Ansia continua dap farmaci da 18 anni
gentili dottori qualche tempo fa vi esposi in via generale i miei problemi... a distanza di 18 anni di terapie farmacologiche varie a secondo degli psichiatri a cui mi rivolgevo, da 3 anni seguo una terapia da uno psichiatra che rispetto ai precedenti sembra abbia migliorato qualcosa. La mia attuale terapia e' la seguente; lamictal 100 mg 1 al mattino e 1 alla sera, rivotril 0,5 1 la mattina e 1 la sera, elopram 20 1 la sera, Premesso che la terapia sopra elencata ha seguito un percorso ovviamente di assestamento in base alla mia risposta per esempio il lamictal era partito da 200 mg 2 volte al giorno e cosi per gli altri.. Ora quello che vorrei chiedervi se e' normale che continui ad avere tutti i giorni stanchezza ansia generalizzata, continuo stress intestinale colon ecc.. senso di pesantezza alla testa, affaticamento cronico non riesco a fare 100 metri di corsa senza avere per essere esplicativo i sintomi del DAP.
Non riesco a capire se con questi malesseri fisici ci dovro' convivere se sono psicosomatici oppure effetto dei farmaci.
PS: ovviamente per accertami se questo mio continuo malessere non fosse anche imputabile a qualche patologia clinica ho fatto quasi tutte le analisi indicatemi dallo psichiatra tutti con esiti negativi.
Vi ringrazio anticipatamente per le vostre risposte.
Non riesco a capire se con questi malesseri fisici ci dovro' convivere se sono psicosomatici oppure effetto dei farmaci.
PS: ovviamente per accertami se questo mio continuo malessere non fosse anche imputabile a qualche patologia clinica ho fatto quasi tutte le analisi indicatemi dallo psichiatra tutti con esiti negativi.
Vi ringrazio anticipatamente per le vostre risposte.
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Gentile utente,
il suo disturbo, se trattato adeguatamente dal punto di vista farmacologico, potrebbe necessitare di un supporto psicoterapeutico ad orientamento cognitivo-comportamentale.
Sarebbe utile considerare questa ulteriore opportunita' anche in virtu' del basso beneficio dai farmaci
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
il suo disturbo, se trattato adeguatamente dal punto di vista farmacologico, potrebbe necessitare di un supporto psicoterapeutico ad orientamento cognitivo-comportamentale.
Sarebbe utile considerare questa ulteriore opportunita' anche in virtu' del basso beneficio dai farmaci
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[#2]
Psichiatra
Gentile Signore,
sono anch'io del parere che una terapia di tipo cognitivo-comportamentale sia un ottimo complemento alla terapia farmacologica.
Cordiali saluti
Dott. Valerio Giannattasio
http://www.luoghidellamente.it
sono anch'io del parere che una terapia di tipo cognitivo-comportamentale sia un ottimo complemento alla terapia farmacologica.
Cordiali saluti
Dott. Valerio Giannattasio
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[#4]
Psichiatra
Gentilissimo,
probabilmente sarebbe stato utile continuare ben oltre il tempo da Lei indicato di 4 mesi.
Cordiali saluti.
Dott. Valerio Giannattasio
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probabilmente sarebbe stato utile continuare ben oltre il tempo da Lei indicato di 4 mesi.
Cordiali saluti.
Dott. Valerio Giannattasio
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[#5]
Gentile utente,
come gia' indicato dal collega, il tempo di trattamento di psicoterapia e' stato troppo breve per poter trarre giovamento.
e' vero che si tratta di terapia cognitiva "breve" ma e' anche vero che i tempi devono essere correlati all'entita' del disturbo ed alle possibilita' di attuare strategie risolutive al problema.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
come gia' indicato dal collega, il tempo di trattamento di psicoterapia e' stato troppo breve per poter trarre giovamento.
e' vero che si tratta di terapia cognitiva "breve" ma e' anche vero che i tempi devono essere correlati all'entita' del disturbo ed alle possibilita' di attuare strategie risolutive al problema.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
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[#6]
Gentile interlocutore, non sono d'accordo sulla specifica indicazione dei colleghi. Un percorso di psicoterapia, ancorché estremamente consigliabile, tanto più in un caso come il suo che sembra alquanto datato e complesso, deve essere progettato insieme al curante (psichiatra, nel suo caso, ma anche potrebbe essere uno psicoterapeuta) senza preclusioni teoriche e - a mio avviso - senza limiti temporali. A me sembra evidente che disturbi così complessi come quelli che ha brevemente descritto richiedono di avere a disposizione uno spazio regolare di comunicazione tra paziente e medico, cosa che si può ottenere soltanto con una psicoterapia che si proponga obiettivi più ambiziosi di una semplice messa in campo di "strategie risolutive" (psicoterapia espressiva o ad orientamento psicoanalitico).
Cordialità e auguri.
F: Favaretti Camposampiero
Cordialità e auguri.
F: Favaretti Camposampiero
dott. Francesco Favaretti Camposampiero
[#7]
Gentile Utente,
Credo che una terapia protratta nel tempo, che non porti a aggiungere una condizione soddisfacente,possa indurre sentimenti tali da portare a pensare che non vi siano molte altre possibilità di miglioramento. Per quanto una diagnosi ed una prognosi corretta devono essere effettuate tramite visita, è comunque fondato ritenere che non sono state esperite tutte le possibilità terapeutiche, pertanto vi è ancora la condizione per pensare di tentare di perfezionare gli attuali percorsi terapeutici o implementarne di nuovi. In particolare non escluderei completamente l'ipotesi di riprendere in considerazione un percorso psicoterapeutico. Occorrerebbe, nel caso, focalizzare le ragioni del precedente insuccesso, al fine di effettuare scelte maggiormente mirate. Questo non solo sullo specifico orientamento del terapeuta, quanto anche sulle qualità personali dello stesso. Tenga presente, ad esempio, che le psicoterapie vanno verso sicuro fallimento ove non si riesca a stabilire una buona "relazione terapeutica", cioè quella complessa fiduciosa reciproca alleanza con lo specialista che si sceglie, indispensabile per creare le premesse di una valida psicoterapia.
Cordiali Saluti
dr Giovanni Ronzani
Credo che una terapia protratta nel tempo, che non porti a aggiungere una condizione soddisfacente,possa indurre sentimenti tali da portare a pensare che non vi siano molte altre possibilità di miglioramento. Per quanto una diagnosi ed una prognosi corretta devono essere effettuate tramite visita, è comunque fondato ritenere che non sono state esperite tutte le possibilità terapeutiche, pertanto vi è ancora la condizione per pensare di tentare di perfezionare gli attuali percorsi terapeutici o implementarne di nuovi. In particolare non escluderei completamente l'ipotesi di riprendere in considerazione un percorso psicoterapeutico. Occorrerebbe, nel caso, focalizzare le ragioni del precedente insuccesso, al fine di effettuare scelte maggiormente mirate. Questo non solo sullo specifico orientamento del terapeuta, quanto anche sulle qualità personali dello stesso. Tenga presente, ad esempio, che le psicoterapie vanno verso sicuro fallimento ove non si riesca a stabilire una buona "relazione terapeutica", cioè quella complessa fiduciosa reciproca alleanza con lo specialista che si sceglie, indispensabile per creare le premesse di una valida psicoterapia.
Cordiali Saluti
dr Giovanni Ronzani
Cordiali Saluti
dr Giovanni Ronzani
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 4.4k visite dal 05/04/2007.
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