Termine terapia ssri e recrudescenza ansia e depressione
Ho terminato da più di una anno una terapia di durata molto lunga con citalopram, che (in un interperiodo più breve) è stata anche abbastanza massiccia (40 mg). Lo specialista che mi cura mi ha praticamente costretto a terminare la terapia perché erano più di 5 anni che durava. Ovviamente la terapia, che per inciso andava a combattere una depressione con attacchi di panico e agorafobia, ha funzionato molto bene ché di attacchi di panico non v'era l'ombra da anni e la vita sociale, professionale e sentimentale era tornata a livelli più che accettabili (rimaneva una certa misantropia abitudinaria, ma completamente affrontabile).
Il problema è che da quando ho smesso ho piano piano avuto (mi è sembrato in modo perfettamente inversamente proporzionale alla quantità sempre minore di farmaco assunto..) un ritorno dell'ansia e della depressione, a causa devo dire anche di difficoltà esterne che si sono presentate proprio nell'ultimo periodo. Ora addirittura fatico a discernere i sintomi psicogeni da quelli delle mie malattie organiche croniche!
Lo specialista, al compimento della terapia antidepressiva, mi ha prescritto l'alprazolam per tamponare eventuali crisi, cosa che effettivamente è stata necessaria, ma ad un tratto ho realizzato che correvo il rischio di diventare dipendente di una benzodiazepina per lo stesso problema che avevo affrontato e, almeno durante la terapia, risolto senza questa classe di farmaci. Così ho preferito evitare il più possibile l'assunzione, a scapito però, come ben capirete, della qualità della mia vita (assenza da lavoro, restrizione vita sociale), etc.).
La mia domanda è: cosa devo fare!? Io ho capito che non avendo più sintomi e venendo da una terapia SSRI pluriennale il dottore era quasi obbligato a farmela terminare, però la situazione, anche se non grave, comincia ad essere, a mio parere, l'anticamera di una situazione peggiore. E come ben si dice, è meglio prevenire che curare, per cui non voglio arrivare a ridurmi uno straccio per poi capire che forse avevo bisogno di ricominciare con l'antidepressivo.
A gennaio, santa sanità, ho il consulto con lo specialista, intanto mi arrovello, forse sto esagerando?
Grazie per un chiarimento, soprattutto sulla terapia a lungo termine con SSRI. Io durante la terapia stavo BENE e ora sto male, anche se non MALE come quando ho iniziato la terapia. Che significa? Che devo fare?
Il problema è che da quando ho smesso ho piano piano avuto (mi è sembrato in modo perfettamente inversamente proporzionale alla quantità sempre minore di farmaco assunto..) un ritorno dell'ansia e della depressione, a causa devo dire anche di difficoltà esterne che si sono presentate proprio nell'ultimo periodo. Ora addirittura fatico a discernere i sintomi psicogeni da quelli delle mie malattie organiche croniche!
Lo specialista, al compimento della terapia antidepressiva, mi ha prescritto l'alprazolam per tamponare eventuali crisi, cosa che effettivamente è stata necessaria, ma ad un tratto ho realizzato che correvo il rischio di diventare dipendente di una benzodiazepina per lo stesso problema che avevo affrontato e, almeno durante la terapia, risolto senza questa classe di farmaci. Così ho preferito evitare il più possibile l'assunzione, a scapito però, come ben capirete, della qualità della mia vita (assenza da lavoro, restrizione vita sociale), etc.).
La mia domanda è: cosa devo fare!? Io ho capito che non avendo più sintomi e venendo da una terapia SSRI pluriennale il dottore era quasi obbligato a farmela terminare, però la situazione, anche se non grave, comincia ad essere, a mio parere, l'anticamera di una situazione peggiore. E come ben si dice, è meglio prevenire che curare, per cui non voglio arrivare a ridurmi uno straccio per poi capire che forse avevo bisogno di ricominciare con l'antidepressivo.
A gennaio, santa sanità, ho il consulto con lo specialista, intanto mi arrovello, forse sto esagerando?
Grazie per un chiarimento, soprattutto sulla terapia a lungo termine con SSRI. Io durante la terapia stavo BENE e ora sto male, anche se non MALE come quando ho iniziato la terapia. Che significa? Che devo fare?
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Gentile utente
dopo un certo periodo di trattamento va bene provare una sospensione che pero' può non essere una scelta definitiva soprattutto se si ripresentano i sintomi.
Durante il trattamento avrebbe dovuto acquisire, anche con supporto, strategie di affrontanento differenti, cosa che non sembra essere accaduta.
Probabilmente sara' necessaria la reintroduzione di un trattamento farmacologico, sarebbe comunque utile evidenziare la problematica per individuare il trattamento più adatto, cosa che dovrebbe fare il suo curante.
dopo un certo periodo di trattamento va bene provare una sospensione che pero' può non essere una scelta definitiva soprattutto se si ripresentano i sintomi.
Durante il trattamento avrebbe dovuto acquisire, anche con supporto, strategie di affrontanento differenti, cosa che non sembra essere accaduta.
Probabilmente sara' necessaria la reintroduzione di un trattamento farmacologico, sarebbe comunque utile evidenziare la problematica per individuare il trattamento più adatto, cosa che dovrebbe fare il suo curante.
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[#2]
Utente
Salve Dott. Ruggiero,
ho dimenticato di dire che in concomitanza alla terapia farmacologica ho intrapreso una psicoterapia continua, che dura tuttora, e che mi aiuta evidentemente a "tamponare", ma non l'ho mai sentita efficace come la farmacoterapia. Soprattutto la "spinta", positiva, costante, della farmacoterapia, la psicoterapia non me l'hai mai data. E avendo, per motivi di trasferimento, succeduto due psicoterapie diverse, entrambe pluriennali, non credo neanche che ciò sia colpa di un dato psicoterapeuta, ma più di una mia propria psicologia particolarmente dubbiosa e refrattaria.
Per i farmaci, vedremo cosa dirà il curante, certo è che mi sento veramente confuso... a volte ho la tentazione di riprendere autonomamente l'antidepressivo, ma per fortuna ho radicato in me profondamente il senso e il significato dei ruoli... E meno male che il citalopram non provoca dipendenze..
ho dimenticato di dire che in concomitanza alla terapia farmacologica ho intrapreso una psicoterapia continua, che dura tuttora, e che mi aiuta evidentemente a "tamponare", ma non l'ho mai sentita efficace come la farmacoterapia. Soprattutto la "spinta", positiva, costante, della farmacoterapia, la psicoterapia non me l'hai mai data. E avendo, per motivi di trasferimento, succeduto due psicoterapie diverse, entrambe pluriennali, non credo neanche che ciò sia colpa di un dato psicoterapeuta, ma più di una mia propria psicologia particolarmente dubbiosa e refrattaria.
Per i farmaci, vedremo cosa dirà il curante, certo è che mi sento veramente confuso... a volte ho la tentazione di riprendere autonomamente l'antidepressivo, ma per fortuna ho radicato in me profondamente il senso e il significato dei ruoli... E meno male che il citalopram non provoca dipendenze..
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Il trattamento psicoterapeutico più indicato per il suo disturbo e' quello ad orientamento cognitivo-comportamentale.
Ovviamente l'indicazione e' quella del concomitante trattamento farmacologico associato.
Riparli con il suo psichiatra per la reintroduzione del farmaco.
Ovviamente l'indicazione e' quella del concomitante trattamento farmacologico associato.
Riparli con il suo psichiatra per la reintroduzione del farmaco.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 4.1k visite dal 04/12/2009.
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