Schizofrenia?
Buongiorno. Vi scrivo perchè mio fratello è stato ricoverato in ospedale dopo aver ingerito una dose eccessiva di psicofarmaci. Voleva che finisse tutto, che finissero tutti quei brutti pensieri e paranoie che gli erano saltati in testa in quel momento e che erano sopraggiunti da pochi giorni dopo mesi e mesi che stava bene e stava conducendo un vita normale, usciva con gli amici e si era trovato anche la ragazza, con l'assunzione di una sola mezza pastiglia al giorno di psicofarmaci. Da quello che dicono i medici e da quello che ho letto nei forum, soffre di una leggera schizofrenia che si manifesta con manie persecutorie e paranoie. La prima crisi con sintomi di questo tipo è avvenuta circa tre anni fa (adesso ha 31 anni) ed è in cura da uno psichiatra del territorio.
Lo psichiatra sembra essere molto bravo, ha cercato di fargli assumere sempre la dose minima possibile, alternando due farmaci in contemporanea, eliminandone finalmente uno e ogni tanto prendendo delle gocce.
I medici dell'ospedale ora dicono che probabilmente la terapia none ra adeguata e doveva ssumere una dose più alta di faramaci o forse inq uesto ultimo periodo mio fratello ha saltato qualche pastiglia visto l'avvenimento della crisi.
Il problema per me è questo: adesso i dottori hanno ricominciato a somministrargli le pastiglie passata l'intossicazione, ma gli causano molto sonnno e debolezza al battito cardiaco. Da mezza sono passati a due pastiglie. Adesso è molto ebole, fa fatica ad esprimersi. Insomma sta peggio di due giorni fa che scherzavamo insieme, appena passati tutti gli effetti collaterali dell'intossicazione, avevamo cominciato a parlare insieme di quali potevano essere i problemi reali che lo avevano indotto ad avere questa crisi che gli fa vedere e sentire sensazioni irreali.
Il medico ha detto che deve evitare di avere queste crisi perchè ogni volta che ha una crisi (questa è la terza volta in tre anni che gli arrivano questi brutti pensieri, ma mai aveva tentato il suicidio) peggiora.
ma peggiora perché i medici gli devono somministrare ogni volta che fa una crisi una quantità sempre maggiore di farmaci? ma questi farmaci gli faranno bene, glis ervono a stare meglio o a stare peggio fisicamente? Il medico ha detto che è importante che mio fratello mantenga il lavoro, infatti ha sempre lavorato, ma se gli danno una dose troppo alta di pastiglie è difficile che abbia la forza di lavorare. ue giorni fa scherzavamo, stava in piedi e stava bene, adesso vgliono farlo diventare un vegetale? Non c'è una cura alternativa per scacciare i brutti pensieri? Non sarebbe meglio che farebbe della psicoterapia per permettergli di prlare con un esperto dei suoi problemi di vita e dei suoi comportamenti? Con uno psicoterapeuta che magari si accorge prima di noi quando sta per tornargli una crisi, evitando il peggio (cioè che l prossima viìolta muoia o diventi un vegetale)? I medici di adesso non lo stanno spingendo a fare piscoterapia, ma io credo sia fondamentale. Grazie
Lo psichiatra sembra essere molto bravo, ha cercato di fargli assumere sempre la dose minima possibile, alternando due farmaci in contemporanea, eliminandone finalmente uno e ogni tanto prendendo delle gocce.
I medici dell'ospedale ora dicono che probabilmente la terapia none ra adeguata e doveva ssumere una dose più alta di faramaci o forse inq uesto ultimo periodo mio fratello ha saltato qualche pastiglia visto l'avvenimento della crisi.
Il problema per me è questo: adesso i dottori hanno ricominciato a somministrargli le pastiglie passata l'intossicazione, ma gli causano molto sonnno e debolezza al battito cardiaco. Da mezza sono passati a due pastiglie. Adesso è molto ebole, fa fatica ad esprimersi. Insomma sta peggio di due giorni fa che scherzavamo insieme, appena passati tutti gli effetti collaterali dell'intossicazione, avevamo cominciato a parlare insieme di quali potevano essere i problemi reali che lo avevano indotto ad avere questa crisi che gli fa vedere e sentire sensazioni irreali.
Il medico ha detto che deve evitare di avere queste crisi perchè ogni volta che ha una crisi (questa è la terza volta in tre anni che gli arrivano questi brutti pensieri, ma mai aveva tentato il suicidio) peggiora.
ma peggiora perché i medici gli devono somministrare ogni volta che fa una crisi una quantità sempre maggiore di farmaci? ma questi farmaci gli faranno bene, glis ervono a stare meglio o a stare peggio fisicamente? Il medico ha detto che è importante che mio fratello mantenga il lavoro, infatti ha sempre lavorato, ma se gli danno una dose troppo alta di pastiglie è difficile che abbia la forza di lavorare. ue giorni fa scherzavamo, stava in piedi e stava bene, adesso vgliono farlo diventare un vegetale? Non c'è una cura alternativa per scacciare i brutti pensieri? Non sarebbe meglio che farebbe della psicoterapia per permettergli di prlare con un esperto dei suoi problemi di vita e dei suoi comportamenti? Con uno psicoterapeuta che magari si accorge prima di noi quando sta per tornargli una crisi, evitando il peggio (cioè che l prossima viìolta muoia o diventi un vegetale)? I medici di adesso non lo stanno spingendo a fare piscoterapia, ma io credo sia fondamentale. Grazie
[#1]
Gentile utente,
Una forma leggera non ben chiaro cosa significhi: ha tentato il suicidio, con dosi basse ha ricadute, non capisco cosa significhi leggera.
Si legge nel suo resoconto una soddisfazione per una strategia che tenda ad usare dosi più basse possibile di farmaci, non si capisce se corrisponde al sentimento del medico che lo segue o al suo. Ogni farmaco ha una sua dose efficace, sotto non garantisce i risultati, quindi è ben chiaro che se si prende quasi niente gli effeti collaterali saranno assenti o minimi, peccato che il farmaco non sia più efficace. Questo vogliono dire credo i medici. Per arrestare una ricaduta si dovrà ricorrere a dosi efficaci, e gli effetti collaterali ci saranno.
Nel prosieguo non è che bisogna avere aspettative incongrue: inutile preoccuparsi che una persona con un deficit o dei limiti di qualche tipo continui a svolgere le stesse attività di chi non ha quei limiti. E' inutile caricare la responsabilità di questo sulla persona, sui medici o su altri. La malattia lascia un certo spazio, in questo si può recuperare terreno. Ma questi sono discorsi da fare in seguito.
La diagnosi va definita un po' meglio in termini di gravità.
Una forma leggera non ben chiaro cosa significhi: ha tentato il suicidio, con dosi basse ha ricadute, non capisco cosa significhi leggera.
Si legge nel suo resoconto una soddisfazione per una strategia che tenda ad usare dosi più basse possibile di farmaci, non si capisce se corrisponde al sentimento del medico che lo segue o al suo. Ogni farmaco ha una sua dose efficace, sotto non garantisce i risultati, quindi è ben chiaro che se si prende quasi niente gli effeti collaterali saranno assenti o minimi, peccato che il farmaco non sia più efficace. Questo vogliono dire credo i medici. Per arrestare una ricaduta si dovrà ricorrere a dosi efficaci, e gli effetti collaterali ci saranno.
Nel prosieguo non è che bisogna avere aspettative incongrue: inutile preoccuparsi che una persona con un deficit o dei limiti di qualche tipo continui a svolgere le stesse attività di chi non ha quei limiti. E' inutile caricare la responsabilità di questo sulla persona, sui medici o su altri. La malattia lascia un certo spazio, in questo si può recuperare terreno. Ma questi sono discorsi da fare in seguito.
La diagnosi va definita un po' meglio in termini di gravità.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Gentile dottore, La ringrazio epr la Sua pronta risposta.
Quello che volevo dire è che dopo le crisi precedenti che mio fratello ha avuto, lo abbiamo aiutato insieme a superarle e ad affrontare insieme i problemi che potesse avere nella vita quotidiana, si è reso conto delle sue debolezze, ma ha sfruttato la crisi per migliorarsi e stare sempre meglio. Per questo non capisco, è vero che lui peggiorerà? Non servono le cure invece a far star sempre meglio una persona rispetto a prima? Non era quasi mai stato così bene nella sua vita come negli ultimi mesi. Frequentava più amici, ha trovato la ragazza, usciva più del solito, insomma una vita normale come sempre ha avuto, anzi più felice credo di prima per i suoi affetti.
Cosa vuole dire col fatto che dovrà subire gli effetti collaterali? L'unico modo per curarsi è assumere una dose maggiore di farmaci che gli impediranno di condurre una vita normale? Lei mi vuol dire che poiché ha tentato il suicidio adesso la sua vita è segnata per sempre e non c'è altro modo per farlo stare meglio che quello di imbottirlo di medicine finché non capisce più niente? Mio fratello è intelligente, scrive, legge tantissimo, ha sempre svolto bene il suo lavoro e finché non gli hanno risomministrato il farmaco stava meglio di adesso.
Per quanto riguarda la forma di leggerezza della schizofrenia, è stato il medico dell'ospedale a dircelo, ma ci ha anche detto che è importante che noi capiamo che deve continuare a lavorare. Ma come può se adesso non si regge in piedi?
Non è forse meglio aiutarlo a rielaborare l'accaduto con una psicoterapia?
Secondo Lei tra quanto potrà riprendere una dose minore di farmaci? E' ovvio che se la cosa è grave si cerca di maggiorare la dose, ma quando una persona sta meglio la si dovrebbe abbassare, altrimenti tra qua a dieci anni quante ne dovrà prendere? A un certo punto non farà assuefazione?
La ringrazio molto, e se qualcun altro ha dei parei ringrazio.
Quello che volevo dire è che dopo le crisi precedenti che mio fratello ha avuto, lo abbiamo aiutato insieme a superarle e ad affrontare insieme i problemi che potesse avere nella vita quotidiana, si è reso conto delle sue debolezze, ma ha sfruttato la crisi per migliorarsi e stare sempre meglio. Per questo non capisco, è vero che lui peggiorerà? Non servono le cure invece a far star sempre meglio una persona rispetto a prima? Non era quasi mai stato così bene nella sua vita come negli ultimi mesi. Frequentava più amici, ha trovato la ragazza, usciva più del solito, insomma una vita normale come sempre ha avuto, anzi più felice credo di prima per i suoi affetti.
Cosa vuole dire col fatto che dovrà subire gli effetti collaterali? L'unico modo per curarsi è assumere una dose maggiore di farmaci che gli impediranno di condurre una vita normale? Lei mi vuol dire che poiché ha tentato il suicidio adesso la sua vita è segnata per sempre e non c'è altro modo per farlo stare meglio che quello di imbottirlo di medicine finché non capisce più niente? Mio fratello è intelligente, scrive, legge tantissimo, ha sempre svolto bene il suo lavoro e finché non gli hanno risomministrato il farmaco stava meglio di adesso.
Per quanto riguarda la forma di leggerezza della schizofrenia, è stato il medico dell'ospedale a dircelo, ma ci ha anche detto che è importante che noi capiamo che deve continuare a lavorare. Ma come può se adesso non si regge in piedi?
Non è forse meglio aiutarlo a rielaborare l'accaduto con una psicoterapia?
Secondo Lei tra quanto potrà riprendere una dose minore di farmaci? E' ovvio che se la cosa è grave si cerca di maggiorare la dose, ma quando una persona sta meglio la si dovrebbe abbassare, altrimenti tra qua a dieci anni quante ne dovrà prendere? A un certo punto non farà assuefazione?
La ringrazio molto, e se qualcun altro ha dei parei ringrazio.
[#3]
Gentile utente,
Sinceramente il quadro non è chiaro, il tipo di recupero avuto prima della ricaduta non è tipico della schizofrenia. Delirio e allucinazioni non ci sono solo nella schizofrenia. "Lieve" con sintomi psicotici e tentativo di suicidio non si capisce cosa significhi.
Tutto il resto sono solo sue considerazioni inutilmente pessimistiche sul decorso. La prognosi della schizofrenia è di cronicità e spesso, ma non sempre, di peggioramento nel tempo, ma questo SENZA terapia. La cura consente di controllare meglio il disturbo, alcuni sintomi bene altri peggio.
Ovviamente se uno non prende le cure bene poi ne prende il doppio in fase di ricaduta, con relativo carico di effetti collaterali, perché a quel punto vanno bloccati i sintomi più gravi e in fretta.
Però io farei rivedere la diagnosi ad acque più calme.
Sinceramente il quadro non è chiaro, il tipo di recupero avuto prima della ricaduta non è tipico della schizofrenia. Delirio e allucinazioni non ci sono solo nella schizofrenia. "Lieve" con sintomi psicotici e tentativo di suicidio non si capisce cosa significhi.
Tutto il resto sono solo sue considerazioni inutilmente pessimistiche sul decorso. La prognosi della schizofrenia è di cronicità e spesso, ma non sempre, di peggioramento nel tempo, ma questo SENZA terapia. La cura consente di controllare meglio il disturbo, alcuni sintomi bene altri peggio.
Ovviamente se uno non prende le cure bene poi ne prende il doppio in fase di ricaduta, con relativo carico di effetti collaterali, perché a quel punto vanno bloccati i sintomi più gravi e in fretta.
Però io farei rivedere la diagnosi ad acque più calme.
[#4]
Come scrive il dott. Pacini, la diagnosi è il momento più importante dell'approccio medico. Da essa non discende soltanto la terapia, ma anche la prognosi. Che è diversa, per esempio, tra la Schizofrenia e il Disturbo Bipolare. Una componente affettiva (che vuol dire:umore) sembra senz'altro presente nel caso di suo fratello, e questo mitigherebbe la prognosi della Schizofrenia.
Tutte le sue considerazioni sui farmaci sono sbagliate. E' vero che alcune cure psichiatriche sono pesanti,ma mai distruttive e pericolose come le malattie per le quali sono indicate.
Tutte le sue considerazioni sui farmaci sono sbagliate. E' vero che alcune cure psichiatriche sono pesanti,ma mai distruttive e pericolose come le malattie per le quali sono indicate.
Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-
[#5]
Utente
Vi ringrazio molto per le riposte. Le mie valutazioni sono pessimistiche perchè mi sono molto spaventata. Spero che mio fratello stia meglio e per fortuna sta già sopportando meglio i farmaci da l'altro ieri a oggi. E' giustissimo infatti che venga fatta una giusta diagnosi. Ma allora di cosa soffre mio fratello? E' molto difficile pensare che abbia una malattia, nel senso che per molto tempo lo vedi che sta bene senza nessun sintomo e purtroppo ti dimentichi del problema che in realtà può insorgere da un momento all'altro. Invece non dobbiamo mai dimenticarcene e stargli sempre vicino, stare all'erta appena diventa cupo e si chiude in se stesso. Su questo io e la mia famiglia ci sentiamo in colpa perché lo abbiamo lasciato da solo a casa due settimane (proprio perché stava bene e volevamo che imparasse ad essere più autonomo anche in casa, pensavamo di farlo per il suo bene e invece...) e quando siamo tornati non ci siamo accorti in tempo che in realtà stava per riavere una ricaduta.
Ma queste ricadute sono dovute a fattori esterni, di relazioni e sentimenti? Vorrei tanto capire se è collegato a ciò, perché io credo di sì, ma come si fa a evitare che abbia ricadute al di là del controllo dei farmaci? Una volta trovata la diagnosi e la cura adatta, durerà per sempre il suo benessere o potrà avere ancora ricadute, in base a cosa?
Nessuno mi ha risposto in base alla psicoterapia, non potrebbe aiutare?
C'è qualcosa che potete fare in iù voi emdici e qualcosa che possiamo fare in più noi che gli stiamo vicino?
Grazie mille
Ma queste ricadute sono dovute a fattori esterni, di relazioni e sentimenti? Vorrei tanto capire se è collegato a ciò, perché io credo di sì, ma come si fa a evitare che abbia ricadute al di là del controllo dei farmaci? Una volta trovata la diagnosi e la cura adatta, durerà per sempre il suo benessere o potrà avere ancora ricadute, in base a cosa?
Nessuno mi ha risposto in base alla psicoterapia, non potrebbe aiutare?
C'è qualcosa che potete fare in iù voi emdici e qualcosa che possiamo fare in più noi che gli stiamo vicino?
Grazie mille
[#6]
Gentile utente,
capisco che le malattie mentali siano più difficili da accettare perchè non hanno una "documentazione" laboratoristica o di esami specifici (salvo alcune eccezioni) come in altri campi della medicina.
Inoltre i fattori che possono condizionare gli esiti della patologia sono di carattere diverso (fattori socio-ambientali, familiari, personali).
E'importante però sapere che sono malattie "vere" e curabili con adeguati trattamenti: nello specifico sarà opportuno effettuare controlli periodici attraverso i quali capire se anche ulteriori trattamenti (tra cui la psicoterapia) possono essere (e generalmente lo sono) di beneficio.
Cordialmente
capisco che le malattie mentali siano più difficili da accettare perchè non hanno una "documentazione" laboratoristica o di esami specifici (salvo alcune eccezioni) come in altri campi della medicina.
Inoltre i fattori che possono condizionare gli esiti della patologia sono di carattere diverso (fattori socio-ambientali, familiari, personali).
E'importante però sapere che sono malattie "vere" e curabili con adeguati trattamenti: nello specifico sarà opportuno effettuare controlli periodici attraverso i quali capire se anche ulteriori trattamenti (tra cui la psicoterapia) possono essere (e generalmente lo sono) di beneficio.
Cordialmente
Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com
[#7]
Gentile utente,
E' sulla strada sbagliata. Le malattie possono dare manifestazioni intermittenti. In una psicosi, non si può fare niente di particolare senza introdurre un elemento esterno che modifichi la tendenza naturale del cervello.
I fattori esterni se non sono di per sé provatamente sufficienti a indurre il disturbo stesso, non possono essere considerati come il fattore decisivo su cui lavorare. La qualità di vita è una cosa, la malattia è un'altra. E' più vero che le malattie condizionano la libertà di scelta e di adattamento che non l'inverso.
Cerchi di far chiarire meglio la diagnosi, questo è il primo punto logico.
E' sulla strada sbagliata. Le malattie possono dare manifestazioni intermittenti. In una psicosi, non si può fare niente di particolare senza introdurre un elemento esterno che modifichi la tendenza naturale del cervello.
I fattori esterni se non sono di per sé provatamente sufficienti a indurre il disturbo stesso, non possono essere considerati come il fattore decisivo su cui lavorare. La qualità di vita è una cosa, la malattia è un'altra. E' più vero che le malattie condizionano la libertà di scelta e di adattamento che non l'inverso.
Cerchi di far chiarire meglio la diagnosi, questo è il primo punto logico.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 11.9k visite dal 03/09/2009.
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