Paura parlare in pubblico
Gentile Dottore,
ogni volta che devo parlare in pubblico in ambito scolastico sto malissimo (dal punto di vista fisico: sudo, tremo, ho una salivazione eccessiva, il cuore batte all'impazzata, ho uno stimolo di urinare consistente e mi sento stupida, giudicata, inferiore agli altri, mi viene da piangere). Questo mi capita un po' in tutti i momenti della vita (ma non se devo parlare a una persona sola), ma soprattutto nel campo scolastico (diciamo accademico, dato che sono alla fine di un percorso di dottorato di ricerca). Fin da quando ero piccola ricordo un disagio insopportabile nello stare in pubblico (parlare, ma anche giocare, gareggiare, mangiare, scrivere). Aspetto che mi ha sempre portato a studiare tantissimo e a impegnarmi altrettanto nello studio. Le scuole medie e superiori sono state un incubo per me, studiavo, studiavo.. ma poi nei compiti in classe e alle interrogazioni dimenticavo tutto. L'università non è andata diversamente, ogni singolo esame un patimento (vorrei specificare che le mie colleghe studiavano molto meno io facevo sempre anche del lavoro extra). Alla fine sono riuscita ad ottenere comunque la laurea la lode e la dignità di stampa della tesi (sia alla laurea triennale, sia alla specialistica). Per cercare di mettermi alla prova ho viaggiato molto per studio e per ricerca (da sola), ma ancora (a quasi trent'anni..) la situazione non è cambiata e i miei professori mi fanno talvolta molto 'sensibilmente' notare che ancora non abbia superato quella che loro definiscono timidezza. Il fatto è che quasi sempre, dopo un esame o simile scoppio e piangere e non riesco più a smettere e vorrei sotterrarmi quando e se gli altri se ne accorgono (soprattutto se ricevo delle critiche ai miei lavori in pubblico non riesco più a parlare). Sei anni fa sono andata da uno psichiatra, ha detto avevo (spero di usare i termini correttamente, altrimenti mi scuso in anticipo) 'fobia sociale e un po' di lieve depressione', mi ha dato dei farmaci e consigliato una psicoterapia (si dice così?) da una psicologa, ma io, dovendomi recare all'estero, non ho fatto nell'uno nell'altro e ho lasciato perdere. Ho sperato nel tempo.. ma ancora nulla.. Tra le altre cose ho avuto per molti anni un continuo stimolo di andare in bagno, l'urologa non ha trovato la causa né un rimedio, lo psichiatra disse che era causato dall'ansia. Spesso ho insonnia ( da quando ero molto piccola), ho avuto un problema di ipertiroidismo e in quel periodo stavo ancora peggio. Mi vergogno di essere così e ho paura che gli altri se ne accorgano e mi deridano. Tra poco devo andare a parlare a un importante convegno all'estero e ho una gran paura di non farcela.. perché effettivamente ogni volta che parlo in pubblico si ripete la stessa storia. Mi perdoni se sono stata prolissa. Grazie molte per l'attenzione. Saluti cordiali
ogni volta che devo parlare in pubblico in ambito scolastico sto malissimo (dal punto di vista fisico: sudo, tremo, ho una salivazione eccessiva, il cuore batte all'impazzata, ho uno stimolo di urinare consistente e mi sento stupida, giudicata, inferiore agli altri, mi viene da piangere). Questo mi capita un po' in tutti i momenti della vita (ma non se devo parlare a una persona sola), ma soprattutto nel campo scolastico (diciamo accademico, dato che sono alla fine di un percorso di dottorato di ricerca). Fin da quando ero piccola ricordo un disagio insopportabile nello stare in pubblico (parlare, ma anche giocare, gareggiare, mangiare, scrivere). Aspetto che mi ha sempre portato a studiare tantissimo e a impegnarmi altrettanto nello studio. Le scuole medie e superiori sono state un incubo per me, studiavo, studiavo.. ma poi nei compiti in classe e alle interrogazioni dimenticavo tutto. L'università non è andata diversamente, ogni singolo esame un patimento (vorrei specificare che le mie colleghe studiavano molto meno io facevo sempre anche del lavoro extra). Alla fine sono riuscita ad ottenere comunque la laurea la lode e la dignità di stampa della tesi (sia alla laurea triennale, sia alla specialistica). Per cercare di mettermi alla prova ho viaggiato molto per studio e per ricerca (da sola), ma ancora (a quasi trent'anni..) la situazione non è cambiata e i miei professori mi fanno talvolta molto 'sensibilmente' notare che ancora non abbia superato quella che loro definiscono timidezza. Il fatto è che quasi sempre, dopo un esame o simile scoppio e piangere e non riesco più a smettere e vorrei sotterrarmi quando e se gli altri se ne accorgono (soprattutto se ricevo delle critiche ai miei lavori in pubblico non riesco più a parlare). Sei anni fa sono andata da uno psichiatra, ha detto avevo (spero di usare i termini correttamente, altrimenti mi scuso in anticipo) 'fobia sociale e un po' di lieve depressione', mi ha dato dei farmaci e consigliato una psicoterapia (si dice così?) da una psicologa, ma io, dovendomi recare all'estero, non ho fatto nell'uno nell'altro e ho lasciato perdere. Ho sperato nel tempo.. ma ancora nulla.. Tra le altre cose ho avuto per molti anni un continuo stimolo di andare in bagno, l'urologa non ha trovato la causa né un rimedio, lo psichiatra disse che era causato dall'ansia. Spesso ho insonnia ( da quando ero molto piccola), ho avuto un problema di ipertiroidismo e in quel periodo stavo ancora peggio. Mi vergogno di essere così e ho paura che gli altri se ne accorgano e mi deridano. Tra poco devo andare a parlare a un importante convegno all'estero e ho una gran paura di non farcela.. perché effettivamente ogni volta che parlo in pubblico si ripete la stessa storia. Mi perdoni se sono stata prolissa. Grazie molte per l'attenzione. Saluti cordiali
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Gentile utente,
aveva già ricevuto una diagnosi e una cura, è stato quantomeno contraddittorio poi neanche provare. Sperare che passi non serve a far passare, e il medico è anche lì per distinguere tra ciò che potrebbe andar via da solo e ciò che ha un suo decorso. Nel suo caso lei descrive una forma che inizia presto e nel tempo si è aggravata.
Sarebbe opportuno iniziare una cura e verificare dopo il tipo di vantaggi che le offre. Non è richiesta cieca fiducia né è utile la diffidenza o il "farcela da soli" che è semplicemente un gioco di parole.
aveva già ricevuto una diagnosi e una cura, è stato quantomeno contraddittorio poi neanche provare. Sperare che passi non serve a far passare, e il medico è anche lì per distinguere tra ciò che potrebbe andar via da solo e ciò che ha un suo decorso. Nel suo caso lei descrive una forma che inizia presto e nel tempo si è aggravata.
Sarebbe opportuno iniziare una cura e verificare dopo il tipo di vantaggi che le offre. Non è richiesta cieca fiducia né è utile la diffidenza o il "farcela da soli" che è semplicemente un gioco di parole.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 3.4k visite dal 20/02/2010.
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