Un bambino della sua età dovrebbe capire un po'

Buongiorno, ho un bambino di 19 mesi, nato sano alla 40sett+5gg.
E' vivace, curioso e sempre in movimento; gli piace camminare (ha imparato a 11 mesi), fare gli scalini, "fare la lotta" con mamma e papà. A parte un inverno difficile con influenza e gastroenterite, ha avuto una buona crescita fisica. E' anche socievole, se qualcuno allarga le braccia per accoglerlo, lui non ha problemi a farsi prendere. Ha iniziato a 12 mesi l'asilo nido (dove non è stato molto a causa di influenze) e le maestre non mi hanno mai parlato di particolari problemi, anzi dicono che si comporta bene.
Il mio dubbio riguarda il suo sviluppo del linguaggio e psichico in generale.
Ancora (19 mesi) non parla: il suo vocabolario è ridotto ad una dozzina di parole (che non sempre dice quando gli si presenta il contesto). Dice spesso acqua quando ha sete, nomina un personaggio di cartoni animati, ogni tanto "mamma", "nanna", "nonno" e tanta lallazione. Dai dodici mesi ad oggi non ho notato un enorme progresso nel linguaggio e nel modo di giocare.
Capisco l'estrema variabilità nello sviluppo del linguaggio dei bambini, ma vorrei capire quando intervenire per una visita ed avere un vostro parere.
I miei principali subbi sono sulla sua capacità di comprensione: non sempre risponde al suo nome quando lo si chiama; se gioca a qualche cosa non c'è assolutamente modo di attarrre la sua attenzione. Non credo che abbia problemi di udito (gli piace la musica, a volte balla e ho notato che capisce da dove provengono i suoni), ma credo che un bambino della sua età dovrebbe capire un po' di più. Quando vuole una cosa, non la indica, ma piuttosto ci spinge verso il luogo dove si trova e in qualche modo fa capire che la vuole. Ho letto che il fatto che non indichi le cose con il dito non è un buon segno. Gli piace sfogliare i libri che cerchiamo di commentare, giocare con la palla e con tutto ciò che produce un gingle od un suono. A volte quando non riesce a fare funzionare una cosa, ha delle reazioni esagerate, gridando e scaraventando il giocattolo.
Detto ciò è anche capace di portarti degli oggetti se gli viene richiesto.

Scusate la lunghezza delle mie spiegazioni ma volevo dare più elementi possibili (anche se non saranno mai troppi).

Grazie
[#1]
Dr.ssa Agnesina Pozzi Pediatra, Perfezionato in medicine non convenzionali 2.5k 74
Cara Signora...
cosa pretende di più dal suo bambino?
Mi sembra che sia bravissimo e sanissimo e perfettamente in regola con lo sviluppo psicosociale e del linguaggio (a parte qualche capriccetto per il quale c'è sempre SOS Tata..)

A parte le variabili individuali i maschietti sono leggermente più lenti...


Cordialmente
Dott.Agnesina Pozzi

[#2]
Utente
Utente
Gentile Dor.ssa,
intanto grazie per la risposta.
Forse sono un po' troppo ansiosa, ma devo anche dire che molti dubbi nascono leggendo riviste e libri specializzati dove sono descritti piccoli "segnali d'allarme" nello sviluppo psichico del bambino alla soglia dei 18 mesi: per esempio non sapere 20 parole, non usare il linguaggio gestuale (indicare o fare no con la testa), non impilare gli oggetti.

Capisco sia impossibile attribuire in modo rigoroso delle tappe allo sviluppo psicofisico (esiste certamente una variabilità individuale), ma vorrei capire se esistono dei criteri per stabilire se la mia preoccupazione, ora forse insensata, abbia un qualche riscontro oggettivo.
Come per il peso, la statura ed altri attributi fisici, esiste una distribuzione probabilistica (percentili o altri metodi) dell'età in cui il bambino raggiunge determinati traguardi nello sviluppo psicomotorio?

Grazie ancora,
Saluti.
[#3]
Dr.ssa Agnesina Pozzi Pediatra, Perfezionato in medicine non convenzionali 2.5k 74
Il bello degli esseri viventi è che ciascuno è UNICO!!

A volte, anzi spesso, i piccoli sono disturbati nel loro sviluppo dalle dinamiche famigliari, a volte, spesso, non sono aiutati dall'ambiente, a volte imparano prestissimo a parlare altre volte ritardano, ma ciascuno, dico ciascuno è un caso a sè stante.

Il vostro pediatra sarà sicuramente in grado di valutare la situazione, non vedo motivi per preoccuparsi fino a che non sarà lui/lei a dirvelo;

però non pretenda la luna dal suo piccolino, gli dia il tempo di assimilare informazioni, elaborarle e restituirle secondo i suoi tempi, le sue abilità, la sua indole e magari se indica qualcosa, stimolatelo a formulare la parolina relativa, fate finta di non capire cosa vuole, fatevi indicare dal pediatra le strategie, adatte a lui, in merito..


Saluti
Dott.Agnesina Pozzi





[#4]
Utente
Utente
Grazie Dott.ssa,
le sue spiegazioni sembrano molto sensate, ma le spiego gli ultimi sviluppi.
Il mio pediatra non vede motivi per preoccuparsi e sostanzialmente dice quanto voi avete scritto, ma un altro pediatra a cui avevo raccontato i miei dubbi ci ha suggerito una visita da una neuro-psichiatra infantile.
Quest'ultimo dice che in effetti un ritardo esiste e che a questa età (non ancora 20 mesi) dovrebbe già associare due parole ed avere un vocabolario più ampio (50 parole contro la sua decina), sottolineando l'uso di "linguaggio gergofasico". Dice che non c'è da preoccuparsi, ma nello stesso tempo suggerisce una visita da uno psicologo infantile per valutare l'entità del ritardo.
A dir la verità sono disorientata da questa disuniformità nella diagnosi da parte dei dottori e comincio ad essere più preoccupata (forse per nulla). Siccome preferisco sbagliare per un eccesso di zelo piuttosto che sottovalutare un potenziale problema, continuerò con queste visite e valutazioni.
Ma che angoscia...

Grazie ancora.
Saluti.
[#5]
Utente
Utente

Gent.le Dott.ssa,
torno le aggiungo alcune cosiderazioni su questa situazione, dopo aver letto diverse pubblicazioni, articoli ed informazioni su siti web specializzati.
A parte il linguaggio ancora limitato a poche parole, i comportamenti che mi preoccupano di più sono:
a quasi 20 mesi non indica con la mano ciò che gli interessa o che vuole (al limite ci prende per mano e ci porta presso l'oggetto e fa capire che lo vuole)
a volte sembra "sordo" e non risponde ai richiami, soprattutto se impeganto a fare qualche cosa.
A me riesce difficile guardarlo negli occhi. E' sempre sfuggente, in movimento. A volte mi chiedo come fa ad imparare se non ci ascolta o non guarda mentre parliamo...
Tutte queste anomalie sopra elencati insieme ad altre cose che no posso raccontare per brevità, mi portano ad una conclusione di probabile autismo. Nessun dottore ancora me ne ha parlato, ma mi convinco sempre di più che quiesta sarà la loro diagnosi finale, dopo mille valutazioni e magari dopo un anno e mezzo.
Non posso certo sostituirmi ai dottori e non posso fare diagnosi, ma mi informo, leggo, osservo e traggo le mie impressioni. E purtroppo mi accorgo della superficialità di molti specialisti.
Vorrei solo che qualcuno mi smentisse in modo scientifico (per esempio che altri suoi comportamenti escluderebbero l'autismo, come il condividere oggetti, il sorridere alle persone e correre a farsi abbraciare...)
Mi scusi ancora questo fiume di parole nato dalla mia angoscia. Non riesco a darmi pace.
[#6]
Dr.ssa Agnesina Pozzi Pediatra, Perfezionato in medicine non convenzionali 2.5k 74
Cara Signora
queste ultime cose che ha segnalato, non dette prima, indubbiamente impongono per tranquillità una valutazione neuropsichiatrica. Non basta infatti che le maestre dicano che si "comporta bene"; devono dire se il piccolo è capace di relazionarsi con gli altri bambini, con l'ambiente che lo circonda e con le figure didattiche. Come le dicevo entrano in gioco moltissime dinamiche e vanno valutate contesto per contesto.

Se è sfuggente, non guarda negli occhi e non si relaziona coerentemente e costantemente a voi genitori e alle situazioni che si presentano in casa e in comunità (che comprendono non solo il gioco..perchè si sa che un bambino quando è preso da un gioco vi si immerge..), allora è bene sottoporlo ad una valutazione specialistica.

Segnalo il caso al nostro Neuropsichiatra, il Dr. Gianmaria Benedetti, l'unico neuropsichiatra infantile che io sappia abbiamo in Medicitalia, in modo da avere anche un suo qualificato parere in merito.

La sua angoscia è comprensibile ma tenga presente che costituisce una importante interferenza...

La saluto cordialmente
Dott.Agnesina Pozzi
[#7]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Intervengo su segnalazione della drssa Pozzi, che ringrazio per la stima, contraccambiata.
L'autismo è un disturbo complesso e ancora poco compreso della relazione, della comunicazione e dello sviluppo simbolico, cui si aggiungono di solito comportamenti bizzarri ripetitivi e stereotipati, insieme a un disinteresse accentuato per le persone, salvo l'usarle strumentalmente per i propri bisogni e desideri. Oggi si fa una grande confusione su questa sindrome, fra grida di epidemia e propaganda di interventi più o meno miracolosi.
E' vero che spesso fino a tre anni il quadro non è completo, ma il caso in questione non sembrerebbe così preoccupante. Le educatrici del nido spesso sono le prime a segnalare difficoltà dei bambini e a consigliare visite specialistiche, e, come dice la mamma, "il condividere oggetti, il sorridere alle persone e correre a farsi abbracciare" non sono tipici dei bambini con autismo, anche se a volte possono essere per così dire 'ammaestrati' a fare certe cose. Comunque è la curiosità, l'interesse alla persone il desiderio di esplorare le cose e gli altri , insieme con la presenza di emozioni e reazioni vive agli eventi quotidiani, che manca ai bambini autistici, chiusi in un loro mondo come in un guscio difensivo che esclude tutto il resto.
Ovviamente però la parola definitiva può essere detta solo dall'esame diretto, e anche qui a volte da un periodo di osservazione delle sviluppo.
Cordialmente

PS: aggiungerei ripensandoci che può esserci comunque un disagio del bambino, magari per la separazione per andare all'asilo o per altri aspetti familiari, e può darsi che le cose che segnala la mamma, con molta sensibilità, siano espressione di un periodo di difficoltà nel rapporto con lei. In ogni caso può essere opportuno un aiuto specialistico a capire meglio cosa sta succedendo e se c'è qualche difficoltà, nell'organizzazione e nelle relazioni o nelle modalità educative o altro, che può essere rimediata. Occorre allargare il fuoco dell'osservazione dal campo ristretto al bambino, isolato, alla vita familiare, ad eventi che possono aver colpito, anche se inavvertitamente, il bambino. Oltre all'andata al nido, momento spesso difficile e non privo di reazioni, di solito transitorie.

Dr. Gianmaria Benedetti

http://neuropsic.altervista.org/drupal/

[#8]
Utente
Utente
Buongiorno Dott. Benedetti,
innanzitutto vi ringrazio e devo dire che sono piuttosto sorpresa da come questo servizio di consulti "Medicitalia" sia così efficiente e professionale. Non voglio approfittare più del dovuto di voi, scrivendo troppo e troppe volte. Vi invierò un prossimo resoconto solo quando ci saranno novità sostanziali.

Ho letto la sua risposta e capisco quanto sia difficile una diagnosi leggendo solo le mie indicazioni. E, a dire il vero, è altrettanto difficile per me dare indicazioni oggettive perchè alcuni comportamenti sono riscontrati da me ma non da mio marito... Le mie descrizioni potrebbero distorcere la realtà fattuale, essendo influenzate da ansie e da mie aspettative non corrisposte (per esempio il non guardare negli occhi è un'affermazione falsa per mio marito).

Le educatrici dell'asilo con cui ho parlato ieri mi dicono che sono troppo ansioso e loro non vedono motivi per preoccuparsi (il bambino è stato poco all'asilo ma per loro partecipa in modo soddisfacente ai giochi).
Il bambino ha tanto amore dai genitori, dai nonni, dagli zii: non credo che abbia mai avuto "traumi" nelle relazioni con noi. L'ambiente che lo circonda è affettuoso e stimolate per lui. Non sembra aver patito particolarmente l'inserimento all'asilo, anche perchè avvenuto in modo intermittente, a causa delle malattie di quest'inverno.

Cerco di riassumere in dieci punti luci ed ombre del comportamento del bambino (cognitivo, motorio, sociale, linguaggio) sforzandomi di essere il più oggettiva possibile:
1. il bambino (tra una sett. 20 mesi) ha un vocabolario di una dozzina di parole, ma quelle che usa più spesso sono solo 5 o 6. Non associa due parole (per esempio: mamma, acqua). Non ho visto importanti progressi negli ultimi 3 mesi nel linguaggio.
2. Per quanto riguarda l'aspetto motorio il bambino è' molto attivo, curioso, mai fermo quando sveglio. Balla quando sente la musica, gli piace salire e scendere i gradini. In compenso di notte dorme bene.
3. Gli piace "fare la lotta" con noi, insomma gli piace il gioco fisico arrampicandosi e sedendosi su di noi, etc. Quando vede gli altri bambini ancora non interagisce giocando con loro, ma li guarda e sta ad una distanza ravvicinata, insomma non si isola. A volte li tocca. Non mi sembra proprio che si isoli.
4. A volte (ma non so dirle in che percentuale) sembra totalmente ignorarci quando impegnato in qualche gioco, addirittura sordo ai richiami. Ma quando vuole interagisce, portandoci dei giochi per farseli attivare o giocando a farsi inseguire o a nascondino
5. Capisce un limitato set di istruzioni (sempre singole): es. accendi la luce, porta la palla, siediti, andiamo a nanna, chiudi la porta, etc. Ma se gli chiedi "porta la macchinina a papà" si limita a portarla a chi parla
6. Non indica ciò che gli interessa o vuole, piuttosto ci rende per mano e ci porta presso l'oggetto alzando il braccio per farselo prendere. Non ha mai veramente indicato con l'indice, neanche toccando le parti del corpo che gli chiedo (forse ha appena imparato "naso"). Questo sembra un aspetto molto preoccupante in diverse pubblicazioni che ho letto.
7. Non saluta mai con la mano quando gli viene richiesto (per esempio all'asilo si guarda curioso intorno ignorandomi quando lo lascio)
8. In contrasto col punto 7, è contento quando lo vado a prendere all'asilo (mi corre incontro felice per farsi abbracciare); risponde alle nostre espressioni(ride se ridiamo anche noi, si rabbuia o innervosisce se lo sgridiamo)
9. Gioca, ma non sempre nel modo opportuno: per esempio credo che a questa età dovrebbe poter impilare più oggetti. Non usa l'indice per premere i tasti dei giocattoli, ma sempre il pollice.
10. Mio marito da quando è nato gli ha parlato spesso in inglese (diciamo il 20% del tempo - pensava al bilinguismo):non so se questo abbia influito sullo sviluppo del linguaggio. Ora, vista la difficoltà in questo campo ha smesso (ma una delle parole de suo limitato vocabolario è rimasta "socks" per i calzini..)

Fra due mesi il bambino farà presso un psicologo un test per un ulteriore valutazione. So già che per qualche aspetto risulterà indietro. Spero che cominci ad indicare prima di allora...
Mio marito dice che sono troppo ansiosa. Forse sono io ad avere il bisogno di un neuro-psichiatra...

Termino qui e mi scuso per la lunghezza del messaggio, ma ho cercato di darle più elementi possibile.

Grazie infinite.

Saluti

[#9]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Un errore oggi diffuso fra i tecnici (ma evidentemente anche fra i genitori, senza loro colpa, anche per il bombardamento mediatico interessato che subiscono) è quello di fare la diagnosi (di malattia o di sviluppo)in base a 'liste di sintomi', da cui trarre un 'punteggio' dove al di sopra o al di sotto di un dato numero scatta la diagnosi. Più o meno come i test psicologici sui rotocalchi. Spero che dallo psicologo non sarà la stessa cosa.
Dalla sua 'lista' temo si deduca in effetti che lei è molto preoccupata e molto occupata a documentarsi, col rischio di diventare esperta in test e meno 'esperta' nel 'capire' il suo bambino come mamma, cosa che non può essere insegnata da nessun manuale di istruzione. Ma si può dedurre abbastanza poco del bambino, perchè le liste sono essenzialmente 'quantitative' (punteggi) e colgono poco la 'qualità' dei comportamenti, delle relazioni, delle interazioni, delle comunicazioni, degli aspetti emotivi, affettivi ecc.
Il rischio per i genitori, spero non per lei, è di trasformarsi in somministratori di test, o poi di 'stimoli', diventando tecnici e perdendo l'intuito la spontaneità e la capacità istintiva di 'capire' il figlio. Il mio consiglio è di lasciar perdere le istruzioni tecniche e di mantenere il più possibile l'istinto materno - è sempre stato conosciuto così: in termini tecnici un importante psicoanalista ha chiamato questa particolare insostituibile funzione materna 'reverie', quasi un contatto 'di sogno', essenziale per il bambino, che come i sogni non può essere programmato e 'imparato' o misurato.
Si affidi a uno specialista esperto di sviluppo dei bambini e di sua fiducia per i suoi dubbi e paure, e cerchi di vedere il suo bimbo come un tutto, una persona globale, e non come una somma di prestazioni.
Spero di non essere stato troppo brusco, in ogni caso non intendevo essere minimamente offensivo nè svalutativo delle sue preoccupazioni di mamma, ma solo metterla in guardia da possibili rischi inconsapevoli.
Cordialmente
[#10]
Utente
Utente
Buongiorno Dott. Benedetti,
non è stato offensivo, anzi la ringrazio per la sua sincera risposta.
Voglio solo dirle che mai ho pensato di fare una diagnosi in base a liste di sintomi o addirittura test (che ritengo spesso fuorvianti). Il nostro corpo e la nostra mente (difficile dire dove finisce l'una ed inizia l'altra) sono un sistema troppo complesso da poter essere studiato analizzandone le singole proprietà. Sono assolutamente d'accordo con lei nel considerare il bambino "un tutto"; i medici dovrebbero adottare un approccio più "olistico" ed i genitori anche più istintivo...
La mia lista aveva solo la funzione da dare più informazioni possibile, anche se non potrò mai descrivere l'indescrivibile e gli aspetti qualitativi.
In qualche modo devo dare informazioni ad un medico ed una lista mi aiuta almeno ad avere una traccia...
In ogni caso le dico che prima della visita da uno psicologo, l'abbiamo fatto controllare da una neuropsichiatra e devo confessare che alla fine ha seguito la logica del test (per esempio deve dire tra le 20 e 50 parole, deve associare due parole, etc).
Nel referto ha fatto nota del "no pointing" ed ha menzionato una "Lieve instabilità psicomotoria" che non riesco ad interpretare e riscontrare. Quindi ha rimandato ad ulteriore valutazione con lo psicologo, dicendo che non c'è da preoccuparsi.

Nell'attesa della prossima visita (test?), continuo ad essere tormentata dal dubbio che ci sia qualche problema nello sviluppo, non so per quale causa. Affidandomi all'istinto, come lei suggerisce, credo che l'ipotesi autismo non sia corretta: ci sono comportamenti che non rientrano in questo spettro (condividere con me un gioco, offrirmi un po' della sua pappa, ricambiare un sorriso etc).
Devo dire che il bambino, anche se non indica fa capire i suoi bisogni. Ma non so fino a che punto un bambino della sua età (20 mesi ora) "deve" capire gli altri. Ci sono delle anomalie che ancora non capisco (per esempio non fare ciao con la mano), ma non voglio ripetermi. La mia lista di sintomi/comportamenti- anche se quantitativa- rimane valida.
Continuo a documentarmi, ma più mi informo più mi confondo e più mi angoscio... Magari fra un anno mi chiederò quanto sono stata stupida a preoccuparmi per nulla. Ora vorrei solo godermi questa età del bambino senza il minimo barlume di dubbio sul suo futuro..

Cordiali saluti
[#11]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
"Continuo a documentarmi, ma più mi informo più mi confondo e più mi angoscio... Magari fra un anno mi chiederò quanto sono stata stupida a preoccuparmi per nulla. Ora vorrei solo godermi questa età del bambino..."

Ha ragione, e tenga conto che
" Le educatrici dell'asilo con cui ho parlato ieri mi dicono che sono troppo ansioso e loro non vedono motivi per preoccuparsi (il bambino è stato poco all'asilo ma per loro partecipa in modo soddisfacente ai giochi)."
Di solito le educatrici vedono più patologia di quella che c'è...

D'altronde "Il mio pediatra non vede motivi per preoccuparsi e sostanzialmente dice quanto voi avete scritto"...


Per cui il consiglio è di smettere di documentarsi e fidarsi del pediatra e delle educatrici: passi l'estate godendosi il suo bambino e le sue esplorazioni del mondo e se ne riparla in autunno.

Cordialmente

dr GBenedetti
[#12]
Utente
Utente
Buorngiorno Dottore,
purtroppo abbiamo fatto la visita da una neuropsichiatra infantile, prenotata tempo fa . Avevo l'idea di aspettare che passasse l'estate come lei suggeriva, ma alla fine non ho cancellato l'appuntamento (anche per via dei tempi di attesa).
Bene, sono ancora più angosciata di prima e si sta delineando un futuro difficile per tutti noi.
In un'ora e mezza di osservazione del bambino e domande a noi, la dottoressa non si è sentita di escludere problemi nello sviluppo psichico del bambino (autismo o altro?), invitandoci ad un costante monitoraggio nei prossimi mesi. Ha colto elementi positivi ed altri "negativi" che vanno indagati con altre visite e chissà quante altre sedute.
Durante la visita il piccolo non sempre rispondeva a semplici istruzioni e la dott.ssa ha notato una difficoltà ad interagire con le altre persone. Forse è questo la causa ultima del suo ritardo del linguaggio.
Ci sono aspetti positivi: per esempio ha notato un'istinto imitativo, una certa voglia di comunicare, il fatto che in qualche modo si fa capire, il fatto che è consolabile se si arrabbia.
Ma il "no pointing", il non fare ciao con la mano, la rabbia manifestata se non riesce a fare qualcosa e a volte l'evitare lo sguardo dell'altro (se proprio non è interessato) sono elementi che forse rientrano nello spettro autistico. A volte risponde ai richiami, altre volte è come se chi chiama non esistesse.
Dice che dobbiamo lavorare anche noi genitori,parlandogli spesso, giocando con lui e cercare la comunicazione il più possibile. Faremo come dice, cioè come abbiamo sempre fatto, noi ed i nonni. Ovviamente la dott.ssa indaga anche sull'ambiente in cui vive, ma io credo che sia sempre stato opportunamente stimolato.
Dopo tante letture e pareri di dottori io non so più cosa sia "normale" a questa età, che cosa mi devo aspettare e come mi devo comportare. Certo, devo seguire l'istinto materno ma può non bastare.
L'ipotesi autismo si sta forse confermando(?).
Può immaginarsi come ci si può sentire al solo dubbio che questo si avveri. Anche se non c'è nessuna diagnosi, mi sto quasi "rassegnando", dando per scontato il peggio e ritenendo improbabili miglioramenti repentini.
Sa qual'è la cosa che mi sembra più assurda? E' il fatto che IO ho sugerito a due pediatri di fare questa visita. Ci sono inoltre elementi trascurabili per l'uno e fondamentali per l'altro...Tutta questa disuniformità di giudizi mi sconvolge.Se non mi fossi informata, documentata ed avessi seguito semplicemente loro, tutto questo non sarebbe accaduto. Forse sarebbe stato meglio così?
Non credo che i miei genitori erano così informati e certo non ci avrebbero "scrutinato" in questo modo a qualche cenno di anomalia. Anche io ho parlato tardi e a quattro anni ero stato giudicato un bambino con problemi di relazione e comunicazione.

E mi chiedo: come può un bellissimo bambino così avere questi problemi?
A casa continueremo a giocare con lui, ma è difficile che questo tormento non interagisca nel nostro modo di comunicare con lui. Quando lo prendo in braccio o gli parlo vedo un potenziale autistico.
In questo modo mi sto perdendo gli irripedibili attimi della sua infanzia.
Perdoni il fiume di parole e lo sfogo.
Con la morte nel cuore,
la saluto.

[#13]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16


Temo che il concetto di "spettro autistico "stia facendo più danni che altro. Un po' come se un colpo di tosse potesse far parte dello "spettro polmonitico". E' vero che nella polmonite c'è la tosse, ma non tutti quelli che hanno la tosse hanno la polmonite.
Mi sembra la stessa cosa per suo figlio. E' vero che i bambini autistici non puntano il dito, non salutano, non rispondono ( ma in dosi massicce), ma non tutti i bambini che a volte non rispondono, che non salutano, ecc sono autistici. Ci vuole ben altro, specialmente a venti mesi!!!

Altra cosa importante è la competenza e l'esperienza nel campo del medico consultato. Oggi la diagnosi di autismo (o il sospetto di 'spettro autistico) sta dilagando e facendo molti danni, come dicevo.

Le consiglio di riferirsi al suo pediatra, fare i controlli consigliati, se lui è d'accordo, ma non prendere ogni filo di fumo per un incendio.

Cordialmente

dr GBenedetti
[#14]
Utente
Utente
Buongiorno Dottore,
le sue parole sono sempre state sensate e queste ultime anche cofortanti. Mi sembra che lei abbia un approccio più "attendistico" e forse ha ragione, visto che noi siamo sistemi autopoietici ed auto-organizzanti, non motori complicati da riparare.
Ho sentito il mio pediatra per riferirgli di questa visita e delle prossime "osservazioni" del bambino.
A questo punto lui si fida della psichiatra (che reputa molto professionale) e ci invita a seguire le sue indicazioni. Faremo cosi', nel dubbio. Ho solo paura che questo lungo processo di diagnosi sia un'interferenza nei nostri rapporti con il bambino. E' facile dire a qualcuno che forse ha un tumore al cervello da verificare con altri esami, e pretendere che nell'attesa della "sentenza" finale la persona in diagnosi si comporti come se nulla fosse, come tutti gli altri giorni.
Per dirne una, siamo così angosciati dall'idea che nostro figlio possa essere autistico che abbiamo iniziato ad assumere ansiolitici per calmarci e dormire.
A volte guardo mio figlio e sembra del tutto normale (ride, si fa inseguire, è curioso sulle nuove cose, etc). Altre volte, è vero sembra assentarsi, è difficile "agganciare" la sua attenzione che comunque non è mai duratura. Forse è questo che mi preoccupa di più.
Io non voglio illudermi che tutto si risolverà per il meglio e, quasi per difendermi, do per scontato lo scenario peggiore.
Sembra che lei riesca ad "inquadrare" i casi anche con semplici messaggi. Chissà se avessi portato il bambino alla visita da lei.

Non si annoi se la terrò aggiornata.
Grazie e cordiali saluti.

[#15]
Utente
Utente
Buongiorno Dottore,
dopo due mesi di silenzio mi piacerebbe aggiornala sulla situazione.
Il bimbo ha ora 23 mesi ed a giugno l'abbiamo fatto una seconda visita di controllo. In due settimane il bimbo ha cominciato ad indicare ed essere più reattivo e la dottoressa dopo una terza visita ha praticamente escluso autismo (ha visto gioco simbolico, imitazione, più interazione, etc). Ha detto di stare tranquilli, di comunicare con lui il più possibile e che è disponibile a nuova visita di controllo a settembre solo su nostra indicazione (forse voleva evitare di spaventarci, visto che ci ha visto molto preoccupati). Il bimbo a quasi due anni ora indica, imita altri bambini al parco, li rincorre e sembra interagire in qualche modo. Credo sia ancora in ritardo nel linguaggio, non costruendo ancora frasi di due parole, ma il suo vocabolario si è ampliato rispetto a due/tre mesi fa (ora circa 40/50 parole usate in modo appropriato, anche se alcune storpiate) e spesso ripete "a pappagallo" l'ultima parola della frase da noi detta (ma non so quanto associando un significato).
Alle domande non risponde si o no, ma spesso si fa capire comunque.
Il bimbo è vivacissimo, mai fermo, spesso è difficilmente gestibile perchè vuole andare dove vuole lui e spesso non obbedisce. Sembra ipercinetico. A volte osservo altri bambini e sono tutti più calmi, più fermi, più affettuosi con i genitori. Il nostro piccolo sembra sempre un po' "selvatico" con noi, anche se gioca ed interagisce molto più di prima (a volte vuole venire nel lettone con me se mi sdraio).

Lei reputa che una nuova visita di controllo dalla neuropsichiatra è necessario? Non vorrei innescare un nuovo circolo vizioso di sedute,controlli ed ansie magari inutili.

Ringraziandola ancora,
cordiali saluti

[#16]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Di solito io tendo a seguire nel tempo lo sviluppo di un bambino che
mi è stato portato con dei dubbi più o meno grandi. Questo perchè una
diagnosi 'trasversale' è molto rara in npi, ed è sicuramente più utile
vedere come prosegue lo sviluppo, con che andamento, ecc.
E anche per
dare indicazioni utili ai genitori, spesso oggi travolti da consigli
di giornali, amici 'esperti', ecc che spesso fanno più danni che altro.
La frequenza delle visite può essere collegata all'entità dei dubbi,
alle preoccupazioni dei genitori ecc: oltre che uno strumento
'diagnostico' le visite diventano così uno strumento di 'contenimento'
delle ansie, un'occasione per mettere a fuoco aspetti sconosciuti,
magari importanti, o piccole difficoltà nelle relazioni.
Quanto lei dice ora, che il bambino sembra ipercinetico e tirannico,
forse, mi fa pensare che una consulenza periodica possa essere utile,
per mettere giusti limiti e regole educative che spesso genitori
preoccupati non riescono a mettere.
Quindi bene sapere che ci sono aspetti positivi nell'evoluzione, ma il
consiglio è di farvi seguire: però più a livello educativo familiare,
direi, che non alla ricerca di altre diagnosi.
Il ritardo del linguaggio può essere collegato con l'irruenza ecc che
tendono a far agire il bambino più che riflettere. Può essere utile
cercare di trovare il modo di frenare la sua irruenza muscolare e
motoria per favorire riflessione e pensiero.
Regole e limiti stabili e riconoscimento dei genitori e degli adulti
come persone autorevoli cui bisogna obbedire ( ma anche 'autorità' responsabili di cui ci si può fidare...) sono il punto di
partenza.
Cordialmente e in bocca al lupo.
[#17]
Utente
Utente
Buongiorno Dottore,
dopo tanti messaggi e consulti, ormai la tengo al corrente delle evoluzioni.
Dal’ultima visita (4/5 mesi fa) dalla neuropsichiatra infantile che era risultata piuttosto rassicurante (ci aveva detto di tornare se volevamo ulteriori consulti, ma senza darci un appuntamento), ieri siamo tornati per un controllo, ma è stato un esclusivo mio scrupolo per fare delle domande e togliermi dei dubbi (del resto anche lei mi aveva consigliato di continuare).
Devo dire che in questi mesi il bambino ha fatto progressi. Gli unici dubbi che mi rimangono riguardano un lieve ritardo nel linguaggio (?) ed una certa iperattività.
L'ultima volta avevo parlato di un bambino "ipercinetico" e quasi tirannico, ma devo dire ultimamente obbedisce di più ed e gradisce anche di più le coccole.
Dalla visita di ieri sono uscito anziché tranquillizzato, più confuso e con più dubbi.
Innanzitutto il bambino appena entrato nello studio si è innervosito (era stato calmo tutto il giorno), cercando di uscire dalla stanza e mal riuscendo a concentrarsi su un gioco a disposizione (solo verso la fine era focalizzato su un gioco). Non ha degnato di uno sguardo la dottoressa, che comunque ha un buon modo di fare con i piccoli. Non c'è stato verso per lei di richiamare la sua attenzione in 20 minuti. So che questo per lei è stato un aspetto negativo, anche se non me lo ha esternato.
Ha potuto comunque notare un buon coordinamento motorio e ha detto che per lei il linguaggio rientra "nei parametri" ma che non è il solo aspetto da valutare (anzi è quasi la conseguenza di altro).
Ha anche notato un certa ansia in me e ad un certo punto sembravo io il soggetto da analizzare e non il bimbo.
Dice che io cerco il bimbo "perfetto", cosa non assolutamente vera. Cerco solo di avere una ragionevole confidenza nel fatto che un domani il bimbo sarà fisicamente e psichicamente sano e autonomo.
Ovviamente non è possibile poter fare valutazioni in una sola seduta, ma ha bisogno di diverse osservazioni nel tempo.
Ma ho il dubbio che l'osservazione sia "perturbata" dall'osservatore...
Ho il dubbio di iniziare una serie infinita di sedute che porteranno ad altri controlli, e alla fine di diventare "ipocondriaco" per la salute di mio figlio.
Metto in dubbio persino la nostra osservazione come genitori: tutto sembra estremamente soggettivo (il marito è molto più tranquillo). A VOLTE il bimbo non guarda negli occhi, A VOLTE non risponde, A VOLTE è estremamente nervoso. E allora, come oggettivare questo? Come si può anche in tre, quattro, cento visite valutare?
Ho chiesto in diversi momenti e diverse educatrici dell'asilo che frequenta tutti i giorni per 6 ore come mio figlio si comporta. Anche in questo caso ognuno dà la sua versione, ma mi sembra di concludere che il bambino non si isola e gioca con gli altri, ma solo con quelli in movimento (si rincorrono, per esempio). Magari con il tempo diventerà più riflessivo e giocherà in un altro modo con gli altri.
Quello che vedo io è che il che il bimbo non si isola, è curioso, è contento quando mi vede. Ripete spesso delle parole che diciamo (imitando anche l’intonazione) e sembra voler “etichettare” con una parola molti oggetti che vede. A VOLTE sembra dire una parola fuori dal contesto e a volte la ripete per venti secondi. Quattro mesi fa non impilava due blocchi insieme, improvvisamente sembra bravo a costruirsi una torre e a discernere tra le forme. A VOLTE ha reazioni esagerate quando gli si impedisce di fare qualcosa o non riesce in qualche intento. La scorsa settimana ha messo insieme le prime due parole : “apri la porta” e “fetta di torta”. Insomma mille sfaccettature difficilmente descrivibile ed osservabili in n sedute da un dottore.
Conosco bimbi che almeno a livello di linguaggio sono anche più indietro di mio figlio, altri che erano estremamente asociali e paurosi degli altri bambini, ma i genitori non sono mai andato da uno specialista per valutarli. Altri sembrano effettivamente più “avanti” di circa sei mesi nei comportamenti.
Forse come dice la dottoressa sono io a cercare conferme che lei non mi può dare (e che anzi prenota un’altra visita di controllo....).
Mi scusi la prolissità di questo “consulto” che forse è diventato più uno sfogo di tensione con lei che, mi creda, anche a distanza è stato utile con le sue risposte.
Cordialmente.
[#18]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Dunque ora il bambino ha 25 mesi, ha ripreso l'asilo nido dove non mostra particolari problemi, sta progredendo nel linguaggio e nel gioco e nelle relazioni anche se è ancora sotto la media, è abbastanza iperattivo ma meno tirannico.
Che lei abbia una certa ansia sullo sviluppo del bambino si nota fin dall'inizio di questo thread, mi pare. L'ansia sembra sicuramente renderla insicura e diffidente, come in un circolo vizioso: più è in ansia piu cerca rassicurazioni più aumentano i dubbi e le incertezze. Lei stessa teme giustamente di diventare "ipocondriaca sul bambino".
Come lei sospetta forse solo il tempo potrà placare la sua ansia sul bambino: forse lei teme prima o poi di avere quella diagnosi che vuole evitare, quasi una maledizione come nella 'Bella Addormentata', che alla fine si punge nonostante o forse a causa di tutte le precauzioni (e preoccupazioni).
Nel frattempo il bambino sembra proseguire discretamente su tutti i piani, il suo sviluppo non è fermo, e questo è quello che conta. All'asilo e a casa sembra avere stimoli sufficienti. Sembra trattarsi di un semplice ritardo del linguaggio, forse per un prevalere della motricità sulla mentalizzazione. Non ci sono altri esami da fare nè interventi particolari, ma evitare di stressarlo con richieste di prestazioni e stare attenti invece al comportamento in generale, tenendo conto della sua età.
Vediamo come va in quest'anno prima dell'inizio della scuola materna.
I controlli periodici possono servire per avere un punto di riferimento diretto (questo in internet ovviamente non è sufficiente) e per contenere un po' la sua ansia. Ci dia pure aggiornamenti periodici, se si sente aiutata.
Cordialmente
[#19]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile signora,

capisco bene il suo essere in ansia, ma, per quanto possibile, le consiglierei di trattenersi dal manifestarla quando è con il bambino, evitando di comunicargli - anche involontariamente - che qualcosa in lui potrebbe non andare.

Il rischio è che gli trasmetta la sua ansia e che il piccolo arrivi a costruire un'immagine di sè negativa, di individuo malato e diverso dagli altri.
Per quanto possibile cerchi di mostrarsi serena, e, se si rende conto che la sua ansia non diminuisce nonostante i progressi del bambino, prenda in considerazione la possibilità di cercare un supporto psicologico per lei stessa, che la aiuti a ritrovare la calma e la fiducia.

I miei migliori auguri,

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#20]
Utente
Utente
Buongiorno Dott.ssa,
non si preoccupi, per me è importante non trasmetere nessuna ansia al bambino e non mi faccio certo vedere angoscita da lui facendogli pensare che lui sia un bambino "diverso", anche perchè in questo momento effettivamente non lo è. Spero solo che lui non abbia un "sesto senso" o una percezione delle mie preoccupazioni.

Anche per il bene del bambino, ho già iniziato una terapia presso uno psicoterapeuta (ma finora con scarsi risultati) e appena ieri un supporto farmacologico.

Non riesco più a controllare i miei dubbi che stanno diventando ossessivi...
Domani abbiamo appuntamento con la neuropsichiatra che dovrebe valutare. Ho il timore che usciremo con un nulla di nuovo (solo con un nuovo appuntamento).
Cordiali saluti
[#21]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Molto bene, è importante che il bambino non percepisca più di tanto la sua ansia (anche se in parte questo è inevitabile) e che lei abbia chiesto un supporto se la situazione la sta preoccupando oltre il limite del tollerabile.

Se ha iniziato da poco una terapia deve avere un po' di pazienza, ma se le sembra di non avere molta fiducia nel terapeuta è meglio che gliene parli apertamente.
Si tratta di uno psicologo o di uno psichiatra? Glielo chiedo perchè mi parla di farmaci.
Ci possono essere molte differenze, anche perchè parecchi psichiatri hanno il titolo di psicoterapeuta come gli psicologi psicoterapeuti, ma l'hanno acquisito in virtù della specializzazione in psichiatria e non per aver frequentato una scuola di specializzazione quadriennale come i miei colleghi.
Alcuni psichiatri hanno comunque frequentato anche una scuola di psicoterapia, ma non credo siano molti, perciò nel dubbio si informi perchè è suo diritto conoscere la formazione di chi la sta curando.
[#22]
Utente
Utente
Buongiorno,
si tratta di una psicologa, che non potendo prescrivere i farmaci mi ha indirizzato ad uno psichiatra che conosce.
Quest'ultimo mi ha visto una volta e mi ha prescritto un antidepresivo.
Comunque a dir la verità, la mia sfiducia non è nella psicologa, ma nell'efficacia della psicoterapia in generale (e l'ho anche detto alla psicoterapeuta). Sono sempre stata scettica ed ho iniziato per varie pressioni e anche per verificare, non potendo escludere questo metodo a priori.

Ho l'impressione che alla fine tutta l'attenzione si concentra su di me e non sul bambino. Io vorrei solo escludere disturbi del suo sviluppo...
[#23]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Può stare tranquilla, molto spesso i genitori dei bambini in cura vengono indirizzati a percorsi di supporto psicologico per aiutarli a gestire la situazione - o alla psicoterapia, per trattare eventuali disturbi che a loro volta possono presentare.

Ha fatto bene ad essere chiara con la mia collega, perchè per lei è importante sapere con quale stato d'animo si accosta al lavoro che avete iniziato.
Dal momento che la motivazione al trattamento è fondamentale, e che iniziarlo spinti da altri non è produttivo, potreste lavorare su cosa lei si aspetta dalla terapia e su cosa potrebbe aiutarla a sentirsi meglio, oltre che su come si rapporta al bambino.
Sono solo esempi, ma servono a farle capire che a volte si può intervenire su aspetti sovraordinati a tutto l'intervento psicologico, come la motivazione, prima ancora che sui contenuti che la persona può portare in seduta.

Comunque abbia fiducia (e un po' di pazienza) perchè i percorsi psicologici ben svolti e non interrotti precocemente danno in genere buoni risultati.
[#24]
Utente
Utente
Buongiorno Dott. Benedetti,
ieri come le avevo anticipato ho portato il bimbo (proprio oggi 26 mesi) dalla neuropsichiatra (a due settimane dalla prima visita). A differenza della volta scorsa in cui il bimbo era stato nervoso tutto il tempo, non considerando affatto la dottoressa, questa volta è stato calmo, ha anche sorriso a lei entrando ed era più "collaborativo". Ha giocato con dei blocchi, ha scarabocchiato su un foglio, etc.
Ha detto che per lei motoriamente è ok, il linguaggio rientra "nella norma", che c'è evoluzione, che il bimbo è capace di autoorganizzarsi nel gioco e mostra gioco di
finzione, che risponde a dei comandi e complessivamente sembrava "soddisfatta" del bimbo.

Ma la preoccupano le nostre ansie di genitori.

Infatti, come durante la prima visita, l'attenzione si è poi concentrata su di noi genitori, come se lo sviluppo del bimbo dipendesse esclusivamente dal nostro modo di rapportarci con lui e fra di noi. Dice che devo giocare con il bimbo senza valutare le sue reazioni, senza aspettarmi questa o quella risposta per calmare le mie ansie.
Sostiene che il bimbo in qualche modo percepisce quello che siamo veramente ed un ambiente sereno stimola l'aspetto comunicativo.
Tutti questi argomenti sono assolutamente condivisibili. Ma come risultato invece di valutare il bimbo si valuta il sistema genitori-bimbo. Un approccio del genere mi lascia confusa (io credo che sia più applicabile all'intelligenza emotiva, non estensibile a tutto). Mi
chiedo: due ipotetici genitori "Perfetti" e felici, in perfetta armonia tra loro e con il loro bimbo, potrebbero comunque scoprire poi di avere un figlio autistico, giusto? O l'eziologia di un disturbo dello sviluppo va ricercata tra i fattori ambientali?

Seguendo questo approccio, la dottoressa vuole incontrare noi senza bambino la prossima volta...
Dice che per lei il linguaggio non è un problema, anzi il bimbo rientra nella norma (ha ormai un vocabolario buono, anche se non mette insieme due parole - ha appena iniziato con "apri la porta").
Ma al tempo ci suggerisce un controllo logopedico per il mese prossimo (!)...

Ho anche indicato alla dott.ssa tutti gli atteggiamenti che suscitano in me tutti i dubbi, ma alla fine l'ha sminuiti,come se avessero poco significato nel contesto globale o fossi io a pretendere troppo (per esempio non sempre otengo la sua attenzione, a volte sfugge allo sguardo o ripete 20 volte la stessa parola), . Insoma devo solo stare tranquilla, soltanto seguire l'evoluzione del bimbo.
Ma il risultato mi sembra quello di un paziene a cui il dottore dice di fare una TAC al cervello ogni tre mesi per controllare se ci sono tumori. Io non credo che quel paziente sia tanto tanquillo, anche dopo l'esito negativo del primo esame.

Forse, inconsciamente, quello che vorrei sentirmi dire dalla dottoressa è qualcosa tipo:
"il vostro bimbo crescerà sano, non preoccupatevi, non trasmettetegli ansie ed andrà tutto bene. Sono cento venti euro. ADDIO". Invece c'è un "arrivederci" per un altro consulto (senza bimbo) e per un test logopedico (ma la dott. stessa aveva detto di non fargli i test...). Quindi altre visite, incontri con dispendio di tempo, energie e, non ultimo, denaro.
Ho il sospetto che la dottoressa abbia un approccio che potrei definire sistemico-relazionale-emotivo, che spero abbia un qualche valore scientifico e non sia uno di quelle pseudo-scienze tanto affascinanti quanto dubbie nell'efficacia.

Secondo lei è il caso di continuare? Ma credo che mi risponderà di si...
Mi scusi la lunghezza del mio messaggio, ma non sono capace di sintetizzare un argomento così complesso.
Cordiali saluti


[#25]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Gentile signora,
mi verrebbe da farle, e le faccio, i complimenti per la chiarezza con cui ha individuato alcune questioni fondamentali in questo settore e per le domande che fa. (e anche al bambino, che ha rassicurato la dottoressa, collaborando alle sue proposte)
Cercherò di darle alcune risposte, ovviamente 'a mio parere'.
Innanzitutto prendiamo atto con soddisfazione della valutazione positiva del bambino, che sembra rientri così ampiamente nei limiti della norma.

E passiamo alle ansie dei genitori.
Credo che la dottoressa abbia ragione, le ansie dei genitori possono disturbare il bambino e un rapporto complicato da simili aspetti può disturbare lo sviluppo.

E' vero che così si valuta il 'sistema genitori-bimbo', ossia il 'sistema familiare'. Tanto vero che una scuola in psicoterapia ha il nome 'terapia sistemica' e si rivolge proprio alle relazioni familiari.
Questo non vuol dire che lo sviluppo dipende esclusivamente dal modo di rapportarsi dei genitori col figlio, come dice, però spesso questa è una componente importante che oltretutto si può vedere e modificare 'facilmente', mentre le componenti individuali si vedono molto poco, sono anche queste controverse e per lo più sono molto più difficili da modificare. (parlo delle caratteristiche 'organiche', genetiche)

Ovviamente un bravo medico deve escludere per prima cosa che ci siano aspetti medici, organici, nella situazione, e la visita medica specialistica, l'esame neurologico, la valutazione di segni e sintomi e aspetti somatici, con eventuali esami di approfondimento (EEG, TAC, Risonanza, mappa cromosomica, ecc a seconda delle indicazioni) servono appunto a questo. La negatività di tali esami e visite non esclude completamente tali ipotesi - in medicina sicurezze assolute sono rare - però lascia spazio a valutazioni con focus più ampio, cioè sul sistema delle relazioni, comunicazioni, funzioni e organizzazioni familiari e ambientali.
D'altronde anche la medicina generale, pur curando individualmente la persona e i suoi organi, non trascura i fattori ambientali, la presenza di sostanze tossiche nell'ambiente, ecc , e si occupa dell'igiene. Stessa cosa vale anche per la mente: fattori ambientali e 'igiene mentale' sono una questione da non trascurare: certe situazioni possono essere 'tossiche' poco o tanto...

Sull'eziologia dei disturbi dello sviluppo e del funzionamento psichico saprà anche lei che la psichiatria non è univoca, si confrontano teorie diverse, se prevale il cervello o la mente, e a volte a periodi prevalgono 'mode' di un tipo o dell'altro. E i contendenti restano di solito del loro parere perchè non ci sono 'prove' definitive.
Anche le pretese di scientificità o le accuse di non scientificità sono quanto mai aleatorie e non è detto che la maggioranza abbia ragione: la scienza non è una questione che si risolve a maggioranze, ma a dimostrazioni, che in questo campo sono praticamente assenti.

Lei parla di 'intelligenza emotiva', immagino in aggiunta alla 'intelligenza cognitiva', ecc ecc. Sono termini anche questi molto di moda, in certi ambiti -specialmente sui rotocalchi - non si parla d'altro, (neuropsicologia, ecc) e la persona viene per così dire sezionata e analizzata in minute componenti, come se fosse un preparato anatomico...
La mia impressione è che ci sia molto fumo e poco arrosto...

In conclusione mi sembra che la dottoressa dica cose sensate e dia consigli utili su come stare col bambino.
Come immaginava le suggerirei di accettare la proposta e i consigli della dott.ssa e verificare come evolve nel tempo la situazione. (se la cosa non è troppo onerosa economicamente - non mi sono ancora abituato ai prezzi dei liberi professionisti..., altrimenti cerchi in un asl o centro ospedaliero universitario)
Per il bambino può essere divertente andare ogni tanto dalla dott.ssa che ora conosce. Per i genitori può essere utile avere periodicamente qualcuno con cui discutere apertamente tutti i dubbi e i timori e verificare l'evoluzione del bambino.

Cordialmente
[#26]
Utente
Utente
Gentile Dottore,
la ringrazio per la sua veloce risposta e le sue spiegazioni (e per i suoi complimenti..).
Lei dice he lo sviluppo dipende ANCHE da fattori ambientali (e quindi rapporto genitori figlio), oltre che da fattori individuali/organici. Il mio dubbio è che la dottoressa abbia trascurato questi ultimi.
Lei dice che un bravo specialista dovrebbe prima escludere problemi "medici" attarverso varie indagini(addirittura EEG, TAC, etc). Ma finora non è stato fatto nulla di tutto questo. C'è stata solo un'osservazione del bambino, che mi è parsa soddisfacente per la dottoressa.
Ma tutti i dubbi presentati dopo sono stati sminuiti, come se fossero solo frutto della mia ansia "da prestazione". E tutto è ricondotto al nostro rapporto con il bimbo. Tutto sembra confuso in un polverone di comportamenti, opinioni, astrazioni, ipotesi.

Per riportare la discussione ad un livello più concreto, le faccio alcuni esempi:
-quando viene lasciato all'asilo il bimbo non mi saluta, non un ciao, non uno sguardo. Si guarda intorno e viene condotto verso la stanza.
-Spesso ripete per due minuti parole anche fuori dal contesto.
-Non risponde "si" alle domande, anche se fa capire che vuole una cosa dicendo la parola o indicando.

Sono solo "sfumature"? Cosa ne pensa? Questi due comportamenti mi creano angoscia e quasi annichiliscono ogni rassicurazione della dottoressa.
Per fortuna il bimbo ci riconosce, è contento quando ci incontra, ci sorride e ultimamente apprezza più le coccole. Ci sono molti altri aspetti positivi, che non posso elencare. Per esemio le educatrici mi dicono che all'asilo gioca (a volte anche con qualche altro bimbo, soprattutto se in movimento). La prossima settimana ho un appuntamento con loro e ne saprò qualcosa di più.

Perchè non posso essere uno dei tanti genitori tranquilli che si godono il figlio senza farlo valutare da nessuno?
Scusi, questa non è una domanda a lei, ma a me stesso...

Io sto facendo del mio meglio per calmare queste ansie ed ho iniziato una psicoterapia supportata da farmaci.
Spero che la cura dia risultati al più presto perchè mi sto logorando e soprattutto rischio di penalizzare lo sviuppo del bimbo.

Cordiali saluti.
ed infinitamente grazie per il suo professionale contributo a questo servizio on-line



[#27]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile signora,

come le ha brillantemente spiegato il dr. Benedetti quello che concerne lo sviluppo psicologico (e anche la salute mentale) è determinato da molteplici fattori. Si dice infatti che ha "eziologia multifattoriale", e spesso la parte genetica non ha alcun peso.
So benissimo che a volte le spiegazioni organiche sono più rassicuranti, perchè non "colpevolizzano" nessuno e/o non implicano che si metta in discussione tutta una serie di aspetti meno piacevoli da trattare, come le dinamiche relazionali, la storia familiare, eventuali involontarie responsabilità o caratteristiche personali impegnative da modificare.

Molte persone preferiscono sentirsi dire che una situazione ha cause organiche, perchè risultano più semplici da capire e si immaginano più semplici anche da curare (ad es. con qualche medicina, che non incide su alcun equilibrio familiare e non ne richiede la messa in discussione).

Le faccio un esempio semplice e comune: il bambino che non dorme la notte. Quanto sarebbe rassicurante sapere che la causa è nel cervello e che una pastiglietta può risolvere tutto, invece di dover analizzare ad es. il rapporto di coppia e/o la propria storia di figlio che ha imparato dai propri genitori come comportarsi (errori compresi)?
Eppure ci sono bambini che si svegliano "per gelosia" (edipica), per poter avere per sè la mamma e allontanarla dal papà o, meglio ancora, guadagnarsi fisicamente lo spazio nel lettone dividendo così i propri genitori.
A volte questo meccanismo nasce in contesti di crisi di coppia, in cui il bambino risponde alle esigenze dei genitori di dare un motivo esterno all'assenza di rapporti sessuali e concretizza la riposta a questa esigenza creando problemi di notte, "obbligando" i genitori a farlo dormire nel lettone, col vantaggio che questi potranno accantonare la discussione della loro crisi e dare la colpa alla situazione se non hanno più rapporti.
Spero di essere stata comprensibile e che l'esempio le sia utile per capire che spessissimo il bambino reagisce al "terreno psichico" nel quale cresce come una piccola piantina, e sviluppa sintomi e comportamenti in reazione a quello che lo circonda dal punto di vista relazionale.
Per questo la dottoressa non ha ritenuto di sottoporre il piccolo ad esami che forse possono anche essere dannosi per un organismo così giovane (chiedo però conferma al dr. Benedetti perchè non so se ad es. i mezzi di contrasto iniettati possono essere tossici o portare a maggiori rischi di reazione allergica in bambini così piccoli).

Se lei poi sapesse quante volte un bambino non sviluppa il linguaggio al livello atteso per la sua età solo perchè è abituato a stare fra adulti che reagiscono appena indica qualcosa con la mano, e il parlare gli è semplicemente superfluo!

Mi pare che lei stia sezionando tutte le azioni del bambino alla ricerca di cosa va e cosa non va. Provi a fare lo stesso con suo marito, e vedrà che trarrà alternativamente la conclusione che è sereno, anzi: stressato, anzi: megalomane, anzi: depresso, anzi: poco interessato al vostro rapporto...e così via (spero anche qui che abbia capito il senso di quello che le dico).
Per questo è necessario intervenire sul suo livello di ansia e ha fatto benissimo a percorrere anche quella strada, dal momento che sta analizzando eccessivamente quello che fa il piccolo e sta interpretando in negativo tutto quello che le offre un appiglio in questo senso.

In questa situazione penso che non potrà non trasmettere ansia anche al bambino, e per questo il trattamento della sua ansia fa parte del trattamento della situazione nel suo complesso.
[#28]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Gentile signora ( o signore? ogni tanto non capisco se è il babbo o la mamma, ma non importa molto...), di fronte a dubbi pesanti come i suoi, le consiglierei di parlarne francamente alla dottoressa, per valutare l'idea di sentire un altro parere esperto, in un centro di riferimento per lo sviluppo infantile, e venirne rassicurata, come sembra probabile.
Fra parentesi, gli esami che le ho accennato (comunque spesso gli esami vengono negativi, come le dicevo, anche in molti disturbi severi: non risolverebbero probabilmente i suoi dubbi) vanno fatti solo se lo specialista ne valuta l'opportunità, sulla base dell'esame clinico e della valutazione globale, che si basa molto sull'osservazione del comportamento: quello che viene riferito il medico lo confronta con quello che vede con i propri occhi. Per questo un esame a distanza non è sufficiente. Apparentemente il bambino sembrerebbe, come tutti finora hanno detto, rientrare nell'ambito di uno sviluppo normale, pur con le particolarità che lei segnala. Solo l'esame diretto può darle una risposta attendibile.
Bisogna che Lei trovi un riferimento di fiducia. Ma l'altro genitore che dice?

Cordialmente

(PS: gli esami possono essere talora invasivi e comportare dei rischi di allergia o tossicità del mezzo di contrasto, l'anestesista e il radiologo stesso devono valutare i rischi e discuterli con i genitori che devono dare il loro consenso informato o possono rifiutarlo.)
[#29]
Utente
Utente
Buongiorno Dottore,
come le dicevo l'esame del comportamento del bambino c'è stata e non mi hanno affatto parlato di quelle indagini così invasive.
Vuole un incontro con noi senza bimbo e poi un esame logopedico, indicandoci come compartarci noi con lui.
Il pediatra mi ha indicato questa dottoressa come una validissima specialista e dopo gli incontri con lei non mi sento di andare alla ricerca di un nuovo dottore, iniziando da capo. E non credo che risolverebbe i miei dubbi. Ho paura che risposte chiare e definitive non arriveranno mai, o meglio arriveranno direttamente dal bimbo quando avrà 3 o 4 anni.

Mio marito è assolutamente tranquillo per il bambino, non avrebbe mai iniziato questo percorso e mal sopporta tutta questa mia ansia. A volte insinuo in lui qualche dubbio, ma poi si tranquillizza.
Le educatrici non mi hanno mai segnalato niente di anomalo, anche dopo mie richieste.
Ma a me alcune stranezze mi lasciano sempre dubbiosa (ne ho elencato qualcuna nei post precedenti).

Sempre più confusa,
cordiali saluti.
[#30]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile signora,
come ho già detto, se lei seziona il comportamento di chiunque (non solo del bambino, ma anche di suo marito) troverà un'infinità di "stranezze" e trarrà conclusioni contrastanti di volta in volta.
Forse ha in mente un modello di bambino (e di persona) che non esiste, che reagisce sempre allo stesso modo e non fa nulla che sfugga alla sua comprensione.

Ad es. il 14 novembre lei ha scritto:

"A VOLTE sembra dire una parola fuori dal contesto e a volte la ripete per venti secondi. Quattro mesi fa non impilava due blocchi insieme, improvvisamente sembra bravo a costruirsi una torre e a discernere tra le forme. A VOLTE ha reazioni esagerate quando gli si impedisce di fare qualcosa o non riesce in qualche intento."

Lo sviluppo cognitivo ed emotivo NON è lineare come quello fisico: anche in futuro vedrà più volte suo figlio fare un passo avanti e 2 indietro e questo sarà normalissimo.
Non crede inoltre che sia normale che un bambino possa fare i capricci quando gli vengono detti dei no?

La sua paura che sia autistico nasce da qualche pensiero in particolare?
Voglio dire: ha avuto contatti con famiglie che hanno un bambino con questo problema o c'è qualcuno che lo ha avuto nella sua?
[#31]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Gentile signora,
mi spiace se l'effetto di questi scambi è di aumentare la confusione. Tenga conto che i nostri pareri via internet sono viziati dal non vedere direttamente gli interlocutori o il bambino interessato.
Non volevo dire che devono essere fatti degli esami: era solo un discorso teorico.
Ma nel vostro caso farei riferimento alla sua pediatra e alla specialista di cui la pediatra si fida come molto esperta. Non ho nessuna critica da fare al loro approccio. Discuta con loro apertamente i suoi dubbi: è il modo migliore di affrontarli.
Chiedere altri pareri può aumentare in effetti la confusione: va fatto a mio avviso solo se ha pesanti motivi di non fidarsi.
Nel frattempo il bambino sta migliorando, si può aspettare e vedere come continuerà nei prossimi mesi.
Non c'è alcuna urgenza di prendere altre decisioni.
Fare i genitori vuol dire avere una quantità di ansie e dubbi e timori: bisogna abituarsi a gestirli senza precipitarsi ad azioni avventate. Cerchi di condividere le cose con suo marito, coinvolgendolo (forse di più) nel seguire il bambino
Cordialmente e ci aggiorni prossimamente.
[#32]
Utente
Utente
Gentile Dottore (e Dott.ssa),
come avevo anticipato la scorsa settimana abbiamo avuto il colloquio con la specialista (senza bambino).
Fondamentalmente gli argomenti discussi sono quelli che vi avevo già esposto e la dottoressa voleva capire i motivi delle ansie e darci consigli su come comportarci,
evidenziando ancora una volta l'aspetto emotivo ed affettivo della relazione con il bambino. Ha dato suggerimenti e fatto considerazioni che sono di buon senso (esempi: giocare con lui per il puro giusto del gioco, senza dovermi aspettare un risultato, eliminare ansie, non correggere o giudicare, etc.).
Ho cercato più volte di reindirizzare l'attenzione sul bambino e mi ha risposto che durante l'ultima osservazione non ha notato elementi per cui preoccuparsi.
Ci ha detto che ha visto un comportamento che ora escluderebbe problemi "organici" nello sviluppo. Per esempio ha notato che il bimbo le ha sorriso, le ha dato degli oggetti quando richiesti, ha giocato, ha mostrato "attenzione condivisa", ripete le parole e dice
che come linguaggio per lei è soddisfacente. Io aggiungerei che è curioso, agile e che gioca in modo "appropriato".
Dice che il bambino osservato nell'ultima visita non la preoccupa, ma la preoccupano le nostre ansie (anzi, le mie ansie).
Dopo queste spiegazioni, sono ora più tranquilla rispetto a prima, ma ci sono ombre, alcuni comportamenti "strani" che mi lasciano perplessa. Di alcuni ho parlato con la dott.ssa ma tutto è ricondotto alla famosa "sfera affettiva"...
Per esempio quando lo porto all'asilo non mi saluta, non mi considera quando lo lascio all'educatrice (perchè?). Ma quando mi rivede a casa è contento, eccitato, mi corre
incontro...
Il suo vocabolario si sta ampliando, in casa "parla" tanto, spesso ripetendo una parola 10 volte (talvolta apparentemente fuori dal contesto, quasi come volesse ricordarle),

canticchia, etc. Ma ancora verie e proprie frasi non ne fa (occasionalmente combina due parole) e soprattutto non risponde "si" o "no" alle domande, anche se si fa ugualmente capire e capisce quello che gli chiediamo.
Incuriositi, abbiamo chiesto un colloquio con le educatrici dell'asilo con le quali abbiamo parlato a lungo. E' emerso un ritratto di un bimbo più remissivo, quasi in soggezzione con loro.
Ci hanno domandato se in casa siamo molto autoritari, perchè all'asilo sembra chiedere spesso approvazione (ma all'opposto, non lo sgridiamo molto e in casa esprime di più i propri bisogni, più determinato e sicuro).
Inizia una forma di interazione con gli altri, perchè ci sono due bambini con i quali spesso gioca a rincorrersi, ma le maestre mi dicono che tutti quelli della sua età
giocano in modo parallelo, è difficile che collaborino insieme per fare qualcosa.
Nel complesso non hanno notato nulla di strano degno di segnalazione.

Rispondo alla Dott.ssa Massaro dicendo che non conosco nè tra amici, nè tra parenti delle persone autistiche e che tutti i miei dubbi sono dovuti a letture (forse troppe) di articoli, libri sullo sviluppo del bimbo e sulle sue tappe.

A gennaio la dott.ssa che l'ha già visitato vorrebbe rivedere il bimbo per controllare evoluzioni e comunque prima solo noi genitori per controllare ansie (!).
Nel frattempo il bimbo sembra migliorare, vi terrò aggiornati.

Grazie
Cordiali saluti.
[#33]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Bene, sono contenta che il bambino stia progredendo nel suo sviluppo e che la sua ansia stia diminuendo.
Si ricordi che ogni individuo cresce con i propri tempi e che un'atmosfera serena non può che favorire la crescita armoniosa del piccolo, perciò cercate sempre di garantirgliela il più possibile.
[#34]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Gentile signora. A volte un bambino può non rispondere al saluto per non prendere atto della separazione: quasi cercasse di non pensarci. Non è una risposta patologica, ma la prima a cui tutti più o meno ricorriamo, di 'negare' un problema...
Non se ne disperi, e invece insista, gentilmente, col bambino al momento del distacco per farsi salutare, rassicurandolo che fra poco ritorna. L'esperienza un po' alla volta tranquillizzerà il bambino.
Anche riguardo al dire di sì o di no, certi bambini a volte possono sentirlo come una richiesta di assumersi una responsabilità troppo grande (cosa che a volte gli adulti fanno, di dare 'scelte' e quindi responsabilità ai bambini...).
La cosa più rassicurante per i bambini è che gli adulti siano sicuri di quello che fanno e che gli fanno fare. Se i genitori affrontano con sicurezza e senza eccessiva ansia il distacco, o altri momenti in cui il bambino deve accettare l'autorità degli adulti e limitare i suoi desideri, i bambini spesso ne sono rassicurati (anche se protestano e fanno i capricci). I sì e i no, ma anche tutte le altre parole, è bene che siano spontanei, non su richiesta degli adulti.
Mi sembra che possiate far affidamento con sicurezza sulla dottoressa da cui state andando, che vi accompagnerà a passare questo periodo un po' difficile, contenendo le vostre ansie e con qualche indicazione e consiglio, a quanto ho capito. Condivido il suo modo di procedere.

Cordialmente
[#35]
Utente
Utente
Buongiorno Dottore,
ho letto la sua risposta e mi rendo conto di quanto sia difficile un consulto on line e riuscire a spiegare ciò che vedo e sento.
Per quanto riguarda il non salutare, devo dire che il bimbo (almeno apparentemente) è tranquillo quando lo porto all'asilo. Non mostra nessuna ansia. Non riesco ad interpretare il suo comportamento come un meccanismo di difesa per un distacco. Con i nonni e con gli zii, che conosce bene, spesso succede la stessa cosa (e quando li incontra è invece contento ed eccitato).
Per le risposte si/no, la sua spiegazione mi lascia perplessa: veramente un bimbo di un anno può sentire il peso di assumersi una "responsabilità troppo grande"? In fondo si tratta di rispondere si / no a piccole cose ("vuoi il formaggio?"). Eppure fa capire benissimo i bisogni.
L'ultimo punto dubbio è il ripetere più volte delle parole che conosce (a volte apparentemente fuori del contesto). Comunque il vocabolario si sta ampliando..

I tre sopra sono gli unici tre punti che ancora non sono riuscito a spiegarmi. Secondo lei sono semplici "sfumature" del carattere o dello sviluppo o possono essere sintomo di qualcosa di importante?
Tutti gli altri aspetti (attenzione, gioco, curiosità,interazione, condivisione, coordinazione) devo dire che mi sembrano adeguati all'età.

Forse cerco di dare spiegazioni a tutti i comportamenti seguendo una logica che non è applicabile alla psiche? Sono solo parte dell'insondabile mistero della mente umana?
Spero di non approfittare per un po' della sua pazienza e disponibilità.
Cordiali saluti.
[#36]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Il suo bimbo ha più di due anni, mi risulta, non un anno: a un anno i bambini non dicono nè no nè sì... Quanto alle responsabilità, ci faccia caso: spessissimo gli adulti le danno ai bambini: "lo vuole lui", o "non vuole", ecc. Spesso 'comandano i bambini'.... Senza accorgersi gli adulti scaricano sul bambino responsabilità, di decidere, di guidare, di mettere ritmi e limiti e regole, ecc che sono importanti funzioni e responsabilità genitoriali.

Mi sembra che a questo punto lei stia facendo quello che si può fare umanamente e io non ho altre risposte da darle. Le consiglierei di aspettare con pazienza l'evoluzione dei prossimi mesi. In effetti ha solo poco più di due anni...
Ci faccia sapere fra qualche mese
Cordialmente
[#37]
Utente
Utente
Buongiorno Dott. Benedetti,
vorrei aggiornarla sulla situazione, visto che è sempre stato disponibile e spesso le sue rispote mi hanno confortato.
Il bimbo ha quasi due anni e 4 mesi. Nell'ultimo mese dopo l'ultima visita con la neurospsichiatra che l'aveva osservato ed escluso problemi, siamo stati due volte in colloquio con lei senza bambino.
Ho voluto in fatti cercare di chiarire alcuni dubbi sui comportamenti del bimbo, continuando ad essere angosciato da un possibile problema nelo sviluppo.
Ebbene, ci ha ribadito che se avesse dei dubbi non esiterebbe a fare ulteriori indagini e a comunicarceli. Quello che la preoccupa è piuttosto la mia preoccupazione... Nei colloqui alla fine si discute più su di me che sul bimbo...
Vuole comunque continuare a monitrare lo sviluppo affettivo e cognitivo.
Uno dei dubbi era il fatto che il bimbo non risponde alle domande (neanche si o no), ma si fa capire se vuole qualcosa. La dott.ssa sostiene che il bimbo può
essere stressato e non le sembra un qualcosa di importante ora.
Questa specialista (che lo rivedrà fra circa 10 gg) mi sembra competente, ma ho sempre il terrore che si possa sbagliare e che un altro dottore magari la
diagnosi sarebbe molto differente.
Anche per questo spesso chiedo consulto a lei attraverso questo sito.
So che non le piacciono le liste, ma torno a darle delle informazioni (alcune magari inutili, altre per lei significative):
-il bimbo a poco a poco amplia il suo vocabolario, a volte pronunciando correttamente, altre storpiando la parola.
-è curioso, non si isola ed è motoriamente molto attivo
-ancora non costruisce delle frasi, ma ogni tanto dice "apri la porta" ed associa due parole (suonare - tamburo). Dall'intonazione che usa sembrano spesso
due olofrasi più che una frase di 2 parole.
-è ancora presente una certa ecolalia, sembra ripetere delle parole che diciamo o perchè gli piace il suono o per fissarle in mente
-spesso indica un oggetto e lo "etichetta" ripetendo la parola tre-quattro volte.
-nelle due settimane di vacanza in cui non è andato all'asilo è sembrato più nervoso ed irritabile.
-A volte si arrabbia in modo esagerato se non riesce a fare una cosa (incastrare due pezzi, raggiungere qualcosa)
-ultimamente la sera ha più difficoltà a prendere sonno (muove le gambe nervoso, girandosi mille volte, poi si addormenta con il pollice in bocca)
-non sopporta che ci fermiamo a parlare con qualcuno che non conosce. Se camminiamo per strada ed incontro qualcuno mi tira per allontanarmi e proseguire,
piangendo irritato
-a volte "sfarfalla" le braccia quando lo cambio o è agitato.
-ho notato una specie di gelosia: se prendo un'altra bambina in braccio o la coccolo, si irrita e vuole allontanarmi da lei.
-al nido le educatrici dicono che partecipa ai giochi e non mi hano mai segnalato nulla di strano. dicono che le bambine da loro sono tutte molto più avanti dei maschietti.
-ho notato che in presenza di altri bambini non si isola e neppure li ignora. Li guarda e se fanno qualche gioco di movimento li imita e si diverte.
-L'imitazione sembra ora una carateristica predominante sia del suo linguaggio che della sua motricità; ma con l'imitazione sembra imparare;
-sembra capire quello che gli diciamo e risponde ai comandi. Nel complesso è ubbidiente, ma ultimamente sta diventando capriccioso (con noi - all'asilo no)
-non risponde alle domande: non a domande che presuppongono una frase, ma dei semplici si/no. A volte lo forziamo a rispondere "si" (incredibile come ripeta
tutto, ma non la parola "si"...). Ma se non vuole una cosa scuote la testa e a volte dice no.
-non mantiene l'attenzione molto a lungo (a parte i cartoni animati) e non sopporta le attese
-ha alcuni comportamenti che potrei definire stereotipati: fare o dire una certa cosa quando si trova in un certo luogo o situazione, oppure cercare di giocare con le ombre della mano su muri o pavimenti
-tre mesi fa salutava con "ciao ciao" e con la mano noi e molti passanti. ora è difficile che saluti, anche quelli a cui sembra attaccato;
il contatto oculare sembra buono e risponde alle espressioni del viso.
-non è mai stato affettuovo ma ora sembra cercare le nostre coccole e preferisce addormentarsi con noi. A volte di notte si sveglia piangendo e viene nel lettone.
-sembra avere il gioco simbolico.
-Gli piace la musica. Sembra che attraverso le canzoni riesca a combinare le parole;
ho l'impressione che voglia tutta l'atenzione su di sè e ultimamente gioca poco da solo (preferisce starci vicino o vuole che giochiamo insieme a lui)


Alcuni dei comportamenti sopra elencati sembrano escludere problemi, altri mi lasciano molto perplesso. Chiederò lumi alla dottoressa nella prossima visita,

ma nello stesso tempo vorrei anhe un suo parere (anche se capisco che senza osservazione lei non può concludere nulla).

Vivo nell'attesa - angosciante - che risponda alle domande e costruisca delle vere frasi, anche semplici. Arriverà quel giorno? Ho visto bimbi che alla sua

età sembrano aver sviluppato linguaggio e comportamento di un bimbo di un adulto...

Scusandomi per la logorrea, la saluto e la ringrazio.
[#38]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
La sua descrizione conferma che non è autistico (per quanto intendo io con questo termine, e non con quello di 'spettro autistico' che fra un po' conterrà praticamente tutte le persone nei loro momenti difficili)
Però potrebbe diventarlo se circondato da un ambiente iperansioso e che lo 'testa' in continuazione invece che avere con lui un rapporto affettivo e comunicativo normale (scherzo, ma non troppo).
Le raccomando di non forzare il bambino a fare qualchecosa, ne otterrà solo opposizione e risposte negative. Se lo forza a parlare, probabilmente ne ostacolerà il linguaggio. Il linguaggio è una 'scoperta', uno strumento di comunicazione che cambia le cose, ma non può essere 'insegnato', lo impare il bambino spontaneamente dal suo ambiente e lo usa se gli è utile. Forzandolo si può solo ostacolare, come se si forzasse un bambino a camminare prima che lui sia maturo per farlo e ne scopra la possibilità. Una volta scoperto, non si fermerà più dall'usarlo, se non impedito...
Non si devono 'forzare' le cose, invece si devono mettere limiti ai comportamenti che non sono utili a convivere con gli altri e che violano gli spazi altrui. Cioè si devono 'guidare' i bambini, nell'educazione (che vuol dire appunto 'guida'), attraverso limiti e regole di convivenza, ma non si possono 'forzare', pena disturbi dello sviluppo.
Mi sembra che la npi abbia un approccio adeguato alla situazione. Le consiglio di seguirne le indicazioni.
Cordialmente
dr GBenedetti
[#39]
Utente
Utente
Buongiorno Dottore,
dopo l'ultimo suo messaggio non mi sono fatta più viva perchè non avevo importanti novità da comunicare e volevo aspettare evoluzione della situazione.
Non abbiamo più fatto la visita dalla NPI perchè due volte rimandata (una volta nostra indisponibilità, poi febbre del bimbo).
Nell'attesa della prossima visita, rimango ancora un po' dubbiosa e le scrivo qualche aggiornamento. Mi creda, mio figlio ora non viene testato continuamente e non vive in un ambiente iperansioso.
Il bimbo ha ora quasi 30 mesi. Negli ultimi due mesi dei progressi nel linguaggio ci sono stati. IL suo vocabolario si è ampliato ed ora combina spesso due o tre parole insieme. E' anche meno ecolaliaco. Ma ancora un vera "conversazione" non è possibile: non risponde quasi mai alle domande, piuttosto ripete la parola per dare l'ok. E' incredibile come non dica mai SI.
Non stiamo forzando il bimbo a fare o dire qualcosa: a volte domandiamo, ma non insistiamo aspettandoci a tutti i costi una risposta. Eppure sembra capire quello che diciamo e risponde ai comandi.
In casa è spesso nervoso, soprattutto alla sera prima di andare a dormire, quando sembra quasi voglia scaricare ogni residuo di energia, correndo e facendo la lotta con noi (con qualche cartone animato riusciamo a tenerlo fermo...). Contrariamente a 3-4 mesi in casa non gioca spesso, sta piuttosto vicino a noi qualunque cosa facciamo. Non sta mai solo nella sua stanza concentrato con un gioco. A volte rimane per diverse ore con due pezzi in mano (possono essere una scatoletta, un pezzo di lego) e non li vuole mollare per nessuna ragione (altrimenti sono pianti ed urla).
Abbiamo parlato con le educatrice dell'asilo nido. Riferiscono di un bimbo obbediente, che gioca con gli altri, che partecipa ai giochi proposti... sicuramente all'asilo parla molto meno che a casa o fuori, dove invece indica e nomina tutto quello che vede o fa.
Quando vedo la sua curiosità verso gli altri bimbi e come si diverte con qualcuno di loro, ogni mio dubbio sull'autismo quasi scompare.
Certamente ci sono ancora comportamenti "strani" o stereotipati. Per esempio, fino a due settimane fa aveva una "ossessione" per le porte, cancelli e tutto quanto si apre e chiude. Ora questa "mania" sembra quasi scomparsa.
Anche dal punto di vista affettivo le cose sembrano cambiate ed il bimbo è più legato a noi.

Le ho elencato in modo sconclusionato diversi punti. E' difficile descrivere il comportamento in un messaggio.
Nell'attesa di fissare il prossimo appuntamento con la npi, le faccio una domanda:
è "normale" che un bimbo a due anni e mezzo ancora non risponda alle domande?
E' certamente valido quanto lei ha detto a proposito della "guida", del linguaggio che non può essere insegnato, etc.
Capisco che esista una notevole variabilità nei tempi di sviluppo psichico dei bambini, ma esisterà pure un range entro cui si rientra in uno sviluppo senza patologie.
Se un bimbo a 15 mesi non cammina, magari c'è solo da aspettare, ma se non lo fa a 2 anni forse è il caso di preoccuparsi, giusto? Non pretendo che lei mi dia delle statistiche, ma mi piacerebbe sapere se nella sua esperienza di npi, lei ha visto bimbi (nati sani) che a due anni e mezzo non parlavano e poi hanno avuto uno sviluppo normale.

saluti e grazie.

[#40]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Gentile signora: le sue informazioni parlano di nuovi progressi, ma ciò non è ancora sufficiente a tranquilizzarla, nonostante la npi che ha osservato il bimbo avesse escluso grossi problemi. I comportamenti all'asilo sono riferiti come normali (presumo si debba fidarsi delle maestre: di solito i comportamenti strani sono i primi ad essere notati all'asilo), pur con un ritardo nel linguaggio. Lei segnala dei comportamenti un po' 'strani', con gli oggetti che tiene in mano per ore, o l'ossessione delle porte. Non so se può fare dei filmati e inviarli, tipo you tube o facebook(non sono esperto in questo) e inviare la url, per poter vedere e sentire il bambino nelle sue interazioni, sia quelle normali che quelle 'strane'. Eventualmente può mandarli al mio email che trova nella mia pagina.
Altrimenti la rinvio per forza alla neuropsichiatra infantile che sola, con la osservazione diretta, può dire qualcosa più sicuramente.
Per rispondere ad alcune sue domande: Sì, ci sono bambini che parlano compiutamente solo dopo i tre anni e più, ma questo ovviamente non fa testo per i singoli casi.
Sul rispondere 'sì': (immagino che sul rispondere di 'no' invece non ci siano problemi). Ebbene: ci possono essere situazioni in cui un bambino rifiuta di dire quello che l'ambiente desidera, a volte addirittura può rifiutarsi di parlare in ambiente estraneo, come fa forse lui che all'asilo parla di meno che a casa, se ho capito bene...
In sintesi, non c'è solo l'autismo, ci possono essere tanti tipi di difficoltà di sviluppo. Importante è metterli a fuoco e mettere a fuoco eventualmente i possibili ostacoli che si possono cogliere e i rimedi.
Tornate dalla npi.
Restando a disposizione
[#41]
Utente
Utente
Buongiorno Dottore,
è quasi un mese ormai che stiamo portando il bimbo dalla npi e dalla logopedista per le loro osservazioni.
Hanno fatto anche un test (non so bene quale) che è andato molto bene per la comprensione ma il bimbo risulta ancora deficitario nella comunicazione.
Ieri abbiamo avuto un colloquio piuttosto aperto e talvolta acceso con la npi. Ci siamo lamentati del fatto che non capiamo quale sia lo scopo di tutte queste visite ed osservazioni e dopo tante sedute ancora non si è fatta una diagnosi (il bimbo ora ha 31 mesi).
La npi sostiene che adesso non può e non vuole dare nessuna diagnosi, poichè sarebbe solo un'"etichetta" per confinare dei comportamenti.
Lei vede evoluzione positiva nel bimbo (dice che è "malleabile") e questo per lei costituisce un dato positivo. Mi sembra che finchè la situazione non si stabilizza andremo avanti così... forse fino ai tre anni..
Dopo molte insistenze e domande precise (per esempio le ho parlato dei criteri diagnostici del DSM-IV ruguardanti l'autismo) ha detto che per lei in questo momento non sussistono le basi per fare quel tipo di diagnosi.
Piuttosto che "sospetto autismo" per lui parlerebbe di "sospetto Disturbo Multisistemico dello Sviluppo".
Ovviamente mi sono informata e documentata molto a riguardo e credo di capire che la npi stia adottando il sistema diagnostico CD:0-3, che ha introdotto questa nuova "etichetta" di Disturbi Multisistemici dello Sviluppo" (DMSS).
Ma dalle mie letture mi sembra una diagnosi che si possa fare ad un bimbo di meno di 2 anni, in piena evoluzione, ed in pratica una diagnosi "di attesa" verso i tre anni quando si può definire il Disturbo Pervasivo dello Sviluppo.
In effetti il bimbo ha degli aspetti dello spettro autistico (so che la definizione "spettro" non la convince ma non so come chiamarlo), ma ha anche comportamenti che non permettono ora di "inquadrarlo" propriamente nei DPS. Per esempio ha il gioco simbolico, empatizza, ha voglia di comunicare. Un mese fa aveva un gioco piuttosto limitato e stereotipato, ora mi sembra molto migliorato. Il vocabolario si è ampliato, ma non riesce ancora a costruire frasi di più di tre parole max e soprattutto il suo linguaggio è ripetitivo, eccentrico, ecolalico (anche l'intonazione è strana).
Dottore, vengo al dunque con due domande secche:
- Ha senso parlare di DMSS a questa età? Se sì, come evolve nel tempo? O alla fine DMSS è solo una scappatoia per non pronunciare la più scomoda parola "autismo"?
- Sarebbe utile da ora un trattamento quotidiano con uno specialista anzichè aspettare ancora?

Noi speriamo solo che la situazione continui a migliorare. Come sono quasi scomparsi i gesti stereotipati, magari fra un mese o due il bimbo comincia a rispondere...

Le auguro Buona Pasqua,

Saluti.
[#42]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Gentile signora,
mi sembra di poter condividere l'atteggiamento della npi. A mio parere il bambino ha solo un lieve ritardo evolutivo e del linguaggio, con alcuni comportamenti 'strani', per certi periodi. Il suo comportamento non corrisponde a nessuna diagnosi specifica, perchè appunto le 'diagnosi' si riferiscono a 'malattie', e lui non ha nessuna malattia. Semplicemente nel suo sviluppo ha trovato alcune strade ostacolate e ha fatto delle deviazioni su strade collaterali e ciò ha rallentato un po' la sua marcia. Non ha bisogno di nessuna 'terapia', anche perchè appunto non ha una 'malattia', e non esistono terapie per non malattie. Sottoporlo a sedute intensive di potrebbe avere un effetto anche negativo. Per quanto si può dire a distanza, mi limiterei a frequenti consultazioni con la npi per avere un aiuto ad evitare ulteriori ostacoli e indicazioni per facilitare le relazioni e le comunicazioni sia in casa che all'asilo. Non ci sono altre 'terapie'.
Se mi permette, le consiglierei di non perdersi ulteriormente nei manuali diagnostici, che rischiano solo di confonderla e metterla sempre più in ansia e di ostacolare il suo rapporto spontaneo con suo figlio.
Ricambio gli auguri di Buona Pasqua,
Cordialmente
Diarrea

Cos'è la diarrea? Gastroenterite, tossinfezione alimentare, diarrea da farmaci o emotiva: tutte le cause infettive e non infettive e i possibili rimedi.

Leggi tutto