Paura autismo in gravidanza

Buongiorno, sono una ragazza di 29 anni e sono alla 22esima settimana di gestazione.
Da anni ho alcuni problemi d’ansia, che riesco più o meno a gestire in maniera autonoma.
Con la gravidanza il problema si è acuito (ho spesso pensieri su come qualcosa possa influire negativamente sul bambino, il suo sviluppo, o sulla gravidanza) e ho deciso di chiedere aiuto per poter essere più serena.
In parte ci sto riuscendo, pur dovendo spesso chiedere rassicurazioni alla psicologa e alle persone a me intorno.
Sono due settimane che non sto più andando dalla dottoressa per alcuni problemi di quest’ultima, ma lunedì finalmente potrò tornarci.
Mi tormenta un pensiero in particolare e cioè che il bambino possa essere autistico.
Non abbiamo casi in famiglia, siamo entrambi giovani, ma ho questo pensiero dettato dal fatto che fino al quarto mese non mi sono goduta a pieno la gravidanza, avendo spesso momenti neri e di stress emotivo e ho paura che questo possa avere influito.
Premetto che tante conoscenze in merito all’autismo, sono infermiera e oltre questo sono stata cinque anni in classe (superiori) con un ragazzo autistico grave che aveva capacità cognitive di un bimbo delle elementari.
Ieri in particolare un episodio mi ha molto scossa: ero al parco con amiche (loro con due bimbi piccoli), eravamo sedute e questo bambino (autistico sicuramente, aveva stereotipie dei movimenti delle mani, urlava e compieva sempre gli stessi movimenti) correva su e giù.
Io parlavo tranquillamente ed a un certo punto è venuto vicino a me e mi ha stretto forte la mano con gesto di mandarmi via.
Ho fatto finta di nulla.
Dopo un po’ da dietro ha cominciato a spingermi dalla schiena come per mandarmi via o buttarmi giù da questo gradino in cui eravamo sedute.
A quel punto è intervenuto il genitore e noi ce ne siamo andate.
Da lì la serata per me è come se fosse finita, mi sono incupita e questa notte non riuscivo nemmeno a dormire entrando in un loop di pensieri irrazionali che mi dicevano che siccome stava importunando me, sicuramente era un segno che le mie paure si stavano avverando.
Non riesco a essere razionale su questo evento, ho chiesto rassicurazione al mio compagno che mi ha detto che queste cose capitano e non vogliono dire nulla, sono io che ci vedo dei significati inesistenti.
Ma nella mia testa questo pensiero mi tormenta e mi dico: quante probabilità c’erano che capitasse a me?
E se invece tutto questo avesse un significato (tipo segnale premonitore)?
Sono veramente tormentata da questa cosa e ho provato con tutta me stessa a non pensarci ma questo pensiero sta volta non se ne va.
Grazie a chi leggerà, spero di avere rassicurazioni in merito all’irrazionalità del mio pensiero.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
"Grazie a chi leggerà, spero di avere rassicurazioni in merito all’irrazionalità del mio pensiero."

No. Speri di non averne, perché avendone il pensiero si riprodurrà moltiplicandosi. Le ossessioni non utilizzano un meccanismo irrazionale, utilizzando un meccanismo iper-razionale. Quello che poi uno ha come dubbio "oltre" il ragionevole non è l'irragionevole, ma l'iper-ragionevole.
Se io scendo col piede sinistro e penso che questo potrebbe portare male, non sto facendo un pensiero irrazionale (perché non è una convinzione), ma iper-razionale (perché ipotizzo un'associazione senza particolare motivo, se non il fatto che sono in generale preoccupato del futuro). Se io ho una rassicurazione razionale, ciò viene fagocitato dal meccanismo e lo alimenta, dopo un breve intervallo in cui uno è grato a chi lo ha rassicurato.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Grazie per la risposta. Continuerò a lavorare con la psicologa in merito spero di riuscire a uscire da questo meccanismo assurdo.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.2k 1k
Il problema è con che tecnica ci lavora. Non si tratta di uno sforzo "e basta" contro il sintomo, tutt'altro, non è questo per niente. Si tratta di tecniche che producono un miglioramento, non nello sforzo di non averlo o di resistervi. Per quanto riguarda il trattamento, esiste anche la via medica che forse non è stata considerata.

Dr.Matteo Pacini
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