Gli insegnanti possono assumere psicofarmaci?
Buongiorno, la mia domanda è questa: che voi sappiate gli insegnanti possono assumere psicofarmaci?
Mi spiego: ho 41 anni, ho avuto problemi fin dall'infanzia, aitostima nulla, tricotillomania, ansia... ma tutto molto sotto controllo finché non mi sono sposata.
Mio marito ha ricevuto da poco la diagnosi di autismo (asperger) ma negli anni del fidanzamento controllava molto questa cosa (la neuropsichiatra dice che faceva masking).
Dal giorno del matrimonio tutto è precipitato, ho vissuto l'inferno i primi 3 anni, a conclusione dei quali abbiamo anche scoperto la sua infertilità.
L'insieme è stato troppo per me e ho avuto attacchi di panico.
Al lavoro (sono insegnante infanzia) mi ero confidata solo con una collega che però l'ha detto alla dirigente e sono stata trattata come una pazza, come se da un momento all'altro potessi far del male ai bimbi... in realtà al lavoro sono sempre molto controllata, non ci sono mai stati episodi in cui perdevo il controllo e potevo essere pericolosa per i bambini.
Ma da li è stato l'inferno per anni, se alzavo la voce mi accusavano di violenza psicologica, vedevo le sltre fare cose più gravi e passare inosservate e ogni minima cosa che facevo io invece era sintomo del fatto che non stavo bene.
Per gli attacchi di panico ho assunto zoloft per un anno.
Ora la situazione è migliorata, vado al lavoro volentieri (anche grazie al fatto che è cambiato il gestore, quello precedente l'avrei potuto tranquillamente denunciare per mobbing, gli attacchi di panico alla fine mi si scatenavano quando lo vedevo).
Però sento che sto andando in depressione.
Non ho più interessi, non ho più speranza nel futuro: il sapere che non posso più fidarmi di nessuno (non commetterò più lo stesso errore di fidarmi di colleghi), il sentirmi così irrimediabilmete sola e il sapere di non poter contare su nessuno, l'autismo di mio marito, il fatto che non siamo riusciti ad avere figli... unito poi alla solitudine che sentivo in passato...è troppo, non ce la faccio più!! ! Vado da una psicologa che mi ha consigliato di assumere psicofarmaci sotto controllo psichistrico, ovviamente.
Ma io, memore del trattamento ricevuto durante gli attacchi di panico, ho paura che alla visita medica che facciamo ogni 3 anni dovrò dirlo e che verrò di nuovo bollata come "la pazza" e verrò ritenuta incapace di lavorare quando ormai il lavoro è l'unica soddisfazione che mi resta.
Gli insegnanti che assumono psicofarmaci sono obbligati a dirlo alla visita medica?
Cosa può succedere se non lo dichiaro?
E se lo dichiaro possono licenziarmi o potrò continuare a lavorare?
Grazie mille
Mi spiego: ho 41 anni, ho avuto problemi fin dall'infanzia, aitostima nulla, tricotillomania, ansia... ma tutto molto sotto controllo finché non mi sono sposata.
Mio marito ha ricevuto da poco la diagnosi di autismo (asperger) ma negli anni del fidanzamento controllava molto questa cosa (la neuropsichiatra dice che faceva masking).
Dal giorno del matrimonio tutto è precipitato, ho vissuto l'inferno i primi 3 anni, a conclusione dei quali abbiamo anche scoperto la sua infertilità.
L'insieme è stato troppo per me e ho avuto attacchi di panico.
Al lavoro (sono insegnante infanzia) mi ero confidata solo con una collega che però l'ha detto alla dirigente e sono stata trattata come una pazza, come se da un momento all'altro potessi far del male ai bimbi... in realtà al lavoro sono sempre molto controllata, non ci sono mai stati episodi in cui perdevo il controllo e potevo essere pericolosa per i bambini.
Ma da li è stato l'inferno per anni, se alzavo la voce mi accusavano di violenza psicologica, vedevo le sltre fare cose più gravi e passare inosservate e ogni minima cosa che facevo io invece era sintomo del fatto che non stavo bene.
Per gli attacchi di panico ho assunto zoloft per un anno.
Ora la situazione è migliorata, vado al lavoro volentieri (anche grazie al fatto che è cambiato il gestore, quello precedente l'avrei potuto tranquillamente denunciare per mobbing, gli attacchi di panico alla fine mi si scatenavano quando lo vedevo).
Però sento che sto andando in depressione.
Non ho più interessi, non ho più speranza nel futuro: il sapere che non posso più fidarmi di nessuno (non commetterò più lo stesso errore di fidarmi di colleghi), il sentirmi così irrimediabilmete sola e il sapere di non poter contare su nessuno, l'autismo di mio marito, il fatto che non siamo riusciti ad avere figli... unito poi alla solitudine che sentivo in passato...è troppo, non ce la faccio più!! ! Vado da una psicologa che mi ha consigliato di assumere psicofarmaci sotto controllo psichistrico, ovviamente.
Ma io, memore del trattamento ricevuto durante gli attacchi di panico, ho paura che alla visita medica che facciamo ogni 3 anni dovrò dirlo e che verrò di nuovo bollata come "la pazza" e verrò ritenuta incapace di lavorare quando ormai il lavoro è l'unica soddisfazione che mi resta.
Gli insegnanti che assumono psicofarmaci sono obbligati a dirlo alla visita medica?
Cosa può succedere se non lo dichiaro?
E se lo dichiaro possono licenziarmi o potrò continuare a lavorare?
Grazie mille
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Le dichiarazioni che uno fa sono un conto, e sono regolate dalla legge per cui dichiarare il falso in un documento ufficiale è reato. Quindi se si accerta che uno ha dichiarato il falso, ciò costituisce un reato in circostanze come queste. Al di là delle conseguenze eventuali, la conseguenza è di aver alterato i parametri di un giudizio su di sé.
Poi, che Lei si preoccupi del valore che si dà a cose del genere è giusto. Però mi stupisco che anche Lei nel momento in cui dice "mi ha consigliato di assumere psicofarmaci" in un certo senso colloca la cosa su un versante particolare. Non psicofarmaci, Lei ha assunto in passato un medicinale specifico per una situazione specifica.
Quindi fa bene a preoccuparsi che qualcuno possa avere pregiudizi etc, il problema c'è. Anche gli organi che verificano l'idoneità spesso sono privi di mezzi effettivi e di linee guida per distinguere le cose, per cui tutto sembra un unico problema riguardante una sfera misteriosa e pericolosa, quella mentale. A partire da termini tipo "psicofarmaci" che non significano niente se non una paura.
Poi, che Lei si preoccupi del valore che si dà a cose del genere è giusto. Però mi stupisco che anche Lei nel momento in cui dice "mi ha consigliato di assumere psicofarmaci" in un certo senso colloca la cosa su un versante particolare. Non psicofarmaci, Lei ha assunto in passato un medicinale specifico per una situazione specifica.
Quindi fa bene a preoccuparsi che qualcuno possa avere pregiudizi etc, il problema c'è. Anche gli organi che verificano l'idoneità spesso sono privi di mezzi effettivi e di linee guida per distinguere le cose, per cui tutto sembra un unico problema riguardante una sfera misteriosa e pericolosa, quella mentale. A partire da termini tipo "psicofarmaci" che non significano niente se non una paura.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
Mi scusi, riassumo per vedere se ho capito bene... lei sta dicendo che non dirlo al medico del lavoro è reato,giusto? Come pensavo, cioè non pensavo fosse addirittura reato ma che si fosse obbligati a dirlo si, visto che tutte le volte chiede se si sta prendendo qualche farmaco...
Nell'anno in cui ho preso zoloft non ho avuto la visita del medico del lavoro e in più, visto le dichiarazioni della mia collega, la psichiatra mi aveva fatto un foglio in cui dichiarava che potevo tranquillamente lavorare. Ma non è bastato, il gestore ha cominciato a criticare anche lei definendola non idonea a svolgere il suo lavoro.
Io non ho nessun problema sul lavoro, gestisco benissimo una sezione di 20 bambini e sono molto stimata sia dai bambini che dai genitori...
Non ho capito se possono licenziarmi se dovessi assumere ancora qualcosa e di conseguenza lo dichiarassi alla prossima visita...
Grazie
Nell'anno in cui ho preso zoloft non ho avuto la visita del medico del lavoro e in più, visto le dichiarazioni della mia collega, la psichiatra mi aveva fatto un foglio in cui dichiarava che potevo tranquillamente lavorare. Ma non è bastato, il gestore ha cominciato a criticare anche lei definendola non idonea a svolgere il suo lavoro.
Io non ho nessun problema sul lavoro, gestisco benissimo una sezione di 20 bambini e sono molto stimata sia dai bambini che dai genitori...
Non ho capito se possono licenziarmi se dovessi assumere ancora qualcosa e di conseguenza lo dichiarassi alla prossima visita...
Grazie
[#3]
"non pensavo fosse addirittura reato ma che si fosse obbligati a dirlo si,"
E dove sta la differenza concettuale ?
Sta proponendo un discorso in maniera ahimé totalmente ipotetica. E soprattutto non corrisponde ad un problema medico, ma a come gli altri gestiscono una notizia medica, in assenza di indicazioni precise e univoche in tal senso. Non può ovviamente chiedere se deve dichiarare il vero o il falso.
E dove sta la differenza concettuale ?
Sta proponendo un discorso in maniera ahimé totalmente ipotetica. E soprattutto non corrisponde ad un problema medico, ma a come gli altri gestiscono una notizia medica, in assenza di indicazioni precise e univoche in tal senso. Non può ovviamente chiedere se deve dichiarare il vero o il falso.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.2k visite dal 11/02/2024.
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