Nuovo ciclo di efexor

Buonasera a tutti.

Sono un uomo di 36 anni, sin dalla tenera età con problemi di ansia, talvolta sfociati in attacchi di panico. Una diagnosi vera e propria non mi è mai stata fornita, se non di disturbo d'ansia con tratti ossessivi (ma senza DOC).
Dopo plurime psicoterapie (mai però di tipo cognitivo-comportamentale), una psicoterapeuta mi suggerisce di ricorrere ad una terapia farmacologica, vista la gravità dei sintomi.

Dopo un'inutile terapia a base di Xanax protrattasi per un anno e prescrittami da una psichiatra a cui mi ero inizialmente rivolto, essendo nel frattempo subentrata anche una depressione reattiva dovuta ad alcuni blocchi personali, mi viene prescritta la Venlafaxina 0, 75 mg, che indubbiamente risolve sia quei picchi di ansia, accompagnati da depersonalizzazione e derealizzazione, sia la componente depressiva, pur rimanendo una base ansiosa evidentemente caratteriale e mai del tutto risolta nonostante gli svariati percorsi psicoterapici.
Dopo 6 anni di terapia a dose indicata, sia la nuova psichiatra sia la psicoterapeuta a indirizzo psicodinamico mi propongono di scalare il farmaco fino a dismetterlo.
Io acconsento, ma dopo circa un mese e mezzo mi scoppia un fortissimo attacco di panico, a cui ne seguono altri intervallati da una fastidiosissima ansia anticipatoria, che mina pesantemente le mie prestazioni lavorative e le mie relazioni sociali.

Ricontatto la nuova psichiatra a cui chiedo (oggi dico, sbagliando) di provare una molecola differente, che magari mi faccia stare ancora meglio di quanto stessi quando assumevo la Venlafaxina.
Mi prescrive allora il Daparox: dopo una settimana di 2, poi 3 e infine 5 gtt/die, arriviamo rapidamente a 15 gtt/die, senza però che io ne tragga alcun beneficio, ma anzi si aggiunge nuovamente la deflessione del tono dell'umore.
Premetto che, documentandomi approfonditamente da buon ansioso, leggo ovunque che la dose minima efficace della Paroxetina è di 20 mg/die, mentre la psichiatra è convinta che 15 mg/die siano addirittura una dose medio-alta e sostiene esistano persone che stanno bene con 3 gtt/die a vita.


Decidiamo quindi insieme di tornare all'Efexor, dismettendo progressivamente la Paroxetina.
Dopo una settimana a 37. 5 mg e quasi 3 settimane a 75 mg, posso dire di non avere più quell'ansia invalidante; permane, invece, un fastidiosissimo senso di apatia, anedonia, che dapprima imputavo alla patologia, mentre ora, essendo venuta meno la componente ansiosa, non saprei neanche più io a cosa imputare (secondo la psichiatra è dovuto al protrarsi del malessere)

La mia domanda è: perché, non essendoci stati eventi scatenanti che potrebbero giustificare una deflessione del tono dell'umore, fino a prima di interrompere la terapia farmacologica con la Venlafaxina stavo decisamente bene con l'umore e ora che ho di nuovo reinserito la molecola in corpo questo effetto non lo avverto più?
Ci vuole più tempo perché il farmaco espleti le sue funzioni pienamente?
O sarebbe opportuno aumentare il dosaggio almeno a 150 mg? Non essendo di base una persona tendente alla depressione, non accetto la situazione e rumino ossessivamente ai miei sintomi.


Grazie, se avete avuto la pazienza di leggere fin qui.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Il dosaggio di trattamento a 75 mg e' considerato minimo e puo' non essere risolutivo.

L'utilizzo di terapia per molti anni, nonostante un benessere riferito, deve portare, nel corso dei controlli, a comprendere la necessita' di aumento che, per tale dosaggio, e' solitamente consigliata.

Gli aumenti possono essere progressivi per valutare anche altri aspetti di miglioramento nel corso della variazione.

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Utente
Utente
Premetto anche che non ho mai avvertito effetti collaterali significativi a questo dosaggio né dal punto di vista anticolinergico né sessuale, che ora invece accuso, ma evidentemente dovuti alla patologia; la psichiatra, invece, ritiene che "il prezzo da pagare" per avere meno ansia sia una sorta di appiattimemto emotivo... ma questa spiegazione mi convince solo parzialmente (non è un contesenso che un antidepressivo dia effetti depressogeni, oltretutto mai sperimentati nella cura precedente con Venlafaxina?), da cui la mia richiesta di consulto a Voi.

Quindi, qualora la specialista di riferimento ritenesse opportuno un aumento del dosaggio, sarebbe auspicabile un aumento progressivo, ovvero 75 mg + 37,5 mg anziché passare subito a 150 mg?

Grazie ancora per il Suo tempo e buona domenica.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.4k 1k
Sarebbe auspicabile come lo era precedentemente ma a me pare che non ci sia questa volontà

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Utente
Utente
Gentile dottore,

come ho scritto nel testo di apertura, l'aumento progressivo c'è stato: 37,5 mg per una settimana per poi passare a 75 mg. Non mi è chiaro dove sia la mancanza di volontà. Io sarei piuttosto ben contento di aumentare ulteriormente, qualora fosse necessario al mio benessere.

Cordialmente.