Disturbo borderline della personalità e adhd

Molto tempo fa mi è stato diagnosticato un disturbo borderline della personalità.
Stiamo parlando di 25 anni fa.
Il mio psichiatra aveva una tecnica che lui chiamava "confronto" e penso che si tratti di psicoterapia dialettico comportamentale.
In due parole, mi ha disintegrata.
Se ricordavo qualcosa, mi guardava come se mi stessi inventando qualcosa, se ero distrutta da un punto di vista mentale-emotivo, mi trattava come se facessi la vittima o fossi una bambina viziata, quando c'era qualcosa che mi faceva paura, niente, mi guardava con un sorrisetto che non saprei come qualificare.
Ad un certo mi è accusata di essere manipolativa, per me è stato come un scacco matto.
Significava che quando dicevo la verità, stavo mentendo per trarre un beneficio.
E' vero che io fingo, ma non mento.
Devo costantemente conformarmi a quello che gli altri si aspettano perché altrimenti non mi accettano.
L'anno scorso gli ho detto che non volevo più che fosse il mio psichiatra (e francamente non vedo come si possa dire ad una persona che è manipolativa e aspettarsi che quella persona abbia continui ad avere fiducia).
Dopo ho parlato di questi miei problemi con una psicologa e lei mi ha detto che era possibile che si fosse sbagliato e che in realtà si trattasse di adhd e mi ha consigliato di parlarne con un altro psichiatra.
Chiedo un vostro parere.

Grazie.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
"E' vero che io fingo, ma non mento."

Questa è una frase direi emblematica, e in effetti torna con la diagnosi. Sono la stessa cosa, la distinzione si capisce, ma nessuno chiede di giustificare, solo di definire. Una bugia rimane tale, dopo di che la differenza sta nella sua funzionalità se mai, in senso medico, non nel fatto che si abbia "ragione" a dirla (questo è un discorso morale).
I suoi pensieri di fondo possono essere condizionanti (deve fingere per essere accettata) ma il meccanismo poi prende il sopravvento (finge perché lo sa fare e le viene di farlo, per essere accettata...lì per lì, perché poi fingere significa mettersi in condizione di essere scoperti ad un certo punto, o di dover impegnarsi ancora di più con la finzione). Il risultato è che si amplifica la conflittualità, le delusioni, i traumi etc anche se si è nella posizione di chi non era autentico, mentiva, fingeva etc.
Manipolare significa cercare di indurre giudizi e comportamenti nell'altro utilizzando parole o azioni non autentiche, per poi ritorcerle contro la persona stessa se dovesse criticare, mettendosi in una posizione morale che consenta appunto di condizionare e di intimidire. Anche qui, la manipolazione del borderline è efficace nel breve termine e distruttiva anche su di sé nel medio-lungo. E' come giocare usando subito i jolly, prime mani ok e partite perse.

La percezione della psicoterapia in effetti richiama la diagnosi fatta. L'adhd ha poco a che vedere con manipolatività o tendenza alla bugia, di per sé. Ha a che fare con impulsività e anche distruttività, ma non ha la conflittualità relazionale e l'instabilità emotiva e di identificazione di sé e degli altri.

Dr.Matteo Pacini
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Utente
Utente
Per fortuna non esiste solo un enorme palcoscenico, esiste anche un camerino, altrimenti come potrei sapere che si tratta di un palcoscenico? :D
Lì butto la maschera, mi tolgo le scarpe, ascolto la mia musica preferita. Esibirsi continuamente stanca moltissimo, ti drena via tutte le energie. Un tempo pensavo che non fosse raggiungibile da altre persone, ma ad un certo punto ho scoperto che non è vero.
Niente conflitti, niente bugie, niente finzione, nessuna esibizione necessaria.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Esiste anche tutto il resto, tra il camerino e il palcoscenico, che il disturbo impedisce di rendere una parte centrale, oltre che importante, del proprio vissuto. Né da solo nascosto, a chiedersi chi si è, né sul palcoscenico con il timore crescente di non riuscire a finire lo spettacolo, e la confusione sul personaggio migliore da interpretare.

Dr.Matteo Pacini
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Utente
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Se io dico che non riesco a concentrarmi, mi sento spesso confusa, sono esausta e questo arriva ad avere conseguenze estreme, per cui mi dimentico cose e persone, lo dico perché è questo il problema principale.
Ansia, crisi di panico, la sensazione di essere sul pianeta sbagliato, di non avere letto il manuale delle istruzioni per navigare il mondo, per cui devo inventarmi cosa dire o cosa fare in circostanze in cui non mi sono ancora imbattuta, sono conseguenze. Se questo non bastasse, spesso questi gli altri dicono una cosa e ne intendono un'altra, quando non si lanciano in discorsi che non capisco e non so dove vogliono andare a parare.
Se tu psichiatra ti focalizzi sulle conseguenze, che ti fanno pure ridere, non mi aiuti proprio per niente.
Vuoi che il tuo studio diventi un salottino dove parliamo del più e del meno e mancano solo tè e biscotti? Benissimo, parliamo del più e del meno, ma mi stai facendo perdere tempo. Oltretutto se non lo faccio ti alteri e alzi la voce, cosa che detesto.
Questo è quello che avrei voluto dirgli e non sono riuscita a dire.
Sono letterale e onesta, a costo di passare per un'idiota, più di così non riesco a fare.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
"Se tu psichiatra ti focalizzi sulle conseguenze, che ti fanno pure ridere, non mi aiuti proprio per niente."

Questo è il classico atteggiamento che esprime il problema. Entrare il conflitto con una figura astratta, rifiutare indicazioni, ritenere che le proprie emozioni e valutazioni siano la migliore guida per la soluzione, perché nessuno può conoscerci meglio di noi stessi....insomma una serie di errori d'impostazione che esprimono appunto la diagnosi fatta.

Poi, questo approccio non so se sia stato appositamente marcato in un certo modo per motivi tecnici, oppure dipendesse dal modo di fare di quella specifica persona. Su questo le posso dar ragione che non è per "rimprovero" che si dicono certe cose. Ma il fatto di fargliele così percepire può essere un modo di opporsi alle sue istanze, farle percepire come siano sbagliate sul nascere. Una specie di allenamento al gestire il conflitto.

Dire di sé stessi che si è letterali ed onesti è un qualcosa che ovviamente per nessuno può essere accettato. Nessuno afferma di sé cose negative se non per giustificarsi, e tutti affermano di presumere di essere dalla parte giusta. In alcune valutazioni il dichiararsi onesti, giusti, sinceri etc già dà una misura di inaffidabilità delle affermazioni. Questo per inciso.

Dr.Matteo Pacini
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Utente
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Tutti affermano di presumere di essere dalla parte giusta.
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Utente
Utente
La psicologa mi ha spiegato che io cado nel tranello dell'iper-razionalizzazione. A quanto pare avere una logica ferrea è uno svantaggio. Per quanto io non voglia manipolare le persone, quest'ultime si sentono manipolate ugualmente perché mi manca la spontaneità.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Non capisco che c'entri l'iperrazionalizzazione con l'essere manipolativo.

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Nulla, è proprio questo il punto. Argomentare non è manipolare.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Sì, ma le due cose non si confondono.

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Utente
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Lei presenta la sua argomentazione e io presento la mia, secondo lei la mia argomentazione è manipolativa. Sono due argomentazioni, perché non stanno sullo stesso piano? A me serve almeno l'argomentazione numero tre. Oppure, se si vuole, lei presenta la tesi, io presento l'antitesi, devo arrivare alla sintesi. Purtroppo da sola non ci arrivo. In alternativa, niente tesi, niente antitesi, insomma non si può provare qualcosa di diverso? E'come una guerra, io voglio il negoziato di pace.
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Utente
Utente
"E' vero che io fingo, ma non mento.": da un certo punto di vista, sto facendo una distinzione priva di una sostanziale differenza, ma è proprio questo che fanno gli attori, usano questa distinzione.
Il palcoscenico è uno di quelli che si estende alla platea, alcuni spettatori sono lì in piedi e gli attori si muovono tra di loro, ma per me uno spettatore può diventare attore, invece di guardare semplicemente diventa parte attiva e partecipante.
Sta usando le mie parole per ritorcerle contro di me che è esattamente quello che faccio io.
Certo che non sono autentica, come faccio ad esserlo in una situazione del genere?
Non c'è fiducia da parte mia, non mi fido di qualcuno che mi è ostile. Si potrà dire che il mio psichiatra non mi è ostile, il suo mestiere è quello chi aiutarmi a gestire il conflitto. Perché deve essere questa la via? Non si può utilizzarne un'altra?
Davvero preferirei parlare di altro. Questo argomento non è nemmeno interessante. Non lo sto dicendo a lei Dott. Pacini. Lo dico al mio ex-psichiatra, o meglio, avrei voluto dirlo ma non ho avuto modo - non posso mica parlare sopra agli altri, mi dà fastidio quando gli altri lo fanno con me ed è segno di maleducazione e mancanza di rispetto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Gli attori lo fanno per recitare in un film. Sono funzionali.
Non sto usando niente a nessuno scopo, stiamo discutendo liberamente, ma a me pare che Lei abbia una suscettibilità specifica su certi tratti che le vengono attribuiti e cerchi di dirottarli come spiegazioni su altro, ma senza un gran nesso.
Lei effettivamente sembra avere la tendenza a percepire gli altri come ostili, non tollerando che dicano qualcosa di critico, ovvero sembra voler partire dall'idea di non avere tratti criticabili.
La via da utilizzare non deve essere necessariamente di provocazione, ma è contemplata.

Dr.Matteo Pacini
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Utente
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Non sono affatto tutti ostili, ce ne sono solo due fatti così.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45.3k 1k
Io parlo della diagnosi che risulta, poi se così non è, non posso saperlo. Da alcune reazioni qui parrebbe che in effetti ci siano dei tratti di quella diagnosi. Ma se così non fosse, meglio, vorrà dire che l'argomento non è all'ordine del giorno.

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Utente
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Grazie mille per le risposte.
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