sul mio corpo). Proprio in questi giorni abbiamo fatto anche il tentativo per me più difficile da reggere ma forse decisivo: scalare velocemente lo Xeristar fino a non prendere più né lui né lo Zirtec per 4 giorni per vedere come avrebbero reagito gli eritemi. Lo scalaggio è avvenuto passando per 4 giorni da 60 a 30mg, per altri 4 prendendo una pasticca da 30mg a giorni alterni e poi ancora per 4 giorni sospendendo completamente lo Xeristar. Il gioco era semplice: se gli eritemi fossero comparsi ugualmente, lo Xeristar sarebbe stato scagionato da ogni responsabilità e la causa sarebbe stata da cercare altrove (allergia da polline? una dermatite? un’intossicazione da farmaci? un problema psicosomatico?); in caso di totale scomparsa dell’orticaria, invece, avrei dovuto rassegnarmi a cambiare prodotto. Il risultato è stato inequivocabilmente favorevole allo Xeristar: gli eritemi se ne sono completamente fregati della sua assenza, anzi sono aumentati in maniera esponenziale, tanto che ho dovuto riprendere lo Zirtec con un giorno di anticipo rispetto ai tempi previsti. Nonostante ciò sia lo psichiatra che il medico Asl sono concordi nel non farmelo riassumere finquando non avrò visto un allergologo (loro a questo punto non sanno dove mettere le mani), che è bene mi visiti “pulito”. Ovvio che la cosa non mi lasci tranquillo, nonostante a malincuore tenga a precisare che lo stesso Xeristar in due mesi di somministrazione non ha fatto miracoli, fornendomi riscontri diversi da quelli dati in passato. Ma mi domando: è mai stato messo nelle condizioni di fare il suo lavoro? L’altalena di dosaggio del primo mese e il successivo inserimento in terapia dello Zirtec (che tra i principali effetti collaterali presenta sbalzi umorali e stati depressivi: non mi sembra un particolare trascurabile!) a mio avviso lo hanno quasi disinnescato. Oltretutto ho notato con stupore che i 4 giorni in cui l’ho completamente sospeso sono stati probabilmente i migliori a livello ansioso/depressivo degli ultimi mesi (come si spiega ‘sta cosa?). Soltanto oggi ricomincio a sentire una leggera mancanza del prodotto, ma può essere dato anche dal forte stress che tutta questa condizione mi sta generando. Dal punto di vista del paziente, proprio in virtù di un’attenta anamnesi e anche in funzione di un fenomeno ereditario (mia madre in un periodo particolare di stress, in passato ha sofferto di psoriasi), secondo me ha ragione la mia psicoterapeuta: la comparsa di questi eritemi è di natura psicosomatica, quindi sospendere i farmaci che servono anche a tenermi tranquillo fa quasi il gioco del nemico. Volevo sapere cosa ne pensate voi: se nella vostra esperienza professionale vi sono mai capitati casi simili, se condividete le procedure che sto seguendo con la supervisione di medici che considero scrupolosi e che hanno compreso quanta paura abbia ad abbandonare lo Xeristar, se considerate così importante la comparsa di questo fenomeno (tenendolo sotto controllo con lo Zirtec, non mi dà particolari problemi e ormai temporalmente mi sento ragionevolmente fuori dal rischio di uno shock anafilattico: in fondo non potrei semplicemente conviverci?). Inoltre vorrei chiedervi delucidazioni relativamente a un altro strano fenomeno che nelle ultime settimane più saltuariamente mi ha tenuto compagnia (soprattutto quando sono al computer e più sensibilmente nei primi giorni di scalaggio): un curioso formicolio all’orecchio sinistro, una sorta di addormentamento della parte epidermica dell’elice. Ringraziandovi come sempre per l’attenzione e scusandomi per la lunghezza del messaggio, vi saluto cordialmente.
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