Disturbo di personalità?
Buongiorno,
vi contatto per avere un parere riguardo a mia moglie, 31 anni, alla quale è stata diagnosticata la sclerosi multipla nel 2018 e che attualmente è in terapia con teriflunomide.
Inoltre, soffre da circa 20 anni di disturbo depressivo maggiore e segue una terapia con psicofarmaci prescritta da uno specialista, recentemente aumentata nelle dosi.
La terapia attuale è la seguente:
Mattina: 1 Efexor 150 mg + 1 Efexor 75 mg + 1 Pasaden 0.5 mg
Pomeriggio: 1 Cymbalta 60 mg + 1 Pasaden 0.5 mg
Sera: 1 Pasaden 0.5 mg
Il motivo del mio messaggio riguarda il suo stato emotivo e relazionale.
Negli ultimi anni, mia moglie ha iniziato ad avere crescenti difficoltà nei rapporti sociali, mostrando una forte diffidenza verso molte persone, tanto da credere che molte delle cose pubblicate sui social media siano attacchi o critiche velate rivolte a lei.
Purtroppo, ha effettivamente subito comportamenti negativi da parte di alcune persone, che hanno contribuito ad aumentare la sua insicurezza e stress.
Questa situazione ha un impatto significativo sulla sua energia, sia fisica che mentale, già compromessa dalla patologia neurologica.
Spesso, quando si trova in una fase di particolare esaurimento emotivo, esprime la sua insofferenza anche verso i familiari più vicini, come me e sua madre.
Nonostante il nostro impegno nell’aiutarla, ci rendiamo conto che la situazione è complessa e che il nostro supporto non sempre è sufficiente o adeguato, in quanto vorrebbe che la proteggessimo più possibile dagli atteggiamenti tossici di queste persone; in buona sostanza si sente da sola e che combatte la sua vita da sola.
Ci sorge quindi il dubbio che possa trattarsi di un disturbo paranoide di personalità, anche se nessuno degli specialisti che l’hanno seguita finora ha mai diagnosticato questa condizione.
Tuttavia, notiamo che i suoi comportamenti e pensieri, specialmente la tendenza a pensare che molte persone la critichino o abbiano atteggiamenti ostili verso di lei, sembrano intensificarsi e interferire sempre più con la sua qualità di vita.
Inoltre, non riesce più a pensare ad altro perché ha sempre in mano il telefono per vedere cosa postano queste persone.
Come possiamo comportarci per supportarla adeguatamente?
In particolare, vorremmo capire come possiamo aiutarla a gestire queste percezioni negative e se esiste un approccio o un percorso consigliato per affrontare eventuali sintomi di paranoia o diffidenza eccessiva, ma senza farle capire che il problema è lei, perché quando cerchiamo di farle capire qualcosa, lei conclude che pensiamo sia lei la pazza.
Al momento non vuole nemmeno sentir parlare di psicoterapia.
Lo psichiatra curante le ha recentemente consigliato di allontanarsi dalle persone che le provocano stress e persino di trasferirsi altrove per distaccarsi dal passato, poiché molti dei suoi attuali problemi derivano da episodi e relazioni difficili vissuti fin dall’adolescenza.
Ringrazio anticipatamente per il vostro prezioso parere.
vi contatto per avere un parere riguardo a mia moglie, 31 anni, alla quale è stata diagnosticata la sclerosi multipla nel 2018 e che attualmente è in terapia con teriflunomide.
Inoltre, soffre da circa 20 anni di disturbo depressivo maggiore e segue una terapia con psicofarmaci prescritta da uno specialista, recentemente aumentata nelle dosi.
La terapia attuale è la seguente:
Mattina: 1 Efexor 150 mg + 1 Efexor 75 mg + 1 Pasaden 0.5 mg
Pomeriggio: 1 Cymbalta 60 mg + 1 Pasaden 0.5 mg
Sera: 1 Pasaden 0.5 mg
Il motivo del mio messaggio riguarda il suo stato emotivo e relazionale.
Negli ultimi anni, mia moglie ha iniziato ad avere crescenti difficoltà nei rapporti sociali, mostrando una forte diffidenza verso molte persone, tanto da credere che molte delle cose pubblicate sui social media siano attacchi o critiche velate rivolte a lei.
Purtroppo, ha effettivamente subito comportamenti negativi da parte di alcune persone, che hanno contribuito ad aumentare la sua insicurezza e stress.
Questa situazione ha un impatto significativo sulla sua energia, sia fisica che mentale, già compromessa dalla patologia neurologica.
Spesso, quando si trova in una fase di particolare esaurimento emotivo, esprime la sua insofferenza anche verso i familiari più vicini, come me e sua madre.
Nonostante il nostro impegno nell’aiutarla, ci rendiamo conto che la situazione è complessa e che il nostro supporto non sempre è sufficiente o adeguato, in quanto vorrebbe che la proteggessimo più possibile dagli atteggiamenti tossici di queste persone; in buona sostanza si sente da sola e che combatte la sua vita da sola.
Ci sorge quindi il dubbio che possa trattarsi di un disturbo paranoide di personalità, anche se nessuno degli specialisti che l’hanno seguita finora ha mai diagnosticato questa condizione.
Tuttavia, notiamo che i suoi comportamenti e pensieri, specialmente la tendenza a pensare che molte persone la critichino o abbiano atteggiamenti ostili verso di lei, sembrano intensificarsi e interferire sempre più con la sua qualità di vita.
Inoltre, non riesce più a pensare ad altro perché ha sempre in mano il telefono per vedere cosa postano queste persone.
Come possiamo comportarci per supportarla adeguatamente?
In particolare, vorremmo capire come possiamo aiutarla a gestire queste percezioni negative e se esiste un approccio o un percorso consigliato per affrontare eventuali sintomi di paranoia o diffidenza eccessiva, ma senza farle capire che il problema è lei, perché quando cerchiamo di farle capire qualcosa, lei conclude che pensiamo sia lei la pazza.
Al momento non vuole nemmeno sentir parlare di psicoterapia.
Lo psichiatra curante le ha recentemente consigliato di allontanarsi dalle persone che le provocano stress e persino di trasferirsi altrove per distaccarsi dal passato, poiché molti dei suoi attuali problemi derivano da episodi e relazioni difficili vissuti fin dall’adolescenza.
Ringrazio anticipatamente per il vostro prezioso parere.
[#1]
L’allontanamento sarebbe un nuovo tipo di terapia inattuabile pur di dire qualcosa.
Va capito se il disturbo può essere secondario sia alla malattia che alla terapia e poi va introdotta una terapia adatta alla sintomatologia
Va capito se il disturbo può essere secondario sia alla malattia che alla terapia e poi va introdotta una terapia adatta alla sintomatologia
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#3]
La sclerosi.
In ogni caso se viene inculcata una possibilità è ovvio che essa diventa perseguibile come una soluzione magica.
Intanto andrebbe fatta una buona diagnosi differenziale e poi i sintomi andranno trattati
In ogni caso se viene inculcata una possibilità è ovvio che essa diventa perseguibile come una soluzione magica.
Intanto andrebbe fatta una buona diagnosi differenziale e poi i sintomi andranno trattati
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#5]
Non è condivisibile che la soluzione sia andare via.
Poi per il resto dovrebbero avere gli strumenti per gestire la sintomatologia in tutti gli aspetti
Poi per il resto dovrebbero avere gli strumenti per gestire la sintomatologia in tutti gli aspetti
https://wa.me/3908251881139
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Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 213 visite dal 06/11/2024.
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