Psicosi reattiva
egregio dottore,
nella seconda metà del 2007 ho avuto un disturbo che mi hanno diagnosticato come psicosi reattiva.
da allora sono in cura con zyprexa 10 mg 2 volte al giorno e 10 gocce di haldol.
per un certo periodo (circa 3 mesi) non ho assunto la terapia e non avevo alcun disturbo ma per sicurezza ho ripreso la cura, in quanto lo psichiatra mi ha messo all'erta sugli eventuali pericoli.
Quando si è verificato questo disturbo sono stato ricoverato all' ospedale psichiatrico e gli infermieri mi hanno detto che avrei dovuto prendere psicofarmaci per tutta la vita, e la psichiatra che mi segue è molto elusiva riguardo a questa domanda.
Vorrei sapere se veramente una persona che ha sofferto di tale disturbo è opportuno che segua una cura di psicofarmaci per tutto il corso della sua esistenza.
Grazie per l'attenzione.
nella seconda metà del 2007 ho avuto un disturbo che mi hanno diagnosticato come psicosi reattiva.
da allora sono in cura con zyprexa 10 mg 2 volte al giorno e 10 gocce di haldol.
per un certo periodo (circa 3 mesi) non ho assunto la terapia e non avevo alcun disturbo ma per sicurezza ho ripreso la cura, in quanto lo psichiatra mi ha messo all'erta sugli eventuali pericoli.
Quando si è verificato questo disturbo sono stato ricoverato all' ospedale psichiatrico e gli infermieri mi hanno detto che avrei dovuto prendere psicofarmaci per tutta la vita, e la psichiatra che mi segue è molto elusiva riguardo a questa domanda.
Vorrei sapere se veramente una persona che ha sofferto di tale disturbo è opportuno che segua una cura di psicofarmaci per tutto il corso della sua esistenza.
Grazie per l'attenzione.
[#1]
Gentile Utente,
se la diagnosi è quella da lei riferita, per definizione ha una durata limitata e il paziente ritorna alle condizioni precedenti in tempi brevi, è comunque necessario effettuare regolari controlli e se lo psichiatra lo dovesse ritenere opportuno una terapia utile a prevenire eventuali, ma non obbligatorie, ricadute,
Cordiali Saluti
se la diagnosi è quella da lei riferita, per definizione ha una durata limitata e il paziente ritorna alle condizioni precedenti in tempi brevi, è comunque necessario effettuare regolari controlli e se lo psichiatra lo dovesse ritenere opportuno una terapia utile a prevenire eventuali, ma non obbligatorie, ricadute,
Cordiali Saluti
Dr G. Nicolazzo
Specialista in Psichiatria
Psicoterapeuta
[#3]
Ex utente
egregio dottore,
ho un problema con lo psichiatra che mi segue, semplicemente si tratta di questo: ogni qual volta gli parlo dei miei problemi, ansie o preoccupazioni l'unica sua reazione è quella di aumentarmi gli psicofarmaci, ma non mi da alcun appoggio o sostegno morale, mi dice solo che se non prendo gli psicofarmaci poi sto male.
è meglio cambiare psichiatra anche se a pagamento o fidarmi della sua autorità in materia della quale dubito fortemente?
mi hanno diagnosticato una psicosi reattiva ma durante un colloquio mi ha detto che sono cronico.
io ho provato per un periodo di circa un due - tre mesi a non prendere più psicofarmaci e non ho lamentato alcun disturbo, so di essere andato contro ad un parere medico nell'interrompere la terapia (che poi ho ripreso in conseguenza alle pressioni dello psichiatra nei confronti della mia famiglia), ma trovo contraddittorio la diagnosi rispetto a quello che lo psichiatra mi riferisce durante i colloqui. Inoltre percepisco un atteggiamento di superficialità e disinteresse nei miei confronti da parte sua.
E' possibile che la malattia sia insorta al seguito di una elaborazione di un lutto a distanza di anni?
se si, non sarebbe opportuno prendere psicofarmaci solo in presenza di un'altro eventuale lutto?
inoltre ho paura che se parlo di questo al mio psichiatra attuale (che odio) egli potrebbe aumentarmi ulteriormente gli psicofarmaci. non so più cosa fare.
oltre a questo ho riscontrato la corrispondenza di alcuni effetti collaterali alla terapia quali incontinenza, aumento della prolattina, dei trigliceridi e delle transaminasi, cosa che mi infastidisce. che fare?
grazie
ho un problema con lo psichiatra che mi segue, semplicemente si tratta di questo: ogni qual volta gli parlo dei miei problemi, ansie o preoccupazioni l'unica sua reazione è quella di aumentarmi gli psicofarmaci, ma non mi da alcun appoggio o sostegno morale, mi dice solo che se non prendo gli psicofarmaci poi sto male.
è meglio cambiare psichiatra anche se a pagamento o fidarmi della sua autorità in materia della quale dubito fortemente?
mi hanno diagnosticato una psicosi reattiva ma durante un colloquio mi ha detto che sono cronico.
io ho provato per un periodo di circa un due - tre mesi a non prendere più psicofarmaci e non ho lamentato alcun disturbo, so di essere andato contro ad un parere medico nell'interrompere la terapia (che poi ho ripreso in conseguenza alle pressioni dello psichiatra nei confronti della mia famiglia), ma trovo contraddittorio la diagnosi rispetto a quello che lo psichiatra mi riferisce durante i colloqui. Inoltre percepisco un atteggiamento di superficialità e disinteresse nei miei confronti da parte sua.
E' possibile che la malattia sia insorta al seguito di una elaborazione di un lutto a distanza di anni?
se si, non sarebbe opportuno prendere psicofarmaci solo in presenza di un'altro eventuale lutto?
inoltre ho paura che se parlo di questo al mio psichiatra attuale (che odio) egli potrebbe aumentarmi ulteriormente gli psicofarmaci. non so più cosa fare.
oltre a questo ho riscontrato la corrispondenza di alcuni effetti collaterali alla terapia quali incontinenza, aumento della prolattina, dei trigliceridi e delle transaminasi, cosa che mi infastidisce. che fare?
grazie
[#4]
Gentile utente,
se il suo rapporto con l'attuale specialista è così deteriorato potrebbe essere opportuno valutare la possibilità di sentire un secondo parere.
Cordiali saluti
se il suo rapporto con l'attuale specialista è così deteriorato potrebbe essere opportuno valutare la possibilità di sentire un secondo parere.
Cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
[#5]
Gentile Utente,
la guarigione passa attraverso un necessario percorso terapeutico, se il disturbo è cronico e quindi non è una psicosi reattiva breve, allora la terapia va protratta per tempi indeterminati che comunque non vuol dire "a vita"; detto questo credo che il suo psichiatra la stia curando in scienza e coscienza poi se non si trova bene lei e la sua famiglia potete decidere di cambiarlo,
Cordiali Saluti
la guarigione passa attraverso un necessario percorso terapeutico, se il disturbo è cronico e quindi non è una psicosi reattiva breve, allora la terapia va protratta per tempi indeterminati che comunque non vuol dire "a vita"; detto questo credo che il suo psichiatra la stia curando in scienza e coscienza poi se non si trova bene lei e la sua famiglia potete decidere di cambiarlo,
Cordiali Saluti
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 4.5k visite dal 25/02/2010.
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