Come liberarmi del bisogno di avere una ragazza? (così da riconoscere quando è amore e non bisogno)

Buongiorno, sono un ventitreenne molto spigliato, con molte passioni artistiche e una dote spiccata a intrattenere.

Mia madre è mancata di tumore, avevo 18 anni e lei tribolava già da qualche anno.

Ho sofferto di autolesionismo nell'adolescenza, sono stato vittima di bullismo dai 7 ai 14 anni (con una buona dose di vittimismo), e sono sempre stato un sognatore, ho sempre avuto ambizioni "molto ambiziose" e volte ad attirare l'attenzione della gente.

A 20 anni dallo psicanalista ho scoperto di essere narcisista, egocentrico, e oggi mi ritengo molto migliorato: la mia vita è cambiata, ho molti amici e un gruppo con cui porto avanti un'attività artistica lavorativa, mi impegno per amare il prossimo e ho molta voglia di essere amato più che di "impressionare" ed "essere ammirato/venerato".

Il mio narcisismo consisteva nel voler attirare l'attenzione, avevo un disperato bisogno d'amore.

Mia madre: ha dato a me e mia sorella troppo amore.

Mi ha fatto la cartella fino alla terza media (...) sono cresciuto con moltissime attenzioni materne.

Passiamo alla domanda, io non ho avuto mai relazioni amorose, le ho sempre desiderate moltissimo.
Ho avuto poche storielle, ma mai una relazione vera e propria, anche se le ultime le ho avute nell'ultimo periodo, da quando sono "migliorato".

Giorni fa mi sono detto "da adesso, esprimi te stesso, e chi ti ama ti seguirà, non hai bisogno di essere qualcun altro per essere amato, chi è in linea con te ti troverà, risuonerà con te e non dovrai fare nulla di eccezionale per combaciare, se non essere te stesso".
Bene.

Ma legati alle ragazze ho molti schemi che si attivano inconsciamente.

Una ragazza comincia a diventare una mia "ossessione" e comincio a fantasticare su di lei e voglio averci una storia semplicemente dal momento in cui è carina + mi dà delle attenzioni particolari.
E io non riesco più a capire se una ragazza mi piace perché è carina e mi prende oppure perché ho bisogno di attenzioni materne.

L'altro ieri ho fatto un'intervista a una ragazza delle mie parti, molto carina, lei era molto divertita.

Abbiamo avuto questo brevissimo scambio di energie, era un quiz, un gioco ad un evento, toccata e fuga.

Lei aveva già in passato catturato la mia attenzione, molto prima della serata, quando la vedevo in giro, quindi, si può dire che già prima c'era una sorta di attrazione "visiva", da parte mia.
Però, le uniche informazioni che ho su di lei che "mi piacciono" ora sono che mi piace esteticamente, mi piace il suo entusiasmo e sicuramente la sua energia, e mi è piaciuto il fatto che era così tanto divertita da me e dalla situazione.

Io ho sempre bisogno di un punto di riferimento femminile, è come se la mia mente non riuscisse a stare senza una donna, e fantastico mentalmente su queste ragazze (mi visualizzo con loro, per attirarle nella mia vita), e il mio psicanalista mi ha detto che forse mi "nutro" di queste fantasie per evitare di fallire, diciamo, nella realtà.

Avete qualche parere?
Vi ringrazio molto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.1k 1k 248
Innanzitutto la descrizione che fa di sé presumo sia un'auto-diagnosi psicologica. La azzererei almeno in termini tecnici.
Non mi stupisce che ci sia un approccio psicanalitico in corso, esiste una scollatura tra la descrizione dei fatti e quella interpretativa, che si svolge come al solito su un piano inespresso e che poco ha a che fare con le manifestazioni comportamentali.

Si sta ponendo domande di matrice presumo ossessiva su un rapporto di attrazione o di complicità, che si svolgono senza che un si debba porre il problema di distinguerli o indirizzarli, in natura. L'ipotesi che fa Lei nel titolo produce se mai una categoria in cui ci sarebbe un amore senza la componente attrattiva, che in qualche modo interferirebbe con la genesi dell'amore romantico: ma chi l'ha detto questo ?
L'ossessione non è cominciare a fantasticare su un partner potenziale, se mai è la domanda che si fa dopo, cioè la chiave interpretativa che ahimé presumo derivi dall'ambito analitico.
Quindi le emozioni e i sentimenti le sottopone ad un vaglio razionale, perché "dietro" ci sono delle presunte interpretazioni che possono renderle "da assecondare" o invece "da respingere".

Tutto ciò è insensato. Lei ha ricevuto una diagnosi, alla base almeno della scelta di questo specifico approccio, e ne conosce i riscontri di tipo terapeutico su base scientifica ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini