Idrope cocleare cosa fare
Gentili Dottori
Ho 61 anni normopeso non bevo e non fumo.
un anno fa mi è stato diagnosticato un problema di idrope a carico dell orecchio destro.
Tralascio le varie indagini di rito per arrivare a questa diagnosi a parte il fatto che ho scoperto che in realtà i primi sintomi li ho avuti nel 2010 ma che, essendo molto sfumati, erano stati inquadrati diversamente.
Il mio problema è che, nell’ ultimo periodo le crisi stanno diventando sempre più frequenti e lunghe.
Per ora fortunatamente non ho sintomi vertiginosi.
La terapia consiste in cortisone ad altre dosi e Diamox.
Però poi quando smetto, dopo qualche settimana / mese il problema si ripresenta.
Ovviamente sto seguendo dieta iposodica e iperidrica oltre ad aver eliminato molti alimenti ricchi di istamina.
Sono molto sconfortato e sfiduciato.
Capisco che non se ne può guarire ma almeno ridurre gli attacchi... Vorrei capire alcune cose col vostro aiuto.
Se continuo ogni volta che ho le crisi con la cura prescritta a che problemi potrei andare incontro?
Cortisone e diamox possono alla lunga darmi problemi?
Esiste la possibilità che il disturbo rientri anche in assenza di una terapia specifica oppure non facendo nulla si rischia di creare danni alle strutture nervose?
Grazie per quanto potrete dirmi perché davvero la cosa sta impattando la mia esistenza in modo pesante e sono a terra.
Ho 61 anni normopeso non bevo e non fumo.
un anno fa mi è stato diagnosticato un problema di idrope a carico dell orecchio destro.
Tralascio le varie indagini di rito per arrivare a questa diagnosi a parte il fatto che ho scoperto che in realtà i primi sintomi li ho avuti nel 2010 ma che, essendo molto sfumati, erano stati inquadrati diversamente.
Il mio problema è che, nell’ ultimo periodo le crisi stanno diventando sempre più frequenti e lunghe.
Per ora fortunatamente non ho sintomi vertiginosi.
La terapia consiste in cortisone ad altre dosi e Diamox.
Però poi quando smetto, dopo qualche settimana / mese il problema si ripresenta.
Ovviamente sto seguendo dieta iposodica e iperidrica oltre ad aver eliminato molti alimenti ricchi di istamina.
Sono molto sconfortato e sfiduciato.
Capisco che non se ne può guarire ma almeno ridurre gli attacchi... Vorrei capire alcune cose col vostro aiuto.
Se continuo ogni volta che ho le crisi con la cura prescritta a che problemi potrei andare incontro?
Cortisone e diamox possono alla lunga darmi problemi?
Esiste la possibilità che il disturbo rientri anche in assenza di una terapia specifica oppure non facendo nulla si rischia di creare danni alle strutture nervose?
Grazie per quanto potrete dirmi perché davvero la cosa sta impattando la mia esistenza in modo pesante e sono a terra.
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Gentile Paziente, l'Idrope , che peraltro è difficilissimo poter accertare su paziente vivo, essendo stata per 70 anni solo referto autoptico, è il substrato anatomo disfunzionale ipotizzato quale patogenesi della Malattia di Meniere. Nel suo caso quest'ultima diagnosi, puramente convenzionale anche se proposta come fosse supportata scientificamente, non si pone per la mancanza di crisi vertiginose, ma l'impostazione del caso non cambia, ed anche la terapia , sostanzialmente inefficace, è inutile.
La denominazione nosologica di Malattia di Meniere è puramente convenzionale, e risponde ad un paradigma scientifico improntato sulla malattia: gli esperti hanno deciso che, se sono presenti 4 sintomi (ipoacusia, vertigini, acufeni e fullness), si fa diagnosi di malattia di Meniere; se sono 3 no, (si ipotizza che l'Idrope abbia colpito la coclea e non il vestibolo) ma se poi arriva il quarto, come spesso accade, allora sì. : la diversa diagnosi prima e dopo il completamento del quadro clinico dipende dal paradigma scientifico impostato sulla malattia: se manca la vertigine o l’acufene, sintomi patognomonici , non è Meniere. Se però cambiamo paradigma e lo impostiamo sul paziente, che è sempre lo stesso, si tratta di un paziente menierico in cui l’espressione clinica si è completata nel tempo.
Esiste però un legame fra i sintomi caratteristici della Malattia di Meniere con i disturbi dell’Articolazione Temporo Mandibolare (ATM). Interazioni fisiopatologiche fra il l’organo della masticazione (e quindi in particolare con l’ATM) e l’orecchio sono state descritte da vari autori. L’esatto meccanismo fisiopatologico attraverso il quale una disfunzione dell’ATM può causare sintomi all’Orecchio fino a poter costituire importante elemento patogenetico della Meniere non sono chiari: sono stati chiamati in causa riflessi neurogeni, sinergie muscolari, comuni rapporti con altre patologie oscure, come l’Emicrania e l'Apnea nel Sonno. Poco considerata risulta invece la possibile componente meccanica. In una ATM normale, i condili di entrambi i lati sono in rapporto con la parete antero-superiore della cavità che li ospita (Cavità Glenoide). Per vari motivi, in parte legati all’ATM stessa, ma più spesso al non corretto allineamento dei denti e alla cattiva postura della mandibola , accade però che i condili possano dislocarsi in una zona più arretrata, entrando in rapporto con le superfici più distali delle cavità glenoidi. Tali superfici sono in intimo rapporto con l'orecchio. In questo caso, assai comune, ogni qualvolta l'individuo deglutisce (e ciò avviene circa duemila volte al giorno a prescindere dalla volontà e dallo stato di sonno e veglia) i condili percuotono l'orecchio con più o meno intensità, come può essere facilmente riscontrato con la palpazione endo auricolare (infilando i mignoli nell’orecchio con i polpastrelli rivolti in avanti e muovendo la mandibola). L’interessamento dell’orecchio potrebbe in questi casi essere mediato anche dalla Tuba di Eustachio, sommando la disfunzione tubarica ai meccanismi muscolari e ai riflessi nervosi da vari autori ipotizzati. Appare evidente come, se da un lato il movimento di apertura della bocca viene comunemente sfruttato per il ripristino, dell'equilibrio pressorio sule due superfici del timpano alterato ad esempio per sbalzi di quota, dall'altro un cronico dislocamento posteriore di uno o entrambi i condili e lo squilibrio dei muscoli della masticazione e della deglutizione, possono dar luogo ad una ipofunzionalità tubarica e, al limite, ad una stenosi, sostenendo così, oltre a varie patologie dell’Orecchio che alle disfunzioni tubariche sono legate, anche la sintomatologia idropica.
Sottolineo che la malposizione mandibolare che potrebbe essere in campo, può sostenere anche i disturbi respiratori e l'Apnea nel sonno, e spiegare gli episodi di desaturazione che in passato l'hanno indotta a consultare la sezione pneumologica di Medicitalia+. Ad un'altra sua richiesta di consulto per "vibrazione del timpano, le era stato consigliato di rivolgersi ad uno Gnatologo.
Può essere utile avere qualche notizia in più su questi argomenti visitando il mio sito internet alla pagina Patologie trattate- Patologie dell’Orecchio (trova il link qui sotto la mia firma) e leggendo l'articolo linkato qui sotto. Se si riconosce nella problematica illustrata, eventualmente mi faccia sapere.
Cordiali saluti ed auguri.
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/745-malattia-meniere-disfunzioni-articolazione-temporo-mandibolare.html
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/983-problemi-naso-volte-causa-sta-bocca.html
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/2326-dolore-cronico-disturbi-nel-sonno-e-disfunzioni-cranio-mandibolo-vertebrali.html
La denominazione nosologica di Malattia di Meniere è puramente convenzionale, e risponde ad un paradigma scientifico improntato sulla malattia: gli esperti hanno deciso che, se sono presenti 4 sintomi (ipoacusia, vertigini, acufeni e fullness), si fa diagnosi di malattia di Meniere; se sono 3 no, (si ipotizza che l'Idrope abbia colpito la coclea e non il vestibolo) ma se poi arriva il quarto, come spesso accade, allora sì. : la diversa diagnosi prima e dopo il completamento del quadro clinico dipende dal paradigma scientifico impostato sulla malattia: se manca la vertigine o l’acufene, sintomi patognomonici , non è Meniere. Se però cambiamo paradigma e lo impostiamo sul paziente, che è sempre lo stesso, si tratta di un paziente menierico in cui l’espressione clinica si è completata nel tempo.
Esiste però un legame fra i sintomi caratteristici della Malattia di Meniere con i disturbi dell’Articolazione Temporo Mandibolare (ATM). Interazioni fisiopatologiche fra il l’organo della masticazione (e quindi in particolare con l’ATM) e l’orecchio sono state descritte da vari autori. L’esatto meccanismo fisiopatologico attraverso il quale una disfunzione dell’ATM può causare sintomi all’Orecchio fino a poter costituire importante elemento patogenetico della Meniere non sono chiari: sono stati chiamati in causa riflessi neurogeni, sinergie muscolari, comuni rapporti con altre patologie oscure, come l’Emicrania e l'Apnea nel Sonno. Poco considerata risulta invece la possibile componente meccanica. In una ATM normale, i condili di entrambi i lati sono in rapporto con la parete antero-superiore della cavità che li ospita (Cavità Glenoide). Per vari motivi, in parte legati all’ATM stessa, ma più spesso al non corretto allineamento dei denti e alla cattiva postura della mandibola , accade però che i condili possano dislocarsi in una zona più arretrata, entrando in rapporto con le superfici più distali delle cavità glenoidi. Tali superfici sono in intimo rapporto con l'orecchio. In questo caso, assai comune, ogni qualvolta l'individuo deglutisce (e ciò avviene circa duemila volte al giorno a prescindere dalla volontà e dallo stato di sonno e veglia) i condili percuotono l'orecchio con più o meno intensità, come può essere facilmente riscontrato con la palpazione endo auricolare (infilando i mignoli nell’orecchio con i polpastrelli rivolti in avanti e muovendo la mandibola). L’interessamento dell’orecchio potrebbe in questi casi essere mediato anche dalla Tuba di Eustachio, sommando la disfunzione tubarica ai meccanismi muscolari e ai riflessi nervosi da vari autori ipotizzati. Appare evidente come, se da un lato il movimento di apertura della bocca viene comunemente sfruttato per il ripristino, dell'equilibrio pressorio sule due superfici del timpano alterato ad esempio per sbalzi di quota, dall'altro un cronico dislocamento posteriore di uno o entrambi i condili e lo squilibrio dei muscoli della masticazione e della deglutizione, possono dar luogo ad una ipofunzionalità tubarica e, al limite, ad una stenosi, sostenendo così, oltre a varie patologie dell’Orecchio che alle disfunzioni tubariche sono legate, anche la sintomatologia idropica.
Sottolineo che la malposizione mandibolare che potrebbe essere in campo, può sostenere anche i disturbi respiratori e l'Apnea nel sonno, e spiegare gli episodi di desaturazione che in passato l'hanno indotta a consultare la sezione pneumologica di Medicitalia+. Ad un'altra sua richiesta di consulto per "vibrazione del timpano, le era stato consigliato di rivolgersi ad uno Gnatologo.
Può essere utile avere qualche notizia in più su questi argomenti visitando il mio sito internet alla pagina Patologie trattate- Patologie dell’Orecchio (trova il link qui sotto la mia firma) e leggendo l'articolo linkato qui sotto. Se si riconosce nella problematica illustrata, eventualmente mi faccia sapere.
Cordiali saluti ed auguri.
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/745-malattia-meniere-disfunzioni-articolazione-temporo-mandibolare.html
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/983-problemi-naso-volte-causa-sta-bocca.html
https://www.medicitalia.it/minforma/gnatologia-clinica/2326-dolore-cronico-disturbi-nel-sonno-e-disfunzioni-cranio-mandibolo-vertebrali.html
Dr. Edoardo Bernkopf-Roma-Vicenza-Parma
Spec. in Odontoiatria, Gnatologo- Ortodontista
edber@studiober.com - www.studiober.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 169 visite dal 20/10/2024.
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