Trattamento di ansia e depressione
Salve, sono una ragazza di 24 anni e fin dalle medie ho sofferto di un'ansia spropositata per la scuola.
Il problema si ripropose più seriamente ad inizio liceo, dove ho un'ansia costante per una presa in giro (ora mi rendo conto banale) da parte dei miei compagni, con l'ansia mi si chiudeva lo stomaco e non mangiavo, il mio medico né i miei genitori davano peso a questa ansia che io esprimevo a voce, ma riducevano tutto alla mancanza di appetito che mi buttava giù, quindi si limitavano a darmi vitamine.
Tra alti e bassi (più bassi che alti dato che mio padre in quegli anni cade nell'alcolismo, abbiamo serie ristrettezze economiche, e quindi taglio al minimo uscite o nuove amicizie per la paura che qualcuno scopra la mia situazione familiare), arrivo all'università, dove nuovamente cado in un periodo di ansia, mista penso a depressione, dove non mangio e sto nel letto a piangere.
La mia dottoressa mi dà il Daparox e non mi consiglia un percorso dallo psicoterapeuta.
Mia mamma, avendo avuto sua madre che ha sempre preso psicofarmaci dall'età di 24 anni, mi dice di non assumere il medicinale perché non ne ho bisogno, lo prendo per un brevissimo periodo fino a che la mia ansia si affievolisce fino a tornare "normale" quando cambio corso universitario.
Un anno dopo però, in concomitanza dell'inizio del COVID (dove sono stata 21 giorni isolata in camera da sola da positiva), con mio padre che dice di volersi togliere la vita perché mia madre lo minaccia di divorzio se non intraprendere un percorso per alcolisti, nuovamente ho un forte periodo di ansia e depressione in cui dimagrisco molto fino a 40 kg, mi rendo conto che il mio stomaco è chiuso, ma anche nei momenti in cui non lo è io sono felice di non mangiare, capisco che se non lo faccio posso scomparire dai problemi, vorrei proprio diventare invisibile (cosa che succede ancora quando ho l'ansia).
Il medico mi prescrive il Dropaxin e lo assumo per un anno, vado di mia iniziativa anche da una terapista che tuttavia non mi piace, sembra non ascoltarmi, non mi dà risposte su come affrontare i problemi, sono a disagio e cerco di darle le risposte che mi sembra che vorrebbe sentire, quindi anche per il costo, decido di smettere di andare.
Il mio medico consiglia però di continuare un mantenimento del medicinale (tre gocce) per sempre, e aumentare quando ho i picchi, cosa che in realtà non ho più fatto poiché negli ultimi periodi in cui avevo ri-aumentato il dosaggio, se dimenticavo anche due giorni di prenderlo, avevo scosse dalla nuca fino alle mani e capogiri e ancora più ansia, quindi piano piano ho spesso completamento di assumerlo.
Io mi rendo conto di essere paranoica e ansiosa, fuggo dalle difficoltà anche con pensieri brutti, e questo mi condiziona molto anche a livello relazionale, vorrei cercare una soluzione e una diagnosi capendo a chi rivolgermi e come, dato che non ho grandi possibilità economiche e il mio medico non mi ha mai indirizzato a qualcuno di specifico ma solo dato farmaci
Il problema si ripropose più seriamente ad inizio liceo, dove ho un'ansia costante per una presa in giro (ora mi rendo conto banale) da parte dei miei compagni, con l'ansia mi si chiudeva lo stomaco e non mangiavo, il mio medico né i miei genitori davano peso a questa ansia che io esprimevo a voce, ma riducevano tutto alla mancanza di appetito che mi buttava giù, quindi si limitavano a darmi vitamine.
Tra alti e bassi (più bassi che alti dato che mio padre in quegli anni cade nell'alcolismo, abbiamo serie ristrettezze economiche, e quindi taglio al minimo uscite o nuove amicizie per la paura che qualcuno scopra la mia situazione familiare), arrivo all'università, dove nuovamente cado in un periodo di ansia, mista penso a depressione, dove non mangio e sto nel letto a piangere.
La mia dottoressa mi dà il Daparox e non mi consiglia un percorso dallo psicoterapeuta.
Mia mamma, avendo avuto sua madre che ha sempre preso psicofarmaci dall'età di 24 anni, mi dice di non assumere il medicinale perché non ne ho bisogno, lo prendo per un brevissimo periodo fino a che la mia ansia si affievolisce fino a tornare "normale" quando cambio corso universitario.
Un anno dopo però, in concomitanza dell'inizio del COVID (dove sono stata 21 giorni isolata in camera da sola da positiva), con mio padre che dice di volersi togliere la vita perché mia madre lo minaccia di divorzio se non intraprendere un percorso per alcolisti, nuovamente ho un forte periodo di ansia e depressione in cui dimagrisco molto fino a 40 kg, mi rendo conto che il mio stomaco è chiuso, ma anche nei momenti in cui non lo è io sono felice di non mangiare, capisco che se non lo faccio posso scomparire dai problemi, vorrei proprio diventare invisibile (cosa che succede ancora quando ho l'ansia).
Il medico mi prescrive il Dropaxin e lo assumo per un anno, vado di mia iniziativa anche da una terapista che tuttavia non mi piace, sembra non ascoltarmi, non mi dà risposte su come affrontare i problemi, sono a disagio e cerco di darle le risposte che mi sembra che vorrebbe sentire, quindi anche per il costo, decido di smettere di andare.
Il mio medico consiglia però di continuare un mantenimento del medicinale (tre gocce) per sempre, e aumentare quando ho i picchi, cosa che in realtà non ho più fatto poiché negli ultimi periodi in cui avevo ri-aumentato il dosaggio, se dimenticavo anche due giorni di prenderlo, avevo scosse dalla nuca fino alle mani e capogiri e ancora più ansia, quindi piano piano ho spesso completamento di assumerlo.
Io mi rendo conto di essere paranoica e ansiosa, fuggo dalle difficoltà anche con pensieri brutti, e questo mi condiziona molto anche a livello relazionale, vorrei cercare una soluzione e una diagnosi capendo a chi rivolgermi e come, dato che non ho grandi possibilità economiche e il mio medico non mi ha mai indirizzato a qualcuno di specifico ma solo dato farmaci
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Già partiamo con un pregiudizio neanche tanto velato sulla terapia farmacologica, tanto che il suo medico ha "solo dato farmaci" e non le ha dato indicazioni su una psicoterapia, anche se la sua psicoterapeuta "sembra non ascoltarmi, non mi dà risposte su come affrontare i problemi", ovviamente con una aspettativa completamente irragionevole sulla psicoterapia.
Sua madre, che spero sia medico, stabilisce che lei non deve curarsi in modo appropriato, ha familiarità per condizioni psichiatriche ma il tutto viene banalizzato già da quando era ragazzina.
Ora sarebbe il caso che prenda in mano la situazione facendosi visitare da uno specialista in psichaitria.
Sua madre, che spero sia medico, stabilisce che lei non deve curarsi in modo appropriato, ha familiarità per condizioni psichiatriche ma il tutto viene banalizzato già da quando era ragazzina.
Ora sarebbe il caso che prenda in mano la situazione facendosi visitare da uno specialista in psichaitria.
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
[#2]
Utente
No, non mi fraintenda, io nel medicinale nel momento in cui stavo molto male ci ho visto la salvezza, solo che mi sono resa conto che forse non potesse bastare, ho cercato di abbinarci un percorso di psicoterapia ma per me aveva un costo troppo elevato, sommato al fatto che non mi trovassi con l'approccio della terapeuta. Mia madre sì, ha sempre mal visto gli psicofarmaci perché tentata a credere che sua madre ne fosse dipendente. Io però no, anche se vorrei capire se è necessario davvero che io lo prenda a vita. L'unica mia paura ricorrente sugli psicofarmaci, me perché capisco di avere un rapporto malato anche con il mio corpo, è di prendere peso, anche se a mente lucida capisco che sia una cosa stupida.
La mia domanda era se per avere una diagnosi serva uno psichiatra, se a quest'ultimo posso rivolgermi tramite il mio medico oppure andare privatamente, se mi convenga magari invece ritentare con uno psicoterapeuta però con un percorso lineare e duraturo.
La mia domanda era se per avere una diagnosi serva uno psichiatra, se a quest'ultimo posso rivolgermi tramite il mio medico oppure andare privatamente, se mi convenga magari invece ritentare con uno psicoterapeuta però con un percorso lineare e duraturo.
[#3]
Intanto si inquadra la condizione con la visita psichiatrica.
Poi si considerano le opzioni terapeutiche plausibili per il suo caso specifico.
E si iniziano i percorsi indicati.
La sua scelta può essere di rivolgersi ad un servizio pubblico attraverso l'impegnativa e la prenotazione prevista nella sua Regione, o rivolgersi ad un privato totalmente a suo carico o se ha una assicurazione a carico della stessa.
Dr. F. S. Ruggiero
Poi si considerano le opzioni terapeutiche plausibili per il suo caso specifico.
E si iniziano i percorsi indicati.
La sua scelta può essere di rivolgersi ad un servizio pubblico attraverso l'impegnativa e la prenotazione prevista nella sua Regione, o rivolgersi ad un privato totalmente a suo carico o se ha una assicurazione a carico della stessa.
Dr. F. S. Ruggiero
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Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 632 visite dal 05/02/2024.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.