Ansiolitici che portano tachicardia

Salve, sono una ragazza di 24 anni, da tre anni assumo ansiolitici nello specifico delorazepam 0, 5 mattina pranzo e cena e mutabon prima di coricarmi.
Una settimana fa ho interrotto tutto (mi sentivo meglio ma so che ho fatto un grande errore) poiché domenica notte ho avuto un forte attacco di panico, contatto il mio psichiatra e mi dice di introdurre di nuovo i farmaci per poi scalarli gradualmente, ho fatto caso però che quella settimana che non ho preso nulla io ho avuto i battiti normalissimi mentre ora che li sto riprendendo ho di nuovo la tachicardia.
La mia domande è: lungo andare questi ansiolitici possono danneggiare il cuore?
Perché io ho fatto una visita dal cardiologo qualche mese fa ed è tutto nella norma capisco che l’ansia porta tachicardia ma io mi preoccupo per il futuro...grazie in anticipo a chi mi risponderà
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.6k 1k
Alla sua età gli ansiolitici non andrebbero utilizzati la terapia va rivista in modo appropriato.

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
La domanda è veramente sorprendente. Non so se ne nota la totale illogicità.
In base a quello che ha riportato, avendo riavuto un forte attacco, le viene in mente che.... i farmaci possano danneggiare il cuore. L'ultima cosa che verrebbe in mente secondo logica.
Questo è dovuto al fatto che il disturbo di cui uno soffre determina i pensieri che uno fa.
Comunque, per inciso, il mutabon non è un ansiolitico.

Dr.Matteo Pacini
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Utente
Utente
Dottore forse non mi sono spiegata bene, io ho ripreso ansiolitico e antidepressivo sotto consiglio dello psichiatra che mi ha in cura perché io avevo interrotto bruscamente. Volevo solo sapere se questi farmaci a lungo andare possono danneggiare il cuore.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Cioè ripete la stessa cosa come se niente fosse. Non ha minimamente letto la risposta. Parla come se si potesse non aver capito....
Le ho risposto: è sorprendente che le venga in mente una cosa del genere, è un tipo di pensiero caratteristico della malattia. Se lo si considerasse come pensiero a se stante, colpirebbe per illogicità.

Dr.Matteo Pacini
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