Pareri invega e paliperidone per circostanze non chiare
Parere sulla Terapia con Invega (Paliperidone)
Ho 26 anni e in passato ho affrontato un periodo difficile dal punto di vista psicologico e accademico, caratterizzato da sovraccarico mentale durante il mio percorso universitario.
Ho avuto due episodi isolati di crisi psichiatrica, in cui ho sperimentato una forte sensazione di minaccia e pericolo, con distorsioni del pensiero (interpretazioni distorte della realtà).
A seguito di questi episodi, mia madre mi ha portato da uno psichiatra, il quale ha prescritto (Paliperidone) senza fornire una diagnosi chiara e senza spiegarmi in modo dettagliato la causa.
Dopo 3anni di trattamento, mi chiedo se questa terapia sia ancora adeguata e se non sia opportuno rivedere il piano terapeutico.
Mi sembra eccessivo mantenere un antipsicotico per un periodo così prolungato, considerando:
Gli episodi psicotici sono stati limitati a due eventi singoli e non si sono più ripetuti in contesti di vita sereni e stabili.
Non ho mai avuto una diagnosi chiara
Non mi è stata proposta una terapia di transizione per valutare un graduale distacco dal farmaco.
Il mio psichiatra parla di guarigione, ma senza prospettare un protocollo per la sospensione del trattamento o un programma di riabilitazione psichiatrica che permetta una graduale indipendenza dal farmaco.
Le sue indicazioni mi sembrano poco programmate e non basate su una strategia clinica ben definita.
A livello sintomatico, Invega mi provoca una costante sensazione di ottundimento mentale.
Nonostante il mio stato attuale sia assolutamente stabile e funzionale, la terapia sta impattando negativamente sulla mia qualità della vita, con effetti collaterali che ritengo invalidanti nel lungo termine.
Ritengo che ogni trattamento farmacologico debba essere proporzionato alla necessità clinica, e nel mio caso non vi sono più episodi attivi di psicosi da diversi anni.
Se fosse stato considerato un rischio reale e costante, mi avrebbero sottoposta a un TSO, cosa che non è avvenuta, il che suggerisce che la mia condizione non richiede necessariamente una terapia farmacologica prolungata senza un adeguato piano di dismissione.
Chiedo cortesemente un parere da parte vostra in merito ai seguenti aspetti:
1.
È clinicamente corretto mantenere Invega per tre anni senza una diagnosi precisa e senza episodi ricorrenti?
2.
Quali protocolli sono generalmente seguiti per una sospensione graduale di un antipsicotico nei pazienti con un decorso positivo della patologia?
3.
Quali alternative terapeutiche potrebbero essere prese in considerazione per evitare gli effetti collaterali che sto riscontrando?
4.
Esistono linee guida che tutelino il paziente da trattamenti farmacologici non più necessari?
Ritengo importante ricevere un consulto che mi aiuti a comprendere se e come sia possibile ridurre o sospendere la terapia, senza incorrere in rischi, ma garantendo un equilibrio tra necessità clinica e qualità della vita.
Ringrazio anticipatamente per il tempo e la disponibilità.
Ho 26 anni e in passato ho affrontato un periodo difficile dal punto di vista psicologico e accademico, caratterizzato da sovraccarico mentale durante il mio percorso universitario.
Ho avuto due episodi isolati di crisi psichiatrica, in cui ho sperimentato una forte sensazione di minaccia e pericolo, con distorsioni del pensiero (interpretazioni distorte della realtà).
A seguito di questi episodi, mia madre mi ha portato da uno psichiatra, il quale ha prescritto (Paliperidone) senza fornire una diagnosi chiara e senza spiegarmi in modo dettagliato la causa.
Dopo 3anni di trattamento, mi chiedo se questa terapia sia ancora adeguata e se non sia opportuno rivedere il piano terapeutico.
Mi sembra eccessivo mantenere un antipsicotico per un periodo così prolungato, considerando:
Gli episodi psicotici sono stati limitati a due eventi singoli e non si sono più ripetuti in contesti di vita sereni e stabili.
Non ho mai avuto una diagnosi chiara
Non mi è stata proposta una terapia di transizione per valutare un graduale distacco dal farmaco.
Il mio psichiatra parla di guarigione, ma senza prospettare un protocollo per la sospensione del trattamento o un programma di riabilitazione psichiatrica che permetta una graduale indipendenza dal farmaco.
Le sue indicazioni mi sembrano poco programmate e non basate su una strategia clinica ben definita.
A livello sintomatico, Invega mi provoca una costante sensazione di ottundimento mentale.
Nonostante il mio stato attuale sia assolutamente stabile e funzionale, la terapia sta impattando negativamente sulla mia qualità della vita, con effetti collaterali che ritengo invalidanti nel lungo termine.
Ritengo che ogni trattamento farmacologico debba essere proporzionato alla necessità clinica, e nel mio caso non vi sono più episodi attivi di psicosi da diversi anni.
Se fosse stato considerato un rischio reale e costante, mi avrebbero sottoposta a un TSO, cosa che non è avvenuta, il che suggerisce che la mia condizione non richiede necessariamente una terapia farmacologica prolungata senza un adeguato piano di dismissione.
Chiedo cortesemente un parere da parte vostra in merito ai seguenti aspetti:
1.
È clinicamente corretto mantenere Invega per tre anni senza una diagnosi precisa e senza episodi ricorrenti?
2.
Quali protocolli sono generalmente seguiti per una sospensione graduale di un antipsicotico nei pazienti con un decorso positivo della patologia?
3.
Quali alternative terapeutiche potrebbero essere prese in considerazione per evitare gli effetti collaterali che sto riscontrando?
4.
Esistono linee guida che tutelino il paziente da trattamenti farmacologici non più necessari?
Ritengo importante ricevere un consulto che mi aiuti a comprendere se e come sia possibile ridurre o sospendere la terapia, senza incorrere in rischi, ma garantendo un equilibrio tra necessità clinica e qualità della vita.
Ringrazio anticipatamente per il tempo e la disponibilità.
L'andamento della terapia viene stabilita dal suo psichiatra prescrittore che la visita direttamente.
Può stabilire un periodi tempo limitato o meno per l'assunzione della terapia secondo quelle che sono le indicazioni specifiche per l'utilizzo del farmaco.
La modalità di sospensione/riduzione/variazione/sostituzione della terapia può essere stabilita in accordo con il suo psichiatra e non in questa sede.
Può stabilire un periodi tempo limitato o meno per l'assunzione della terapia secondo quelle che sono le indicazioni specifiche per l'utilizzo del farmaco.
La modalità di sospensione/riduzione/variazione/sostituzione della terapia può essere stabilita in accordo con il suo psichiatra e non in questa sede.
https://wa.me/390698234174
https://t.me/FSRuggiero_psichiatra
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 142 visite dal 26/01/2025.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.