Mi sono rivolta a uno psichiatra a settembre, che ha diagnosticato depressione e ossessioni

Gentili Dottori,
sono una ragazza di 25 anni. Ho una famiglia "delicata" (nel 2003 mio padre, separato in casa da mia madre, ha cercato di ammazzarla a coltellate; una delle cause è che lei aveva condotto il suo amante a vivere in casa con noi, oltre al fatto che non si mettevano d'accordo sulla divisione dei beni). Io ho una specie di blocco universitario: ho dato veramente pochi esami, a causa di un pressante perfezionismo e di una specie di evitamento delle situazioni delicate. Ho un lavoretto saltuario.
Da quest'estate, ho perso fiducia in tutto. Vivo nella mansarda di casa mia, non incontro mai mia madre tranne quando esco e devo passare per il corridoio comune, ho allontanato i pochi amici che mi erano rimasti, non vedo più i miei fratelli, sono sospettosa nei confronti di chiunque. Quando sono in casa passo il tempo sul mio letto con una sensazione di enorme stanchezza, come se mi fossero state prosciugate le energie. L'unica cosa che mi fa star meglio è pianificare il mio suicidio. Siccome sono una persona molto riflessiva, credo che riuscirò a realizzarlo solo in un momento di impulsività.
Mi sono rivolta a uno psichiatra a settembre, che ha diagnosticato depressione e ossessioni. Mi ha consigliato un farmaco a base di sentralina, ma io ho rifiutato di prenderlo. Non voglio che una medicina mi cambi. Gli ho detto che ho delle immagini della mia morte, che mi vengono improvvisamente in mente in maniera sempre più precisa. Ha sminuito. Non mi ha mai chiesto nome e cognome o numero di telefono, sembra che fra un appuntamento e l'altro dimentichi molto di ciò che gli ho detto. A volte mi dà del tu, a volte del lei, anche durante la stessa seduta.
E' normale il suo comportamento?
Sento che sto peggiorando... perché ogni giorno odio sempre di più me stessa. Cosa posso fare?
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Gentile utente,

ma che senso ha andare da un medico che non conosce il suo nome?

Come ha fatto a fare la prescrizione di sertralina se non ha scritto il nome sulla ricetta?

Ogni quanto vede questo psichiatra?

Secondo me, sarebbe opportuno farsi visitare da un altro professionista se con questo non si e' trovato bene.

Sarebbe anche meglio che cominciasse a pensare di assumere una terapia che non la cambia ma la puo' aiutare a riportare il suo umore ad uno stato normale.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

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Utente
Utente
La ringrazio molto per la sua risposta.
Il medico in questione mi è stato consigliato da una ragazza che lo vedeva solo per la prescrizione di antidepressivi (lei seguiva poi una terapia psicoanalitica da un altro). Lo descriveva come persona estremamente sensibile e intelligente...

Sono andata da lui con cadenza variabile; inizialmente ogni 10-15 giorni, poi per 3-4 volte ci siamo visti una volta a settimana (avevo la sensazione che mi monitorasse, ma senza aiutarmi); in totale ci sono andata 8-9 volte.
Inizialmente pensavo che non mi facesse domande "anagrafiche" per non spaventarmi e farmi allontanare... ma l'altra volta gli ho detto "se lei deve spostare un appuntamento come fa a contattarmi?" e lui ha risposto "boh" e ha cambiato discorso.
Per quanto riguarda la prescrizione del farmaco, non c'è stato bisogno di chiedermi il nome perché io gli ho detto che non volevo neanche la prescrizione, che quindi non è mai stata completata.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161
Le medicine non cambiano proprio niente e nessuno. Quando servono, aiutano a migliorare alcuni aspetti che malattie come la depressione oscurano completamente, come l'umore, la voglia di fare e progettare, la capacità di porsi di fronte ai problemi con atteggiamento più ottimista etc. Le medicine non danno e non tolgono niente, semplicemente allontanano il velo della depressione. Si affidi con fiducia ad un altro specialista se ormai il rapporto con quello precedente è compromesso.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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Utente
Utente
La ringrazio per la risposta, ma io non voglio ottimismo etc., e soprattutto non lo voglio sulla base delle interazioni di un farmaco con il mio sistema nervoso. Le mie esperienze mi portano al pessimismo e alla sfiducia nel prossimo, e siccome tutti basiamo la nostra vita sulle nostre esperienze, anche io sono particolarmente affezionata alla percezione del mondo che mi danno le mie.
Vorrei solo riuscire a sbloccare la mia situazione nello studio, in modo da potermi dedicare completamente a quello.
Purtroppo il fatto di aver perso tempo mi crea un senso di colpa paralizzante...

Comunque la risposta di cui avrei bisogno è sostanzialmente questa: il mio psichiatra si sta comportando in maniera normale (nel senso di adeguata, deontologica, ecc.?) o sta compiendo delle mancanze ingiustificabili?
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Dr. Paolo Carbonetti Psichiatra, Psicoterapeuta 3.8k 221
Gentile utente
la mia risposta all'ultima domanda è: il suo psichiatra non sta compiendo mancanze ingiustificabili, ma,dalla sua descrizione,sembra superficiale. Tra l'altro sembra che non tenga una scheda del suo caso. O ha una memoria eccezionale, o vede pochissimi clienti, o è,appunto,superficiale. La validità delle sue prescrizioni mediche viene sminuita dalla mancanza di empatia.
Per il resto, ci dia retta, provi a fare anche una cura farmacologica. L'antidepressivo non cambia, semmai ristabilisce una condizione di normalità; lo dimostrano le ricerche più recenti: aumento della produzione del NGF (fattore di crescita neuronale) della Montalcini e normalizzazione del volume di certe strutture cerebrali che, per stress e depressione, tendono a diminuire di volume.
Auguri

Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-

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Utente
Utente
Dopo qualche ulteriore seduta con lo psichiatra, ho deciso di smettere di vederlo. Alla fine dell'ultima seduta glielo ho comunicato, ma lui ha insistito che erano necessari almeno un altro paio di appuntamenti. Inizialmente ho accettato di fissarne uno per 10 giorni dopo, ma 3 giorni dopo l'ho chiamato nel suo studio per disdirlo. Lui mi ha richiamata varie volte insistendo moltissimo e proponendomi di vederci gratuitamente per almeno un altro paio di volte.
Ho accettato ma tutto questo accanimento mi preoccupa.
Prima non gli importava nulla di me, non mi ha mai chiesto nemmeno il mio nome, quando gli chiedevo appuntamenti più ravvicinati (cioè uno a settimana) li diradava, adesso che io non voglio più andarci insiste così tanto.

Vorrei sapere se lo psichiatra ha delle responsabilità formali sul paziente (magari per il fatto che gli ho confidato di avere idee suicide e di non voler più nemmeno guarire), se sì quali sono le sue responsabilità (se può essere importante, in realtà ufficialmente non sono un suo paziente, non mi ha nemmeno mai fatto una ricevuta).

Vorrei inoltre sapere se è possibile che lui contatti senza il mio permesso qualcuno dei miei parenti o se, visto che gli ho confidato di avere due amici psichiatri che conosce anche lui per motivi professionali, se è possibile che senza il mio permesso si rivolga a loro.

Per me quest'uomo è diventato una mina vagante, rimpiango di aver messo piede nel suo studio la prima volta. Tra l'altro io lo vedevo privatamente ma lui lavora anche per un CSM (stessa città ma altro distretto rispetto al mio)

Grazie per l'attenzione e per l'aiuto
[#7]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

Io ho capito questo. Lei si è recata da uno psichiatra consigliatole, gli ha riferito più o meno quanto scritto qui. Ha ricevuto una prescrizione che torna con il tipo di diagnosi che riferisce. Non l'ha seguita, per motivi che non si comprendono (i farmaci mi cambiano mi sembra scontato, gli antidolorifici mandano via il dolore e quindi la cambiano, l'antibiotico manda via i germi e quindi la cambia etc). Il pensiero che la rendano un'altra persona è un pensiero ossessivo, è semplicemente l'ovvietà di una risposta tra il si e il no in chiave "tutto o nulla". Andiamo dai medici perché alcune cose siano cambiate, presumo anche Lei, altrimenti perché ci va ?
Riguardo al vedersi una volta a settimana, per volerla monitorare, può darsi, anche perché gli aveva comunicato idee si suicidio, quindi la scelta, comunque un po' anomala, potrebbe legarsi a questo.
Non mi pare però che dopo non aver seguito neanche la cura ci sia qualcosa da contestare in senso medico, si trattava comunque di visite su appuntamento.
Il medico in questione sapeva mentre la visitava che lei non stava assumendo la cura prescritta ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#8]
Utente
Utente
Gentile Dottore,
lo psichiatra sa bene che non prendo i farmaci. Non gli ho mai mentito.
Io ho lasciato un messaggio in segreteria, comunicandogli che non sarei più venuta, lui ha richiamato insistendo per altri 2-3 appuntamenti, addirittura gratuitamente, precisando anche che non avrebbe insistito sui farmaci.
Ieri sono stata nuovamente da lui, ma ho insistito per pagarlo perché mi sembrava di rubare.
Devo dire che lui è molto disponibile, nuovamente mi ha offerto delle sedute gratuite, ma io non ce la faccio più e questa volta non ho accettato di prendere nessun nuovo appuntamento.
Non capisco perché insista: quando ci vediamo io non riesco a dirgli praticamente niente, lui prova vari discorsi nella speranza di farmi dire almeno qualcosa, ma poi finiamo entrambi nel silenzio e lui sbadiglia e si innervosisce.

Ho comunque paura di ciò che mi succederà ora che non lo vedrò più. Sono terrorizzata all'idea che lui contatti qualche servizio pubblico (questo limiterebbe la mia libertà di disporre della mia vita), o qualcuno che mi conosce. E' possibile che lo faccia anche se non sono più un suo paziente?
Una parte di me spera invece che sia lui a chiamarmi ancora, ma so che è solo quel lato di me che desidera disperatamente un padre o comunque una guida.

Un'altra domanda... durante la notte cerco di abituarmi al mio suicidio. Per esempio questa notte ho passato alcune ore con una corda intorno al collo, legata al palo della tenda, in piedi sopra a uno sgabello. Altre volte rimango un po' sui binari del treno che ci sono dietro casa mia. Essendo una persona molto riflessiva, è come se lo facessi per abituarmi piano piano... è un comportamento che lei ha mai ritrovato in altri suoi pazienti? come sono finiti poi?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

il discorso delle sedute gratuite è ultra-corretto ma bizzarro, perché in realtà se è lo psichiatra a insistere perché il paziente ci vada il rapporto medico-paziente si capovolge (nel senso che il paziente deve richiedere, non il medico, altrimenti sembra che il paziente assecondi il medico o gli faccia una cortesia, e se poi per questo lo paga per una forma sua di correttezza, la cosa diventa paradossale).
Il fatto che la discussione finisca nel silenzio, e che lei non abbia niente da dire conferma che magari c'è poco interesse da parte sua a proseguire.

Direi che il medico avrà comportamenti che ritiene lui, ma più che altro ha poco senso un'interazione di questo tipo, in cui non c'è terapia, non c'è richiesta di fare le sedute, non c'è una volontà di esporre problemi particolari, quindi non ci sono presupposti per un esito utile.

Sì, il tipo di comportamenti che riferisce li ho già riscontrati in altri casi.
In questi casi c'era un disturbo ossessivo del pensiero, ma la valutazione del rischio suicidario deve essere fatta anche in base ad altro, e nei casi di cui sopra in effetti la risoluzione è avvenuta a mezzo di terapia di stabilizzazione dell'umore.

Io se fossi in Lei semplicemente proverei a chiedere un secondo parere diagnostico e terapeutico, cercando però di seguire le indicazioni ricevute.
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Utente
Utente
Mi dispiace disturbarvi ancora, ma ho trovato i vostri consigli molto preziosi e in questo periodo di estrema confusione ho bisogno di un ulteriore feedback.

Mi sento totalmente spaesata. Mi sembra di aver perso il controllo della situazione e mi sento investita da emozioni che non credevo neanche di avere. Pensavo di essere una persona cinica e distaccata, razionale, invece emozioni ingestibili mi invadono. A volte detesto tantissimo lo psichiatra (che non ho più visto né sentito dalla settimana scorsa, quando gli ho detto che non sarei più andata da lui) per non avermi più contattata, per essere stato così superficiale all'inizio e aver compromesso la mia fiducia negli psichiatri e nella possibilità di star meglio, ma al momento immediatamente successivo lo iper idealizzo e vorrei fissare un altro appuntamento.
Poi subito dopo lo detesto di nuovo, provo una forte rabbia nei suoi confronti per avermi trattata superficialmente e poi dopo un goffo tentativo di riparare avermi lasciata di nuovo in balìa di me stessa, immagino che sia felice con la sua famiglia e mi sento tristissima e abbandonata e ho l'impulso di farmi del male.
L'unica cosa positiva è che mi sento un po' meno depressa, però queste nuove emozioni mi fanno soffrire tantissimo e non so più che cosa fare. E' per me veramente incredibile vedere questa alternanza di stati d'animo così intensi dentro di me, mi sembra di impazzire.

Inoltre mi comporto in una maniera velatamente autodistruttiva (prendo troppe pastiglie, che non sono pericolose, ma il sovradosaggio mi dà gli effetti collaterali; attraverso la strada senza guardare; manco appuntamenti importanti universitari apposta; tutte sregolatezze che in passato non avrei mai commesso)

Cosa mi sta succedendo? Cosa devo fare?

Ha senso chiedere un secondo consulto o ha senso tornare dal primo psichiatra? E' stato lui a innescare questo meccanismo devastante? L'ha fatto consapevolmente? E' una roba terapeutica?

Ho letto che un transfert di questo tipo capita alle persone borderline... io però non sono mai stata impulsiva, non ho mai abusato di droghe o commesso alcunché di illegale e francamente è la prima volta che mi capita di avere emozioni così intense ed altalenanti.
Potrei essere borderline lo stesso?
Sono spaventata perché ho anche letto che eventualmente questo disturbo di personalità è molto difficile da curare.
[#11]
Utente
Utente
Scusate... mi rendo conto che tutto ciò è patetico, ma io sono in difficoltà e se è possibile ho bisogno di una risposta
[#12]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

mi sembra attribuisca al rapporto con il medico effetti magici, tutti spostati sul fatto che il medico abbia poteri particolari e soprattutto intenzioni segrete e cose del genere. Lascerei perdere.
Invece quello che sta facendo è abusare di farmaci, non capisco perché dica che non è pericoloso.
Si rivolga al più presto ad uno psichiatra.
[#13]
Utente
Utente
Gentile Dottore,
la ringrazio per la risposta.

Dico che l'abuso di farmaci non è pericoloso perché sostanzialmente sono farmaci da banco e non li prendo in dosaggi tali da essere letali... solo che in realtà mi provocano degli effetti collaterali. In particolare prendo tanto paracetamolo. Appena ho un minimo sintomo influenzale ne prendo 3-4 pastiglie...e a volte anche senza sintomi influenzali. E' come se non mi interessasse niente di avere effetti collaterali a lungo termine (come devastare degli organi interni a causa dell'abuso di medicinali), e fossi invece assolutamente intollerante a qualunque fastidio "acuto" anche minimo.
In pratica mi sento come un condannato a morte (e però la morte la vedo come un rifugio sicuro, auspicabile, una dolce culla) che fuma e si droga perché tanto non ha motivo per preservare il proprio corpo e quindi gli conviene cercare di vivere come gli pare e al meglio il tempo che gli resta.

Il paracetamolo mi fa svenire (o almeno penso sia causa sua, prima non svenivo mai).

La cosa positiva è che mi sento molto più viva di prima (sembra che la depressine sia scomparsa),nonostante le emozioni mi facciano provare una forte sofferenza, e faccio cose anche creative (è nel mio carattere la creatività ma da tanto tempo l'avevo soffocata).

So che ho bisogno di uno psichiatra... ma ho tanta paura che se gli confido queste cose possa ospedalizzarmi. Ho anche paura perché non so a chi rivolgermi (quello di prima mi era stato consigliato), dovrei pescare un nome a caso dall'elenco.

Inoltre mi chiedo: che senso ha andare dallo psichiatra?
E' vero che potrei ritrovare l'equilibrio, soffrire di meno, essere più normale... ma in fondo io ho sempre detestato le persone normali.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gentile utente,

Se vuole giocare con le parole lo faccia ma non in questa sede. Eviti di compiacersi di questo uso improprio di farmaci, vada subito a farsi valutare, e si renda anche se mette le mani avanti su cure, ospedalizzazioni e terapie varie è come chiedere di essere aiutato e poi impedire che questo avvenga nella forma di una cura.
Normali o non normali la medicina cura gli stati di sofferenza, ma la tecnica deve gestirla chi la conosce. Molti dei ragionamenti che lei fa possono essere semplici e spiegabili per chi la valuta. Questo deve accettarlo.
Così come deve prendere contromisure su comportamenti che oggettivamente peggiorano le sue condizioni e la abituano ad un uso dei farmaci fuori da ogni logica di terapia.
[#15]
Utente
Utente
Grazie della risposta,
Buone feste.
[#16]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Sperando che si faccia visitare da qualcuno, buone feste anche a lei.
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