Un anno e mezzo di attesa di un mio famigliare per entrare in una casa di cura

Buon pomeriggio Dottori, sono un uomo di 38 anni, parlerò a nome di mia sorella e per ovvi motivi non uscirò dalla privacy per non rischiare la cancellazione del post.

Mia sorella presenta un quadro fisico e psichico piuttosto grave ed è in cura presso il CSM della mia provincia, bene il problema è questo: lei ha un importante diabete dovuto all'assunzione di cibo in maniera compulsiva, 3 insuline al giorno.

Sono presenti problemi di deambulazione che va a peggiorare, su soggetto "sovrappeso".

Sul lato psichiatrico parliamo di una persona con perenne vissuto di rabbia, svariati tentativi di suicidio, alcuni per attirare l'attenzione, ma ora gli ultimi tentativi sono diventati qualche cosa di più grosso

L'anno scorso anche qualche cosa di più, sostanzialmente un anno e mezzo fa è stata inoltrata una richiesta (al CSM) di inserimento in una struttura per poter garantirle delle cure, tra svariati motivi siamo arrivati ad oggi che non è stata ancora chiamata.

La prima volta non fu chiamata perché vive in una zona che fu alluvionata e la struttura (fatta a modo di casa) doveva essere chiusa fino a ristrutturazione, va bene passa questo, non è stata colpa di nessuno.  Intanto i mesi sono passati e pure più di un anno.

Lei ha avuto altri ricoveri anche per situazioni fisiche importanti, ma in questa struttura non è stata ancora chiamata nonostante la richiesta è stata fatta Febbraio del 2023.

Mia madre sollecita, perché vive in casa con lei, ma questa struttura ancora non ha chiamato, asserendo che fino a quando non perde peso non può essere chiamata (peso della persona in questione 140kg).

La psichiatra che la segue dice che fino a quando non perde altri kg non entra.

Ora io vi chiedo, si può dopo un anno e mezzo negare un ricovero fino a quando la paziente non dimagrisce? Si può privare a una persona delle cure psichiatriche perché se non perde ancora un po' di peso c'è la paura di rompere i letto?

Anche perché è stata mia sorella a fare richiesta perché vuole curarsi.  È possibile rifiutare l'ingresso di un paziente per via del peso? Lei inizia a pensare che sia una cosa discriminatoria e questi problemi si ripercuotono anche in casa con mia madre, che comunque non scoppia di salute.

Spero che mi possiate dare delucidazioni.
Grazie

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.1k 1k 248
Ricovero in casa di cura che sarebbe comunque per un periodo breve, presumo. Ma non ho capito: il peso quale incompatibilità va a determinare ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Si Dottor Pacini, per un periodo breve ovviamente, però non è stata ancora chiamata dopo un anno e mezzo perché secondo loro (la struttura a quanto pare) i 140 kg posso essere un pericolo per i letti, a mia madre come motivazione è stata data questa. Aggiungo che mia sorella è solita fare questi ricoveri periodici ogni tanto, poi va anche in una struttura diurna ma per il momento non può. Si sono presentati problemi di deambulazione. La mia domanda sostanzialmente è solo una più che altro. Può una struttura, anche se nel breve termine, rifiutare la richiesta di ricovero perché pesa 140 kg, asserendo che potrebbe rompere i letti di degenza. Quando sollecitati si limitano a dire che:" provi a perdere ancora qualche kg e siamo a cavallo". Quindi ribadisco, possono farlo? Eticamente e professionalmente parlando?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.1k 1k 248
Ma quale terapia sarebbe fatta in casa di cura che non può essere eseguita a casa ?

Le si sta chiedendo però un dimagrimento in una condizione che, se di obesità primaria, non è che sia come chiedere ad una persona di cambiare scarpe. E' un'azione su un parametro come l'appetito.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Buongiorno le rispondo nuovamente.
Può anche essere che lei debba entrare proprio per "rivedere" una terapia.
La richiesta del ricovero a breve termine diciamo, perché di quello si parla, è partita da mia sorella e approvata dal medico che ha inoltrato una richiesta di ricovero ormai da più di un anno.
La lunga attesa non mi sorprende non è quello il problema, noi ormai ci siamo abituati, quello che non mi torna è che le stato detto di perdere altro peso, nell'attesa c'entra anche quello, la dottoressa che la segue ha detto che prima deve perdere peso perché può rappresentare un problema sicuramente per lei, ma pare anche per questa struttura che potrebbe avere dei problemi logistici a starle dietro con un peso così importante. Mi soffermo nuovamente sulla sua domanda, la terapia che fa a casa è farmacologica, poi fa anche del tapis roulant per cercare mantenere la circolazione delle gambe attive e per perdere kg. Quindi è seguita, non sia mai che si pensi che sia il contrario. Lei deve essere inserita lì dentro, penso per due mesi, solitamente è così, per un cambio o modifica di alcuni farmaci e in quei due mesi vogliono assicurarsi che sia fatto nel migliore dei modi penso proprio. Ergo, chi la segue agisce come deve agire, poi mia sorella è soggetta a psicosi. Posso citare un esempio a volte tira anche lo smartphone contro il muro di casa. Lei ben saprà che non è confortante, anche per mia mamma che deve seguirla dato che vivono assieme. Ma il punto è, il simap della nostra provincia la segue come deve essere seguita, non lavora affatto male. Quello che continuo a non capire è perché questo ricovero concordato, si rimanda e si rimanda per via di perdere prima dei kg, ovviamente saranno i responsabili della suddetta a chiedere di farle prima perdere peso. Lei mi scrive: "Le si sta chiedendo però un dimagrimento che in una condizione di obesità primaria non è come cambiare un paio di scarpe". A quanto pare Dottore, si, le si sta chiedendo è proprio questo. E non ne comprendo i motivi mi perdoni. Buon inizio settimana grazie per il tempo che mi ha dedicato rispondendo.
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