Trapianto artroscopico alla caviglia

Salve,

ho 28 anni e soffro di forti dolori alla caviglia dx.

Una RM alla caviglia eseguita 2 settimane fa ha riscontrato:

Estesa lesione osteocondrale della componente della porzione laterale del domo astragalico, per una estensione massima di 2,2 cm: si rileva frattura subcondrale e la presenza di cavitazioni geodiche nel contesto della componente ossea subcondrale, non sono evidenti apprezzabili corpi liberi endoarticolari. Si rileva condropatia di alto grado della contrapposta superficie articolare tibiale ed osteofitosi del margine articolare tibiale anteriore.
Si osserva ispessimento di significato cicatriziale del legamento peroneo-astragalico anteriore.
Non si osservano alterazioni delle restanti componenti capsulo legamentose del collo del piede, delle formazioni del seno del tarso e dell'arco plantare. Integre le strutture tendinee. Non sono osservabili quote di significativo versamento articolare.

A seguito di una visita ortopedica specialistica mi è stato consigliato di effettuare un' intervento in artroscopia effettuando una pulizia articolare delle micro-perforazioni ed infine un trapianto di cartilagine di origine artificiale.

La mia domanda è:
quale differenza intercorre tra un trapianto di cartilagine artificiale e
cartilagine derivante da condrociti autologhi (oltre a subire 2 artroscopie)? Cosa ne pensate?
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Dr. Antonio Valassina Ortopedico, Chirurgo vascolare 2k 66
Gentile signore,
in questo tipo di patologia, quando a carico dell'astragalo, occorre fare uno studio vascoalare approfondito di quest'osso caratterizzato da una circolazione terminale retrogada molto delicata.
A volte la lesione osteocondrale è solo l'epifenomeno di una condizione ischemica sottostante occulta o poco visibile.
Quindi in primo luogo è bene procedere ad accertamenti volti a stabilire il grado di irrorazione dell'astragalo.

Dopo di che la valutazioen dell'indicazione al trattamento spetta esclusivamente al collega ortopedico che la segue.

Per il quesito che Lei pone sulla cartilagine artificiale e il trapianto autologo in realtà il panorama è più complesso.
Qui di seguito schematizzo molto per grandi linee...

A parte le altre tecniche previste di trattamento delle lesioni della cartilagine quali lo shaving cartilagineo (abrasione superficiale), il courettage e le microfratture per quanto riguarda gli innesti occorre distinguere soluzioni biologiche che partono sempre da tessuti dello stesso paziente (i trapianti da donatore sono poco usati...) da soluzioni artificiali fabbricate in laboratorio

A) Trapianti autoplastici

Mosaicoplastica
Si prelevano piccoli cilindri di cartilagine da aree sane del ginocchio e si innestano nell’area di lesione della caviglia nello stesso intervento

Trapianto di condrociti
Si prelevano dal paziente per via artroscopica in un’area sana non di carico del ginocchio, si coltivano (espansione) per 30 gg e si reimpiantano al paziente sempre per via artroscopia nella caviglia.

Trapianto di cellule mesenchimali
Si prelevano mediante aspirazione dalla cresta iliaca postero-superiore del paziente e nelle stessa seduta si iniettano, dopo opportuno trattamento (arricchimento) nell’area della lesione all’interno della caviglia.

B) Cartilagine artificiale

a) Struttura costruita in laboratorio come una mappa con strati di diverse cellule della cartilagine (condrociti) a simulare i vari strati della cartilagine normale, il tutto sospeso in un gel. L’insieme della struttura ha tendenzialmente l’aspetto di una cartilagine immatura per poter ipotizzare una risposta migliore una volta impiantata.
b) Idrogel: gelatina di polimeri al 90% costituito d’acqua.


La scelta del tioi di innesto e della tecnica da utilizzare spetta solo ed esclusivamente al suo ortopedico di riferimento.

Le auguro un buon 2009
Cordialmente

Nota:informazione web richiesta dall'Utente senza visita clinica; non ha valore di diagnosi, trattamento o prognosi che si affidano al medico curante