Perché non riesco a trovare una cura?
Attualmente assumo Depakin 500 mattina e 500 la sera, Latuda 37mg mattina e 37mga sera, zolpidem 10mg la sera, pregabalin 75mg la sera.
Premetto che in passato mi è stato diagnosticato un disturbo borderline anche se adesso mi hanno detto che in realtà non rientro pienamente nel disturbo.
Nonostante la terapia farmacologica e psicologica continuo a stare male, ad avere anche momenti buoni ma piucchealtro brutti momenti.
In passato ho sofferto di anoressia grave e adesso ho una ricaduta anche da questo punto di vista ma io la vedo solo come un riflesso di un malessere non curato.
Mi sembra che non capiscano quanto sto male perché spesso poi vado agli appuntamenti molto curata fisicamente e a me fa arrabbiare perché si allertano solo quando ho di nuovo degli episodi sporadici di autolesionismo.
L ultimo atto è stato importante, infatti ho perso tantissimo sangue e mi hanno anche dovuto mettere 6 punti di sutura alle ferite e non mi hanno ricoverata (questo anche per una mia resistenza ma potevano insistere per il mio bene) Comunque, nonostante questo, nonostante avessi pensieri di morte, nonostante continuo ad averli spesso durante le mie giornate insieme ai cambiamenti di umore non mi sento presa sul serio.
Le chiamano malattie silenti, ma i medici psichiatri e psicologi dovrebbero accorgersi del malessere profondo che provo e a me non sembra sia così.
La mia parte sana vorrebbe essere aiutata perché sento che se continuo così o impazzirò o andrò verso la morte prima o poi, dato che ho tentato anche più volte di farlo.
Premetto che in passato mi è stato diagnosticato un disturbo borderline anche se adesso mi hanno detto che in realtà non rientro pienamente nel disturbo.
Nonostante la terapia farmacologica e psicologica continuo a stare male, ad avere anche momenti buoni ma piucchealtro brutti momenti.
In passato ho sofferto di anoressia grave e adesso ho una ricaduta anche da questo punto di vista ma io la vedo solo come un riflesso di un malessere non curato.
Mi sembra che non capiscano quanto sto male perché spesso poi vado agli appuntamenti molto curata fisicamente e a me fa arrabbiare perché si allertano solo quando ho di nuovo degli episodi sporadici di autolesionismo.
L ultimo atto è stato importante, infatti ho perso tantissimo sangue e mi hanno anche dovuto mettere 6 punti di sutura alle ferite e non mi hanno ricoverata (questo anche per una mia resistenza ma potevano insistere per il mio bene) Comunque, nonostante questo, nonostante avessi pensieri di morte, nonostante continuo ad averli spesso durante le mie giornate insieme ai cambiamenti di umore non mi sento presa sul serio.
Le chiamano malattie silenti, ma i medici psichiatri e psicologi dovrebbero accorgersi del malessere profondo che provo e a me non sembra sia così.
La mia parte sana vorrebbe essere aiutata perché sento che se continuo così o impazzirò o andrò verso la morte prima o poi, dato che ho tentato anche più volte di farlo.
[#1]
" (questo anche per una mia resistenza ma potevano insistere per il mio bene) "
Questa è un po' un'assurdità, abbia pazienza. Esistono certamente i ricoveri coatti, ma quando c'è un certo tipo di rischio. Questa modalità di rapporto in cui le persone intervengono su un allarme e lo fanno rientrare, sono disponibili a trattenerla, lei si esprime contrariamente e dovrebbero forzarla.... non è realistica come prospettiva (allora secondo questa ipotesi lei poi potrebbe dire che l'hanno indotta restare contro la sua volontà, oppure che l'hanno convinta a non rimanere anche se in fondo voleva, insomma somiglia più alla modalità borderline di tipo oppositivo-provocatorio che non ad altro).
Capisco quel che vuol dire: che si potrebbe agire in senso preventivo anziché andare ogni volta sul fatto acuto, ma senza cambiare nulla di sostanziale. Non so se però a seguito degli episodi le abbiano poi aggiustato la cura alla ricerca di un migliore equilibrio.
Quanto alla diagnosi: se non rientra nella diagnosi, allora la cura su cosa è pensata ? O non è l'unica diagnosi (ad esempio disturbo bipolare ?) oppure comunque sarà una forma non classificabile come tipo ma che sia espressa come gravità... mi parrebbe di si.
Questa è un po' un'assurdità, abbia pazienza. Esistono certamente i ricoveri coatti, ma quando c'è un certo tipo di rischio. Questa modalità di rapporto in cui le persone intervengono su un allarme e lo fanno rientrare, sono disponibili a trattenerla, lei si esprime contrariamente e dovrebbero forzarla.... non è realistica come prospettiva (allora secondo questa ipotesi lei poi potrebbe dire che l'hanno indotta restare contro la sua volontà, oppure che l'hanno convinta a non rimanere anche se in fondo voleva, insomma somiglia più alla modalità borderline di tipo oppositivo-provocatorio che non ad altro).
Capisco quel che vuol dire: che si potrebbe agire in senso preventivo anziché andare ogni volta sul fatto acuto, ma senza cambiare nulla di sostanziale. Non so se però a seguito degli episodi le abbiano poi aggiustato la cura alla ricerca di un migliore equilibrio.
Quanto alla diagnosi: se non rientra nella diagnosi, allora la cura su cosa è pensata ? O non è l'unica diagnosi (ad esempio disturbo bipolare ?) oppure comunque sarà una forma non classificabile come tipo ma che sia espressa come gravità... mi parrebbe di si.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Non ho un disturbo bipolare, rientro solo nel cluster B dei disturbi di personalità, ma diciamo che 1 anno e mezzo fa era molto ma molto più grave ed ero fissa ricoverata in ospedale per i tentativi suicidari e di autolesionismo.
Adesso che le manifestazioni sono più sporadiche mi dicono che non è più grave e che non ho neanche un disturbo pieno borderline.
A me sembra assurdo che ci si debba accordere del malessere di una persona solo quando fa gli atti.
La cura me l hanno cambiata togliendomi l antidepressivo e aumentandomi il latuda, ma i problemi ci sono sempre e si, si dovrebbe intervenire prima non quando si acutizzano i sintomi perché poi basta una volta per rimanerci.
Adesso che le manifestazioni sono più sporadiche mi dicono che non è più grave e che non ho neanche un disturbo pieno borderline.
A me sembra assurdo che ci si debba accordere del malessere di una persona solo quando fa gli atti.
La cura me l hanno cambiata togliendomi l antidepressivo e aumentandomi il latuda, ma i problemi ci sono sempre e si, si dovrebbe intervenire prima non quando si acutizzano i sintomi perché poi basta una volta per rimanerci.
[#3]
"Non ho un disturbo bipolare, rientro solo nel cluster B dei disturbi di personalità,"
Possono essere la stessa cosa.
"A me sembra assurdo che ci si debba accordere del malessere di una persona solo quando fa gli atti." Non è detto che prima vi siano segni. Soprattutto, il problema è che si tende a renderli visibili in questo modo: si ricordi che il modo in cui ci si rende visibili agli altri condiziona poi le reazioni. Ora, in alcuni casi il problema comprende anche la tendenza a cercare la reazione degli altri in maniera che poi non funziona, perché non si ottiene quello che si vorrebbe, ma il suo esatto contrario. Quindi questi comportamenti ad esempio, può darsi che esprimano una richiesta di aiuto, ma il motivo per cui si cerca di evitarli non è solo il rischio immediato, ma anche il fatto che poi non tendono a innescare reazioni di aiuto, e quando accade questo spesso genera un peggioramento dei gesti autolesivi proprio perché vengono rinforzati, e non placati.
Quindi non deve stupirsi che la risposta sia diretta verso il gesto. Anzi questo dovrebbe essere motivo di presa di coscienza che, se deve chiedere aiuto, ci sono modi in cui farlo che probabilmente, prima del gesto, possono ottenere risposte migliori. Se invece uno si orienta verso la risposta d'allarme al gesto pericoloso, beh questa non è una via che porta in genere a una "composizione" del problema.
Possono essere la stessa cosa.
"A me sembra assurdo che ci si debba accordere del malessere di una persona solo quando fa gli atti." Non è detto che prima vi siano segni. Soprattutto, il problema è che si tende a renderli visibili in questo modo: si ricordi che il modo in cui ci si rende visibili agli altri condiziona poi le reazioni. Ora, in alcuni casi il problema comprende anche la tendenza a cercare la reazione degli altri in maniera che poi non funziona, perché non si ottiene quello che si vorrebbe, ma il suo esatto contrario. Quindi questi comportamenti ad esempio, può darsi che esprimano una richiesta di aiuto, ma il motivo per cui si cerca di evitarli non è solo il rischio immediato, ma anche il fatto che poi non tendono a innescare reazioni di aiuto, e quando accade questo spesso genera un peggioramento dei gesti autolesivi proprio perché vengono rinforzati, e non placati.
Quindi non deve stupirsi che la risposta sia diretta verso il gesto. Anzi questo dovrebbe essere motivo di presa di coscienza che, se deve chiedere aiuto, ci sono modi in cui farlo che probabilmente, prima del gesto, possono ottenere risposte migliori. Se invece uno si orienta verso la risposta d'allarme al gesto pericoloso, beh questa non è una via che porta in genere a una "composizione" del problema.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 412 visite dal 02/10/2024.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.