Perchè il professor Irving kirsch dice che gli antidepressivi hanno un puro effetto placebo?
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Le pubblicazioni hanno ricevuto critiche metodologiche. Parliamo di uno psicologo, non di un medico. Questo poi ha rilievo nel commento, veramente assurdo, che poiché ci sarebbe un effetto placebo, allora la depressione non sarebbe un problema chimico del cervello.
Ciò fa pensare che vi sia un'idea strana. Placebo o meno, che il cervello sia chimico è sempre vero, sia per uno psicologo che per un sociologo che per un teologo, oltre che per un medico.
Poi, nessuno tiene conto che oltre all'effetto chiamiamolo "placebo" che amplifica la risposta, c'è un effetto "nocebo", che può fare l'opposto, specie quando si valutano le dichiarazioni soggettive. Un depresso interrogato su come sta, ad esempio, dice di stare male anche se è migliorato del 50%. Quindi può avvenire benissimo che il risultato di uno studio sia falsamente ridotto, non solo che sia amplificato dall'effetto placebo.
Purtroppo la "Depressione" non è affatto un'entità adatta per trarre conclusioni generali, perché corrisponde a mille malattie.
La differenza di risposta nella pratica tra un antidepressivo e l'altro è esperienza comune, e non è questione di pubblicità o di spinta delle aziende.
Esistono critiche all'uso degli antidepressivi di matrice psichiatrica molto più convincenti e che spiegano molto meglio il perché di effetti tavolta nulli.
Ciò fa pensare che vi sia un'idea strana. Placebo o meno, che il cervello sia chimico è sempre vero, sia per uno psicologo che per un sociologo che per un teologo, oltre che per un medico.
Poi, nessuno tiene conto che oltre all'effetto chiamiamolo "placebo" che amplifica la risposta, c'è un effetto "nocebo", che può fare l'opposto, specie quando si valutano le dichiarazioni soggettive. Un depresso interrogato su come sta, ad esempio, dice di stare male anche se è migliorato del 50%. Quindi può avvenire benissimo che il risultato di uno studio sia falsamente ridotto, non solo che sia amplificato dall'effetto placebo.
Purtroppo la "Depressione" non è affatto un'entità adatta per trarre conclusioni generali, perché corrisponde a mille malattie.
La differenza di risposta nella pratica tra un antidepressivo e l'altro è esperienza comune, e non è questione di pubblicità o di spinta delle aziende.
Esistono critiche all'uso degli antidepressivi di matrice psichiatrica molto più convincenti e che spiegano molto meglio il perché di effetti tavolta nulli.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#3]
Non saprei. Ma sa, allora che interesse hanno le persone ad affermare che le guarigioni non spiegabili sono per intercessione divina, o che esiste il paranormale, o che l'inconscio e la psiche sono entità che operano su un piano distinto da quello organico ?
A volte uno può avere una posizione ideologica e poi approcciarsi al problema. Oppure uno può essere seriamente convinto di avere individuato un problema, ma entusiasmarsi troppo per un dato senza tener conto del resto. Anche la statistica, valida come metodo, non ti dice se hai scelto bene i dati da analizzare, li analizza e basta. E non ti dà l'interpretazione unica possibile, ti dà i risultati statistici.
Ricordo un famoso professore che, dopo alcune importanti scoperte, nel suo libro argomentava gli ultimi paragrafi affermando delle cose che a distanza di pochi anni si sarebbero rilevate sciocchezze, peraltro infondate. Chissà perché lo fece, forse per la fretta di avere tutto chiaro, per ché gli piaceva l'idea....
Ci sono dei dati secondo me più "intriganti" che si sposano anche con osservazioni degli psichiatri che studiano appunto i farmaci, in merito ad esempio all'effetto controproducente degli antidepressivi (ma dipende dalla diagnosi) e dai limiti degli studi sulla depressione. Non mi ricordo però il nome al volo.
A volte uno può avere una posizione ideologica e poi approcciarsi al problema. Oppure uno può essere seriamente convinto di avere individuato un problema, ma entusiasmarsi troppo per un dato senza tener conto del resto. Anche la statistica, valida come metodo, non ti dice se hai scelto bene i dati da analizzare, li analizza e basta. E non ti dà l'interpretazione unica possibile, ti dà i risultati statistici.
Ricordo un famoso professore che, dopo alcune importanti scoperte, nel suo libro argomentava gli ultimi paragrafi affermando delle cose che a distanza di pochi anni si sarebbero rilevate sciocchezze, peraltro infondate. Chissà perché lo fece, forse per la fretta di avere tutto chiaro, per ché gli piaceva l'idea....
Ci sono dei dati secondo me più "intriganti" che si sposano anche con osservazioni degli psichiatri che studiano appunto i farmaci, in merito ad esempio all'effetto controproducente degli antidepressivi (ma dipende dalla diagnosi) e dai limiti degli studi sulla depressione. Non mi ricordo però il nome al volo.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.1k visite dal 22/04/2024.
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