Osteonecrosi anca in paziente cardiopatico
Mia madre F82AA qualche mese fa riferisce dolore importante al ginocchio e alla regione dell'anca.
A seguito di visita ortopedica e RX viene diagnosticata una necrosi asettica della testa del femore.
L'ortopedico opta per la terapia chirurgica di protesizzazione dell'anca coinvolta.
In anamnesi: ipertensione arteriosa, CMP ischemica, insufficienza mitralica severa (entrambe asintomatiche), IRC stadio IIIb.
Ha già subito due PTG e una PT anca negli anni passati.
Segue una terapia a base di NAO, diuretico, B-bloccante, anti-aritmico, ACE inibitore, analgesico oppioide, gastroprotettore.
Nel primo pre-ricovero ortopedico (2 mesi fa) è stato sospeso il giudizio d'idoneità all'intervento perché viene ritenuta con un rischio cardiologico elevato.
Sono seguiti tutta una serie di accertamenti e brevi ricoveri cardiologici che hanno portato a diagnosticare anche una malattia coronarica trattata con stent.
Siamo in attesa del follow-up cardiologico in seguito al quale si dovrebbe valutare se è necessario correggere anche l'insufficienza mitralica mediante procedura transcatetere per avere un rischio cardiaco tollerabile per l'intervento oppure se può riprendere il percorso di pre-ricovero ortopedico.
Il problema di quest'attesa prolungata è dato dal dolore severo che mia madre lamenta, quasi per nulla controllato con l'analgesico oppioide (ossicodone) che sta assumendo e con molti effetti avversi (sonnolenza marcata, stipsi), dalla limitazione funzionale sempre maggiore che ha (incapace di alzarsi dal letto senza ausilio, deambula solo in casa a fatica con stampelle) e dalla componente psicologica sul piano dell'umore e del pessimismo per una situazione che si protrae da mesi senza soluzione.
Vorrei capire se il quadro clinico è tale da esserci un rischio concreto di non idoneità assoluta per l'intervento anche con i trattamenti che sta seguendo e anche se è prassi con un quadro del genere valutare il rischio peri e post operatorio come insostenibile oppure se l'approccio adottato è molto prudenziale.
Lo chiedo anche con l'intento di capire se può essere opportuno chiedere il consulto di un'altra struttura.
Infine, un pz trattato con artroprotesi a quell'età, con quel quadro e quella comorbilità è verosimile che possa recuperare l'autonomia funzionale pregressa (es. autonomo nei movimenti in casa) oppure l'intervento è risolutivo solo per la componente dolorosa ma c'è da aspettarsi un'importante deficit funzionale?
A seguito di visita ortopedica e RX viene diagnosticata una necrosi asettica della testa del femore.
L'ortopedico opta per la terapia chirurgica di protesizzazione dell'anca coinvolta.
In anamnesi: ipertensione arteriosa, CMP ischemica, insufficienza mitralica severa (entrambe asintomatiche), IRC stadio IIIb.
Ha già subito due PTG e una PT anca negli anni passati.
Segue una terapia a base di NAO, diuretico, B-bloccante, anti-aritmico, ACE inibitore, analgesico oppioide, gastroprotettore.
Nel primo pre-ricovero ortopedico (2 mesi fa) è stato sospeso il giudizio d'idoneità all'intervento perché viene ritenuta con un rischio cardiologico elevato.
Sono seguiti tutta una serie di accertamenti e brevi ricoveri cardiologici che hanno portato a diagnosticare anche una malattia coronarica trattata con stent.
Siamo in attesa del follow-up cardiologico in seguito al quale si dovrebbe valutare se è necessario correggere anche l'insufficienza mitralica mediante procedura transcatetere per avere un rischio cardiaco tollerabile per l'intervento oppure se può riprendere il percorso di pre-ricovero ortopedico.
Il problema di quest'attesa prolungata è dato dal dolore severo che mia madre lamenta, quasi per nulla controllato con l'analgesico oppioide (ossicodone) che sta assumendo e con molti effetti avversi (sonnolenza marcata, stipsi), dalla limitazione funzionale sempre maggiore che ha (incapace di alzarsi dal letto senza ausilio, deambula solo in casa a fatica con stampelle) e dalla componente psicologica sul piano dell'umore e del pessimismo per una situazione che si protrae da mesi senza soluzione.
Vorrei capire se il quadro clinico è tale da esserci un rischio concreto di non idoneità assoluta per l'intervento anche con i trattamenti che sta seguendo e anche se è prassi con un quadro del genere valutare il rischio peri e post operatorio come insostenibile oppure se l'approccio adottato è molto prudenziale.
Lo chiedo anche con l'intento di capire se può essere opportuno chiedere il consulto di un'altra struttura.
Infine, un pz trattato con artroprotesi a quell'età, con quel quadro e quella comorbilità è verosimile che possa recuperare l'autonomia funzionale pregressa (es. autonomo nei movimenti in casa) oppure l'intervento è risolutivo solo per la componente dolorosa ma c'è da aspettarsi un'importante deficit funzionale?
[#1]
Da quanto da lei riportato, mi sembra che la procedura del prericovero sia stata ineccepibile. Sua madre ha sicuramente un rischio cardiologico elevato ed è corretto fare tutte le valutazioni del caso prima di sottoporla ad un intervento di protesizzazione.
La protesi (qualora sia fattibile) è quasi sempre risolutiva sul dolore, il recupero funzionale invece in questi casi potrebbe essere parziale.
L'eventuale intervento deve essere eseguito in un ospedale/clinica dotati di servizio di Cardiologia e di Terapia Intensiva.
Cordiali saluti
La protesi (qualora sia fattibile) è quasi sempre risolutiva sul dolore, il recupero funzionale invece in questi casi potrebbe essere parziale.
L'eventuale intervento deve essere eseguito in un ospedale/clinica dotati di servizio di Cardiologia e di Terapia Intensiva.
Cordiali saluti
Dr. A.Nicodemo
www.ancaebacino.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.6k visite dal 02/10/2019.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.