Qual è l’iter per la diagnosi di disturbi dello spettro autistico in età adulta?
Da praticamente tutta la vita mi viene ciclicamente fatta notare la mia quasi totale - e sicuramente fastidiosa - mancanza di empatia.
A questo si aggiunge la complessità che da sempre ho riscontrato nelle relazioni umane (specialmente di tipo sentimentale) che hanno seguito quasi sempre lo stesso pattern, e che portano sempre al risultato di far sentire l’altra persona come non abbastanza, non adeguata, non amata, e relative variazioni sul tema.
Qualche anno fa, dopo una crisi depressiva abbastanza profonda, mi è stato diagnosticato un disturbo bipolare di tipo 2, trattato con un ciclo di psicoterapia comportamentale durato 5 anni, e con terapia farmacologica (Stiliden e Carbolitiun).
Attualmente la terapia farmacologica è stata interrotta e la situazione emotiva è abbastanza stabile, ma persistono le difficoltà in ambito relazionale.
Questo mi ha portato ad approfondire il dubbio - ancora non risolto, e da cui la domanda in questa sede - relativamente a un possibile disturbo dello spettro autistico.
I risultati dei test disponibili online (RAADS-R: 170/240; Empathy Quotient: 21/80; CAT-Q: 140/175) sono unanimi, ma ho bisogno comunque di un consulto medico preciso.
A questo punto la domanda:
A quale specialista e/o struttura devo rivolgermi per test valutativi approfonditi ed eventuale diagnosi?
Grazie per il supporto.
A questo si aggiunge la complessità che da sempre ho riscontrato nelle relazioni umane (specialmente di tipo sentimentale) che hanno seguito quasi sempre lo stesso pattern, e che portano sempre al risultato di far sentire l’altra persona come non abbastanza, non adeguata, non amata, e relative variazioni sul tema.
Qualche anno fa, dopo una crisi depressiva abbastanza profonda, mi è stato diagnosticato un disturbo bipolare di tipo 2, trattato con un ciclo di psicoterapia comportamentale durato 5 anni, e con terapia farmacologica (Stiliden e Carbolitiun).
Attualmente la terapia farmacologica è stata interrotta e la situazione emotiva è abbastanza stabile, ma persistono le difficoltà in ambito relazionale.
Questo mi ha portato ad approfondire il dubbio - ancora non risolto, e da cui la domanda in questa sede - relativamente a un possibile disturbo dello spettro autistico.
I risultati dei test disponibili online (RAADS-R: 170/240; Empathy Quotient: 21/80; CAT-Q: 140/175) sono unanimi, ma ho bisogno comunque di un consulto medico preciso.
A questo punto la domanda:
A quale specialista e/o struttura devo rivolgermi per test valutativi approfonditi ed eventuale diagnosi?
Grazie per il supporto.
[#1]
Partiamo da domande più logiche, intanto. Come mai ha interrotto la terapia ?
Le autodiagnosi le lasci perdere.
Le autodiagnosi le lasci perdere.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Insieme allo psichiatra abbiamo valutato che, visti il dosaggio minimo dei farmaci che prendevo e il livello di benessere raggiunto successivamente alla modifica radicale della mia condizione personale (ho cambiato lavoro, cambiato città...) si poteva prendere in considerazione l'eliminazione della terapia farmacologica.
Ad oggi, dopo circa 15 mesi dalla sospensione, non ho mai avuto ricadute di tipo depressivo, né maniacale.
Quello che mi interessa non è l'autodiagnosi, bensì - appunto - conoscere l'iter per poter arrivare a fondo a una questione che mi rende difficile relazionarmi con le persone.
Per "relazionarmi con le persone" intendo:
- Riuscire a fare previsioni realistiche in merito al tempo necessario per svolgere compiti professionali o personali;
- Sentire ed esprimere in modo coerente i sentimenti verso (almeno) le persone importanti (come la persona con cui convivo da circa un anno);
- Riuscire a rispettare gli orari degli appuntamenti;
- Provare interesse genuino verso qualunque attività umana...
Ad oggi, dopo circa 15 mesi dalla sospensione, non ho mai avuto ricadute di tipo depressivo, né maniacale.
Quello che mi interessa non è l'autodiagnosi, bensì - appunto - conoscere l'iter per poter arrivare a fondo a una questione che mi rende difficile relazionarmi con le persone.
Per "relazionarmi con le persone" intendo:
- Riuscire a fare previsioni realistiche in merito al tempo necessario per svolgere compiti professionali o personali;
- Sentire ed esprimere in modo coerente i sentimenti verso (almeno) le persone importanti (come la persona con cui convivo da circa un anno);
- Riuscire a rispettare gli orari degli appuntamenti;
- Provare interesse genuino verso qualunque attività umana...
[#3]
Bene, allora si parte dal tipo di problema, ovvero la difficoltà relazionale, e si esamina. Non a senso unico su un'ipotesi diagnostica.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 697 visite dal 20/04/2024.
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