Ansia e tensione estrema al solo pensiero di studiare. Come venirne a capo?
Ringrazio a priori a tutti coloro che vorranno rispondere a questa mia richiesta d'aiuto che avrà molto più il sapore di uno sfogo sgrammaticato.
Bene, iniziamo... Lo studio per me è sempre stato un vero e proprio cruccio, un'attività con cui ho da sempre un rapporto di amore e odio.
Da una parte mi è sempre piaciuto studiare, apprendere cose nuove mentre dall'altro il fatto di non aver mai ricevuto alcuna indicazione su come farlo ha reso il tutto fin dal principio troppo complesso ed in generale estenuante.
Ho sempre studiato con metodo classico, leggendo e ripetendo fino a che non fossi stato capace di memorizzare cio che era richiesto sapere.
Questo ovviamente poteva funzionare fino alle medie ma dalle superiori in poi i difetti di questo approccio si sono fatti sentire tutti costringendomi ad arrancare e a sentirmi un passo dietro a tutti, così bravi e veloci nell'apprendere.
Da lì si sono sviluppate varie ossessioni che mi porto fin'ora ovverosia quello di dover sapere tutto (anche i più piccoli dettagli) , di dover ricordare tutto, di dover ricordare tutto indefinitamente e di riuscire a mantenerlo sempre fresco in memoria.
E la convinzione che se ciò non avviene non sarò mai capace di acquisire quelle competenze intellettuali per trovare un buon lavoro.
Convinzione errata perché so che questo è impossibile, che nemmeno i migliori medici si ricordano tutto e che non si può ricondurre il valore di un bravo professionista solo dalla somma macchinosa delle sue conoscenze.
E allora perché pretendo sempre di dover sapere e imparare tutto e subito, perché mi incavolo se dò una lettura veloce ad un brano e ovviamente non avendo elaborato il testo non ricordo niente.
Perché pur avendo avuto risultati tangibili non appena ho applicato tecniche di studio più ottimali ritorno al vecchio leggi e ripeti e mi innervosisco se comprensibilmente non funziona?
Perché mi innervosisco se non coltivando certe skill queste si deteriorano e non riesco più ad essere efficiente come un tempo decidendo non di ri-allenarle ma sentendomi teso e ansioso, abbandonandole definitivamente?
Mi sento un viziato, arrogante ragazzetto che pretende di ottenere ciò che mai sarà raggiunto in un certo inefficace modo.
Eppure se riesco ad andare oltre a queste mie sensazioni, ossessioni, automatismi la soddisfazione che ne scaturisce è immensa.
Una sensazione di pienezza che mi scalda la pancia inizia a pervadermi totalmente.
Volevo iniziare un corso sul metodo di studio per potermi iscrivere all'università e darmi una seconda chance ma finché non trovo il modo di ricadere nei vecchi vizi è una possibilità da scartare che porterebbe solo a sprecare soldi.
In breve dunque che cosa c'è che non va in me e perché mi assillo in questo modo pur essendo consapevole dell'assurdità di queste mie convinzioni
Bene, iniziamo... Lo studio per me è sempre stato un vero e proprio cruccio, un'attività con cui ho da sempre un rapporto di amore e odio.
Da una parte mi è sempre piaciuto studiare, apprendere cose nuove mentre dall'altro il fatto di non aver mai ricevuto alcuna indicazione su come farlo ha reso il tutto fin dal principio troppo complesso ed in generale estenuante.
Ho sempre studiato con metodo classico, leggendo e ripetendo fino a che non fossi stato capace di memorizzare cio che era richiesto sapere.
Questo ovviamente poteva funzionare fino alle medie ma dalle superiori in poi i difetti di questo approccio si sono fatti sentire tutti costringendomi ad arrancare e a sentirmi un passo dietro a tutti, così bravi e veloci nell'apprendere.
Da lì si sono sviluppate varie ossessioni che mi porto fin'ora ovverosia quello di dover sapere tutto (anche i più piccoli dettagli) , di dover ricordare tutto, di dover ricordare tutto indefinitamente e di riuscire a mantenerlo sempre fresco in memoria.
E la convinzione che se ciò non avviene non sarò mai capace di acquisire quelle competenze intellettuali per trovare un buon lavoro.
Convinzione errata perché so che questo è impossibile, che nemmeno i migliori medici si ricordano tutto e che non si può ricondurre il valore di un bravo professionista solo dalla somma macchinosa delle sue conoscenze.
E allora perché pretendo sempre di dover sapere e imparare tutto e subito, perché mi incavolo se dò una lettura veloce ad un brano e ovviamente non avendo elaborato il testo non ricordo niente.
Perché pur avendo avuto risultati tangibili non appena ho applicato tecniche di studio più ottimali ritorno al vecchio leggi e ripeti e mi innervosisco se comprensibilmente non funziona?
Perché mi innervosisco se non coltivando certe skill queste si deteriorano e non riesco più ad essere efficiente come un tempo decidendo non di ri-allenarle ma sentendomi teso e ansioso, abbandonandole definitivamente?
Mi sento un viziato, arrogante ragazzetto che pretende di ottenere ciò che mai sarà raggiunto in un certo inefficace modo.
Eppure se riesco ad andare oltre a queste mie sensazioni, ossessioni, automatismi la soddisfazione che ne scaturisce è immensa.
Una sensazione di pienezza che mi scalda la pancia inizia a pervadermi totalmente.
Volevo iniziare un corso sul metodo di studio per potermi iscrivere all'università e darmi una seconda chance ma finché non trovo il modo di ricadere nei vecchi vizi è una possibilità da scartare che porterebbe solo a sprecare soldi.
In breve dunque che cosa c'è che non va in me e perché mi assillo in questo modo pur essendo consapevole dell'assurdità di queste mie convinzioni
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"Volevo iniziare un corso sul metodo di studio per potermi iscrivere all'università e darmi una seconda chance ma finché non trovo il modo di ricadere nei vecchi vizi è una possibilità da scartare che porterebbe solo a sprecare soldi."
Questo riassume tutto. Descrive il problema razionalmente, ma poi vorrebbe uscirne, dal problema, per applicarsi a un corso sul metodo di studio ! Come se ciò non fosse esattamente il comportamento problematico che ha definito fino ad ora...
Pur identificando che c'è un problema, alla fine la soluzione la identifica nel problema stesso, come se dovesse esserci un "eliminare l'ossessione" per eseguire meglio ciò che l'ossessione la spinge a fare. In altre parole il pensiero è "senza ossessione posso imparare i metodi per utilizzare al massimo la memoria e le altre funzioni, con l'ossessione non mi riesce".
Molto più banalmente, senza ossessione studia e raggiunge gli obiettivi, se il problema appunto è il doc. Proceda con il farsi diagnosticare così viene definita la diagnosi, su cui al momento ragioniamo ma in via ipotetica.
Questo riassume tutto. Descrive il problema razionalmente, ma poi vorrebbe uscirne, dal problema, per applicarsi a un corso sul metodo di studio ! Come se ciò non fosse esattamente il comportamento problematico che ha definito fino ad ora...
Pur identificando che c'è un problema, alla fine la soluzione la identifica nel problema stesso, come se dovesse esserci un "eliminare l'ossessione" per eseguire meglio ciò che l'ossessione la spinge a fare. In altre parole il pensiero è "senza ossessione posso imparare i metodi per utilizzare al massimo la memoria e le altre funzioni, con l'ossessione non mi riesce".
Molto più banalmente, senza ossessione studia e raggiunge gli obiettivi, se il problema appunto è il doc. Proceda con il farsi diagnosticare così viene definita la diagnosi, su cui al momento ragioniamo ma in via ipotetica.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Grazie della celere risposta dott.Pacini però non credo di aver capito totalmente.
Intende che la mia voglia di applicarmi su un corso per migliorare nello studio è guidata dalla mia stessa ossessione per lo stesso e che quindi la motivazione di partenza è di per se malsana?
Eh, ma devo eliminare quest'ossessività per rendere profittevole un qualcosa che vivo con troppa puntigliosità, no?
Sono sincero, non ho ben capito dove risiede la contraddizione, se vorrà rispiegarmelo mi farebbe piacere.
Sul verificare se la sua supposizione diagnostica sia corretta provvederò prontamente non appena avrò trovato un punto di riferimento certo nella mia città non sapendo bene a chi rivolgermi
Intende che la mia voglia di applicarmi su un corso per migliorare nello studio è guidata dalla mia stessa ossessione per lo stesso e che quindi la motivazione di partenza è di per se malsana?
Eh, ma devo eliminare quest'ossessività per rendere profittevole un qualcosa che vivo con troppa puntigliosità, no?
Sono sincero, non ho ben capito dove risiede la contraddizione, se vorrà rispiegarmelo mi farebbe piacere.
Sul verificare se la sua supposizione diagnostica sia corretta provvederò prontamente non appena avrò trovato un punto di riferimento certo nella mia città non sapendo bene a chi rivolgermi
[#3]
La contraddizione risiede con il fatto che quando immagina cosa voglia dire rendere profittevole ritorna a pensare che significhi massimizzare un qualche parametro tipo la concentrazione.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.3k visite dal 20/04/2024.
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