Vorrei sapere la vostra opinione sull’approccio dello psichiatra a cui mi sono rivolta

Buongiorno,
Seguo un percorso di psicoterapia da tre anni, in questo periodo sento che l’ansia e la depressione sono aumentate ed ho chiesto alla mia psicoterapeuta se fosse d’accordo nel chiedere un momentaneo aiuto farmacologico.
Lei ne ha convenuto e mi sono rivolta ad uno psichiatra alla quale lei ha fatto una mia presentazione.
In passato ho assunto in due momenti complessi della mia vita paroxetina e delorazepam, prescritti la prima volta da uno psichiatra per un uno stato depressivo e la seconda volta da un neurologo a causa di un’insonnia che si è protratta per mesi (non riuscivo più a dormire).
Premetto che gli ultimi 14 anni della mia vita sono stati molto complessi, non appena laureata ho dovuto affrontare grosse difficoltà economiche della mia famiglia di origine, malattie oncologiche di mia mamma, prima e dopo la malattia e la morte di mio papà.
Non ho parenti che mi hanno potuto sostenere e tutto il carico, soprattutto dopo la morte di mio papà è stato tutto sulle mie spalle.
Quindi, sintetizzando, alla mia tendenza ansiosa e depressiva di sono aggiunte fobie di ospedali, malattie, medici, tanto che ho una grossissima difficoltà ad affrontare qualsiasi esame medico e ad accompagnare mia mamma ai controlli.
Tornando ad oggi io ho continuato ad assumere 10 gocce di delorazepam la sera per sedare un po’ l’ansia ed ho deciso di rivolgermi ad uno psichiatra per avere una valutazione ed una terapia adeguata, sperando anche in una collaborazione tra i due specialisti.

Lui si è focalizzato su ansia e difficoltà con il sonno e dopo un mese e mezzo la terapia a cui siamo arrivati sono 15 gocce di delorazepam alla sera più 2 mg di melatonina e 5 gocce di bromazepam due volte nell’arco della giornata.
I miei problemi con il sonno non sono cambiati, nel senso che passo da insonnia ad ipersonnia, forse un po’ meno ansia, ma l’umore mi sembra continui a scendere.
Ci siamo incontrati 4 volte con cadenza bisettimanale e il prossimo incontro sarà nuovamente bisettimanale.
Mi ha continuato a dire che prima ci saremmo occupati del sonno e poi le volte successive dell’umore ma ciò non è ancora successo e io mi sento ancora più apatica di prima.

Cosa ne pensate?
Io non voglio a tutti i costi un antidepressivo, ma non capisco cosa intenda fare, considerando che mi ha anche consigliato di guardare al presente...se riuscissi a farlo ne sarei molto felice e sarei ancor più felice di non dover cercare aiuto.
Mi sento presa poco sul serio o poco compresa non so
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.2k 1k 248
Il sonno è uno degli aspetti centrali e anzi preliminari di un disturbo dell'umore, di quelli che precedono anche i sintomi maggiori. Trattare il sonno in maniera a sé stante ha poco senso, se non in associazione all'inizio della terapia della diagnosi di fondo.
Mi stupisce anche che faccia riferimento alle terapie farmacologiche come "aiuto" e che li approcci quasi a giustificarsi che li chiede.
Ha una cura che ha funzionato, dei sintomi solitamente preliminari, e se ci sono già non ha senso dire che si affronterà la depressione "dopo"... per quale motivo ? Si affronta anche prima che emerga, sapendo che quella è la tendenza già manifestata in passato, se mai.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Grazie per la celere risposta dottore, è ciò che mi suggerisce anche il mio sentire e seppur espressa in maniera velata anche l’opinione della mia psicoterapeuta. Probabilmente, a questo punto mi rivolgerò ad un altro specialista. Grazie mille