Gli hanno diagnosticato una psicosi
Salve,
mio fratello di 27 anni è stato ricoverato in psichiatria da quasi una settimana.
Dopo dei mesi in cui aveva crisi di persecuzioni, più o meno evidenti, e di cui era conscio più o meno lucidamente, ha cominciato a bloccarsi due mesi fa (non interveniva più nelle conversazioni, rispondeva con frasi sintetiche, sembrava non sentisse più i sentimenti, dormiva moltissimo), pur mantenendo sempre la sua lucidità e estrema razionalità soprattutto di fronte agli specialisti. Dopo aver reagito bene ad una iniziale auricoloterapia cominciata lontana da casa, ha avuta una regressione totale nel momento in cui è tornato a Pordenone, città dove viveva (forse anche a causa di un forte dissidio tra i miei genitori divorziati da molti anni che nn erano della stessa opinione riguardo al suo rientro).Dopo tre gg ha perso la memoria e ha smesso di parlare, cominciando a rispondere a ogni domanda "non so". Non reagisce più a niente e non prende iniziative di alcun genere (neanche riguardo al'igiene, ai bisogni fisiologici..), pur ubbidendo alla lettera nel momento in cui gli si dice di fare le cose. In ospedale gli hanno diagnosticato una psicosi in atto (non è ancora chiaro il tipo)e hanno cominciato ha somministrargli del Risperdal a cui verrà aggiunto dell'Abilify. Si spera in una anche se minima reazione, anche se ancora in questi gg non si è sbloccato niente.Quello che non si sta, però, tenendo abbastanza in considerazione è il contesto familiare deleterio che lo circonda.Mia madre ha problemi di nevrosi da molti anni (anche lei vede complotti dappertutto) e mio padre è abituato a vivere da solo da 30 anni e ha delle piccole manie ossessive che ho paura potrebbero bloccare ulteriormente mio fratello nel caso in cui riuscisse a sbloccarsi un pò (non penso sia un caso che tutto ciò, pur avendo radici lontane, sia successo a un anno dal suo ritorno dopo la laurea a casa con mio padre.. a cui dobbiamo certo aggiungere una sua prima esperienza lavorativa fallimentare dove risulta abbia anche subito mobbing). Lo psichiatra mi dice che, nel caso, ci sia una minima reazione mio fratello uscirà dall'ospedale e tornerà a casa da mio padre in modo da riconquistare la sua autonomia. Quello che io, invece, vorrei sapere è se ci sono altre soluzioni che voi mi consigliate alternative all'ambito familiare che , a parer mio, potrebbero causargli ancora traumi. Mi sono venute in mente strutture come comunità e case famiglia, dove si fanno attività per stimolere soprattutto se i pazienti sono giovani, ma mi è stato risposto che inserirlo in queste strutture potrebbe cronicizzarlo a vita, in quanto si sentirebbe patologico.Voi cosa mi consigliate?E inoltre, pensate ci potrebbero essere anche strutture alternative all'ospedale (dove rimarrà almeno 3 settimane a quanto pare..), oltre che alla casa? Accetto consigli e pareri di ogni tipo su ogni aspetto di questa storia. Col cuore in mano, vi ringrazio per qualsiasi eventuale aiuto.
mio fratello di 27 anni è stato ricoverato in psichiatria da quasi una settimana.
Dopo dei mesi in cui aveva crisi di persecuzioni, più o meno evidenti, e di cui era conscio più o meno lucidamente, ha cominciato a bloccarsi due mesi fa (non interveniva più nelle conversazioni, rispondeva con frasi sintetiche, sembrava non sentisse più i sentimenti, dormiva moltissimo), pur mantenendo sempre la sua lucidità e estrema razionalità soprattutto di fronte agli specialisti. Dopo aver reagito bene ad una iniziale auricoloterapia cominciata lontana da casa, ha avuta una regressione totale nel momento in cui è tornato a Pordenone, città dove viveva (forse anche a causa di un forte dissidio tra i miei genitori divorziati da molti anni che nn erano della stessa opinione riguardo al suo rientro).Dopo tre gg ha perso la memoria e ha smesso di parlare, cominciando a rispondere a ogni domanda "non so". Non reagisce più a niente e non prende iniziative di alcun genere (neanche riguardo al'igiene, ai bisogni fisiologici..), pur ubbidendo alla lettera nel momento in cui gli si dice di fare le cose. In ospedale gli hanno diagnosticato una psicosi in atto (non è ancora chiaro il tipo)e hanno cominciato ha somministrargli del Risperdal a cui verrà aggiunto dell'Abilify. Si spera in una anche se minima reazione, anche se ancora in questi gg non si è sbloccato niente.Quello che non si sta, però, tenendo abbastanza in considerazione è il contesto familiare deleterio che lo circonda.Mia madre ha problemi di nevrosi da molti anni (anche lei vede complotti dappertutto) e mio padre è abituato a vivere da solo da 30 anni e ha delle piccole manie ossessive che ho paura potrebbero bloccare ulteriormente mio fratello nel caso in cui riuscisse a sbloccarsi un pò (non penso sia un caso che tutto ciò, pur avendo radici lontane, sia successo a un anno dal suo ritorno dopo la laurea a casa con mio padre.. a cui dobbiamo certo aggiungere una sua prima esperienza lavorativa fallimentare dove risulta abbia anche subito mobbing). Lo psichiatra mi dice che, nel caso, ci sia una minima reazione mio fratello uscirà dall'ospedale e tornerà a casa da mio padre in modo da riconquistare la sua autonomia. Quello che io, invece, vorrei sapere è se ci sono altre soluzioni che voi mi consigliate alternative all'ambito familiare che , a parer mio, potrebbero causargli ancora traumi. Mi sono venute in mente strutture come comunità e case famiglia, dove si fanno attività per stimolere soprattutto se i pazienti sono giovani, ma mi è stato risposto che inserirlo in queste strutture potrebbe cronicizzarlo a vita, in quanto si sentirebbe patologico.Voi cosa mi consigliate?E inoltre, pensate ci potrebbero essere anche strutture alternative all'ospedale (dove rimarrà almeno 3 settimane a quanto pare..), oltre che alla casa? Accetto consigli e pareri di ogni tipo su ogni aspetto di questa storia. Col cuore in mano, vi ringrazio per qualsiasi eventuale aiuto.
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Se e' ancora ricoverato, deve attendere
https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/
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Una volta dimesso dall'ospedale, suo fratello dovrà essere seguito dal centro di salute mentale competente per territorio di residenza. Gli specialisti che se ne faranno carico seguiranno un progetto terapeutico che potrà prevedere, qualora lo ritenessero opportuno, l'inserimento in una comunità o struttura protetta. Adesso è prematuro parlare di tutto ciò. In bocca al lupo per suo fratello.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.5k visite dal 28/08/2009.
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