Frattura polso e dubbio su scafoide
Buongiorno,
ho 64 anni ed ho subito una frattura scomposta pluriframmentaria all'epifisi distale del radio, con interessamento intraarticolare. E' stata trattata con riduzione e gesso per 45 giorni, con tutto quello che ne deriva (muscoli quasi atrofizzati, dolori alla spalla). Ho fatto tre cicli di fisioterapia, compresa la magnetoterapia ma, a distanza di circa tre mesi e mezzo dall'infortunio, la pelle è ancora sensibile, la mano è legnosa e presenta ancora edema, dolori e limitazione dei movimenti, soprattutto quello di estensione.
Sono stato da uno specialista della mano, il quale mi ha diagnosticato la sindrome di Sudeck, tuttora in cura con iniezioni (Niklod 200), calcio e magnetoterapia da fare per tutta la notte (a dire il vero, per quest'ultima nutro dubbi sull'efficacia e non mi sono ancora deciso a comprare l'apparecchio, che ne pensate?). Inoltre mi ha consigliato una RM, sospettando una lesione allo scafoide.
Il referto evidenzia edema diffuso, ma nessuna ulteriore frattura. Il fatto è che ho dei dolori proprio nella zona centrale del dorso della mano, i quali si acuiscono quando mi appoggio sul palmo. Mi viene il dubbio che l'operatore e il radiologo, avendomi chiesto che tipo di frattura avessi avuto, si siano focalizzati solo sul radio, tralasciando il resto.
L'ortopedico, notando che l'edema è presente non solo sul radio, ma anche su scafoide, semilunare e ulna, ritiene che il trauma abbia interessato anche queste altre ossa, ma non potendo stabilire se ci siano fratture a causa delle immagini poco chiare, mi ha detto solo di continuare con la cura. D'altra parte ho letto che lo scafoide puo' andare in necrosi se non trattato.
A questo punto, cosa mi consigliate? Avrebbe senso ripetere l'esame? L'artroscopia può essere indicata? Devo continuare la fisioterapia (esercizi e manubri, trazioni) o rischio di aggravare la situazione? Grazie.
ho 64 anni ed ho subito una frattura scomposta pluriframmentaria all'epifisi distale del radio, con interessamento intraarticolare. E' stata trattata con riduzione e gesso per 45 giorni, con tutto quello che ne deriva (muscoli quasi atrofizzati, dolori alla spalla). Ho fatto tre cicli di fisioterapia, compresa la magnetoterapia ma, a distanza di circa tre mesi e mezzo dall'infortunio, la pelle è ancora sensibile, la mano è legnosa e presenta ancora edema, dolori e limitazione dei movimenti, soprattutto quello di estensione.
Sono stato da uno specialista della mano, il quale mi ha diagnosticato la sindrome di Sudeck, tuttora in cura con iniezioni (Niklod 200), calcio e magnetoterapia da fare per tutta la notte (a dire il vero, per quest'ultima nutro dubbi sull'efficacia e non mi sono ancora deciso a comprare l'apparecchio, che ne pensate?). Inoltre mi ha consigliato una RM, sospettando una lesione allo scafoide.
Il referto evidenzia edema diffuso, ma nessuna ulteriore frattura. Il fatto è che ho dei dolori proprio nella zona centrale del dorso della mano, i quali si acuiscono quando mi appoggio sul palmo. Mi viene il dubbio che l'operatore e il radiologo, avendomi chiesto che tipo di frattura avessi avuto, si siano focalizzati solo sul radio, tralasciando il resto.
L'ortopedico, notando che l'edema è presente non solo sul radio, ma anche su scafoide, semilunare e ulna, ritiene che il trauma abbia interessato anche queste altre ossa, ma non potendo stabilire se ci siano fratture a causa delle immagini poco chiare, mi ha detto solo di continuare con la cura. D'altra parte ho letto che lo scafoide puo' andare in necrosi se non trattato.
A questo punto, cosa mi consigliate? Avrebbe senso ripetere l'esame? L'artroscopia può essere indicata? Devo continuare la fisioterapia (esercizi e manubri, trazioni) o rischio di aggravare la situazione? Grazie.
[#1]
Buonasera,
la sintomatologia da lei descritta (edema dorsale con dolore e impotenza funzionale della mano) fa pensare a una sindrome algoneurodistrofica ovvero un insiene di sintomi che insorgono per cause ancora a noi non note (probabilmente un insieme di fattori vascolari e nervosi) soprattutto dopo una prolungata immobilizzazione, come effettivamente avvenuto nel suo caso (45 giorni di apparecchio gessato).
Il quadro RMN da lei descritto ovvero l'edema osseo del carpo potrebbe confermare l'ipotesi.
Un trattamento che sta dando buoni risultati è la somministrazione endovena di sodio residronato (nome commerciale Nerixia) in 5 sedute associato a fisiochinesiterapia. Trattamento che riduce l'edema e riduce il dolore aiutando coì il fisioterapista nel lavoro di rieducazione del polso e della mano.
Non ritengo indicato un intervento chirurgico al momento, nè a cielo chiuso nè artroscopico in quanto sarebbe un ulteriore "insulto traumatico" per la mano e il polso.
Terrei sotto controllo con un eventuale RMN a distanza lo scafoide (non ha specificato a quando risale la frattura iniziale).
Cordiali saluti
la sintomatologia da lei descritta (edema dorsale con dolore e impotenza funzionale della mano) fa pensare a una sindrome algoneurodistrofica ovvero un insiene di sintomi che insorgono per cause ancora a noi non note (probabilmente un insieme di fattori vascolari e nervosi) soprattutto dopo una prolungata immobilizzazione, come effettivamente avvenuto nel suo caso (45 giorni di apparecchio gessato).
Il quadro RMN da lei descritto ovvero l'edema osseo del carpo potrebbe confermare l'ipotesi.
Un trattamento che sta dando buoni risultati è la somministrazione endovena di sodio residronato (nome commerciale Nerixia) in 5 sedute associato a fisiochinesiterapia. Trattamento che riduce l'edema e riduce il dolore aiutando coì il fisioterapista nel lavoro di rieducazione del polso e della mano.
Non ritengo indicato un intervento chirurgico al momento, nè a cielo chiuso nè artroscopico in quanto sarebbe un ulteriore "insulto traumatico" per la mano e il polso.
Terrei sotto controllo con un eventuale RMN a distanza lo scafoide (non ha specificato a quando risale la frattura iniziale).
Cordiali saluti
Dr.ssa Serena Cazzamali
[#2]
Utente
Gentile Dottoressa,
La ringrazio per la pronta risposta e per i consigli. La frattura risale al 24 giugno, circa tre mesi e mezzo. Quindi, considerando che la prima risonanza è recente, rifarò una RMN di controllo più in là continuando la FKT e eventualmente cambiando la terapia.
Cordiali saluti.
La ringrazio per la pronta risposta e per i consigli. La frattura risale al 24 giugno, circa tre mesi e mezzo. Quindi, considerando che la prima risonanza è recente, rifarò una RMN di controllo più in là continuando la FKT e eventualmente cambiando la terapia.
Cordiali saluti.
[#3]
Utente
Gentile Dottoressa Cazzamali,
le aggiorno la situazione. Ho ripetuto la RMN, ma dal referto non risultano danni allo scafoide, piuttosto un "aspetto allungato del legamento scafo-lunato e disomogeneità della fibrocartilagine triangolare".Ho comunque proseguito con la terapia a base di codronato e devo dire che l'edema si è notevolmente ridotto, come pure la sensibilità superficiale. Rimangono il dolore dorsale in appoggio e la limitazione in estensione. Tramite esercizi e pesi ho recuperato il tono e la massa muscolare e la spalla non dà più fastidio. Sono stato quindi da uno specialista di artroscopia, il quale, dopo aver visionato i CD delle RMN e visitato il polso, ha detto che il mio problema non è dovuto né al legamento né alla fibrocartilagine, ma
ad un cattivo consolidamento della frattura, che ha determinato un accorciamento del radio; addirittura probabilmente nella superficie articolare si sarebbe creato un vuoto, mancherebbe parte dell'osso e questo mi causerebbe il dolore. Devo pensare quindi che i referti radiologici lasciano il tempo che trovano.
Per essere sicuri della diagnosi, comunque è necessaria l'artroscopia, che sarebbe utile anche per fare un po' di
"pulizia". Poi si dovrebbe decidere, eventualmente, di operare per allungare il radio.
Poiché nella precedente comunicazione mi aveva sconsigliato l'artroscopia (che in effetti è un intervento "invasivo"), pensa che ora potrei farla con tranquillità? Avendo scopo prevalentemente diagnostico, mi darebbe comunque qualche giovamento? Se lascio le cose così, a cosa vado incontro? Grazie.
le aggiorno la situazione. Ho ripetuto la RMN, ma dal referto non risultano danni allo scafoide, piuttosto un "aspetto allungato del legamento scafo-lunato e disomogeneità della fibrocartilagine triangolare".Ho comunque proseguito con la terapia a base di codronato e devo dire che l'edema si è notevolmente ridotto, come pure la sensibilità superficiale. Rimangono il dolore dorsale in appoggio e la limitazione in estensione. Tramite esercizi e pesi ho recuperato il tono e la massa muscolare e la spalla non dà più fastidio. Sono stato quindi da uno specialista di artroscopia, il quale, dopo aver visionato i CD delle RMN e visitato il polso, ha detto che il mio problema non è dovuto né al legamento né alla fibrocartilagine, ma
ad un cattivo consolidamento della frattura, che ha determinato un accorciamento del radio; addirittura probabilmente nella superficie articolare si sarebbe creato un vuoto, mancherebbe parte dell'osso e questo mi causerebbe il dolore. Devo pensare quindi che i referti radiologici lasciano il tempo che trovano.
Per essere sicuri della diagnosi, comunque è necessaria l'artroscopia, che sarebbe utile anche per fare un po' di
"pulizia". Poi si dovrebbe decidere, eventualmente, di operare per allungare il radio.
Poiché nella precedente comunicazione mi aveva sconsigliato l'artroscopia (che in effetti è un intervento "invasivo"), pensa che ora potrei farla con tranquillità? Avendo scopo prevalentemente diagnostico, mi darebbe comunque qualche giovamento? Se lascio le cose così, a cosa vado incontro? Grazie.
[#5]
Utente
Buongiorno Dottoressa Cazzamali,
volevo aggiungere che allo stato attuale avverto solo dei fastidi saltuari e un senso di mano "legnosa" dopo un certo tempo di immobilità, per es. al mattino.
Quindi le vorrei chiedere, oltre all'opportunità di procedere o meno con l'artroscopia, è vero che lasciando le cose così andrei incontro ad artrosi o peggio alla necessità di artrodesi? Grazie.
vn
volevo aggiungere che allo stato attuale avverto solo dei fastidi saltuari e un senso di mano "legnosa" dopo un certo tempo di immobilità, per es. al mattino.
Quindi le vorrei chiedere, oltre all'opportunità di procedere o meno con l'artroscopia, è vero che lasciando le cose così andrei incontro ad artrosi o peggio alla necessità di artrodesi? Grazie.
vn
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.5k visite dal 08/10/2018.
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