Antidepressivi: come funzionano
Egr. Dottori, io ho sviluppato un disturbo d'ansia generalizzata da circa 6 mesi.
Sono in psicoterapia ad indirizzo cognitivo-comportamentale da circa 3 mesi.
Ho ottenuto notevoli miglioramenti ma non la completa guarigione (so che occorre pazienza).
Nel frattempo una psicologa-medico clinico mi ha prescritto Xanax (7 gocce mattina, 7 gocce alla sera).
A questo punto però vorrei "velocizzare" la guarigione in quanto i sintomi dell'ansia (vertigini, tremori, tachicardia, testa leggera, etc...) e sporadici "attacchi d'ansia acuta" mi perseguitano ancora a giorni alterni (in particolare nel fine settimana quando "ho più tempo per pensare").
Il medico clinico, nell'ultima seduta, mi ha prospettato la possibilità di ricorrere ad un antidepressivo che mi aiuti a superare questo momento (naturalmente accompagnata alla psicoterapia che andrebbe comunque avanti).
Vorrei sapere cosa ne pensate e come funzionano gli antidepressivi. Nella migliore delle ipotesi, spariranno i sintomi nel giro di poco tempo? Ma nella peggiore delle ipotesi potrebbero farmi stare peggio? Queste domande le rivolgerò al medico nella prossima seduta ma vorrei conoscere anche il vostro parere.
Io non sono contrario all'uso di questi farmaci ma vorrei soppesare bene i pro e i contro.
Grazie per la vostra attenzione.
Saluti
Sono in psicoterapia ad indirizzo cognitivo-comportamentale da circa 3 mesi.
Ho ottenuto notevoli miglioramenti ma non la completa guarigione (so che occorre pazienza).
Nel frattempo una psicologa-medico clinico mi ha prescritto Xanax (7 gocce mattina, 7 gocce alla sera).
A questo punto però vorrei "velocizzare" la guarigione in quanto i sintomi dell'ansia (vertigini, tremori, tachicardia, testa leggera, etc...) e sporadici "attacchi d'ansia acuta" mi perseguitano ancora a giorni alterni (in particolare nel fine settimana quando "ho più tempo per pensare").
Il medico clinico, nell'ultima seduta, mi ha prospettato la possibilità di ricorrere ad un antidepressivo che mi aiuti a superare questo momento (naturalmente accompagnata alla psicoterapia che andrebbe comunque avanti).
Vorrei sapere cosa ne pensate e come funzionano gli antidepressivi. Nella migliore delle ipotesi, spariranno i sintomi nel giro di poco tempo? Ma nella peggiore delle ipotesi potrebbero farmi stare peggio? Queste domande le rivolgerò al medico nella prossima seduta ma vorrei conoscere anche il vostro parere.
Io non sono contrario all'uso di questi farmaci ma vorrei soppesare bene i pro e i contro.
Grazie per la vostra attenzione.
Saluti
[#1]
Psichiatra
Gentile utente,
i farmaci antidepressivi agiscono sostanzialmente bloccando la ricaptazione pre-sinaptica del neurotrasmettitore (serotonina, dopamina etc.) e promuovendo, in ultima analisi, un potenziamento della neurotrasmissione medesima.
Nel caso dei disturbi d'ansia è frequente la prescrizione di antidepressivi ad azione serotoninergica (ad es. paroxetina, citalopram, escitalpram, clomipramina etc.)in quanto il potenziamento della neurotrasmissione serotoninergica da essi indotto "blocca" il verificarsi degli episodi ansiosi.
Per quanto riguarda la latenza d'azione è di circa 2 - 3 settimane; nelle fasi iniziali di trattamento, in individui particolarmente sensibili, potrebbe verificarsi qualche effetto collaterale tuttavia, l'incremento lento dei dosaggi, consente di ovviare con buon successo a tale problematica. L'uso degli antidepressivi non si associa a problemi di dipendenza.
Vorrei fare qualche considerazione sulle benzodiazepine (ansiolitici): esse rappresentano un buon strumento "in acuto" tuttavia l'uso continuativo (mesi, anni) è da sconsigliare in ragione dei ben noti problemi di assuefazione e dipendenza/astinenza connessi con la somministrazione cronica. Gli ansiolitici sono dei sintomatici, ma non hanno alcun effetto curativo("bloccante")la sintomatologia ansiosa.
Si rivolga con fiducia al suo medico che la consiglierà per il meglio.
Cordiali saluti
Giuseppe Ruffolo
www.psichiatria-online.it
i farmaci antidepressivi agiscono sostanzialmente bloccando la ricaptazione pre-sinaptica del neurotrasmettitore (serotonina, dopamina etc.) e promuovendo, in ultima analisi, un potenziamento della neurotrasmissione medesima.
Nel caso dei disturbi d'ansia è frequente la prescrizione di antidepressivi ad azione serotoninergica (ad es. paroxetina, citalopram, escitalpram, clomipramina etc.)in quanto il potenziamento della neurotrasmissione serotoninergica da essi indotto "blocca" il verificarsi degli episodi ansiosi.
Per quanto riguarda la latenza d'azione è di circa 2 - 3 settimane; nelle fasi iniziali di trattamento, in individui particolarmente sensibili, potrebbe verificarsi qualche effetto collaterale tuttavia, l'incremento lento dei dosaggi, consente di ovviare con buon successo a tale problematica. L'uso degli antidepressivi non si associa a problemi di dipendenza.
Vorrei fare qualche considerazione sulle benzodiazepine (ansiolitici): esse rappresentano un buon strumento "in acuto" tuttavia l'uso continuativo (mesi, anni) è da sconsigliare in ragione dei ben noti problemi di assuefazione e dipendenza/astinenza connessi con la somministrazione cronica. Gli ansiolitici sono dei sintomatici, ma non hanno alcun effetto curativo("bloccante")la sintomatologia ansiosa.
Si rivolga con fiducia al suo medico che la consiglierà per il meglio.
Cordiali saluti
Giuseppe Ruffolo
www.psichiatria-online.it
[#2]
Ex utente
Grazie per la risposta.
Ho un altro quesito: Quando a fine luglio ho avuto la tireotossicosi, il medico mi ha fatto prendere il faxine per arginare le crisi di panico e ansia (di cui non avevo mai sofferto prima) fino al ritiro degli esami.
Dopo 14 gg ho dovuto sospenderlo perchè la tachicardia era diventata insopportabile.
Contemporaneamente avevo avuto diagnosi di tiroidite ed ho cominciato una cura con cortisone.
Secondo lei la tachicardia era causata dalla tireotossicosi (so che è un tipico sintomo di ipertiroidismo) e quindi la sua riduzione è da imputare all'uso del cortisone oppure era proprio l'antidepressivo?
In effetti non sono riuscita a capire cosa mi avesse fatto venire una tachicardia così esagerata perchè lo stesso giorno che ho smesso il faxine ho cominciato il cortisone.
Momenti di tachicardia mi capitano ancora ma molto leggera e so che è caurata dall'ansia (cardiogramma eseguito senza segnalazione di anomalie).
Grazie
Ho un altro quesito: Quando a fine luglio ho avuto la tireotossicosi, il medico mi ha fatto prendere il faxine per arginare le crisi di panico e ansia (di cui non avevo mai sofferto prima) fino al ritiro degli esami.
Dopo 14 gg ho dovuto sospenderlo perchè la tachicardia era diventata insopportabile.
Contemporaneamente avevo avuto diagnosi di tiroidite ed ho cominciato una cura con cortisone.
Secondo lei la tachicardia era causata dalla tireotossicosi (so che è un tipico sintomo di ipertiroidismo) e quindi la sua riduzione è da imputare all'uso del cortisone oppure era proprio l'antidepressivo?
In effetti non sono riuscita a capire cosa mi avesse fatto venire una tachicardia così esagerata perchè lo stesso giorno che ho smesso il faxine ho cominciato il cortisone.
Momenti di tachicardia mi capitano ancora ma molto leggera e so che è caurata dall'ansia (cardiogramma eseguito senza segnalazione di anomalie).
Grazie
[#3]
Psichiatra
E' molto probabile che la sintomatologia tachicardica sia dipesa in larga parte dalla condizione d'ipertiroidismo; del resto, l'eventuale sindrome da attivazione prodotta dai farmaci SSRIs o SNRIs (come la venlafaxina) si manifesta il più delle volte nei primissimi giorni dall'inizio della terapia e tende a "spegnersi" nel giro di qualche altro giorno.
E' fondamentale che lo stato di tireotossicosi venga trattato adeguatamente.
E' fondamentale che lo stato di tireotossicosi venga trattato adeguatamente.
[#4]
Gentile Utente,
il fondamento della terapia cognitivo-comportamentale nel trattamento dei disturbi d'ansia si basa su tecniche cognitive e comportamentali appunto che espongono gradualmente il paziente alla sintomatologia temuta (ad esempio la tachicardia), in modo da falsificare l'ipotesi catastrofica che il soggetto attribuisce ad una cosa che in realtà è innocua.
Detto così sembra facile, ma nella realtà non è semplice esporsi alle cose temute. Ci vuole tempo, pazienza, e la voglia di saper aspettare risultati positivi. Per questo le terapie hanno una certa durata
Se lei cerca in tutti i modi di evitare questa sintomatologia forse non è ancora pronto ad una esposizione, oltretutto sta allungando i tempi da solo
Ne parli con franchezza al suo terapeuta, come ha fatto con noi, non abbia timore di offenderlo o altro
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it
il fondamento della terapia cognitivo-comportamentale nel trattamento dei disturbi d'ansia si basa su tecniche cognitive e comportamentali appunto che espongono gradualmente il paziente alla sintomatologia temuta (ad esempio la tachicardia), in modo da falsificare l'ipotesi catastrofica che il soggetto attribuisce ad una cosa che in realtà è innocua.
Detto così sembra facile, ma nella realtà non è semplice esporsi alle cose temute. Ci vuole tempo, pazienza, e la voglia di saper aspettare risultati positivi. Per questo le terapie hanno una certa durata
Se lei cerca in tutti i modi di evitare questa sintomatologia forse non è ancora pronto ad una esposizione, oltretutto sta allungando i tempi da solo
Ne parli con franchezza al suo terapeuta, come ha fatto con noi, non abbia timore di offenderlo o altro
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it
[#5]
Ex utente
Egr. Dott. Bulla, fino ad ora ho effettuato circa 13 sedute durante le quali abbiamo cercato di identificare la "fonte" delle mie ansie.
La questione è nata a causa di un periodo di stress acuto che mi ha scatenato una tiroidite con fase di ipertiroidismo durante la quale ho conosciuto per la prima volta gli effetti "devastanti" dell'ansia. Da quel momento, nonostante la tiroide ora lavori correttamente, non mi sono più liberata della paura dell'ansia. Con la psicoterapeuta sto affrontando la paura dell'ansia, la paura che si possa trasformare in una patologia più grave (psicosi), la paura di perdere il controllo delle mie facoltà mentali, etc..
Io non ho paura di andare al supermercato, di guidare la macchina o di avere qualche patologia fisica e quindi non ci sono vere e proprie situazioni alle quali mi devo esporre per vincere la paura. Devo smontare pezzo per pezzo la mia convinzione di perdere la ragione. Non è semplice. Per ogni passo avanti che faccio sulla strada della guarigione, mi basta un attacco d'ansia per farne tre o quattro indietro. Forse introducendo una cura farmacologica che mi tenga lontano l'ansia potrebbe aiutarmi a fare solo passi in avanti (e solo pochi o nessuno indietro).
Cosa ne pensa?
La questione è nata a causa di un periodo di stress acuto che mi ha scatenato una tiroidite con fase di ipertiroidismo durante la quale ho conosciuto per la prima volta gli effetti "devastanti" dell'ansia. Da quel momento, nonostante la tiroide ora lavori correttamente, non mi sono più liberata della paura dell'ansia. Con la psicoterapeuta sto affrontando la paura dell'ansia, la paura che si possa trasformare in una patologia più grave (psicosi), la paura di perdere il controllo delle mie facoltà mentali, etc..
Io non ho paura di andare al supermercato, di guidare la macchina o di avere qualche patologia fisica e quindi non ci sono vere e proprie situazioni alle quali mi devo esporre per vincere la paura. Devo smontare pezzo per pezzo la mia convinzione di perdere la ragione. Non è semplice. Per ogni passo avanti che faccio sulla strada della guarigione, mi basta un attacco d'ansia per farne tre o quattro indietro. Forse introducendo una cura farmacologica che mi tenga lontano l'ansia potrebbe aiutarmi a fare solo passi in avanti (e solo pochi o nessuno indietro).
Cosa ne pensa?
[#6]
Gentile utente,
per cio' che riguarda la sua tiroide sarebbe il caso di controllarla se non ha fatto controlli negli ultimi mesi.
Per quanto riguarda i disturbi psichiatrici lamentati, le linee guida internazionali danno come metodi di maggiore efficacia la farmacoterapia associata alla psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Il trattamento farmacologico deve essere protratto nel tempo ed i dosaggi devono essere adeguati secondo quanto previsto dagli studi clinici randomizzati. Il trattamento con le sole benzodiazepine e' un errore metodologico che a lungo andare portera' una riesacerbazione della sintomatologia.
Pertanto, e' preferibile che segua una terapia farmacologica e un trattamento psicoterapeutico adeguato, tenendo pero' sotto controllo il suo stato tiroideo.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
per cio' che riguarda la sua tiroide sarebbe il caso di controllarla se non ha fatto controlli negli ultimi mesi.
Per quanto riguarda i disturbi psichiatrici lamentati, le linee guida internazionali danno come metodi di maggiore efficacia la farmacoterapia associata alla psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Il trattamento farmacologico deve essere protratto nel tempo ed i dosaggi devono essere adeguati secondo quanto previsto dagli studi clinici randomizzati. Il trattamento con le sole benzodiazepine e' un errore metodologico che a lungo andare portera' una riesacerbazione della sintomatologia.
Pertanto, e' preferibile che segua una terapia farmacologica e un trattamento psicoterapeutico adeguato, tenendo pero' sotto controllo il suo stato tiroideo.
Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#7]
Ex utente
Ringrazio per la risposta.
Ho iniziato (su indicazione di uno psicologo-medico clinico) da 4 gg una terapia con Cipralex 10 mg. Manterrò per 15-20 gg il quantitativo di Xanax per poi scalarlo fino a tenerlo solo "al bisogno" e continuerò con la psicoterapia.
Spero di risolvere questo disturbo nel più breve tempo possibile.
Ho iniziato (su indicazione di uno psicologo-medico clinico) da 4 gg una terapia con Cipralex 10 mg. Manterrò per 15-20 gg il quantitativo di Xanax per poi scalarlo fino a tenerlo solo "al bisogno" e continuerò con la psicoterapia.
Spero di risolvere questo disturbo nel più breve tempo possibile.
[#8]
voglio sperare che chi le ha prescritto il farmaco sia un medico - psicologo clinico e non viceversa.
In ogni caso non sono d'accordo con l'utilizzo dello xanax al bisogno, deve essere scalato e non reintrodotto.
Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
In ogni caso non sono d'accordo con l'utilizzo dello xanax al bisogno, deve essere scalato e non reintrodotto.
Saluti
Dr. F.S. Ruggiero
http://www.francescoruggiero.it
[#9]
Psichiatra
Concordo pienamente con quest'ultima osservazione del collega Ruggiero.
Giuseppe Ruffolo
www.psichiatria-online.it
Giuseppe Ruffolo
www.psichiatria-online.it
[#10]
Gentile Utente,
concordo con quanto detto dai Colleghi Dr. Ruffolo e Dr. Ruggiero. Aggiungo solamente che la venlafaxina che lei ha assunto è dotata di un effetto potenziante la trasmissione noradrenergica oltre che quella serotoninergica: ciò lo rende un farmaco molto adatto in alcune forma depressive, meno adatto di altri (i serotoninergici selettivi) nel trattamento del Disturbo di Panico dato che in questo disturbo è già aumentato il tono noradrenergico. L'aumento della frequenza cardiaca potrebbe sicuramente essere legato alla condizione di tireotossicosi, tuttavia anche la venlafaxina può avere in parte indotto questo sintomo oltre che elevare la pressione arteriosa.
Cordiali saluti.
Dr. Claudio Lorenzetti
www.claudiolorenzetti.tk
concordo con quanto detto dai Colleghi Dr. Ruffolo e Dr. Ruggiero. Aggiungo solamente che la venlafaxina che lei ha assunto è dotata di un effetto potenziante la trasmissione noradrenergica oltre che quella serotoninergica: ciò lo rende un farmaco molto adatto in alcune forma depressive, meno adatto di altri (i serotoninergici selettivi) nel trattamento del Disturbo di Panico dato che in questo disturbo è già aumentato il tono noradrenergico. L'aumento della frequenza cardiaca potrebbe sicuramente essere legato alla condizione di tireotossicosi, tuttavia anche la venlafaxina può avere in parte indotto questo sintomo oltre che elevare la pressione arteriosa.
Cordiali saluti.
Dr. Claudio Lorenzetti
www.claudiolorenzetti.tk
Dr. Claudio Lorenzetti
[#11]
Ex utente
Vi ringrazio per i chiarimenti.
Vorrei solo specificare che lo Xanax non è stato "reintrodotto" ma già lo assumevo (7 gocce x 2 ) da circa un mese e mezzo.
Ora vorrei chiedere un chiarimento.
Oggi è il quinto giorno che assumo la compressa intera da 10 mg di Cipralex e in questi giorni non ho avuto particolari effetti collaterali se non un notevole aumento dell'ansia. E' normale? Devo portare pazienza o è il caso di sospendere o cambiare il farmaco? Oggi comunque contatterò anche il mio medico-psciologo clinico.
Grazie per i vostri pareri
Vorrei solo specificare che lo Xanax non è stato "reintrodotto" ma già lo assumevo (7 gocce x 2 ) da circa un mese e mezzo.
Ora vorrei chiedere un chiarimento.
Oggi è il quinto giorno che assumo la compressa intera da 10 mg di Cipralex e in questi giorni non ho avuto particolari effetti collaterali se non un notevole aumento dell'ansia. E' normale? Devo portare pazienza o è il caso di sospendere o cambiare il farmaco? Oggi comunque contatterò anche il mio medico-psciologo clinico.
Grazie per i vostri pareri
[#12]
Psichiatra
E' possibile che i gli antidepressivi serotoninergici producano, nei primi giorni di assunzione, un incremento dei livelli d'ansia.
E' buona norma consigliare al paziente una titolazione molto lenta del farmaco per ovviare a tale tipo di problematica, anche in considerazione del fatto che, a prescindere dal dosaggio iniziale, l'effetto terapeutico comunque non si manifesta prima di 15-20 giorni.
Giuseppe Ruffolo
www.psichiatria-online.it
E' buona norma consigliare al paziente una titolazione molto lenta del farmaco per ovviare a tale tipo di problematica, anche in considerazione del fatto che, a prescindere dal dosaggio iniziale, l'effetto terapeutico comunque non si manifesta prima di 15-20 giorni.
Giuseppe Ruffolo
www.psichiatria-online.it
[#14]
Psichiatra
10 mg/die di escitalopram al giorno (cioè una compressa al dì da 10 mg) rappresentano il dosaggio minimo efficace.
L'incremento lento dei dosaggi consente di ovviare con successo al problema dell'iperstimolazione iniziale.
Giuseppe Ruffolo
www.psichiatria-online.it
L'incremento lento dei dosaggi consente di ovviare con successo al problema dell'iperstimolazione iniziale.
Giuseppe Ruffolo
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Questo consulto ha ricevuto 14 risposte e 26.3k visite dal 31/01/2007.
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