Cymbalta + lamotrigina-Effetto rebound?

Buongiorno.

Avevo da domandarvi su effetti da sospensione dei 2 farmaci.

Come da accordi con lo psichiatra che mi ha in cura abbiamo scalato Cymbalta 60 (che prendevo da 4 mesi una volta al dì di mattina) a 30 per poi eliminare dopo 7 giorni
La Lamotrigina 50 (che prendevo da Settembre una volta al dì di sera) a 25 per poi eliminare dopo 15 giorni.

Avevo iniziato la cura in Maggio 2023 con Zoloft 50 per poi passare a Cymbalta visti gli scarsi risultati ottenuti.

Premesso che è stata una mia decisione interrompere (di cui me ne assumo la responsabilità) valutando effetti benefici, in questa ultima fase di scalaggio dei medicinali, da circa una settimana lamento una sorta di scosse (ma nemmeno scosse ma proprio non so come descriverle, sembrano battiti, tipo giro la testa avverto 2 - 3 battiti e stop.) non dolorose alla tempia o comunque in regione frontale, che si amplificano quando giro la testa.
Aggiungo anche sintomi simil influenzali.

E' lecito ipotizzare codeste manifestazioni come effetti da sospensione? . . .


Cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45k 1k 248
"E' lecito ipotizzare codeste manifestazioni come effetti da sospensione?"

Non penso che nessuno la condannerà a nessuna pena per averlo fatto.

E' una sospensione di una cura durata poco, il minimo per aver ottenuto dei risultati (se ci sono stati). Il fatto che abbia problemi nella sospensione, peraltro graduale, conduce però a pensare che il sistema non sia in perfetto equilibrio.

Scosse che vengono quando gira la testa, o si amplificano e ci sono sempre ?
La diagnosi di partenza qual è ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
Utente
Utente
La cura è durata poco per mia volontà come ho scritto.
Lo psichiatra mi ha diagnosticato Depressione, di più non mi ha spiegato.
Un episodio analogo,il primo ,lo ebbi nel 2015 sempre in cura con Cymbalta: anche in quel caso dopo un annetto interruppi.
Da allora niente più.Sono stato discretamente bene fino a quest' anno
Per quanto riguarda le scosse se muovo la testa le percepisco maggiormente e comunque le sto avvertendo da quando ho cominciato a scalare Lamotrigina.
Al di là del sistema non ancora in perfetto equilibrio come lei ha scritto ( anche se le dico in tutta onestà che rispetto a qualche mese fa mi sento meglio ) questa sintomatologia è attribuibile alla riduzione e poi alla sospensione?... dovrebbero sparire insomma con il passare del tempo?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45k 1k 248
Che sia durata poco per sua volontà non cambia per la valutazione del problema attuale.
La terapia non era per una depressione, c'era la lamotrigina.
Che sia una sintomatologia da sospensione avrebbe poco rilievo, essendo transitoria. Il punto se mai è che è senza terapia per un problema che fino a 4 mesi fa aveva ritenuto di trattare, e che ha il carattere di ricorrenza. Probabilmente varrebbe anche la pena di farsi spiegare meglio la diagnosi a monte della prescrizione di un farmaco come la lamotrigina.

Dr.Matteo Pacini
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[#4]
Utente
Utente
Tutto chiaro, ma lei scrive che non avrebbe senso a questo punto soffermarsi sugli effetti di sospensione essendo transitori.
Banalmente la mia domanda era semplicemente quella,ossia questi effetti di scosse possono essere riconducibili alla lamotrigina?... Visto che quando all'epoca ho scalato e poi interrotto il Cymbalta non ricordo di aver avuto questa sintomatologia.
Tutto qui.
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Utente
Utente
Ed inoltre ,nella sconfinatezza della mia ignoranza in materia per quello che ho inteso da ciò che lei ha scritto,mi chiedo:
se una cura fosse quella adatta per il paziente e si raggiungesse il risultato ottimale ,al momento giusto quando si vanno a scalare i farmaci per poi eliminarli così come indicato dal collega di turno, il paziente stesso non subirebbe effetti collaterali da riduzione o sospensione?
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.1k 1k 63
il problema è che lei parte da un presupposto errato e quindi fa una serie di considerazioni disfunzionali che vengono avallate dal suo specialista.

Inizia una terapia con un farmaco ad un dosaggio insufficiente che viene cambiato invece di essere aumentato, viene introdotto un secondo farmaco, a mio modesto parere, praticamente poco funzionale su molti sintomi, ed inoltre viene trattato con un dosaggio insufficiente di lamotrigina per trattare non si sa bene quale sintomo.

Lei desidera interrompere, ma giustamente chiunque lo avrebbe fatto per gli scarsi risultati, perché parte dall'idea che lo deve fare al più presto e la cosa grave è che viene accontentato.

Il punto è che o ci si cura o si decide di non farlo, e lei ha deciso di non farlo, per cui pone già domande su quando si interrompe una terapia, in modo generico, per avere una conferma di ciò che pensa.

La verità è di ben altro livello perché si assume una terapia per stare bene e per avere risultati nel tempo, poi eventualmente si pensa alla riduzione o sospensione se la questione è applicabile e soprattutto utile nella gestione globale della patologia.

Per ora sta ancora al punto di partenza.

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Utente
Utente
Dottor Ruggiero, con tutto il rispetto, parafrasando un vecchio detto" io sono depresso mica scemo".
Lei parla con una persona di oltre 40 anni che è conscia della propria situazione.
Premesso che la cura la decide il medico e non certo il paziente ( nel mio caso non sono a conoscenza dei dosaggi insufficienti o terapeutici , ma se devo elencare i dosaggi 60 giorni con Zoloft 100 per poi passare direttamente a Cymbalta 60 per altri 45 giorni ,successivo aumento a 90 di Cymbalta con introduzione di Lamotrigina 25 i primi 15 giorni e poi 50 ).
Conclusione, di mia spontanea volontà ho chiesto al medico di interrompere la cura per mancanza di benefici, decisione mia e non vedo il nesso quando scrive "la cosa grave è che viene accontentato".

"Il punto è che o ci si cura o si decide di non farlo, e lei ha deciso di non farlo" , questo è un punto di vista suo.
Viviamo in un mondo perfettibile e ciò che mi ha spinto a rivolgermi ad uno psichiatra mesi fa posso ritenerlo a distanza di tempo una scelta non adatta a me.

Io avevo semplicemente chiesto se la riduzione/sospensione porta gli effetti collaterali sopra indicati al suo collega (Questi sintomi attualmente ce li ho, non domandavo " che succede ora che interrompo"), non ero in cerca di nessuna rassicurazione.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 42.1k 1k 63
"ciò che mi ha spinto a rivolgermi ad uno psichiatra mesi fa posso ritenerlo a distanza di tempo una scelta non adatta a me."

quindi la conclusione è ciò che lo ho scritto già


Se è depresso deve curarsi non sospendere le cure, che anche se fatte dallo specialista, hanno preso una piega sbagliata.

E' rimasto sempre a dosaggi insufficienti per poi avere un passaggio ad una terapia pressocché non funzionale.

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 45k 1k 248
"se una cura fosse quella adatta per il paziente e si raggiungesse il risultato ottimale ,al momento giusto quando si vanno a scalare i farmaci per poi eliminarli così come indicato dal collega di turno, il paziente stesso non subirebbe effetti collaterali da riduzione o sospensione?"

No, Assolutamente no, è questo uno dei pensieri sbagliati con cui non solo Lei parte, e non c'entra nulla l'essere adulti o anche avere tre lauree.
Ma non arriviamo neanche a questo, perché Lei ha fatto una cura per un periodo minimo, per poi sospenderla. E si concentra su aspetti del tutto marginali e secondari (come la sospensione, peraltro in assenza di problema, visto che comunque l'ha sospesa gradualmente), perché evidentemente ritiene questo un problema rilevante e il resto no. E' il segnale che uno sa di fare una cosa difforme da quella indicata, e poi si focalizza su un falso problema, ovvero che il problema sia come sospendere le cure.

E' chiaro che dal punto di vista medico, anziché spendere parole sul problema della sospensione, viene fatto di indicarLe la questione principale, ovvero il paradosso della cura sospesa appena entrata in funzione.

Dr.Matteo Pacini
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