Dubbi su rimozione mezzi osteosintesi
Gentili dottori,
Nel dicembre 2017, ho subito una frattura scomposta per sottotrocanterica del femore sinistro. Operato due giorni dopo, la frattura è stata trattata con chiodo EBA e 4 viti.
Dopo 4 mesi dall’incidente (aprile 2018), ho ripreso una regolare attività fisica e ad oggi non avverto fastidi particolari.
A metà novembre 2018, a quasi un anno dalla frattura, ho eseguito una radiografia dell’anca e del femore sinistro che ha confermato le risultanze della radiografia del febbraio precedente (apprezzamento fenomeni riparativi), aggiungendo altresì come non si documentino aree di riassorbimento osseo.
Adesso ho il dubbio se rimuovere o meno i ferri dalle ossa.
Da un lato mi chiedo: “ma chi me lo fa fare? Se mi sento bene, perché sottopormi ad un nuovo intervento, con tutti i rischi ad esso connessi?”
Dall’altro, mi è stato detto che mantenere i ferri potrebbe essere rischioso in caso di nuova frattura (il chiodo potrebbe piegarsi / è probabile che l’osso si rompa appena sotto l’estremità del chiodo rendendo difficile e indaginoso intervenire / artrosi precoce / in caso di infezione dovuta ad es. ad un accesso dentale o ad una polmonite - riporto gli esempi che mi hanno fatto - i batteri attaccherebbero le parti più indifese, depositandosi su chiodo e viti con maggiore resistenza agli antibiotici). Devo dire che l’aspetto delle infezioni è quello che mi preoccupa di più (spettro sepsi!!??).
Potreste consigliarmi per il meglio, anche in considerazione dei miei dati antropometrici a voi visibili?
Grazie!
Nel dicembre 2017, ho subito una frattura scomposta per sottotrocanterica del femore sinistro. Operato due giorni dopo, la frattura è stata trattata con chiodo EBA e 4 viti.
Dopo 4 mesi dall’incidente (aprile 2018), ho ripreso una regolare attività fisica e ad oggi non avverto fastidi particolari.
A metà novembre 2018, a quasi un anno dalla frattura, ho eseguito una radiografia dell’anca e del femore sinistro che ha confermato le risultanze della radiografia del febbraio precedente (apprezzamento fenomeni riparativi), aggiungendo altresì come non si documentino aree di riassorbimento osseo.
Adesso ho il dubbio se rimuovere o meno i ferri dalle ossa.
Da un lato mi chiedo: “ma chi me lo fa fare? Se mi sento bene, perché sottopormi ad un nuovo intervento, con tutti i rischi ad esso connessi?”
Dall’altro, mi è stato detto che mantenere i ferri potrebbe essere rischioso in caso di nuova frattura (il chiodo potrebbe piegarsi / è probabile che l’osso si rompa appena sotto l’estremità del chiodo rendendo difficile e indaginoso intervenire / artrosi precoce / in caso di infezione dovuta ad es. ad un accesso dentale o ad una polmonite - riporto gli esempi che mi hanno fatto - i batteri attaccherebbero le parti più indifese, depositandosi su chiodo e viti con maggiore resistenza agli antibiotici). Devo dire che l’aspetto delle infezioni è quello che mi preoccupa di più (spettro sepsi!!??).
Potreste consigliarmi per il meglio, anche in considerazione dei miei dati antropometrici a voi visibili?
Grazie!
[#1]
Gentile utente,
la sua è una richiesta che mi capita almeno una volta al giorno e, devo dire, sono sempre perplesso, incerto, dubbioso su cosa rispondere a prescindere dalle mie competenze.
Devo dirle che le guide scientifiche sono dell'avviso di rimuovere un "mezzo di sintesi" una volta che questo ha svolto il suo compito (come nel suo caso) altri affermano che, se non ci sono particolari condizioni e il paziente non manifesta alcun disturbo, è importante stabilire i pro e i contro prima di sottoporsi ad un intervento di rimozione dei mezzi di sintesi.
Io le scrivo e le propongo "il mio parere": se i materiali utilizzti per curare una lesione (ossea e non ossea) sono elementi che possono danneggiare lo sviluppo e i tessuti del corpo--> RIMOZIONE; se i materiali non procurano o possono danneggiare lo sviluppo e i tessuti --> NON RIMOZIONE.
Un aspetto particolare riguardo a quello delle infezioni.
Non è assolutamente vero quello che scrive poichè il rischio di infezione dipende esclusivamente dal fatto che ci sia stata una contaminazione durante l'intervento chirurgico.
L'ipotesi di una probabile frattura a livello dei mezzi sintesi è imponderabile e se dovesse succedere vottà dire che si prenderanno i provvedimenti del caso ma non complica più di tanto il programma terapeutico.
Spero di esserle stato utile.
Auguri
la sua è una richiesta che mi capita almeno una volta al giorno e, devo dire, sono sempre perplesso, incerto, dubbioso su cosa rispondere a prescindere dalle mie competenze.
Devo dirle che le guide scientifiche sono dell'avviso di rimuovere un "mezzo di sintesi" una volta che questo ha svolto il suo compito (come nel suo caso) altri affermano che, se non ci sono particolari condizioni e il paziente non manifesta alcun disturbo, è importante stabilire i pro e i contro prima di sottoporsi ad un intervento di rimozione dei mezzi di sintesi.
Io le scrivo e le propongo "il mio parere": se i materiali utilizzti per curare una lesione (ossea e non ossea) sono elementi che possono danneggiare lo sviluppo e i tessuti del corpo--> RIMOZIONE; se i materiali non procurano o possono danneggiare lo sviluppo e i tessuti --> NON RIMOZIONE.
Un aspetto particolare riguardo a quello delle infezioni.
Non è assolutamente vero quello che scrive poichè il rischio di infezione dipende esclusivamente dal fatto che ci sia stata una contaminazione durante l'intervento chirurgico.
L'ipotesi di una probabile frattura a livello dei mezzi sintesi è imponderabile e se dovesse succedere vottà dire che si prenderanno i provvedimenti del caso ma non complica più di tanto il programma terapeutico.
Spero di esserle stato utile.
Auguri
Dr. Luigi Grosso - Ortopedico Master Spalla Gomito Polso Mano
Busto Arsizio (VA) - Rapallo (GE) - Napoli
www.luigigrosso.net
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 4.8k visite dal 29/11/2018.
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