Cambio personalità

Salve, vorrei chiedervi un consulto circa lo stato di salute di mio padre, che da più di un anno è diventato fonte di grande preoccupazione.
Nel corso di quest’ultimo anno in famiglia abbiamo assistito a quello che sembra un capovolgimento della sua personalità: è diventato estremamente pessimista e negativo, ma soprattutto sconvolto da un’irritabilità pressoché costante, che nei momenti peggiori sfocia anche in aggressività verbale e minacce di violenze.
Da quello che ho potuto scoprire parlando con mia madre e leggendo la documentazione di visite ormai compiute parecchi anni fa presso alcuni neurologi, è stato curato per una depressione, prodotta dal peso del lavoro, e definita come tale solo colloquialmente dai curanti ai mie genitori.
Non ho trovato nulla in tal senso sulle prescrizioni, al di là della menzione di alcuni farmaci, da ultimo sereupin 20mg e alprazolam 0.5 (per tre volte al giorno).
Per quasi sei mesi ha sospeso la terapia di sua iniziativa, affermando che non ne avesse di bisogno e che anzi gli stesse procurando degli imprecisati effetti collaterali.
Più si è andati avanti, più è diventato aggressivo, verbalmente per lo più, ma un paio di volte ci ha fatto temere che sarebbe trasceso oltre, per banalità (com’era condito il cibo, quanto tempo mia madre passava alle poste, opinioni espresse su fatti di cronaca).
Si rivolge a tutti noi e soprattutto verso nostra madre con insulti e turpiloqui che non gli ho mai sentito rivolgerle.
Noi figli lo odiamo e lo usiamo soltanto.

Di recente ha ricominciato la terapia, come se nulla fosse, più per abitudine sembra, che perché sia giunto ad un’epifania.
Nega di averla mai sospesa.
Il problema a questo punto è che dopo tre mesi in cui ci aveva fatto brevemente tirare un sospiro di sollievo, l’irritabilità si è rimanifestata in forma leggermente diversa: è irrequieto, sempre su di giri, dorme poco, costantemente alla ricerca di qualcosa di cui occuparsi, che però presto diventa qualcosa di cui indignarsi e lamentarsi.
Non fa temere per la nostra incolumità al momento, ma basta un non nulla per farlo esplodere in un’ira furibonda, in cui comincia a gridare senza fine.
L’altro giorno ci ha minacciati di andarsene di casa, perché avevamo rinviato un appuntamento con un operaio.

È sempre stato un uomo pacifico, estremamente intelligente e affezionato, nonché affettuoso con tutti noi.
Questa violenza non gli appartiene.
Non lo riconosciamo più, non sembra mai pienamente lucido, si contraddice, che sia euforico o arrabbiato, sembra che vada avanti per i fatti suoi, noi possiamo solo contenere gli estremismi evitando di contraddirlo e adattandoci al suo umore e ai suoi ritmi.
Non esce più di casa da mesi e rifiuta di vedere qualunque medico, men che meno un psichiatra o neurologo.

Vorrei capire cosa succede, aiutarlo e almeno ricondurlo abbastanza a lucidità perché sia disposto a farsi visitare.
Questa situazione sta logorando sia lui che noi, se poteste almeno aiutarmi a capire vi sarei grata.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
La diagnosi è di depressione ?

Dr.Matteo Pacini
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Utente
Utente
L’ultima, che io sappia, sì. Così è stato detto verbalmente a mia madre dall’ultimo medico.
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Utente
Utente
In attesa di ricevere un vostro parere vorrei aggiornarvi, se può essere utile. La situazione da l’impressione di precipitare rapidamente. Lo stato di irritabilità che fino a un paio di settimane fa era un’esperienza altalenante, che vedeva l’alternarsi di momenti di ingiustificata euforia e voglia di fare, a quelli di nervosismo (contenuti cercando di non contraddirlo), adesso sembra una costante. Non basta più nemmeno evitare di contrastarlo, perché legge anche in timidi tentativi di conciliare un attacco alla sua persona. I momenti di pace si sono ridotti a poche ore nel corso della giornata. Sembra ritornato a 0, benché segua ancora la terapia che vi ho riferito nella prima richiesta. Inoltre, ho mancato di riferirvi, se servisse, che talvolta ha violenti incubi: litiga nel sonno, parla talmente chiaramente e grida così forte da sembrare sveglio. Non c’è più una vera ciclicità, un pattern come ci era sembrato all’inizio. L’unica cosa, al momento, evidente è l’incostanza del suo umore, in cui predomina irritabilità e la negatività.
Spero che queste informazioni possano chiarire ulteriormente la situazione.
Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Va rivista la diagnosi, poiché mi sembra che quel che riferisce non coincida molto.

Dr.Matteo Pacini
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Utente
Utente
La ringrazio, anche se continuo a sentirmi spaesata. Se è nelle sue possibilità, potrebbe dirmi per lo meno se emergono timori di problematiche di natura neurologica o solo psichiatrici? Per lo meno per capire a chi rivolgerci, anche se in questo momento rifiuta ogni aiuto, ricercando in ogni cosa e persona un capro espiatorio delle sue reazioni.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Gli aspetti neurologici oltre una certa età vanno considerati perché certi disturbi dopo i 50 anni sono rari, se non ci sono mai stati in passato. Ma non è detto che si trovi sempre traccia di problemi di ordine vascolare, che è la causa più comune di forme neurologiche di disturbi dell'umore.

Dr.Matteo Pacini
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Utente
Utente
Buongiorno dottore,
potrebbe essersi aperto uno spiraglio affinché nostro padre sia disposto a recarsi ad una visita specialistica. Tuttavia, vista la resistenza manifestata in questi mesi, la tendenza a ricercare in altri il capro espiatorio dei suoi disagi e la sua consolidata abitudine di minimizzare l’intensità dei suoi disturbi quando parla con i medici, siamo un po’ preoccupati circa la correttezza dell’eventuale diagnosi che potrebbe risultare dalla sua descrizione del problema.
Visto che già la diagnosi che le ho riferito sembra sbagliata, le vorrei chiedere un consiglio di etichetta più che altro: noi familiari, da cui senz’altro chiederà di essere accompagnato alla visita, potremmo completare in un secondo momento la descrizione delle sue problematiche allo specialista, qualora lui dovesse omettere informazioni importanti? E il medico potrebbe tenere queste informazioni in considerazione per stabilire una terapia più adeguata o deve provenire tutto dalla sua voce?
In altri contesti ci saremmo sentiti liberi di intervenire anche durante la visita stessa, ma in questo momento un nostra parola fuori posto verrebbe trattata come un affronto, un tradimento, facendolo mettere sulla difensiva e vanificando l’unica chance di intraprendere una cura.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.4k 1k
Voi familiari potete comunicare col medico quando volete. Il medico ha vincolo di privacy nel riportare informazioni date dal paziente, ma è aperto a ricevere informazioni. Naturalmente, se voi riferite eventi precisi, il medico dovrà poter riferirglieli per capire che critica ne ha, se li ammette, se li nega, etc.

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