Disturbo passivo-aggressivo di personalità: perché non esiste più?
Buongiorno - o buonasera.
Di recente, il mio psicoterapeuta mi ha fatto fare un test per verificare la presenza o assenza di un disturbo di personalità e quello che è venuto fuori è un disturbo passivo-aggressivo.
Il risultato mi ha sconvolta: non me lo aspettavo assolutamente, anche perché questo disturbo non figura tra quelli elencati nel DSM.
Dopo averne discusso con il mio terapeuta e dopo aver fatto alcune ricerche, sono riuscita ad accettare la diagnosi (che avevo inizialmente rifiutato) perché il profilo del passivo-aggressivo mi calza fin troppo bene.
Mi manda, però, in confusione il fatto che questo disturbo di personalità non esista più, mentre io, il mio modo di comportarmi e di pensare, sì.
Non capisco perché sia stato eliminato.
Mi sembra come se, cancellandolo dai cluster, abbiano cancellato anche ciò che spiegava la mia sofferenza.
Mi piacerebbe capire come vengono gestite queste cose.
Secondo quali criteri si decide di togliere un disturbo, nonostante l'esistenza di persone che ne sono affette?
Grazie.
Di recente, il mio psicoterapeuta mi ha fatto fare un test per verificare la presenza o assenza di un disturbo di personalità e quello che è venuto fuori è un disturbo passivo-aggressivo.
Il risultato mi ha sconvolta: non me lo aspettavo assolutamente, anche perché questo disturbo non figura tra quelli elencati nel DSM.
Dopo averne discusso con il mio terapeuta e dopo aver fatto alcune ricerche, sono riuscita ad accettare la diagnosi (che avevo inizialmente rifiutato) perché il profilo del passivo-aggressivo mi calza fin troppo bene.
Mi manda, però, in confusione il fatto che questo disturbo di personalità non esista più, mentre io, il mio modo di comportarmi e di pensare, sì.
Non capisco perché sia stato eliminato.
Mi sembra come se, cancellandolo dai cluster, abbiano cancellato anche ciò che spiegava la mia sofferenza.
Mi piacerebbe capire come vengono gestite queste cose.
Secondo quali criteri si decide di togliere un disturbo, nonostante l'esistenza di persone che ne sono affette?
Grazie.
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Secondo un criterio di riproducibilità. Se tot persone, sulla base di determinati criteri, parlano con qualcuno e indipendentemente dicono che soffre della stessa malattia, si giudicano quei criteri utili, o li si rivedono finché non si arriva a criteri con cui siamo sicuri (ad un livello tot%) di riconoscere a primo impatto la stessa cosa. Questo lavoro si fa anche sui test.
Ad esempio, un test fatto di semplici domande identifica magari un qualcosa, ma questo qualcosa non è detto che abbia a che fare con le risposte del test. Se io rispondo, per esempio, che "sono timido", non è detto che lo sia in termini comportamentali. E' una risposta che io do.
I test vengono poi confrontati con le diagnosi, per capire se permettono di farle in maniera automatica, se permettono di sospettarle in maniera automatica, o di caratterizzarle meglio, oppure niente.
I disturbi di personalità sono risultati di bassa riproducibilità. Quindi, se il suo terapeuta diagnostica un passivo-aggressivo, la probabilità che 9 altri psichiatri facciano la stessa cosa è meno del 50%. Questo vale un po' per tutti i quadri di personalità, che infatti ormai si diagnosticano a cluster A, B o C, perché più nello specifico ci sono delle valenze che comunque non consentono di definire oltre in maniera riproducibile. Questo può dipendere dal fatto che, per esempio, a periodo le personalità si esprimono con aspetti diversi, per cui esiste un unico costrutto che poi si esprime con più declinazioni in situazioni diverse, o periodi diversi.
I test permettono di fare screening, cioè di dire se ha potenzialmente quelle caratteristiche, ma questo poi non significa che le abbia.
Inoltre, ed è la cosa principale, avere una personalità e avere un disturbo sono due categorie diverse. Nella seconda uno ha dei danni relazionali per effetto della sua personalità, a cui però è attaccato come fosse una sicurezza, o una difesa, o una posizione giusta.
Ad esempio, un test fatto di semplici domande identifica magari un qualcosa, ma questo qualcosa non è detto che abbia a che fare con le risposte del test. Se io rispondo, per esempio, che "sono timido", non è detto che lo sia in termini comportamentali. E' una risposta che io do.
I test vengono poi confrontati con le diagnosi, per capire se permettono di farle in maniera automatica, se permettono di sospettarle in maniera automatica, o di caratterizzarle meglio, oppure niente.
I disturbi di personalità sono risultati di bassa riproducibilità. Quindi, se il suo terapeuta diagnostica un passivo-aggressivo, la probabilità che 9 altri psichiatri facciano la stessa cosa è meno del 50%. Questo vale un po' per tutti i quadri di personalità, che infatti ormai si diagnosticano a cluster A, B o C, perché più nello specifico ci sono delle valenze che comunque non consentono di definire oltre in maniera riproducibile. Questo può dipendere dal fatto che, per esempio, a periodo le personalità si esprimono con aspetti diversi, per cui esiste un unico costrutto che poi si esprime con più declinazioni in situazioni diverse, o periodi diversi.
I test permettono di fare screening, cioè di dire se ha potenzialmente quelle caratteristiche, ma questo poi non significa che le abbia.
Inoltre, ed è la cosa principale, avere una personalità e avere un disturbo sono due categorie diverse. Nella seconda uno ha dei danni relazionali per effetto della sua personalità, a cui però è attaccato come fosse una sicurezza, o una difesa, o una posizione giusta.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 410 visite dal 27/07/2024.
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