Disturbo bipolare o iperattività emotiva

Salve, fui mandato da una psicologa da uno psichiatra che mi diagnosticò un disturbo bipolare NAS.
Dubbioso di quella diagnosi andai da un altro psichiatra che mi disse che non c'erano i presupposti per una diagnosi di disturbo bipolare NAS ma che avevo iperattività emotiva.
E' possibile che il mio atteggiamento, un po' iperattivo, unito a un discorso dal contenuto poco significativo, che c'era stato in occasione di quella visita, in cui forse ho dato l'impressione di star diventando un po' logorroico, perché il discorso non era finalizzato, cioè non riportavo né sintomi che esprimessero bisogno di aiuto, né ero molto sicuro di averne bisogno, pur non essendomi limitato nel mostrarmi spontaneo, abbia indotto lo psichiatra a pensare che fossi bipolare?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.1k 1k 248
" iperattività emotiva" che come diagnosi non esiste.
Mi scusi, ma perché invece di porsi il problema di cosa ha indotto lo psichiatra a pensare di categorizzarla come bipolare nas (non capisco di preciso come ciò non possa poi corrispondere a livello di espressione descrittiva a "iperattività emotiva"...mi sembra un concetto abbastanza affine per poi dire "non è bipolare". Fosse stato "ipoattività emotiva" avrei anche capito la discordanza con il bipolare, ma iper....
Dicevo, quindi, invece di porsi quella domanda, mi vien da dire perché preferisce che si dica iperattività emotiva anziché, su un piano diverso (diagnosi categoriale) disturbo bipolare nas.
Ha dato un'impressione, e appunto questo è la visita, vedere come le persone agiscono, si comportano, argomentano, interagiscono, etc. Oltre che raccogliere alcune informazioni. Quindi se uno dà l'impressione la spiegazione può banalmente essere che la diagnosi sia quella.

Sta evidentemente cercando di dire che non ha niente, la sostanza è questa. Una diagnosi non le va bene, e un'espressione si (ma quindi iperattività emotiva con il sottointeso che è una forma "normale" di emotività ?).

Inizierei con il perché andò da una psicologa e perché la fece valutare dallo psichiatra.

Dr.Matteo Pacini
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Utente
Utente
Lo psichiatra ha dedotto il disturbo bipolare oltre che dal mio atteggiamento sostanzialmente da un dato del test psicodiagnostico (umore basso) e istinti suicidi. Il punto è che l'umore basso e gli istinti erano dovuti a delle tensioni in famiglia circa il mio orientamento sessuale. Perché non ha indagato la causa il primo psichiatra, cosa fatta nella visita del secondo psichiatra? Se avesse conosciuto la causa il primo psichiatra avrebbe individuato umore basso e istinti suicidi come elementi di una fase depressiva del disturbo bipolare?
La psicologa mi ha mandato da uno psichiatra perché non riusciva ad interpretare. Avevo deciso di lasciare il lavoro. Questo evidentemente per lei era indice di un problema ma c'è un motivo: il monte ore troppo alto (12 ore al giorno).
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.1k 1k 248
" Il punto è che l'umore basso e gli istinti erano dovuti a delle tensioni in famiglia circa il mio orientamento sessuale."

Questo lo pensa Lei.

"Perché non ha indagato la causa il primo psichiatra, ": perché i disturbi sono notoriamente fatti di cause come quelle, presumo sia una sua scoperta scientifica.

Un po' meno si supponenza le gioverebbe. Sta semplicemente cercando di rifiutare un chiarimento diagnostico che è andato a chiedere. Un conto è discuterlo, un altro è giudicare per partito preso, cosa che fa Lei, non lo Psichiatra.

Dr.Matteo Pacini
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Utente
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Mi scusi ma io ho chiarito con il secondo psichiatra che quegli episodi erano dovuti al contesto sfavorevole circa l'accettazione del mio orientamento sessuale, preso atto di questo, dopo avermi fatto numerose domande, mi ha detto che non ci sono i presupposti per una diagnosi di disturbo bipolare NAS. Come mai il secondo psichiatra non vede nelle tensioni dovute al mio orientamento sessuale una causa di questo disturbo?
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Utente
Utente
Per tensioni in famiglia s'intende un episodio...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.1k 1k 248
" io ho chiarito con il secondo psichiatra che quegli episodi erano dovuti al contesto sfavorevole"

Non deve chiarire niente, Lei va a farsi fare una diagnosi da un tenico, non è Lei che stabilisce le cose. Se lo fa, lo faccia pure fuori da un contesto tecnico, ma non c'entra nulla col contestare una diagnosi.

"Come mai il secondo psichiatra non vede nelle tensioni dovute al mio orientamento sessuale una causa di questo disturbo?"

Nessun disturbo, visto che non è stato definito in termini comprensibili, se non con un'espressione che richiama da vicino il disturbo bipolare. Si fa presto a dire, in un discorso, che hanno influito anche dei fattori ambientali, anche per assecondare il vissuto del paziente.
Ma la genetica qui ci viene in aiuto: quando ci sono episodi "reattivi" a eventi esterni, la genetica condiziona il fatto che si sviluppi un disturbo o meno a seguito di questi eventi.
Quindi dire che una cosa "è dovuta a" nel senso che è una reazione emotiva a qualcosa che poi configura un disturbo, non ci porta da un'altra parte rispetto a dire che è sostanzialmente questione di cervello e di una diagnosi classica. Chi è bipolare reagisce anche in maniera più importante agli eventi che lo riguardano emotivamente.

Qui semplicemente è Lei che in qualche modo ci tiene a difendere la causa del litigio con i suoi (orientamento sessuale) perché sembra preoccupato che sia in qualche modo tenuto fuori dalla questione psichiatrica sua. E infatti lo è, perché ciò che è stato diagnosticato non riguarda l'orientamento. Se invece l'idea è di sostenere che è tutto normale tranne un litigio avvenuto per un problema di orientamento sessuale, non capisco cosa c'è andato a fare dallo psichiatra...evidentemente la psicologa non ha avuto l'impressione che fosse come dice Lei.

In sostanza.... Uno può avere un disturbo bipolare che si manifesta con i primi scompensi in concomitanza con un periodo in cui c'è anche una tensione familiare relativa ad un argomento come l'orientamento sessuale. Senza nessi causali tra le varie cose, se non in senso precipitante.

Dr.Matteo Pacini
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Utente
Utente
La psicologa mi ha mandato da uno psichiatra perché io ho lasciato il lavoro, quindi sostanzialmente la psicoterapia, che implicava anche l'osservazione di aspetti lavorativi ma che era incentrata anche su questioni inerenti la psicosessualità, non è andata bene, ma c'è una causa circa il fatto che abbia lasciato il lavoro: il monte ore troppo alto.
Davvero, io non voglio contestare nulla. Il fatto è che il dubbio che io non sia bipolare viene anche dal fatto che dopo aver spiegato ai miei famigliari cosa sia questo disturbo loro non rivedano in me, con cui stanno a contatto quotidianamente, questi sintomi.

In ogni caso io credo di aver diritto a capire alcune cose, come ad esempio, il nesso di causalità fra il disturbo e delle tensioni che c'erano state in famiglia per via del mio orientamento, e per fare questo bisogna chiarirle. Un giudizio non è incontestabile, soprattutto nel momento in cui non ci sono evidenti prove che ne verificano la sua manifestazione fattiva nella vita quotidiana (sfera lavorativa, sociale, sanitaria).
Nel caso in cui nel corso della mia vita io lavori regolarmente, non abbia i sintomi del disturbo, converrà sul fatto che ci sia stato un errore? Oppure la interpreterebbe come una guarigione, anche se l'aspetto della guarigione so che è complesso, quindi chiarisco che si tratti di relativa guarigione o di adattamento alla vita ordinaria riuscito.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.1k 1k 248
Se i suoi familiari hanno avuto da Lei lo stesso tipo di spiegazione che sta dando qui, praticamente è una spiegazione a senso unico. Ai familiari che non vedo che nozione possano avere di base del disturbo.
Lei è libero di contestare cosa vuole.

"Nel caso in cui nel corso della mia vita io lavori regolarmente, non abbia i sintomi del disturbo, converrà sul fatto che ci sia stato un errore"

E' una tautologia. Lei stabilisce cosa è e cosa non è, e ha già deciso che non lo è.

Lei tiene a sostenere la tesi dell'orientamento sessuale, avrà i suoi motivi. Le dà fastidio perché la sente sminuita dalla diagnosi, cosa che peraltro non è.

Dr.Matteo Pacini
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Utente
Utente
Per il fatto che la invitavo a convenire che c'è stato un errore mi riferivo al fatto che esista un disturbo mentale quando se ne vedano effettivamente gli effetti nella vita sociale, lavorativa e sanitaria della persona.
Io non sostengo la tesi dell'orientamento sessuale. Semplicemente io sono stato onesto col secondo psichiatra come col primo, sono stato me stesso, eppure il secondo non ha ritenuto sufficiente un episodio di tensione famigliare circa l'affermazione del mio orientamento sessuale a scatenare un disturbo bipolare. Mi ha detto, anche dopo una serie di domande, che è durata un'ora, che non ci sono i presupposti per una diagnosi di disturbo bipolare NAS. Anche col mio medico di base e con la psicologa non si sono evidenziati mai, a detta loro i tratti del disturbo bipolare. Avevo lasciato il lavoro per il monte ore troppo alto, questo è vero, quindi sostanzialmente la psicologa ha percepito il suo lavoro psicoterapeutico come un fallimento e il mio caso come meritevole di approfondimento da parte di un altro tipo di specialista, che si occupa di casi più gravi, ma abbiamo sostanzialmente parlato principalmente della sfera psicosessuale. Cioè, se è vero che il disturbo bipolare è caratterizzato tecnicamente da alternanza di umore basso e fasi maniacali e ipomaniacali in riferimento al mio caso esse dove sono rinveibili? Questo mi perdoni ma è importante per giustificare l'atto diagnostico, che è una cosa seria, perché esso non sia stato fatto notando semplicemente un atteggiamento, senza avere elementi profondi che appartengono strettamente al disturbo nel modo in cui si esprime nell'esperienza di vita di una persona. Capisce che c'è una differenza fra il notare che una persona è un po' iperattiva e l'individuazione di una storia clinica particolare, dove bisogna soddisfare dei requisiti per una diagnosi, quindi comprendere le cause di alcune scelte, mi riferisco all'abbandono del lavoro, anche come scelta consapevole, per avere l'opportunità di cercare un lavoro che rispettasse dei requisiti contrattuali nel rispetto della dignità umana. Come ha notato io sto dicendo che il fatto che io abbia lasciato il lavoro fosse dovuto al monte ore troppo alto, al fatto che non sostenessi alcuni ritmi (12 h al giorno) e che stessi cercando qualcosa dal monte ore più basso. Pensa, se la scelta di lasciare un lavoro dal monte ore troppo alto fosse indice di un disturbo mentale, senza valutare che forse mancano dei diritti, mi riferisco a un salario minimo e al rispetto di vincoli contrattuali, avremmo tutti una diagnosi psichiatrica. Sto inoltre dicendo che c'è stato un episodio di tensione famigliare che mi ha causato un po' di disappunto, normale, come può capitare a tutti per una discussione.
Io capisco che se una psicologa indirizza da uno psichiatra per lei è tutto chiaro ma perché non è interessato a capire se le condizioni che io le ho menzionato siano necessarie e sufficienti alla diagnosi di un disturbo, alla luce anche di una pericolosità per una persona del ricevere una diagnosi psichiatrica veloce come atto anche controproducente al suo benessere?
Guardi che io sto soffrendo molto, e non perché ho umore depresso, come sarebbe tipico di una fase di questo disturbo, altrimenti non starei nemmeno scrivendo qui, né avrei aperto questa discussione. Dopo un po' uno si stufa pure ad assecondare la vostra visione, che per carità è comprensibile, ma che deve essere anche sostanziale, non effimera. Mi riferisco al fatto che dopo 6 anni da una diagnosi bisogna che ci siano dei fatti che la confermano (TSO, ricoveri, altri elementi che si possano giustificare con un criterio). Io intanto ho tessuto una rete di amicizie che probabilmente mi permetterà di avere un lavoro, che inizierò a settembre. Lei crede che una persona che ha un disturbo mentale sia capace di trovare un lavoro tramite delle amicizie, esattamente come fa una persona normale?
Un'altra cosa, se io fossi impegnato sentimentalmente e dopo una forte lite con la mia fidanzata mi suicidassi, lei crede che i miei famigliari dovrebbero denunciare lo psichiatra che mi seguiva perché non mi ha seguito? Non crede che in quel caso l'evento sia stato imprevedibile, non connesso ad una causa psichiatrica?
E' questo a cui mi riferisco quando mi riferisco a quell'episodio della tensione con i miei famigliari per il mio orientamento sessuale. Cioè, che sia stato un episodio, che non ci fosse un processo in atto, ad esempio atti di bullismo, che abbiano scatenato un disturbo, ma un episodio che è capitato coincidentemente alla visita dello psichiatra da cui ero stato mandato da una psicologa solo perché avevo lasciato un lavoro, come se non si potesse lasciare un lavoro dalle condizioni discutibili per trovarne un altro.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 44.1k 1k 248
"Io non sostengo la tesi dell'orientamento sessuale"

Con una rigidità incredibile, Lei pretende che gli altri non esprimano pareri.

"Dopo un po' uno si stufa pure ad assecondare la vostra visione"

Ma come si permette ? Ma "vostra" di chi ?

La sua è una visione distorta della psichiatria, con argomenti insulsi, che in realtà non sono argomenti, ma sono soltanto modi per sostenere in maniera prepotente e pressappochista che non vuole pareri altrui.
Nessuno la obbliga ad averli.

Le cose scritte sulle diagnosi sono sbagliate e - a livello argomentativo - ridicole.

Dr.Matteo Pacini
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Utente
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Dunque perché il secondo psichiatra non ha visto i presupposti per una diagnosi di disturbo bipolare NAS?
Disturbo bipolare

Il disturbo bipolare è una patologia che si manifesta in più fasi: depressiva, maniacale o mista. Scopriamo i sintomi, la diagnosi e le possibili terapie.

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