Due diagnosi

Salve, ho ricevuto una diagnosi di disturbo bipolare NAS.
Sono andato da un altro psichiatra sia per avere un secondo parere sia perché il primo era andato in pensione.
La diagnosi del secondo psichiatra è stata però diversa.
Mi ha detto che non ci sono i presupposti per una diagnosi di disturbo bipolare NAS e mi ha diagnosticato una disforia di genere con iperattività emotiva e ruminazione ideativa su tale condizione.
Il secondo psichiatra giustamente ha fatto una visita slegata dal primo parere, tant'è che essa rimane come visita isolata dalla prima.
Ho presentato la questione al medico di base che ha letto la seconda relazione e dopo averla letta è rimasta un po' perplessa perché ciò contrasta con la tesi dell'alternanza di umore basso e alto, oltre a buon funzionamento sociale e pattern ipnico regolare.
Come ci si comporta in questi casi?
Ad esempio per il rinnovo patente qual è la diagnosi da riportare nel certificato anamnestico? Ho responsabilità a livello penale se il medico di base decide che è corretta una diagnosi piuttosto che un'altra?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.9k 1k 248
"tant'è che essa rimane come visita isolata dalla prima."

In che senso ?

" ciò contrasta con la tesi dell'alternanza di umore basso e alto" Cosa significa contrasta con la tesi .... Contrasta con il fatto che ha sbalzi d'umore, questo voleva dire ?

"Ho responsabilità a livello penale se il medico di base decide che è corretta una diagnosi piuttosto che un'altra?"

Senta, Lei ha intenzioni ostili verso qualcuno. Per quale motivo ? Il medico di base sa che lo vuole denunciare (!) perché esprime un parere su una diagnosi. Roba da non credere.

Dr.Matteo Pacini
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42k 1k 63
In verità entrambe le diagnosi fanno riferimento ad una condizione dell’umore.

Mentre la prima è classificata la seconda resta meno precisa e comunque la questione è indipendente dal rinnovo della patente in cui deve essere eventualmente inserita una diagnosi codificata secondo le tabelle previste.

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Utente
Utente
No, mi creda io non ho intenzioni ostili verso nessuno e non voglio denunciare nessuno. Sono pacifico. Io non ho capito bene qual è la diagnosi corretta e se il medico di base ha facoltà di valutare o chi può valutare ai fini del rinnovo della patente perché quando il precedente medico di base comunicherà la diagnosi che ritiene di essere corretta al nuovo medico di base, visto che ho capito che lei è orientata su una in particolare, conoscendomi, non saprà dell'altra diagnosi quindi a questo punto io potrei anche essere denunciato per dichiarazioni non veritiere se non gliela comunico io nel caso dovesse essere corretta l'altra, dal momento in cui sono io che sottoscrivo il certificato anamnestico per la patente, consapevole delle sanzioni penali.
Cioè, io anche al nuovo medico di base per tutelarmi legalmente dovrei presentare le due diagnosi e far valutare a lui/lei?

" ciò contrasta con la tesi dell'alternanza di umore basso e alto" Cosa significa contrasta con la tesi .... Contrasta con il fatto che ha sbalzi d'umore, questo voleva dire ?
Io su questo non le so dire nulla. Non sono un tecnico. Io non ho mai riferito allo psichiatra di avere sbalzi d'umore. La diagnosi è stata fatta dopo un test psicodiagnostico e un breve dialogo. Tra l'altro ho chiesto il test psicodiagnostico che ho fatto allo psichiatra ma non ce l'ha. Probabilmente avrò messo di avere umore basso nel test perché a voce non è questa la problematica che ho riportato.

Ora le dico la mia impressione signor Pacini, che spero sia giudicata sensata: la seconda diagnosi riporta dell'iperattività emotiva. Ecco, lei sa meglio di me che una persona bipolare ha anche iperattività emotiva. Il dubbio del secondo psichiatra è che non ci fossero sufficienti elementi per una diagnosi di disturbo bipolare NAS. Cioè, io non ho mai detto al vecchio psichiatra che ho umore basso e alto. Ricordo di aver detto che avevo lasciato il lavoro per ricominciare l'università.
Non ho capito se il vecchio psichiatra ha visto nel fatto che io abbia fatto un colloquio con lui un'allarme a livello di umore, un'oscillazione, chissà in quale senso, dopo aver lasciato il lavoro, a questo punto in senso depressivo, perché se uno lascia il lavoro e va all'università, il ché può essere però anche una scelta, e accetta dopo un ciclo di psicoterapia di andare da uno psichiatra, s'immagina che non è in un buon periodo a livello di studio o da un altro punto di vista, insomma che ci sia un problema. Quindi da questo elemento, certamente maggiormente giustificato dal fatto che una psicologa mi avesse consigliato uno psichiatra, unito ad aspetti relativi all'espressività, all'atteggiamento avrebbe dedotto un disturbo bipolare?
Il fatto è che il secondo psichiatra ha giudicato questi elementi, io gli ho detto tutto, che lavoravo e che poi ero andato all'università. insufficienti per individuare una storia che riportasse a un disturbo bipolare.
Io di chi mi dovrei fidare?
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Utente
Utente
volevo scriver dottor Pacini*, mi scusi
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Utente
Utente
"tant'è che essa rimane come visita isolata dalla prima."

In che senso?

Isolata, nel senso che non è contestualizzata alla prima. Infatti lo psichiatra mi ha detto che mi faceva la sua visita semplicemente. Chiaramente visto che era la sua visita, nella relazione emerge la sua diagnosi fatta dopo diverse domande e dopo aver appreso delle cose.
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Utente
Utente
Scusate, spiego meglio la mia preoccupazione e il senso di questo consulto così concludiamo: l'anno prossimo il mio medico di base va in pensione e fra due anni io devo rinnovare la patente. Il mio medico di base comunicherà una diagnosi al nuovo medico di base penso. Se non lo fa il vecchio medico di base perché ha scelto fra le due diagnosi io sono tenuto a informare il nuovo medico di base anche dell'altra diagnosi perché la indichi altrimenti faccio dichiarazioni non veritiere?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.9k 1k 248
Quando si chiede ad una persona di riportare una diagnosi, non si pretende lo faccia da medico. E comunque non esiste una diagnosi che prevale su un'altra. Se volessero così, chiederebbero esplicitamente di farla fare a qualcuno di preciso.
A volte chiedono il certificato del medico di base, che registra le diagnosi fatte, e non per forza tutto deve essere convergente o di univoca interpretazione.

Dr.Matteo Pacini
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[#8]
Utente
Utente
Immagino mi lasci qualche documento. Il fatto è che il mio medico di base leggendo la seconda relazione è orientata su quella. Se a me dice di portare quella al nuovo medico di base io gli devo dire che ho anche una prima diagnosi di disturbo bipolare NAS?
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Utente
Utente
Cioè, io dovrei dire al nuovo medico di base che ho una prima diagnosi di disturbo bipolare NAS altrimenti avrei responsabilità penali per dichiarazioni non veritiere?
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Utente
Utente
incomplete e non veritiere*?
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Utente
Utente
Comunque per la patente non chiedono un certificato anamnestico che riporta la storia clinica del paziente ma il certificato lo compila il medico di base secondo la cartella clinica che ha, considerato che il paziente abbia discusso col medico di eventuali colloqui psicologici o psichiatrici.
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Utente
Utente
Dottor Ruggiero, in che senso entrambe fanno riferimento ad una condizione dell'umore?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.9k 1k 248
"il certificato lo compila il medico di base secondo la cartella clinica che ha"

Quello è.

Il medico può benissimo riportare tutte le diagnosi anche se contraddittorie, specificando che sono diagnosi diverse, e poi chi c'è penserà a chiarire, anche perché le diagnosi codificate non sempre corrispondono a quelle della clinica, o dei manuali.

Dr.Matteo Pacini
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[#14]
Utente
Utente
Dottor Ruggiero, potrei fare un videoconsulto con lei? La questione è più importante. Lei mi insegna che sotto disturbo bipolare una transizione di genere non si può fare. Mi può aiutare allora a capire se la mia condizione dell'umore è legata alla mia disforia di genere o a un disturbo bipolare e rilasciarmi una relazione da utilizzare legalmente?
[#15]
Utente
Utente
ed eventualmente a rilasciarmi una relazione da utilizzare legalmente?*
[#16]
Utente
Utente
Dottor Ruggiero, trovo quello che ha detto, che non ho capito però se è condiviso da tutti gli psichiatri, interessante, cioè che anche la disforia di genere sia una condizione dell'umore. Questo perché quando io ero a colloquio con lo psichiatra sentivo un disagio, anche una sorta di depressione, dovuta al mio sentirmi appartenere al sesso opposto, non sbalzi d'umore. Però ad esempio il dottor Pacini tende a considerare una coesistenza delle diagnosi, come a dire che io abbia una disforia di genere e sia bipolare. Come vi orientate in questo senso?
[#17]
Utente
Utente
Dottor Pacini, non si tratta di riportare diagnosi. Andando all'aspetto più umano, che dovrebbe essere una componente del vostro mestiere, io so bene che ci sono psichiatri che sono particolarmente empatici, e lei lo sembra, credo sia importante per me capire qual è stata la causa della mia sofferenza e che mi ha portato a fare psicoterapia e poi a vedere uno psichiatra. Le chiedo per questo: disforia di genere è una classificazione che indica solo il desiderio di appartenere al genere opposto oppure ha a che fare con una condizione dell'umore? Perché ho il timore che il tentato suicidio, ci tengo a dire che io non mi suiciderei mai davvero, e che il tentato suicidio era solo un modo per cercare di esprimere il mio malessere in maniera esasperata, come se chi mi stava vicino poteva sentire di più il mio dolore, ho il timore, le dicevo, che il mio tentato suicidio sia stato dovuto alla mancata appartenenza al genere opposto e che piuttosto che di sofferenza per fasi depressive e presenza di fasi maniacali si tratti più di un malessere legato alla disforia di genere. Il mio dubbio è che il primo psichiatra, che è una cosa perdonabile perché capisco che le diagnosi si fanno avendo esperienza, anche con pochi elementi del vissuto di una persona, anche con un'impressione in base all'atteggiamento, che è proprio delle analisi psicologiche, abbia fatto rientrare quella che è iperattività emotiva, individuata da un altro psichiatra che ha avuto un approccio diagnostico direi molto più critico nei confronti dello stesso atto diagnostico, in maniera molto professionale riconoscendo la mancanza di elementi ai fini di una diagnosi di disturbo bipolare, in una categoria nosografica più vasta, quella del disturbo bipolare NAS, che richiede tecnicamente la presenza di fasi maniacali, ipomaniacali o depressive Cioè, il secondo psichiatra mi ha chiesto del perché io sia andato da uno psichiatra prima di fare la diagnosi, mi ha ascoltato, ha valorizzato gli aspetti legati alle cause della mia sofferenza, il primo mi ha visto un po' eccitato e subito ha diagnosticato un disturbo bipolare che invece il secondo ha descritto come iperattività emotiva. C'è quindi una chiara differenza di metodo.
Io non so quale sia il suo approccio diagnostico ma ritengo quello del primo psichiatra un po' facile.
Lei crede che questa questione si possa affrontare nel CIM della mia area territoriale o è qualcosa di troppo soggettivo perché ci si orienti su una diagnosi?
Io mi sentirei di andare al CIM a trattare la questione perché è coinvolta la mia persona però sono d'accordo anche con lei quando dice che si possono riportare più diagnosi, anche considerando il fine sperimentale di una diagnosi., lo capisco.
Se guardo alle cose, insomma alla medicina, le dico che lei ha ragione, ma se guardo al mio interesse, quello di avere una diagnosi fedele alla mia storia emotiva no.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.9k 1k 248
" io so bene che ci sono psichiatri che sono particolarmente empatici, e lei lo sembra,"

Troverà persone che la pensano in maniera opposta. Io non darei giudizi di questo, in generale, è una questione di

Disforia di genere è specifico su quella questione. Ma alcuni ritengono che sia legato, in maniera unitaria, anche all'esistenza di un disturbo dell'umore (il dibattito è se derivi dal problema di identità non corrispondente all'anatomia e alla funzione, oppure se invece siano semplicemente due aspetti coesistenti, che si associano- con il tema di identità sessuale, corpo etc che ovviamente non può non diventare centrale, ma non nel disturbo dell'umore in sé). Il fatto che uno rappresenti o si rappresenti il tentato suicidio in un modo non significa che fondamentalmente quel tema ne sia la causa determinante, né la variabile decisiva.

"quella del disturbo bipolare NAS, che richiede tecnicamente la presenza di fasi maniacali, ipomaniacali o depressive"
No, non cita quelle miste. E comunque, alcune fasi non sono riconosciute dalla persona come tali, sono vissute come normalità, benessere, oppure attribuire a ragioni esterne. E non c'è un legame né con l'intensità, né con la ripetizione di queste fasi.

Il punto secondo me è questo. Lei si sente più a suo agio con una diagnosi che interpreta i sintomi con una causa, come se cercasse di giustificare, cosa di cui non c'è bisogno. Non c'è bisogno di giustificare un disturbo dell'umore, o di altro tipo. Non è qualcosa di morale.
La diagnosi di bipolare secondo il mio personale parere la scoccia perché le pare più superficiale, impersonale e indifferente alla sua questione legata al genere. Ma non è questo che una diagnosi deve individuare.

Dr.Matteo Pacini
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[#19]
Utente
Utente
Io sulla questione che io neghi di poter essere bipolare sorvolerei perché lei non mi crede. Onestamente non ho nemmeno voglia di polemizzare in questo senso perché non ho capito proprio se aver lasciato il lavoro e aver iniziato l'università siano la prima una fase depressiva e la seconda una fase maniacale, ciò giustificato da alcuni aspetti dell'atteggiamento che riportano ad identificare una persona come bipolare. Cioè, non ho capito come ha ragionato il medico. Posso capire che non stiamo parlando di sintomi che nell'immaginario collettivo vediamo come psichiatrici (fasi maniacali particolarmente intense per esempio), o mi sbaglio? Intendo, l'aver iniziato l'università dopo aver lasciato il lavoro è stata una fase di up, chiamiamola così, rispetto a un down?


Comunque capisco che sia difficile anche per voi perché chiaramente l'ambiente della psichiatria è largo (è una scienza che si avvale di strumenti e quantitativi e qualitativi, con interdisciplinarità relativa a studi sociologici, antropologici a questioni psicologiche e più prettamente psichiatriche).

P.s.: quando dicevo che lei mi sembra empatico volevo chiedere la sua attenzione per provocarle senso critico perché esponesse la questione che ha riportato. Ma è una questione ancora aperta anche alla luce dello spostamento della disforia di genere da disturbi della salute mentale a disturbi della salute sessuale dell'ultima versione del DSM? In disforia di genere come disturbo della salute sessuale sono inclusi anche segni di disagio emotivo e il loro trattamento oppure, insomma, con questo nuovo spostamento si indica semplicemente il desiderio di appartenere al genere opposto?
[#20]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.9k 1k 248
Vediamo se la risolviamo con questo tipo di ragionamento. Le due diagnosi sono correlate. Così se parlassimo di un bipolare con abuso di cocaina. Sintomi in parte simili. Una causa che muove i sintomi da una parte, una sindrome che comunque si correla al comportamento dall'altra.
Quindi, al di là di dire se la disforia è di genere, o è bipolare, si potrebbe benissimo avere una situazione in cui chi ha disforia di genere è anche bipolare, e in cui forse la disforia è manifestazione indiretta di quello, più che una conseguenza inevitabile del problema di genere. Certo, chi ha il problema di genere non è soddisfatto, magari ha urgenza di avere una sistemazione della propria identità rispetto al corpo, ma dire che ciò è una "disforia" in senso patologico è altro.

Dr.Matteo Pacini
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[#21]
Utente
Utente
Ho capito che c'è un'evoluzione della cosa che tende ad allontanare dalla patologizzazione in termini psichiatrici la disforia di genere, quindi dal momento in cui io ho avuto dei sintomi che sono classificati come psichiatrici (pensieri suicidi, tentato suicidio, anche se chiarisco che non è stato un tentato suicidio convinto, ho fatto solo un po' pressione al collo, come se volessi esprimere a me stesso disperazione, ma ricordo che sotto c'era una forte volontà di fare qualcosa per allontanare quel sentimento dunque mi sono fermato ancora prima di fare pressione) ha anche poco senso. Quindi questione chiusa.
Concludiamo il consulto. Grazie per avermi prestato la sua attenzione.
[#22]
Utente
Utente
La mia dottoressa ha valutato che ai fini del rinnovo patente la diagnosi corretta sia la seconda. Ha riconosciuto che io abbia umore orientato ad eutimia, sì agitazione ma non che sia bipolare e che sostanzialmente la mia diagnosi è di disforia di genere. Mi ha anche detto che lei è tenuta a considerare però la diagnosi di disforia di genere, come classificazione, senza quei sintomi descrittivi che sono presenti nella relazione e quindi di non doverli indicare nel certificato anamnestico per la patente. Come ha detto lei io devo presentare la questione ad ogni medico e poi la decisione su cosa fare spetta a lui ma io ho qualche responsabilità se un medico non indica né il disturbo bipolare né quei sintomi descrittivi nel certificato anamnestico per il rinnovo patente?
Al primo psichiatra io ho detto che ho una disforia di genere ma nel secondo incontro. Cioè, se gliel'avessi detto nel primo incontro l'avrei facilitato nel riconoscere dei sintomi come legati ad una condizione clinica diversa da quella individuata da lui che giustamente ha osservato le cose, come parlavo, quei pochi elementi che gli ho offerto (aver lasciato il lavoro e iniziato l'università). Guardi che io posso ammettere di aver sbagliato a livello di rapporto paziente-medico, cioè di aver sbagliato nell'aver fatto percepire come problematici (la scelta del lavoro e di ricominciare l'università) alcuni aspetti. Ma onestamente dottore, a me non sembra di averli fatti percepire come problematici, cioè mi sembra di aver solo parlato come se stessi raccontando la mia vita, certo mettendo in discussione un po' il mio rendimento all'università. E io capisco che questo possa essere un elemento per una diagnosi psichiatrica nel contesto in cui chiaramente una persona sia da uno psichiatra e se gli venga chiesto qual è il suo problema non lo dica. Certamente l'avrei facilitato e sarebbe stato tutto più chiaro se gliel'avessi detto fin da subito. Mi pento amaramente, dottore. Sa perché? Me lo confermi anche lei perché io non sono stupido (mi rendo conto se sto negando la realtà o meno e ho un po' il sospetto): perché mi pare che io voglia un po' riformulare il corso delle cose. Le cose sono andate così, che io ho ricevuto una diagnosi di disturbo bipolare perché di fatti lo sono e visto che solo successivamente ho riferito di una disforia di genere, non essendo chiaro sin dall'inizio sul reale disagio, io sia sia bipolare che disforico di genere. Dovrei accettare questo?
[#23]
Utente
Utente
Mi dica lei se il mio tentativo di vedere la mia persona come più vicina a livello classificativo alla diagnosi di disforia di genere in questo quadro, dal momento in cui c'è già una diagnosi di disturbo bipolare, sia del tutto insensato alla luce della pratica psichiatrica. So che una persona estremamente intelligente, e lei e molti psichiatri lo siete, percepisce come retorica la questione del rapporto medico-paziente, o meglio non proprio caratteristica della pratica medica vera e propria.
[#24]
Utente
Utente
A me dispiace essere coinvolto in questo processo che riguarda la psichiatria, scienza moderna, di incertezza e difficoltà metodologica, così come nel processo di relazione fra le istituzioni e la psichiatria. Lei sa che con una persona con una diagnosi "si può fare quel che si vuole" perché in qualche modo ciò è giustificato dal fatto che ella nella maggior parte dei casi non ha capacità di intendere e di volere. Ad esempio non pochi anni fa si entrava negli OPG con proroghe che determinavano dei veri e propri ergastoli anche se si era fatto qualcosa di lieve, ciò giustificato dal fatto che si aveva una diagnosi che giustificasse le ipotesi di recidive legate alla manifestazione di un atto. Una cosa inaccettabile francamente. In un emendamento sulle energie rinnovabili è stato proposto lo stanziamento per la realizzazione di una REMS sperimentale, a Castiglione dello Stiviere, che richiama gli OPG e c'è ancora molta ambiguità circa il fatto che ci si sia allontanati dalla logica manicomiale o meno (gli OPG d'altronde erano dei manicomi e le REMS rischiano di diventare degli OPG in cui parcheggiare le persone che hanno una diagnosi e che rispondono a dei requisiti individuati da voi psichiatri e da altri attori delle istituzioni come i giudici in virtù di ipotesi e teorie che per carità, avranno una validità, ma che non giustificano la lesione della libertà e del rispetto della dignità dell'individuo .
Non so se lei ha esperienza a livello processuale. Le vorrei chiedere a proposito di questo. Me lo dica schiettamente: se io vado a rinnovare la patente senza che il medico di base abbia indicato il disturbo bipolare nel certificato cosa rischio alla luce della logica generale a cui una persona che ha una diagnosi è sottoposta? Sarei giudicato pericoloso socialmente perché non mi reco in CML facendo visite psichiatriche? Potrebbero essere presi dei provvedimenti come misure di sicurezza?
[#25]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.9k 1k 248
"So che una persona estremamente intelligente, e lei e molti psichiatri lo siete, percepisce come retorica la questione del rapporto medico-paziente"

Iniziano le offese....

" Lei sa che con una persona con una diagnosi "si può fare quel che si vuole" perché in qualche modo ciò è giustificato dal fatto che ella nella maggior parte dei casi non ha capacità di intendere e di volere. "

Ma figuriamoci, no.

"c'è ancora molta ambiguità circa il fatto che ci si sia allontanati dalla logica manicomiale o meno"
Che suppongo per Lei sia il Male Assoluto. Non deve per forza essere la visione o il presupposto del pensiero altrui. Mancano strutture per assistere i malati di ogni tipo, le uniche sono quelle per i responsabili di reato, questo è il paradosso. I quali non necessariamente sono contenibili per la parte della loro pericolosità, ma forse proprio perché condannati riescono a curarsi, mentre agli altri, liberi, sono liberamente preda delle loro malattie.

Questa sua preoccupazione circa la diagnosi è veramente incomprensibile. Come anche la confusione che secondo me fa tra le diagnosi e ciò che uno riferisce, potendo scegliere, ai fini di una pratica. La dottoressa avrà fatto sicuramente bene, ma quel che sul piano scientifico vale mica c'entra nulla con la legge di per sé.
Lo Stato di pone il problema di contenere la pericolosità, dando per scontato e imponendo che sia possibile, che si possa fare con i mezzi disponibili e senza misurare i risultati peraltro. Neanche le diagnosi sono controllate, si fa al momento di compilare un modulo per un rinnovo patente. Per poi sollevare eventualmente il dubbio dell'idoneità alla guida, su basi che sono nella maggioranza dei casi indefinite.
Sul piano psichiatrico, non si capisce quasi mai se si stia parlando di effetti delle terapie, di effetti del disturbo, o di altro.

Dr.Matteo Pacini
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Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#26]
Utente
Utente
Non volevo essere offensivo sul piano della retorica del rapporto medico-paziente. Non è un'offesa. E' una visione più tradizionale, più improntata a criteri quantitativi, meno influenzata dalla cultura medica contemporanea. Anzi io ho detto che un medico vecchio stampo probabilmente è molto intelligente a livello medico-scientifico.

"c'è ancora molta ambiguità circa il fatto che ci si sia allontanati dalla logica manicomiale o meno"
Che suppongo per Lei sia il Male Assoluto. Non deve per forza essere la visione o il presupposto del pensiero altrui. Mancano strutture per assistere i malati di ogni tipo, le uniche sono quelle per i responsabili di reato, questo è il paradosso. I quali non necessariamente sono contenibili per la parte della loro pericolosità, ma forse proprio perché condannati riescono a curarsi, mentre agli altri, liberi, sono liberamente preda delle loro malattie.

Spero che lei stia scherzando e si riferisca al fatto che il pensiero della logica manicomiale possa essere insensatamente ossessivo poiché è tipico del vostro mestiere la tendenza all'analisi. Io sono sicuro che ogni psichiatra, in fondo, sappia quanto possa essere dannoso per una persona andare contro la sua volontà in termini di consenso alle cure. Credo che ogni psichiatra sappia che piuttosto che ingabbiare una persona a tempo indeterminato e curarla, una cosa fine a se stessa, bisogni aiutarla a percepire quella diagnosi come qualcosa che non riguardi totalmente la sua persona, una classificazione indicativa (chiaro che in una struttura questo sarebbe impossibile essendo a contatto con la realtà psichiatrica tradizionalmente intesa).

Questa sua preoccupazione circa la diagnosi è veramente incomprensibile. Come anche la confusione che secondo me fa tra le diagnosi e ciò che uno riferisce, potendo scegliere, ai fini di una pratica.

La mia preoccupazione è che indipendentemente da quello che ha deciso di fare la dottoressa io sia comunque visto come un bipolare che guida senza essere in CML vedendo in questo un chiaro elemento discutibile a livello di condotta e che possa essere sottoposto a un processo, non in termini giuridici, a cui non voglio essere sottoposto.
Lei parla del fatto che si possa trattenere una persona nel caso di reato. Io su questo non sarei così rigido. Si può prendere un provvedimento anche nel caso in cui venga individuata una condotta , tanto più su una persona che ha una diagnosi psichiatrica.

La dottoressa avrà fatto sicuramente bene, ma quel che sul piano scientifico vale mica c'entra nulla con la legge di per sé.

In che senso circa il mio caso?
[#27]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.9k 1k 248
Ma Lei non è mica tenuto a conoscere le sue diagnosi, o a capirle ? Uno se non le sa, fa riferimento al proprio medico. E infatti adesso fanno così, perché altrimenti in una auto-certificazione ci sta tutto, che uno non abbia memoria, che non sappia le sue malattie, che sbagli il nome, che si confonda sui farmaci che prende, cosa e per che motivo....


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In che senso: "circa il suo caso", stiamo parlando del suo caso...

Dr.Matteo Pacini
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[#28]
Utente
Utente
Non credo che per il primo psichiatra che ha fatto la diagnosi di disturbo bipolare NAS le due diagnosi siano le stesse perché io in un secondo incontro, quando ancora non avevo chiesto la pensione d'invalidità, gliel'avevo detto di sentirmi appartenere al genere opposto e lui non ha fatto alcuna riflessione, a questo punto, sul fatto che i sintomi riferiti potessero essere dovuti a questo. Cioè, non vede proprio la disforia di genere come condizione clinica contenente anche i sintomi riferiti e ha ritenuto che quei sintomi dovessero essere classificati in un'altra categoria nosografica, quella del disturbo bipolare? Oppure semplicemente la diagnosi di disturbo bipolare NAS è avvenuta prima senza che io gli abbia detto del mio sentimento di appartenenza al sesso opposto altrimenti avrebbe contestualizzato meglio i pensieri suicidi?
Mi spieghi una cosa: ma è proprio fuori da qualsiasi logica rapportare le cause dei sintomi (nel mio caso pensieri suicidi) alla diagnosi? Può essere interpretato come un desiderio ingiustificato del paziente? Non sarebbe giustificabile scientificamente un passaggio da disturbo bipolare NAS a disforia di genere? Visto che ci sono stati dei pensieri suicidi e un tentato suicidio la diagnosi di disforia di genere avrebbe bisogno di essere accoppiata ad una diagnosi psichiatrica vera e propria non potendo vedere pensieri e tentato suicidio come caratteristici della disforia di genere? Come diceva lei prevale il modo in cui ho parlato durante il colloquio, il mio atteggiamento che giustificano la diagnosi di disturbo bipolare?
[#29]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.9k 1k 248
"gliel'avevo detto di sentirmi appartenere al genere opposto e lui non ha fatto alcuna riflessione"

Non lo sa. E non sa se ne andavano fatte. Non è che chiunque voglia fare una transizione ha una disforia di genere...E, nel caso, il dibattito su cosa sia la disforia di genere è aperto.
A Lei piace una diagnosi e l'altra no. E le ho spiegato perché. Altrimenti sarebbe un interessante questione, da definire, ma senza alcuna reale implicazione. Lo chiami come vuole, non cambia nulla. Ma Lei si sente offesa da una diagnosi e riconosciuta dall'altra.
E sbaglia in questo.
Più ne parla e più è evidente a me che leggo che è così.

Dr.Matteo Pacini
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[#30]
Utente
Utente
E non crede che il primo psichiatra possa definirla? Perché non avrebbe alcuna reale implicazione? Per la percezione che ho io di una diagnosi rapportata al mio modo di essere ce l'ha. Perché non aiutare anche me a percepirmi più unitariamente, ad inquadrarmi meglio?
[#31]
Utente
Utente
Dotto', per me è importante. Troppo. Io mi aspetto che ci sia comprensione da parte dello psichiatra nel rivedere la diagnosi. Sono troppo fiducioso?
Io capisco la funzione che possa avere una diagnosi psichiatrica, capisco il ragionamento che sia meglio, ai fini epidemiologici, statistici, di prevenzione e tutela della mia salute e di protezione sociale, capisco che a livello documentale si debba conservarla perché c'è stata, capisco anche l'orgoglio di uno psichiatra nel dover anteporre al valore scientifico delle cose l'urgenza emotiva di un paziente rispetto alla percezione di sé, una cosa che potrebbe essere considerata poco professionale rispetto a quanto lei diceva (che non è questo il fine di una diagnosi) ma anche nel rispetto della mia persona circa la verità della questione non si potrebbe impegnare lo psichiatra a dirimere la cosa?
[#32]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.9k 1k 248
No, semplicemente Lei non sta cercando una diagnosi, sta decidendo quale le va bene e quale no, non c'è un criterio, non c'è ragionevolezza, non è disposto a fare dei discorsi per capire.
Il suo scopo è declamare che nessuno può farle una diagnosi e che al centro deve essere messo il suo disagio (come se una diagnosi non facesse questo) con le parole che vuole Lei, con le implicazioni causali che decide Lei, etc.

Bah

Dr.Matteo Pacini
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[#33]
Utente
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A me sembra invece che lei tenda a fare più facilmente classiche diagnosi di disturbi mentali. Non so più cosa dirle. Le consiglio un testo: "Una nuova alternativa alla diagnosi psichiatrica", Mary Boyle, Lucy Johnstone.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.9k 1k 248
"che lei tenda a fare più facilmente classiche diagnosi di disturbi mentali."

Ma non mi dica.....

No, a Lei non interessa l'alternativa. A me interessa, e anche a molti miei colleghi. A Lei interessa apparentemente solo per piegare le diagnosi alle parole che le piacciono, e così facendo rischia di non capire niente delle diagnosi che le fanno.

Sembra che sia approfondimento, ma è superficialità. Si fissa su delle parole e non le interessa la sostanza.

Dr.Matteo Pacini
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[#35]
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Guardi che io sono stato da un secondo specialista che mi ha detto che non ci sono gli elementi per una diagnosi di disturbo bipolare. Non l'ho supposto io. Questo specialista ha un curriculum di notevole spessore rispetto al primo psichiatra.
Non ha valutato come sta facendo lei che io abbia sia un disturbo bipolare e che mi senta appartenere al sesso opposto ma che sostanzialmente la diagnosi è di disforia di genere e non di disturbo bipolare, ma non perché ci sarebbe una congruità in relazione al generico significato di disforia fra le due ma perché il disturbo bipolare non c'è a detta sua. Non sono io che lo dico. Peccato che non abbia voluto indicarlo nella relazione che mi ha rilasciato perché ha voluto farmi solo la relazione diagnostica risultante dalla sua visita. Cioè, mi ha detto: "io le rilascio una relazione sulla mia visita". Quando ci siamo risentiti mi ha detto che per affermare seriamente che non sono bipolare servirebbe una perizia che è una cosa lunghissima. Ma lei capisce che a me passa anche la voglia se la maggior parte degli psichiatri ragiona come lei. Purtroppo qualsiasi tentativo di negare un disturbo mentale a favore di un'altra storia di un paziente viene visto da lei, e credo da molti altri, come atto di ribellione a quelli che sono i vostri standard operativi e la cosa v'infastidisce.
Guardi che questa diagnosi per me è stato un grave danno e al di là delle vostre cose il rispetto per la persona è al centro di tutto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.9k 1k 248
"Guardi che io sono stato da un secondo specialista che mi ha detto che non ci sono gli elementi per una diagnosi di disturbo bipolare."

E un altro invece ha detto di sì.

"Guardi che questa diagnosi per me è stato un grave danno e al di là delle vostre cose il rispetto per la persona è al centro di tutto."

Ecco, si capiva subito che questo era l'intento...
Attaccare qualcuno che ha semplicemente dato a Lei un parere medico. Sono senza parole.

Certo, perché il suo disprezzo per i medici la porta a dire che per noi (chiunque, me, un altro a caso) la persona è da disprezzare e non la consideriamo.

Non si permetta di diffamare. Per giunta da anonima.
Se ha reagito così, io mi interesserei piuttosto del perché, vista l'assurdità.
Prima di farsi fare in futuro una diagnosi, avvisi il medico che potrebbe essere da Lei diffamato e attaccato per il semplice fatto di averle dato una risposta in scienza e coscienza. E accusato, a seconda di quello che le dicono, anche di disumanità.

Dr.Matteo Pacini
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[#37]
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Io non ho assolutamente disprezzo per i medici. Tornassi indietro non avrei accettato il consulto psichiatrico che ho accettato, semplicemente. Forse questo è stato l'errore che rende vani tutti i miei discorsi ora. Avrei potuto scegliere volontariamente al momento di non parlare con nessuno per evitare di esprimere disaccordo o dispiacere per una diagnosi.
Io non diffamo nessuno, per carità. Non sono un guerrafondaio. Sono una persona che crede nel valore della mediazione, nella discutibilità delle cose, nell'ascolto.
Mi dispiace se abbia visto intento diffamatorio nelle mie parole.
La saluto.
[#38]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.9k 1k 248
CI mancherebbe che non ce l'avessi letto. Più di così...

"Tornassi indietro non avrei accettato il consulto psichiatrico che ho accettato, semplicemente."

Neanche si rende conto di questa frase, suppongo, dell'assurdità.
Il tutto ....per una diagnosi, un parere espresso senza alcuna implicazione da un medico da Lei consultato, che spesso resta parole o finisce su un foglio nelle sue mani.

Mi spiace per Lei, che si perde in questi problemi inesistenti. Ma l'aggressività e la polemica non sono accettabili.

Dr.Matteo Pacini
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