Ho bisogno di vedere uno psichiatra o è tutto inutile?

Salve, scrivo a seguito di una difficoltà che mi porto dietro da anni.

Soffro da circa sette anni di disturbi alimentari, in particolare ho avuto una diagnosi di bulimia nervosa nel 2019, a sedici anni, a causa di alcune difficoltà che hanno portato i miei genitori ad affidarmi ad un centro specializzato.
La mia peculiarità, tutta via, sta nel fatto che non utilizzo il vomito autoindotto come condotta di eliminazione.
Non perché non voglia, o no mi piaccia, anzi, le poche volte che sono riuscita a vomitare per altre ragioni è stato piacevole.
Per qualche motivo, il mio corpo non è in grado di rigettare, se stimolato.
Sono arrivata al punto di provarle tutte per riuscirci, e recentemente sono finita in pronto soccorso per aver utilizzato troppo sale (con il fine di rimettere) lasciato scogliere in acqua calda, rischiando intossicazione da iodio.

Dopo una diagnosi di insulino-resistenza (che mi aveva portato al sovrappeso lo scorso anno), sto assumendo metformina (slowmet 2000 al giorno), e, restringendo con l’alimentazione, ho perso quasi 20 chili nel giro di un anno, nonostante le abbuffate.

Ad oggi alterno momenti di completa restrizione, a momenti in cui mi abbuffo con qualunque cosa (mi è capitato di ingerire cibo surgelato e scaduto), assumendo lassativi più volte a settimana e facendo allenamento quando il mio umore me lo permette.

Ho fatto psicoterapia per molti anni, senza successo, tra l’altro cambiando cinque terapeuti.
Ho visto anche un paio di psichiatri: il primo non era ben disposto, data la mia età (ero minorenne all’epoca), il secondo mi ha dato l’impressione di sottovalutare il problema, affermando che le cause dei miei mali risiedessero essenzialmente nella mia assenza all’interno della vita sociale.
Anche l’ultimo terapeuta (che però mi disse che presentavo alcuni tratti del disturbo borderline senza volermi diagnosticare il disturbo) insisteva nel fatto che fossi troppo funzionale per avere qualcosa che non andasse.
Dall’esterno sembro una apposto: ho due lavori part time, voti eccellenti all’università, obiettivi abbastanza chiari.
Eppure mi sembra di vivere un’altra vita, all’interno della quale la ragazza che tutti vedono, è in realtà un essere affamato, incapace di provare qualunque tipo di piacere e di controllare i propri impulsi.
A seguito di alcune crisi nevrotiche dovute ad eventi poco piacevoli, i miei genitori mi hanno convinta di consultare un altro specialista.
Io sono molto scettica, dati i precedenti.
Ho paura che anche questa volta sminuiscano il mio dolore, che c’è, è reale, persistente e mi accompagna in ogni momento della giornata.

Le ho provate davvero tutte: dalla terapia cognitivo-comportamento alla mindfulness.
Il primo centro che mi ha seguito mi aveva persino proposto un ricovero anni fa, che non è potuto avvertire a causa di mancanza di risorse dell’ospedale e pandemia.

Per questo, mi chiedevo se sia il caso di rivolgermi ad uno specialista, oppure dovrei ancora affidarmi alla psicoterapia?
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.1k 1k 63
È utile che si rivolga ad uno psichiatra ed eventualmente sarà valutato anche un ulteriore approccio multidisciplinare

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