Frattura scomposta mignolo mano sinistra
buongiorno dottori.
Mio figlio ha avuto un incidente sul lavoro mentre operava su bancali: si è procurato una frattura scomposta del mignolo della mano sinistra. Da quello che mi è parso di capire a posteriori, perché non ho nessuna cognizione di medicina, la frattura scomposta va trattata chirurgicamente e quella non scomposta non chirurgicamente. Nel suo caso non fu operato e non gli misero neppure le consuete "stecche" rigide ma gli fu fatta un'ingessatura che teneva insieme il mignolo con l'anulare e che arrivava fino a metà avambraccio. ingessatura che, sinceramente, non mi è mai capitato di vedere per un dito (come detto solitamente vedo dita immobilizzate dalla "stecca"). Dopo un mese di gesso mio figlio si reca nella stessa struttura per rimuoverlo e per fare controlli e il medico di questo nuovo consulto si sorprende che non sia stato operato e che sia stato fatto quel lavoro e lo rinvia allo stesso reparto che lo aveva trattato precedentemente. Lì, ovviamente, negano di aver sbagliato ma, altrettanto ovviamente, dalle lastre l'osso risulta essersi calcificato male. Anche la funzionalità è compromessa perché il ragazzo non riesce più a chiudere il dito verso il palmo completamente e nell'ultima fase della corsa gli fa anche male. evidente, infine, il maggiore gonfiore nella parte bassa del dito, quella della falange attaccata alla mano. quello che vi chiedo è: andando da ortopedici bravi, tipo al Rizzoli di Bologna è possibile effettuare un intervento riparatore? Come muoversi per ogni richiesta risarcitoria nei confronti della struttura che ha sbagliato la gestione del problema peraltro in modo, mi sembra di capire, alquanto marchiano e grave? grazie
Mio figlio ha avuto un incidente sul lavoro mentre operava su bancali: si è procurato una frattura scomposta del mignolo della mano sinistra. Da quello che mi è parso di capire a posteriori, perché non ho nessuna cognizione di medicina, la frattura scomposta va trattata chirurgicamente e quella non scomposta non chirurgicamente. Nel suo caso non fu operato e non gli misero neppure le consuete "stecche" rigide ma gli fu fatta un'ingessatura che teneva insieme il mignolo con l'anulare e che arrivava fino a metà avambraccio. ingessatura che, sinceramente, non mi è mai capitato di vedere per un dito (come detto solitamente vedo dita immobilizzate dalla "stecca"). Dopo un mese di gesso mio figlio si reca nella stessa struttura per rimuoverlo e per fare controlli e il medico di questo nuovo consulto si sorprende che non sia stato operato e che sia stato fatto quel lavoro e lo rinvia allo stesso reparto che lo aveva trattato precedentemente. Lì, ovviamente, negano di aver sbagliato ma, altrettanto ovviamente, dalle lastre l'osso risulta essersi calcificato male. Anche la funzionalità è compromessa perché il ragazzo non riesce più a chiudere il dito verso il palmo completamente e nell'ultima fase della corsa gli fa anche male. evidente, infine, il maggiore gonfiore nella parte bassa del dito, quella della falange attaccata alla mano. quello che vi chiedo è: andando da ortopedici bravi, tipo al Rizzoli di Bologna è possibile effettuare un intervento riparatore? Come muoversi per ogni richiesta risarcitoria nei confronti della struttura che ha sbagliato la gestione del problema peraltro in modo, mi sembra di capire, alquanto marchiano e grave? grazie
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Gentile Signore,
circa eventuali responsabilità o risarcimenti, la invito a rivolgersi nell'apposita sezione di medicina legale.
Io posso solo dirle:
1) non sempre una frattura scomposta va operata: dipende dalla sede (articolare o non articolare, prima o seconda o terza falange).
2) l'entità della scomposizione.
3) la soggettività della decisione rispetto a una certa diagnosi (due medici diversi possono avere un differente approccio nei confronti di una medesima lesione).
4) il deficit di movimento attuale del dito potrebbe in parte o in toto dipendere non dal vizio di consolidazione della frattura, bensì dalla rigidità articolare instauratasi dopo l'immobilizzazione: in tal caso, con apposita kinesiterapia quotidiana (2-3 volte al giorno), la rigidità piò essere risolta.
Spero di averle chiarito il mio punto di vista.
Buona giornata.
circa eventuali responsabilità o risarcimenti, la invito a rivolgersi nell'apposita sezione di medicina legale.
Io posso solo dirle:
1) non sempre una frattura scomposta va operata: dipende dalla sede (articolare o non articolare, prima o seconda o terza falange).
2) l'entità della scomposizione.
3) la soggettività della decisione rispetto a una certa diagnosi (due medici diversi possono avere un differente approccio nei confronti di una medesima lesione).
4) il deficit di movimento attuale del dito potrebbe in parte o in toto dipendere non dal vizio di consolidazione della frattura, bensì dalla rigidità articolare instauratasi dopo l'immobilizzazione: in tal caso, con apposita kinesiterapia quotidiana (2-3 volte al giorno), la rigidità piò essere risolta.
Spero di averle chiarito il mio punto di vista.
Buona giornata.
Dr. Giorgio LECCESE
NB: il consulto online non può nè deve sostituire la visita reale
[#2]
Utente
grazie dottore.
mi sembra di capire che non è "tutto bianco" o "tutto nero" ma che la situazione merita una nuova valutazione da parte di un ortopedico da ricercarsi in struttura diversa da quella che ha avuto in cura mio figlio.
posso solo dirle che dalle radiografie è chiaramente visibile come la parte rotta sia quella della falange più interna, quella più vicina al palmo.
mi sembra di capire che non è "tutto bianco" o "tutto nero" ma che la situazione merita una nuova valutazione da parte di un ortopedico da ricercarsi in struttura diversa da quella che ha avuto in cura mio figlio.
posso solo dirle che dalle radiografie è chiaramente visibile come la parte rotta sia quella della falange più interna, quella più vicina al palmo.
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 13.2k visite dal 07/04/2018.
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