Derealizzazione e ansia
Buonasera
sono un ragazzo di 25 anni e sin da quando sono piccolo soffro di depersonalizzazione/derealizzazione che va e viene (il primo episodio lo ricordo intorno ai 12-13 anni). Tuttavia non ho mai parlato con un medico di questo mio malessere ne tanto meno con la mia famiglia. Col tempo ho imparato quasi a conviverci "tranquillamente" sino al punto di riuscire ad autoprovocarmi episodi di depersonalizzazione.
Premetto che sono stato sempre un soggetto caratterialmente molto sensibile e abbastanza ansioso.
Da qualche mese, tuttavia, provo uno stato continuo di forte ansia e angoscia che a volte culmina anche in brevi ma ripetuti attacchi di panico che però, più o meno, riesco a controllare (tanto che nessuno se ne è mai accorto).
Questa ansia è accompagnata sempre dalla deperson/derealizz che adesso è diventata più presente e costante (non più episodica come prima).
Tutto questo quadro psicologico è accompagnato anche da un quadro fisico che presenta credo alcune somatizzazioni derivanti da quello che adesso c'è nella mia mente: ho infatti spesso dolori al petto, cattiva digestione, nodo alla gola, debolezza e capogiri.
Inoltre spesso ho un senso di stordimento e sbandamento quasi come se fossì ubriaco.
Ho effettuato delle analisi del sangue e sono risultate nella norma.
Tutta questa situazione ovviamente ha influito notevolmente anche sul mio umore. Non riesco più ad affrontare le cose con lo stesso entusiasmo di prima(benchè comunque io NON abbia diminuito le mie attività o la mia vita sociale) e anche le attività che dovrebbero essere piacevoli (uscire con gli amici ad esempio) mi provoca ansia e quindi di conseguenza uno stato di tristezza.
A cosa può essere ricondotto questo quadro psico-fisico?
Vi ringrazio per la Vostra attenzione
sono un ragazzo di 25 anni e sin da quando sono piccolo soffro di depersonalizzazione/derealizzazione che va e viene (il primo episodio lo ricordo intorno ai 12-13 anni). Tuttavia non ho mai parlato con un medico di questo mio malessere ne tanto meno con la mia famiglia. Col tempo ho imparato quasi a conviverci "tranquillamente" sino al punto di riuscire ad autoprovocarmi episodi di depersonalizzazione.
Premetto che sono stato sempre un soggetto caratterialmente molto sensibile e abbastanza ansioso.
Da qualche mese, tuttavia, provo uno stato continuo di forte ansia e angoscia che a volte culmina anche in brevi ma ripetuti attacchi di panico che però, più o meno, riesco a controllare (tanto che nessuno se ne è mai accorto).
Questa ansia è accompagnata sempre dalla deperson/derealizz che adesso è diventata più presente e costante (non più episodica come prima).
Tutto questo quadro psicologico è accompagnato anche da un quadro fisico che presenta credo alcune somatizzazioni derivanti da quello che adesso c'è nella mia mente: ho infatti spesso dolori al petto, cattiva digestione, nodo alla gola, debolezza e capogiri.
Inoltre spesso ho un senso di stordimento e sbandamento quasi come se fossì ubriaco.
Ho effettuato delle analisi del sangue e sono risultate nella norma.
Tutta questa situazione ovviamente ha influito notevolmente anche sul mio umore. Non riesco più ad affrontare le cose con lo stesso entusiasmo di prima(benchè comunque io NON abbia diminuito le mie attività o la mia vita sociale) e anche le attività che dovrebbero essere piacevoli (uscire con gli amici ad esempio) mi provoca ansia e quindi di conseguenza uno stato di tristezza.
A cosa può essere ricondotto questo quadro psico-fisico?
Vi ringrazio per la Vostra attenzione
[#1]
Gentile utente,
dopo una lunga descrizione dei suoi sintomi conclude con una semplice domanda che trova già risposta nel suo scritto quando dice di avere determinati episodi che indica con termini tecnici ed afferma di non essere mai andato da un medico.
Chissà perché i pazienti utilizzano molti più termini tecnici di quanto farebbero i medici stessi.
Come già detto più volte, non andare dal medico e descrivere i propri eventi in questo modo può portare fuori strada chi la visiterà in quanto l'attenzione e' focalizzata solo su determinati sintomi mentre e' sempre opportuno valutare tutti gli aspetti dei suoi disturbi.
dopo una lunga descrizione dei suoi sintomi conclude con una semplice domanda che trova già risposta nel suo scritto quando dice di avere determinati episodi che indica con termini tecnici ed afferma di non essere mai andato da un medico.
Chissà perché i pazienti utilizzano molti più termini tecnici di quanto farebbero i medici stessi.
Come già detto più volte, non andare dal medico e descrivere i propri eventi in questo modo può portare fuori strada chi la visiterà in quanto l'attenzione e' focalizzata solo su determinati sintomi mentre e' sempre opportuno valutare tutti gli aspetti dei suoi disturbi.
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[#2]
Gentile utente,
alcuni suoi sintomi sono comprensibili, per altri invece utilizza un termine tecnico che ovviamente non possiamo recepire come se fosse una diagnosi medica, quindi "attacchi di panico" per esempio può volere dire attacchi di panico come no.
Perché non ne ha mai parlato con un medico ?
alcuni suoi sintomi sono comprensibili, per altri invece utilizza un termine tecnico che ovviamente non possiamo recepire come se fosse una diagnosi medica, quindi "attacchi di panico" per esempio può volere dire attacchi di panico come no.
Perché non ne ha mai parlato con un medico ?
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#3]
Ex utente
Innanzitutto grazie per le Vs risposte.
I termini tecnici che ho usato nella descrizione li ho appresi documentandomi per lungo tempo su quelli che erano i miei sintomi e anche perchè sono uno studente di psicologia.
Per derealizzazione intendo una sensazione di poca familiarità con la realtà esterna, quasi come se intorno a me tutto fosse irreale, oltre ad un senso di poca familiarità anche nei confronti dei miei familiari ad esempio, anche se so che ovviamente non è così.
La depersonalizz riguarda più o meno lo stesso aspetto, però rivolto a me stesso: sento un senso di estraneità dal mio corpo e da me stesso, quasi cose se io fossi un osservatore esterno dei miei pensieri e delle mie azioni.
Quelli che invece nella descrizione ho definito attacchi di panico, si riferiscono a momenti in cui in un certo senso tutti i sintomi che ho descritto in precedenza si intensificano per un breve periodo circoscritto: aumentano derealizz e depersonalizz, difficoltà respiratorie, senso di sbandamento, formicolio agli arti e al viso, tachicardia, dolori al petto, paura di morire.
Ho dimenticato di dirVi che la mia ansia è spesso indirizzata verso il mio stato di salute, nel senso che ho spesso paura di avere qualche malattia o di morire all'improvviso. (ovviamente durante gli attacchi di panico questa sensazione si amplifica notevolmente).
Sinceramente non so perchè non sia mai andato da un medico, forse per paura o perchè speravo che col tempo la situazione migliorasse, anche perche fino a poco tempo fa non è mai stata davvero invalidante. Tuttavia, come Vi ho spiegato, la situazione si è notevolmente accentuata e ho sentito il bisogno di parlarne con un medico. Magari proprio il fatto di restare nell'anonimato mi ha in un certo senso aiutato ad aprirmi con Voi.
Quello che vorrei sapere è se questo quadro si sintomi e di patologie (ovviamente ammettendo che quello che ho detto sia corretto) fa riferimento ad una particolare patologia più generale che racchiude questi aspetti.
Isomma, Voi che idea Vi siete fatti circa la mia situazione?
Vi prego di scusarmi se mi sono dilungato troppo, ma non è facile descrivere queste cose con poche parole.
Vi ringrazio per il Vs aiuto, questa situazione mi preoccupa molto.
I termini tecnici che ho usato nella descrizione li ho appresi documentandomi per lungo tempo su quelli che erano i miei sintomi e anche perchè sono uno studente di psicologia.
Per derealizzazione intendo una sensazione di poca familiarità con la realtà esterna, quasi come se intorno a me tutto fosse irreale, oltre ad un senso di poca familiarità anche nei confronti dei miei familiari ad esempio, anche se so che ovviamente non è così.
La depersonalizz riguarda più o meno lo stesso aspetto, però rivolto a me stesso: sento un senso di estraneità dal mio corpo e da me stesso, quasi cose se io fossi un osservatore esterno dei miei pensieri e delle mie azioni.
Quelli che invece nella descrizione ho definito attacchi di panico, si riferiscono a momenti in cui in un certo senso tutti i sintomi che ho descritto in precedenza si intensificano per un breve periodo circoscritto: aumentano derealizz e depersonalizz, difficoltà respiratorie, senso di sbandamento, formicolio agli arti e al viso, tachicardia, dolori al petto, paura di morire.
Ho dimenticato di dirVi che la mia ansia è spesso indirizzata verso il mio stato di salute, nel senso che ho spesso paura di avere qualche malattia o di morire all'improvviso. (ovviamente durante gli attacchi di panico questa sensazione si amplifica notevolmente).
Sinceramente non so perchè non sia mai andato da un medico, forse per paura o perchè speravo che col tempo la situazione migliorasse, anche perche fino a poco tempo fa non è mai stata davvero invalidante. Tuttavia, come Vi ho spiegato, la situazione si è notevolmente accentuata e ho sentito il bisogno di parlarne con un medico. Magari proprio il fatto di restare nell'anonimato mi ha in un certo senso aiutato ad aprirmi con Voi.
Quello che vorrei sapere è se questo quadro si sintomi e di patologie (ovviamente ammettendo che quello che ho detto sia corretto) fa riferimento ad una particolare patologia più generale che racchiude questi aspetti.
Isomma, Voi che idea Vi siete fatti circa la mia situazione?
Vi prego di scusarmi se mi sono dilungato troppo, ma non è facile descrivere queste cose con poche parole.
Vi ringrazio per il Vs aiuto, questa situazione mi preoccupa molto.
[#4]
Gentile utente,
se fossi in lei mi chiederei come faccio ad uscirne, piuttosto che da che cosa dipende?
Il primo passo per cercare di rimediare è rivolgersi ad uno specialista. Lasci perdere i termini tecnici e gli spieghi come si sente, che cosa prova, come si comporta, che disagi le provoc la sua situazione. E' compito dello specialista farsi unìidea della sua situazione e proporle i rimedi più efficaci.
cordiali saluti
se fossi in lei mi chiederei come faccio ad uscirne, piuttosto che da che cosa dipende?
Il primo passo per cercare di rimediare è rivolgersi ad uno specialista. Lasci perdere i termini tecnici e gli spieghi come si sente, che cosa prova, come si comporta, che disagi le provoc la sua situazione. E' compito dello specialista farsi unìidea della sua situazione e proporle i rimedi più efficaci.
cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
[#5]
Ex utente
Gentile Dr. Martiadis
La ringrazio per la Sua risposta
io so perfettamente che questo (internet in generale) non è il luogo adatto per rimediare ai miei disagi o alle mie eventuali patologie.
Ho riportato qui la mia storia esclusivamente per avere dei pareri medici e quindi per cercare di farmi un'idea su quelo che può essere il mio disturbo.
Questo non mette in dubbio il fatto che io debba andare da un medico specializzato per trovare la cura più adatta.
La ringrazio per la Sua risposta
io so perfettamente che questo (internet in generale) non è il luogo adatto per rimediare ai miei disagi o alle mie eventuali patologie.
Ho riportato qui la mia storia esclusivamente per avere dei pareri medici e quindi per cercare di farmi un'idea su quelo che può essere il mio disturbo.
Questo non mette in dubbio il fatto che io debba andare da un medico specializzato per trovare la cura più adatta.
[#6]
Gentile utente,
è proprio questo il punto: l'idea che lei può farsi autonomamente può essere fuorviante e confonderla. Anche quello che lei descrive può essere inficiato da quello che ha letto. L'idea deve farsela il medico che la seguirà, se deciderà di rivolgersi ad uno specialista. Anche i medici, pur conoscendo la materia ed essendo in grado di fare diagnosi e terapia, si rivolgono a colleghi per farsi curare o per far curae i propri cari, proprio perchè i preconcetti che ognuno di noi possiede possono indurci in errore.
cordiali saluti
è proprio questo il punto: l'idea che lei può farsi autonomamente può essere fuorviante e confonderla. Anche quello che lei descrive può essere inficiato da quello che ha letto. L'idea deve farsela il medico che la seguirà, se deciderà di rivolgersi ad uno specialista. Anche i medici, pur conoscendo la materia ed essendo in grado di fare diagnosi e terapia, si rivolgono a colleghi per farsi curare o per far curae i propri cari, proprio perchè i preconcetti che ognuno di noi possiede possono indurci in errore.
cordiali saluti
[#7]
Gentile utente,
L'idea che mi sono fatto per il momento è che l'aspetto più curioso è la diffidenza a farsi fare una diagnosi da un medico. Non è che essendo esperti di psicologia o anche psichiatri ci si possa fare autodiagnosi.
I sintomi in questione sono condivisi da diverse sindromi, non esiste soltanto la sindrome corrispondente al sintomo (derealizzazione non significa disturbo da derealizzazione).
Quindi resta valida l'idea di farsi visitare.
L'idea che mi sono fatto per il momento è che l'aspetto più curioso è la diffidenza a farsi fare una diagnosi da un medico. Non è che essendo esperti di psicologia o anche psichiatri ci si possa fare autodiagnosi.
I sintomi in questione sono condivisi da diverse sindromi, non esiste soltanto la sindrome corrispondente al sintomo (derealizzazione non significa disturbo da derealizzazione).
Quindi resta valida l'idea di farsi visitare.
[#8]
Ex utente
Lungi da me farmi un autodiagnosi!
Ho detto di essere studente di picologia solo per spiegare in parte le mie conoscenze riguardanti alcuni termini tecnici.
Inoltre, circa la diffidenza nel farmi fare una diagnosi da un medico, credo si tratti più di timore che di diffidenza. Andare da un medico significherebbe ammettere di avere un disturbo, e con problemi di questo tipo credo non sia mai facile. E' per lo stesso motivo che non ne ho mai parlato con nessun'altra persona.
Il fatto di aver scritto qui dei miei problemi lo considero un percorso di avvicinamento ad una visita vera e propria.
Forse, inconsciamente, da Voi mi sarei aspettato che gradualmente mi avreste preparato a quello che un medico in "carne ed ossa" mi potrebbe dire dopo una visita e che evidentemente io ho paura di sapere.
Ho detto di essere studente di picologia solo per spiegare in parte le mie conoscenze riguardanti alcuni termini tecnici.
Inoltre, circa la diffidenza nel farmi fare una diagnosi da un medico, credo si tratti più di timore che di diffidenza. Andare da un medico significherebbe ammettere di avere un disturbo, e con problemi di questo tipo credo non sia mai facile. E' per lo stesso motivo che non ne ho mai parlato con nessun'altra persona.
Il fatto di aver scritto qui dei miei problemi lo considero un percorso di avvicinamento ad una visita vera e propria.
Forse, inconsciamente, da Voi mi sarei aspettato che gradualmente mi avreste preparato a quello che un medico in "carne ed ossa" mi potrebbe dire dopo una visita e che evidentemente io ho paura di sapere.
[#9]
Gentile utente,
E' lei che riferisce di avere dei sintomi, e il medico le fa una diagnosi. Il paziente non "ammette di avere un disturbo", non si tratta di qualcosa da nascondere che non esiste finché non è etichettato con una diagnosi. Esiste lo stesso, soltanto che lei ne ignora la natura.
Un medico in carne e ossa le fa domande specifiche riguardanti i suoi sintomi, la sua condizione medica, la storia familiare psicopatologica, e altri aspetti che servono per comprendere il tipo di problema. Di fatto è un colloquio che comprende anche una visita su segni obiettivi (vedere come parla, il modo in cui si esprime etc).
E' lei che riferisce di avere dei sintomi, e il medico le fa una diagnosi. Il paziente non "ammette di avere un disturbo", non si tratta di qualcosa da nascondere che non esiste finché non è etichettato con una diagnosi. Esiste lo stesso, soltanto che lei ne ignora la natura.
Un medico in carne e ossa le fa domande specifiche riguardanti i suoi sintomi, la sua condizione medica, la storia familiare psicopatologica, e altri aspetti che servono per comprendere il tipo di problema. Di fatto è un colloquio che comprende anche una visita su segni obiettivi (vedere come parla, il modo in cui si esprime etc).
[#16]
La diagnosi è un po' ridondante, nel senso che ansia non corrisponde a nessun disturbo, è un sintomo generico, le altre due parti sono coerenti con la cura che poi è stata data.
In ogni caso avevamo detto psichiatra, non è che sia un ordine, era un consiglio che aveva chiesto Lei.
In ogni caso avevamo detto psichiatra, non è che sia un ordine, era un consiglio che aveva chiesto Lei.
Questo consulto ha ricevuto 17 risposte e 7.2k visite dal 24/09/2009.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.