Come riconoscere la fobia sociale?
Buonasera,
Sono una ragazza di 24 anni, sono una studentessa di medicina e recentemente è stato trattato a lezione il tema della fobia sociale.
Mi sono stupita di riconoscermi nelle caratteristiche preminenti di questa sindrome, ma devo ammettere di essere una persona facilmente condizionabile (studio le malattie cardiache e sento dolore al petto e così via), motivo per cui non ne sono certa.
Non posso nemmeno eseguire i "quiz" online perchè conosco le risposte che porterebbero a diagnosi del disturbo, e ho paura che le risposte che dò siano in realtà condizionate dalla mia volontà di avere una diagnosi.
Gli elementi in cui mi riconosco sono soprattutto: in ogni situazione sociale nuova (o anche già vissuta ma dalla quale è passato molto tempo), mi sento estremamente smarrita su come comportarmi, ho paura di non conoscere le norme sociali che regolano quella attività e che tutti mi considerino un'idiota per il modo in cui mi comporto, sono costantemente occupata a immaginare di vedermi dall'esterno per capire come appaio alle altre persone, che sia per strada, in classe o in qualunque altro contesto.
Alcuni esempi nell'ultimo paio di mesi: ho contattato un medico per la scrittura della tesi con lei, ha risposto con una mail (in cui ero in CC) invitandomi a passare in reparto il giorno successivo.
Tutta la serata e la notte le ho passate a chiedermi se intendesse davvero invitarmi, come dovessi presentarmi, facendo incubi sull'arrivare in ritardo, svegliandomi ogni mezz'ora terrorizzata.
A livello razionale ero perfettamente consapevole che fosse assurdo farmi tutti quei problemi, e poi la riunione è andata benissimo.
Qualche mese fa dovevo portare la macchina dal meccanico per il cambio gomme, operazione che ho già fatto più volte anche da quello specifico meccanico, sono arrivata in officina e non ho saputo decidere dove parcheggiare la macchina, ho iniziato a iperventilare e piangere e sono dovuta tornare a casa perchè non ero assolutamente in grado di compiere quella decisione, terrorizzata che chi mi stesse guardando mi prendesse per idiota perchè avevo parcheggiato in un posto rispetto ad un altro.
Sono episodi che succedono almeno settimanalmente, e non so sinceramente ricordare un periodo della mia vita in cui non sia stata ansiosa o iper-consapevole dello spazio che occupo nel mondo, motivo per cui penso potrebbe anche essere semplicemente un mio modo di essere.
Sono già stata da una psicologa qualche mese fa per questo motivo ma non sono riuscita ad essere completamente sincera, e già alla seconda seduta mascheravo le mie ansie come sono abituata a fare, e quindi ho smesso di andare, capendo che non c'era stato quel feeling che mi permettesse di essere sincera.
Quindi, dovrei tentare con un altro psicologo?
Sto semplicemente pensando troppo e dovrei rilassarmi un po'?
E' un mio tratto caratteriale e me lo tengo?
Grazie mille
Sono una ragazza di 24 anni, sono una studentessa di medicina e recentemente è stato trattato a lezione il tema della fobia sociale.
Mi sono stupita di riconoscermi nelle caratteristiche preminenti di questa sindrome, ma devo ammettere di essere una persona facilmente condizionabile (studio le malattie cardiache e sento dolore al petto e così via), motivo per cui non ne sono certa.
Non posso nemmeno eseguire i "quiz" online perchè conosco le risposte che porterebbero a diagnosi del disturbo, e ho paura che le risposte che dò siano in realtà condizionate dalla mia volontà di avere una diagnosi.
Gli elementi in cui mi riconosco sono soprattutto: in ogni situazione sociale nuova (o anche già vissuta ma dalla quale è passato molto tempo), mi sento estremamente smarrita su come comportarmi, ho paura di non conoscere le norme sociali che regolano quella attività e che tutti mi considerino un'idiota per il modo in cui mi comporto, sono costantemente occupata a immaginare di vedermi dall'esterno per capire come appaio alle altre persone, che sia per strada, in classe o in qualunque altro contesto.
Alcuni esempi nell'ultimo paio di mesi: ho contattato un medico per la scrittura della tesi con lei, ha risposto con una mail (in cui ero in CC) invitandomi a passare in reparto il giorno successivo.
Tutta la serata e la notte le ho passate a chiedermi se intendesse davvero invitarmi, come dovessi presentarmi, facendo incubi sull'arrivare in ritardo, svegliandomi ogni mezz'ora terrorizzata.
A livello razionale ero perfettamente consapevole che fosse assurdo farmi tutti quei problemi, e poi la riunione è andata benissimo.
Qualche mese fa dovevo portare la macchina dal meccanico per il cambio gomme, operazione che ho già fatto più volte anche da quello specifico meccanico, sono arrivata in officina e non ho saputo decidere dove parcheggiare la macchina, ho iniziato a iperventilare e piangere e sono dovuta tornare a casa perchè non ero assolutamente in grado di compiere quella decisione, terrorizzata che chi mi stesse guardando mi prendesse per idiota perchè avevo parcheggiato in un posto rispetto ad un altro.
Sono episodi che succedono almeno settimanalmente, e non so sinceramente ricordare un periodo della mia vita in cui non sia stata ansiosa o iper-consapevole dello spazio che occupo nel mondo, motivo per cui penso potrebbe anche essere semplicemente un mio modo di essere.
Sono già stata da una psicologa qualche mese fa per questo motivo ma non sono riuscita ad essere completamente sincera, e già alla seconda seduta mascheravo le mie ansie come sono abituata a fare, e quindi ho smesso di andare, capendo che non c'era stato quel feeling che mi permettesse di essere sincera.
Quindi, dovrei tentare con un altro psicologo?
Sto semplicemente pensando troppo e dovrei rilassarmi un po'?
E' un mio tratto caratteriale e me lo tengo?
Grazie mille
[#1]
Che significa rilassarsi ? E che significa tratto caratteriale ?
Che cambia ?
La domanda in genere significa se è fatta comunque così o se può cambiarlo.
Certo che val la pena di farsi valutare, in ogni caso. Vada da uno psichiatra. Il medico è in grado comunque di valutare una serie di cose per come le vede, la completezza dei racconti non è, per fortuna, sempre necessaria. Poi, ovvio che se fornisce informazioni questo è utile, ma se poi deve innescarsi un meccanismo per cui cerca di mascherarle per paura di avere o non avere una diagnosi, è importante piuttosto che sia il medico a giudicare. Non ci si può "non esprimere", al di là di ciò che poi si dice. E questo per uno psichiatra è il primo tipo di osservazione diagnostica.
Che cambia ?
La domanda in genere significa se è fatta comunque così o se può cambiarlo.
Certo che val la pena di farsi valutare, in ogni caso. Vada da uno psichiatra. Il medico è in grado comunque di valutare una serie di cose per come le vede, la completezza dei racconti non è, per fortuna, sempre necessaria. Poi, ovvio che se fornisce informazioni questo è utile, ma se poi deve innescarsi un meccanismo per cui cerca di mascherarle per paura di avere o non avere una diagnosi, è importante piuttosto che sia il medico a giudicare. Non ci si può "non esprimere", al di là di ciò che poi si dice. E questo per uno psichiatra è il primo tipo di osservazione diagnostica.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 914 visite dal 08/11/2023.
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