Estrema preoccupazione
Salve, vi scrivo perché sono estremamente preoccupato.
Ho seguito delle cure per un disturbo bipolare NAS.
Sto cercando lavoro e stavo studiando per dei concorsi ma mi sono completamente bloccato.
Ho 29 anni.
Ho richiesto una pensione di invalidità ma non mi sono recato a visita.
Mi sembra di star comprimendo la mia progettualità lavorativa per evitare di oppormi alle cure e in parte al sistema psichiatrico tant'è che vorrei farmi ricoverare fino alla vecchiaia in una struttura socio-assistenziale.
Quello che riconosco è che intraprendere qualsiasi tipo di progettualità lavorativa per me è come oppormi alla malattia (credo sia un processo che voi conosciate, quello del procedere di una malattia e della controspinta del paziente).
Praticamente io non sto facendo nulla perché pretenderei di avere una progettualità lavorativa ma al contempo non avere alcuna reazione istintiva, alcun comportamento discutibile (che potrebbe essere un tratto del disturbo), compensato o scompensato che sia, perché una cosa a cui tengo molto è la mia condotta.
Analogamente non mi sono ancora recato in CML per la patente proprio per non discutere coi medici perché non posso ottenere il rinnovo ordinario.
Vedo come unica soluzione quello di starmene buono a seguire la terapia in una struttura, che sarebbe anche nel mio paese.
Vi rivelo che in parte è la coscienza del disturbo che mi farebbe fare una scelta del genere e che in parte è la situazione in cui mi sono messo a livello burocratico (mi riferisco al fatto che il mio medico di base abbia in cartella clinica il disturbo, quindi io debba pensarci e che quindi questa scelta è data anche dal confrontarmi con realtà e che per il rinnovo patente dovrei nuovamente confrontarmi con medici per avere il rinnovo patente.
So che sono drastico ma davvero non ce la faccio più.
Preferirei di più affrontare la vita in una struttura socio-assistenziale che questa (ecco, credo che questo faccia comprendere quanto sia pesante questa situazione per me, cioè, piuttosto che confrontarmi con la realtà della malattia mentale a livello giuridico e sociale all'esterno, con i rischi che corro, decidere di vivere una condizione comunitaria a vita.
Ho paura di questa malattia nel rapporto che ha con l'esterno, data anche la sua ufficialità che impatta molto.
Troppa.
Ormai mi sono messo in questa situazione e non so come risolverla.
I miei famigliari mi spingono a fare falso per il rinnovo patente e ad andare a lavorare.
Io sono d'accordo con il lavoro ma non vedo una soluzione per la patente.
Mi sento impotente ma sono paziente e calmo.
Dal canto mio dovrei solo mettermi in una prospettiva comunitaria, che nella struttura del mio paese non mi viene così difficile.
Ho seguito delle cure per un disturbo bipolare NAS.
Sto cercando lavoro e stavo studiando per dei concorsi ma mi sono completamente bloccato.
Ho 29 anni.
Ho richiesto una pensione di invalidità ma non mi sono recato a visita.
Mi sembra di star comprimendo la mia progettualità lavorativa per evitare di oppormi alle cure e in parte al sistema psichiatrico tant'è che vorrei farmi ricoverare fino alla vecchiaia in una struttura socio-assistenziale.
Quello che riconosco è che intraprendere qualsiasi tipo di progettualità lavorativa per me è come oppormi alla malattia (credo sia un processo che voi conosciate, quello del procedere di una malattia e della controspinta del paziente).
Praticamente io non sto facendo nulla perché pretenderei di avere una progettualità lavorativa ma al contempo non avere alcuna reazione istintiva, alcun comportamento discutibile (che potrebbe essere un tratto del disturbo), compensato o scompensato che sia, perché una cosa a cui tengo molto è la mia condotta.
Analogamente non mi sono ancora recato in CML per la patente proprio per non discutere coi medici perché non posso ottenere il rinnovo ordinario.
Vedo come unica soluzione quello di starmene buono a seguire la terapia in una struttura, che sarebbe anche nel mio paese.
Vi rivelo che in parte è la coscienza del disturbo che mi farebbe fare una scelta del genere e che in parte è la situazione in cui mi sono messo a livello burocratico (mi riferisco al fatto che il mio medico di base abbia in cartella clinica il disturbo, quindi io debba pensarci e che quindi questa scelta è data anche dal confrontarmi con realtà e che per il rinnovo patente dovrei nuovamente confrontarmi con medici per avere il rinnovo patente.
So che sono drastico ma davvero non ce la faccio più.
Preferirei di più affrontare la vita in una struttura socio-assistenziale che questa (ecco, credo che questo faccia comprendere quanto sia pesante questa situazione per me, cioè, piuttosto che confrontarmi con la realtà della malattia mentale a livello giuridico e sociale all'esterno, con i rischi che corro, decidere di vivere una condizione comunitaria a vita.
Ho paura di questa malattia nel rapporto che ha con l'esterno, data anche la sua ufficialità che impatta molto.
Troppa.
Ormai mi sono messo in questa situazione e non so come risolverla.
I miei famigliari mi spingono a fare falso per il rinnovo patente e ad andare a lavorare.
Io sono d'accordo con il lavoro ma non vedo una soluzione per la patente.
Mi sento impotente ma sono paziente e calmo.
Dal canto mio dovrei solo mettermi in una prospettiva comunitaria, che nella struttura del mio paese non mi viene così difficile.
[#1]
Il suo psichiatra in merito a queste considerazioni cosa dice?
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Utente
A breve ci andrò, ma io guardi...ho perso le speranze sul fatto che si possa ragionare su delle considerazioni che onestamente ritengo presentino una certa complessità, intendo complessità di tutta la questione (dagli aspetti giuridici e sociali, al senso pratico della persona che non sa come fare). Lei crede che una struttura socio-assistenziale possa accogliermi a vita? Mi sembra l'unica soluzione possibile.
[#3]
Utente
Lo so, è una scelta a cui devo pensare bene, ma io ho troppa paura. Ho paura perché la questione riguarda anche la protezione sociale e il mio status, può immaginare lo stato emotivo di una persona che non ha un lavoro, non ha una patente perché è entrato in cura psichiatrica e in qualche modo sta cercando degli escamoutage per non vedere la realtà (es. evitamento del rinnovo patente in CML) non è di certo proprio una garanzia rispetto alla cosa. Nel contesto esterno sto mantenendo tanta pazienza ma so che la vita in una comunità psichiatrica sarebbe a favore della mia protezione, che onestamente è l'unica cosa che mi interessa date le circostanze. Ora, io so bene che c'è tutto un percorso di cura che si fa nelle comunità, dove si valutano progressi ecc. e che non vige una logica manicomiale ma io credo che il mio caso sia un po' diverso e che vada aiutato. Questa struttura socio-assistenziale nel mio paese sarebbe una soluzione. So che è dura mettersi nella mentalità di un internamento a vita però tutto sommato la struttura è nel mio paese, ci lavora gente del mio paese (credo sarei accolto abbastanza bene). Perché non dovrei accettare che la mia storia è stata questa? Mi abituerei. Eviterei onestamente tutto il processo che dal TSO porta alla comunità andandoci volontariamente.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 240 visite dal 17/11/2024.
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