Ansia sociale e malessere forte
Ho sempre sofferto di ansia sociale, stress, disturbo di personalità, fragilità di identità grave.
Anno scorso, a ottobre, dopo aver iniziato una relazione, riprendo le mie attività, centri diurni, amici, poco altro, improvvisamente penso "riapre la società" ed io odio le riapertura.
Solo che... Essendo centri diurni anche in psicoterapia viene data la colpa alla relazione, detto semplicemente che basta dire di no agli operatori.
Stronzate, rispetto ciò che provo.
Sono schiacciata.
Sento di dover essere come vogliono loro, decisa da loro.
Domande personali sulla mia vita non previste?
Scoppio.
Domande varie?
Anche.
Mi dicono di comprendere, perché a casa ho una pessima situazione, e mi sento pressata.
Mi dicono che x è così e cosa, e mi sento obbligata a scegliere da che parte stare.
Varie situazioni del genere.
Mi dicono di comprendere altri, sono schiacciata.
Li capivo pure prima.
Ho avuto uno sbalzo di umore, non è che capirli aiutava a non averlo, anzi, smetto solo di capire me stessa, ad accogliermi in nome degli altri.
Al massimo sento l'aspettativa di farmi dare priorità da loro.
In psicoterapia è simile.
Con gli amici anche, spesso esaurita.
La relazione diventa tossica.
Alla fine lui mi molla e restiamo in contatto, psicoterapia la mollo, un'attività del diurno anche, dopo alcuni discorsi del cazzo in cui come al solito non mi hanno ascoltato e che sento come aspettative, pensare agli altri quando devono farlo loro e quando altri fanno più danni di me.
Genitori mi creano aspettative.
Ho iniziato un nuovo percorso di psicoterapia.
Faccio fatica, anche se la seconda seduta sembrava utile e la prima era conoscitiva e sentivo il peso di dover entrare in relazione per forza.
Ero iper vigile.
È come se sentissi il peso sociale di esistere.
Inoltre frequento ambienti legati a mio fratello minore morto e temo che influenzi, essendo stato un rapporto patologico e avendo adesso l'età in cui è morto.
È come se mi sentissi buttata giù, infatti non cerco più quasi nessuno.
Da amici stretti ad altri.
È come se tutti mi schiacciassero e ho vomitato per questo motivo, avuto attacchi di panico, finita in ospedale.
Sto così da settembre circa.
Può essere effettivamente che c'entri la relazione e che sia partita prima sta cosa davanti all'imprevisto nonostante lo volessi perché mi ha cambiato l'equilibrio, o che c'entrino le canne, o che sia più antica, però non capisco su cosa lavorare.
E mi uccide.
Cosa può essere?
Sono preoccupata.
Anno scorso, a ottobre, dopo aver iniziato una relazione, riprendo le mie attività, centri diurni, amici, poco altro, improvvisamente penso "riapre la società" ed io odio le riapertura.
Solo che... Essendo centri diurni anche in psicoterapia viene data la colpa alla relazione, detto semplicemente che basta dire di no agli operatori.
Stronzate, rispetto ciò che provo.
Sono schiacciata.
Sento di dover essere come vogliono loro, decisa da loro.
Domande personali sulla mia vita non previste?
Scoppio.
Domande varie?
Anche.
Mi dicono di comprendere, perché a casa ho una pessima situazione, e mi sento pressata.
Mi dicono che x è così e cosa, e mi sento obbligata a scegliere da che parte stare.
Varie situazioni del genere.
Mi dicono di comprendere altri, sono schiacciata.
Li capivo pure prima.
Ho avuto uno sbalzo di umore, non è che capirli aiutava a non averlo, anzi, smetto solo di capire me stessa, ad accogliermi in nome degli altri.
Al massimo sento l'aspettativa di farmi dare priorità da loro.
In psicoterapia è simile.
Con gli amici anche, spesso esaurita.
La relazione diventa tossica.
Alla fine lui mi molla e restiamo in contatto, psicoterapia la mollo, un'attività del diurno anche, dopo alcuni discorsi del cazzo in cui come al solito non mi hanno ascoltato e che sento come aspettative, pensare agli altri quando devono farlo loro e quando altri fanno più danni di me.
Genitori mi creano aspettative.
Ho iniziato un nuovo percorso di psicoterapia.
Faccio fatica, anche se la seconda seduta sembrava utile e la prima era conoscitiva e sentivo il peso di dover entrare in relazione per forza.
Ero iper vigile.
È come se sentissi il peso sociale di esistere.
Inoltre frequento ambienti legati a mio fratello minore morto e temo che influenzi, essendo stato un rapporto patologico e avendo adesso l'età in cui è morto.
È come se mi sentissi buttata giù, infatti non cerco più quasi nessuno.
Da amici stretti ad altri.
È come se tutti mi schiacciassero e ho vomitato per questo motivo, avuto attacchi di panico, finita in ospedale.
Sto così da settembre circa.
Può essere effettivamente che c'entri la relazione e che sia partita prima sta cosa davanti all'imprevisto nonostante lo volessi perché mi ha cambiato l'equilibrio, o che c'entrino le canne, o che sia più antica, però non capisco su cosa lavorare.
E mi uccide.
Cosa può essere?
Sono preoccupata.
[#1]
Assume una terapia farmacologica per il suo disturbo?
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Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 499 visite dal 18/06/2024.
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