Diagnosi e terapia del doc

Salve,
sono una ragazza di quasi trent'anni e ho scoperto da qualche mese che molti gesti quotidiani che per me erano abitudini che mi porto dietro da più di 15 anni e parte integrante del mio carattere sono in realtà sintomi del DOC.
In effetti io non mi sono mai sentita bene con me stessa e convivo con il senso di colpa per la mia inadeguatezza a contrastare certi comportamenti e soprattutto per la costante ricaduta negli stessi errori. Tramite un servizio di supporto psicologico dove sono stata consigliata, mi sono rivolta ad una psichiatra presso l'asl che ha confermato i miei sospetti, anche se i miei dubbi restano: bisogna effettuare dei test per arrivare ad una diagnosi di DOC? Io non ne ho fatto nessuno, soltanto colloqui, ma ho sempre il timore di esagerare i miei sintomi e di deviare quindi la percezione del medico (sono tuttavia consapevole che questo puo' essere parte del disturbo). Inoltre: per diagnosi si intende qualcosa di scritto? A me non è stato consegnato nessun foglio, ma semplicemente mi è stato spiegato che si tratta di una malattia e come tale va curata.
Circa da un mese e mezzo ho iniziato una terapia con Cymbalta 60 mg una compressa al mattino. Puntualizzo che inizialmente mi era stato prescritto Anafranil ma non l'ho assunto per via di alcuni effetti collaterali (secchezza oculare, stipsi e pressione bassa) controindicati nel mio caso.
Poichè ho cercato di informarmi su questo disturbo e non ho mai letto fra le terapie possibili il nome del farmaco che prendo, volevo sapere se è davvero indicato e se è vero che non rientra nella classe degli SSRI.

Un'altra questione su cui ho molti dubbi riguarda la psicoterapia. So che è importante affiancarla alla terapia farmacologica e io per prima ne sento la necessità. Da quello che ho letto in questo sito e un po' dappertutto, quella più indicata nel mio caso è la cognitivo-comportamentale, ma presso l'asl dove sono in cura possono offrire solo terapia analitica, peraltro da affrontare in gruppo. Mi sono informata presso altre strutture pubbliche e la risposta è stata la stessa: non possono garantire un tipo specifico di terapia, insomma bisogna accontentarsi di quello che si trova.
Purtroppo non ho una situazione economica che mi permetta di rivolgermi ai migliori specialisti privati, e mi domando: se è così rilevante la differenza di approccio psicoterapeutico, perchè il sistema pubblico non permette a chi ne ha bisogno l'accesso alle terapie idonee? In conclusione devo accontentarmi e magari rischiare di fare peggio oppure devo fare indebitare i miei genitori per avere l'opportunità di guarire?
Scusatemi per la punta polemica, ma non so davvero cosa fare..
Vi ringrazio anticipatamente per la disponibilità, ogni vostro contributo sarà per me prezioso.
Cordiali saluti
[#1]
Dr. Massimo Lai Psichiatra 832 30
Gentile utente,

in effetti le terapie indicate per i disturbi ossessivi sono gli SSRI e la psicoterapia cognitivo-comportamentale.

Tuttavia lei ci espone una diagnosi e ci chiede se la terapia che le hanno dato è giusta ma senza dirci niente di lei e di ciò che la rende inadeguata.

Lei può anche trovare delle informazioni su internet che corrispondono ad alcune sue idee ma lo psichiatra che la ha visitata potrebbe aver rilevato altri elementi che lo hanno indotto a prescriverle il farmaco che cita.

Cordiali saluti

Massimo Lai, MD

[#2]
Utente
Utente
Salve, innanzitutto grazie per la risposta.
In effetti non ho parlato dei miei "sintomi" perchè non volevo dilungarmi troppo e poi perchè non è facile per me riferire situazioni legate a sensi di colpa e di vergogna.
Ci sono varie cose che mi tormentano e mi fanno sentire inadeguata, ad esempio il non riuscire a perseguire un obiettivo, il non riuscire a condurre una vita "normale".. sono anni che sono ferma sugli studi universitari, ma anche nelle cose più banali come un appuntamento con gli amici sembra che qualcosa scatti in me per boicottare la riuscita di quell'impegno. La mia mente lavora a ruota continua e non riesco a fermare i pensieri che ritornano sempre sulle stesse cose, su quello che è successo il giorno prima, su una conversazione avvenuta o che deve avvenire, persino sui sogni o i film visti in tv, fino a che a volte perdo la cognizione di ciò che è reale e ciò che ho solo immaginato. Altre volte invece si tratta di pensieri di morte mia o dei miei cari, incidenti, disastri naturali, fine del mondo oppure paura di malattie mortali che scaturiscono da banali sintomi passeggeri. In ogni caso si tratta sempre di pensieri angoscianti, che si sovrappongono poi a pensieri rassicuranti come quelli sui film o su cose immaginarie positive.
Ma il motivo vero e proprio della diagnosi di DOC riguarda il tempo che passo in bagno a lavarmi, eccessivo e scandito da sequenze di azioni preventivate sempre uguali. A volte riesco a "saltare" un passaggio, ma la sequenza deve rimanere comunque inalterata. Questo mio atteggiamento è sempre stato fonte di problemi di natura sociale e ormai lo considero invalidante oltre che estenuante.
A tutto ciò potrei aggiungere molto altro, ma essenzialmente un'adolescenza molto difficile in cui credo sia iniziato tutto, dall'atteggiamento pessimista agli episodi di autolesionismo e alla paura delle persone.
Spero di non essere andata troppo oltre nella spiegazione, mi interessava anche avere un consiglio sulla questione della psicoterapia.
Grazie mille
cordiali saluti
[#3]
Dr. Massimo Lai Psichiatra 832 30
Gentile utente,

da quello che descrive credo che una terapia cognitivo-comportamentale potrebbe essere adeguata per lei perché sembra che il disturbo di cui soffre sia invalidante.

Ma sembra ci siano anche sintomi depressivi e quel "potrei aggiungere molto altro" che mi fanno pensare che dovrebbe comunque continuare a farsi seguire anche se per il momento non può permettersi altra psicoterapia.

Comunque consideri la psicoterapia più un investimento che una spesa.

Cordiali saluti
[#4]
Utente
Utente
Gentile Dott. Lai, la ringrazio molto per la sua risposta. In effetti l'idea di fare terapia analitica e soprattutto in gruppo non mi attira affatto, ho saltato alcuni incontri con questo psicologo appunto perchè non ero convinta ed è scattato in me quel "rifiuto di fare" che mi fa chiudere in casa e annulla la voglia di vedere chiunque.
Secondo lei quindi devo andarci comunque?
Al momento sto vivendo un periodo di totale annullamento della volontà, non riesco a fare nulla, sto in casa, trascuro me stessa, sto sveglia di notte e dormo di giorno..
Mi sento molto lucida mentalmente, non provo sconforto ma solo nervosismo.. Sarà l'effetto della duloxetina? Perchè non trovo nessuna informazione su questo farmaco?

Cosa dicono gli altri medici? Mi piacerebbe avere anche altri pareri..

Grazie mille
cordiali saluti
[#5]
Dr. Massimo Lai Psichiatra 832 30
Aspettando il parere di altri colleghi credo che non debba stare in casa ad attendere anche se questo fa parte del disturbo.

Saltare le sedute con lo psicologo perché hanno un impronta analitica può essere un falso problema: forse ha paura a fare delle cose in gruppo.
Anche le terapie cognitive si possono fare in gruppi.

Non è normale che dorma di giorno e stia sveglia di notte, né che si senta nervosa (intende agitata? febbrile?)
Il suo DOC potrebbe inquadrarsi in una sindrome più complessa come un disturbo dell'umore.

[#6]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gentile utente,

ha ricevuto una diagnosi di doc e una terapia con anafranil, che non ha seguito non si capisce se per sua valutazione o del medico (se gliel'aveva prescritta presumo avesse ritenuto che non vi erano controindicazioni). Controindicazioni non significa effetti collaterali per inciso, e gli effetti collaterali non sono garantiti, sono soltanto possibili o probabili.
Cymbalta non è una terapia consolidata per il doc. Non capisco perché dice di non trovare informazioni sul farmaco, che ha un suo foglietto illustrativo oltre ad avere informazioni diffuse in rete come gli altri.
Che non sia un SSRI le sarà stato spiegato, anche se poi non vedo che differenza faccia se non è dal suo punto di vista, che non è tecnico.
Ovviamente si pone domande e ha dubbi, il che è sintomatico, ma se in un mese e mezzo non ci sono miglioramenti significativi direi che è il caso di far rivedere la cura.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#7]
Utente
Utente
Finalmente dopo 10 giorni di reclusione volontaria stasera sono uscita e ho visto anche degli amici, tutto sommato mi sono sentita abbastanza tranquilla. Sono consapevole che molte volte mi autosuggestiono all'idea di fare qualcosa, ma spesso non posso farci niente: qualche volta riesco a "obbligarmi", altre no.
Il mio nervosismo di questi giorni (irritabilità, impossibilità a stare ferma, tanto da contorcermi le dita, dare pugni sul muro o muovere nervosamente le gambe) oggi si è dissolto senza una spiegazione logica. Persistono invece i problemi di sonno: la sera la mia mente è sempre sveglia e rifiuta di dormire, la notte ho sempre sogni agitati, la mattina mi sveglio depressa e incapace di alzarmi mi riaddormento fino all'ora di pranzo.

Per quanto riguarda Anafranil mi era stato prescritto senza verificare la mia predisposizione a determinati fattori che ho prima citato, soprattutto la secchezza oculare accertata per cui seguo anche una cura. Il medico stesso mi ha detto che avevo fatto bene a non prenderlo visto che soffro di queste cose e lo ha cambiato con Cymbalta "perchè più tollerabile".
Ho scoperto che non è un SSRI per caso, anche se non mi era stato spiegato (infatti non ne ero sicura e ne avevo chiesto conferma qui) ma non sono riuscita a capire a quale classe appartenga.. so che è un dato tecnico e poco importa, ma dovrò pur capire se la cura che sto seguendo va bene e se posso fidarmi di questo medico?
Dopo un mese e mezzo l'unico cambiamento mi è sembrato essere la lucidità mentale, mentre prima spesso provavo sconforto e disperazione, ma i comportamenti sono rimasti gli stessi.
Il mio psichiatra ha detto che bisogna attendere tre mesi, dopodichè se non ci sono miglioramenti aggiungerà un altro farmaco, e solo dopo questa ulteriore prova in caso negativo cambieremo cura.

Intanto proverò a seguire le sedute con lo psicologo.. in effetti il gruppo rappresenta un problema per me perchè non riesco ad aprirmi in presenza di più persone, mi sento sempre giudicata.
Spero comunque di riuscire a stare meglio.

Vi ringrazio molto per le vostre risposte, la disponibilità e la pazienza accordate.
Cordiali saluti
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