Distinguere la patologia dagli effetti collaterali

Gentili dottori,

soffro di ansia e attacchi di panico e, come detto dallo psichiatra di riferimento, ho dei tratti ossessivi.

Come già scritto altrove, dopo 6/7 anni di terapia con Venlafaxina (generico) rp a 75 mg/die, che ha dato ottimi risultati, decido, di concerto con gli specialisti, di interrompere gradualmente la terapia.
Dopo 2 mesi ricompaiono i sintomi amplificati, stavolta con una significativa ripercussione sull'umore...
Decidiamo quindi di riprendere la terapia dapprima con Paroxetina (15 mg), che non ha dato alcun risultato, e poi con l'Efexor (originale) dapprima a 37, 5 mg, poi 75 mg, fino 150 mg.

La risposta è stata positiva sull'ansia, ma solo parziale sull'umore.

Lo psichiatra, parlandomi non di depressione ma di anedonia dovuta al farmaco, ha deciso di ridurne la dose a 112, 5 mg, visto che questo effetto sarebbe dose-dipendente (dose attuale che assumo da ormai due mesi).
Da una decina di giorni circa, però, la situazione è nuovamente peggiorata: calo della libido, emozioni ovattate (positive e negative), demotivazione generale.
Tutto ciò che prima era fonte di gioia, ora mi è piuttosto indifferente, il che mi getta in uno stato di ansia e disperazione.


Io non sono convinto che la causa del malessere attuale sia iatrogena, ma piuttosto ancora psicologica.

Fermo restando che vedrò lo psichiatra per un nuovo consulto la prossima settimana, vi chiedo se sia possibile distinguere tra le due possibilità, al fine di intervenire in maniera più mirata ed efficace.


Grazie e buon lavoro.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.5k 1k
Dipende dalla visita strutturata cui viene sottoposto in cui è possibile valutare effettivamente la differenza tra i due stati

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