Artrosi dell'anca
Buongiorno, soffro di artrosi dell'anca bilaterale da circa 6 anni (o almeno questo è il tempo trascorso da quando si sono manifestati i primi sintomi) e attualmente la situazione è questa: le teste femorali sono ovalizzate e sprofondate nella cavità dell'acetabolo che si è deformato all'indietro. Le teste femorali sono incastrate nella cavità dell'anca. La cartilagine è quasi inesistente. Sono presenti osteofiti. Ho fatto due visite nel 2011 da due specialisti che volevano operarmi per fare direttamente la protesi, senza consigliarmi altre cure per migliorare la soluzione. Ma io non ho voluto essendo ancora molto giovane e ho aspettato. A giugno scorso sono andata da un altro medico (stavolta della ASL) che mi ha detto che alla mia età sarebbe meglio aspettare e procedere con delle infiltrazioni. La mia domanda ora è questa: aspettando troppo c'è il rischio che la cavità dell'anca si "sfondi" per la pressione della testa femorale? Chiedo questo perchè dalle radiografie quella parte è deformata all'indietro e si capisce che il femore spinge. Io non voglio operarmi ora ma ho questa paura perchè non vorrei avere danni gravi e permanenti ad ossa e organi interni come l'intestino...spero di avere una risposta. Grazie.
[#1]
Gentile signora,
mi dispiace notare dalle Sue parole che emerge un po' di confusione... vorrei cercare di farLe un po' di chiarezza.
Per prima cosa mi sento di tranquillizzarla sull'ipotesi "sfondamento" che non è un'ipotesi realistica.
Tuttavia, quello che Lei mi scrive mi lascia molto perplesso. E' vero che sarebbe necessario vedere le radiografie e visitare le Sue anche per farsi un'idea precisa e dare un'indicazione, ma devo dire che di fronte ad una descrizione così precisa come la Sua, la proposta di "fare delle infiltrazioni alla Sua età" mi sembra una proposta demenziale.
Non esiste un'equazione giovane=infiltrazioni, anziano=protesi.
Infiltrazioni e protesi sono due trattamenti diversi che hanno indicazioni molto diverse. E in genere, se la cartilagine è usurata del tutto e le teste sono deformate, le infiltrazioni sono del tutto inutili, se non dannose.
Anche parlare di un'età "troppo giovane" per la protesi non ha senso. Tutto è relativo. Ci sono persone che, per via dell'artrosi iniziale che ancora hanno, vengono da me a 60 anni, e si sentono consigliare da me di aspettare ancora qualche anno.
Ma ci sono persone che, a quarant'anni, hanno dei quadri di artrosi gravissima e a loro dico che avrebbero fatto meglio a fare la protesi molti anni prima.
Questo perché è vero che quello di protesi all'anca non è un intervento "obbligatorio". Ma non creda che si può aspettare e tirare avanti senza alcun tipo di conseguenza.
Una artrosi molto avanzata ed una grave deformità rendono più difficile l'intervento, e rendono molto più difficile il decorso da parte del paziente. E se il paziente giunge all'intervento con delle anche molto rigide, anche la qualità del risultato finale può risultare compromessa.
Senza contare che le anche bloccate provocano anche conseguenze a livello della colonna, e un ritardo eccessivo nell'intervento può provocare problemi permanenti anche alla colonna vertebrale.
Il mio consiglio, quindi, proprio perché è giovane, è quello di non aspettare che che le cose diventino irreversibili. farei SUBITO una valutazione presso un centro specializzato nella chirurgia dell'anca, in maniera che Le possano spiegare tutte le varie possibili soluzioni compatibili con una persona giovane e attiva come Lei è.
Mi dispiace doverlo dire, ma al giorno d'oggi dire al proprio paziente, a scatola chiusa, "36 anni sono pochi per una protesi dell'anca" è davvero anacronistico.
Ci sono pazienti che alla Sua età con le protesi d'anca hanno una vita lavorativa e sportiva del tutto normale, ha senso soffrire e porsi delle limitazioni per chissà quanti anni per poi fare la protesi quando ormai le cose sono compromesse?
Mi scusi se sono stato un po' "forte", ma credo che la cosa vada presa in mano in maniera seria. Poi ci penserà e farà le Sue valutazioni, ma per lo meno faccia il passo corretto, cioè rivolgersi ad un centro qualificato di chirurgia dell'anca per avere quante più informazioni possibili.
Le consiglio di leggere due articoli che La potrebbero interessare molto:
https://www.medicitalia.it/minforma/ortopedia/1-la-protesi-dell-anca-nel-paziente-giovane.html
https://www.medicitalia.it/minforma/ortopedia/730-la-protesi-dell-anca-bilaterale-in-contemporanea.html
Distinti saluti
mi dispiace notare dalle Sue parole che emerge un po' di confusione... vorrei cercare di farLe un po' di chiarezza.
Per prima cosa mi sento di tranquillizzarla sull'ipotesi "sfondamento" che non è un'ipotesi realistica.
Tuttavia, quello che Lei mi scrive mi lascia molto perplesso. E' vero che sarebbe necessario vedere le radiografie e visitare le Sue anche per farsi un'idea precisa e dare un'indicazione, ma devo dire che di fronte ad una descrizione così precisa come la Sua, la proposta di "fare delle infiltrazioni alla Sua età" mi sembra una proposta demenziale.
Non esiste un'equazione giovane=infiltrazioni, anziano=protesi.
Infiltrazioni e protesi sono due trattamenti diversi che hanno indicazioni molto diverse. E in genere, se la cartilagine è usurata del tutto e le teste sono deformate, le infiltrazioni sono del tutto inutili, se non dannose.
Anche parlare di un'età "troppo giovane" per la protesi non ha senso. Tutto è relativo. Ci sono persone che, per via dell'artrosi iniziale che ancora hanno, vengono da me a 60 anni, e si sentono consigliare da me di aspettare ancora qualche anno.
Ma ci sono persone che, a quarant'anni, hanno dei quadri di artrosi gravissima e a loro dico che avrebbero fatto meglio a fare la protesi molti anni prima.
Questo perché è vero che quello di protesi all'anca non è un intervento "obbligatorio". Ma non creda che si può aspettare e tirare avanti senza alcun tipo di conseguenza.
Una artrosi molto avanzata ed una grave deformità rendono più difficile l'intervento, e rendono molto più difficile il decorso da parte del paziente. E se il paziente giunge all'intervento con delle anche molto rigide, anche la qualità del risultato finale può risultare compromessa.
Senza contare che le anche bloccate provocano anche conseguenze a livello della colonna, e un ritardo eccessivo nell'intervento può provocare problemi permanenti anche alla colonna vertebrale.
Il mio consiglio, quindi, proprio perché è giovane, è quello di non aspettare che che le cose diventino irreversibili. farei SUBITO una valutazione presso un centro specializzato nella chirurgia dell'anca, in maniera che Le possano spiegare tutte le varie possibili soluzioni compatibili con una persona giovane e attiva come Lei è.
Mi dispiace doverlo dire, ma al giorno d'oggi dire al proprio paziente, a scatola chiusa, "36 anni sono pochi per una protesi dell'anca" è davvero anacronistico.
Ci sono pazienti che alla Sua età con le protesi d'anca hanno una vita lavorativa e sportiva del tutto normale, ha senso soffrire e porsi delle limitazioni per chissà quanti anni per poi fare la protesi quando ormai le cose sono compromesse?
Mi scusi se sono stato un po' "forte", ma credo che la cosa vada presa in mano in maniera seria. Poi ci penserà e farà le Sue valutazioni, ma per lo meno faccia il passo corretto, cioè rivolgersi ad un centro qualificato di chirurgia dell'anca per avere quante più informazioni possibili.
Le consiglio di leggere due articoli che La potrebbero interessare molto:
https://www.medicitalia.it/minforma/ortopedia/1-la-protesi-dell-anca-nel-paziente-giovane.html
https://www.medicitalia.it/minforma/ortopedia/730-la-protesi-dell-anca-bilaterale-in-contemporanea.html
Distinti saluti
Dr. Emanuele Caldarella
Chirurgia dell'anca e del ginocchio
emanuele.caldarella@medicitalia.it
[#2]
Utente
La ringrazio per la cortese e approfondita risposta...ammetto che le Sue parole mi hanno spiazzata.
Come ha capito vorrei rimandare l'intervento di protesi il più possibile...l'idea di dover stare a riposo dalle mie normali attività per diverse settimane non mi alletta... e lo stesso il fatto che circa 15 anni dopo dovrò probabilmente rifare l'intervento. Penso che avendo giornate molto attive la protesi si consumerà più in fretta...o sbaglio? E' comunque chiaro da ciò che dice che aspettare va solo a mio discapito...potrebbe cortesemente dirmi quali sono i rischi per la colonna vertebrale? E in che modo le infiltrazioni potrebbe risultare dannose? Non lo chiedo "per avere ragione" ma per capire ulteriormente la situazione...E nel caso di protesi che tipo di intervento e materiali consiglia? Ho già fatto due visite specialistiche ma a parte volermi operare non mi hanno detto altro.
Come ha capito vorrei rimandare l'intervento di protesi il più possibile...l'idea di dover stare a riposo dalle mie normali attività per diverse settimane non mi alletta... e lo stesso il fatto che circa 15 anni dopo dovrò probabilmente rifare l'intervento. Penso che avendo giornate molto attive la protesi si consumerà più in fretta...o sbaglio? E' comunque chiaro da ciò che dice che aspettare va solo a mio discapito...potrebbe cortesemente dirmi quali sono i rischi per la colonna vertebrale? E in che modo le infiltrazioni potrebbe risultare dannose? Non lo chiedo "per avere ragione" ma per capire ulteriormente la situazione...E nel caso di protesi che tipo di intervento e materiali consiglia? Ho già fatto due visite specialistiche ma a parte volermi operare non mi hanno detto altro.
[#3]
Quando ho scritto che mi sembrava che avesse in testa molta confusione mi riferivo proprio all'ide che Lei si è fatta (non certo per colpa Sua, è ovvio) di tutta la faccenda.
Come fa ad essere così sicura che tra 15 anni dovrà "rifare l'intervento"? La persona che Le ha messo in testa quest'idea quali dati ha portato a supporto di questa bizzarra previsione?
Basta fare una rapida ricerca su pubmed. Le cito solo il PRIMO dei tanti articoli trovati:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19760225
E' un articolo sullo stelo CLS (protesi italiana), che mostra come a 17 anni la protesi funzioni ancora bene nel 100% dei casi esaminati. E vi sono molti altri studi, che arrivano a follow-up di più di 20 anni, che mostrano sopravvivenze sempre sopra il 90%.
Ora, se uno stelo progettato a metà anni '80 dà questi risultati, per quale motivo la Sua nuova protesi dopo 15 anni dovrebbe autodistruggersi, neppure fosse un modello degli anni 50?
Qualcuno continua ad insistere sui questi famosi 15 anni dicendo che si tratta della sopravvivenza "media" di una protesi.
Io, personalmente, non ho mai visto una protesi durare 15 anni. Una protesi che funziona male fallisce molto prima, ma una protesi che funziona bene dura moooolto di più! Non ho mai visto in vita mia una protesi durare 15 anni per poi lasciare a piedi il suo portatore.
Poi naturalmente molto conta la cura che il paziente ci mette. Ma oltre allo stile di vita, la cosa importante è secondo me attenersi ai controlli periodici.
E comunque, facciamo un ragionamento per assurdo:
supponiamo che una protesi abbia davvero una "scadenza" e che a 15 anni vada rifatta. Lei dovrebbe rifare l'intervento a 50, 65, 80, 95 anni.
Ha due possibilità: o resiste tutta la vita senza farsi operare;
oppure resiste 15 anni, e il risultato sarà che avrà passato gli anni migliori della Sua vita soffrendo per colpa delle anche, si distruggerà la schiena e maturerà una rigidità articolare importante col solo risultato positivo di fare 4 interventi anziché 5....
Ma per fortuna le cose, come Le dicevo, non stanno affatto così, e le previsioni sono, a mio avviso, ben più ottimistiche.
Quanto alle ripercussioni sulla colonna, essa lavora male a causa della postura del bacino e del fatto che deve compensare la rigidità delle anche. Questo può portare a spondiloartrosi, discopatie, ernie, instabilità.
Quanto alle infiltrazioni, esse -specie se ripetute- aumentano il rischio settico in caso di successivo intervento protesico.
Per quanto riguarda la tecnica di intervento, è molto difficile fare un discorso generale, si dovrebbe studiare il Suo caso e "cucirLe addosso" una proposta personalizzata. Non tutte le protesi sono adatte a tutti, e sono tanti gli aspetti che vanno presi in considerazione. Naturalmente considerando la giovane età si dovrebbe puntare ad ottenere due obiettivi primari: il risparmio tissutale (vera mini invasività) e la durata. Secondariamente puntare ad un recupero che sia il più possibile rapido e indolore.
Ci sono diverse vie di accesso mini-invasive (o meglio, a risparmio tissutale) che possono aiutarci, e quella giusta nel Suo caso adrebbe scelta sulla base di diversi parametri; idem per il materiale, anche se di sicuro Lei sarebbe candidata ad una protesi di titanio a stelo corto non cementata con testina in ceramica. Ma vi sono altri dettagli che andrebbero valutati in maniera più approfondita. Infine sicuramente, data la patologia bilaterale e la giovane età, andrebbe preso in seria considerazione un intervento ad entrambe le anche in contemporanea, in maniera da evitare di dover ripetere lo stesso percorso una seconda volta.
La invito ancora a leggere quegli articoli che Le ho segnalato prima: troverà altri dati, tecniche, materiali e tante informazioni.
Infine, un ultimo consiglio. Si prenda tutto il tempo che vuole, ma a patto che a questa questione CI PENSI SERIAMENTE. Molta gente crede che "prendere tempo" significhi non pensarci, nascondere la polvere sotto il tappeto. Ecco, questo atteggiamento, in medicina, di solito non paga.
Il paziente protesico ideale non è quello che vuole essere operato al primo sintomo (e mi creda, ce ne sono un sacco).
Ma non lo è neppure quello che vuole essere operato il più tardi possibile.
Non è facile bilanciare in modo corretto e trovare il momento giusto per decidere di farsi operare. Però ci deve riuscire, se vuole ottenere il massimo in questa situazione.
In bocca al lupo, e mi tenga informato!
Come fa ad essere così sicura che tra 15 anni dovrà "rifare l'intervento"? La persona che Le ha messo in testa quest'idea quali dati ha portato a supporto di questa bizzarra previsione?
Basta fare una rapida ricerca su pubmed. Le cito solo il PRIMO dei tanti articoli trovati:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19760225
E' un articolo sullo stelo CLS (protesi italiana), che mostra come a 17 anni la protesi funzioni ancora bene nel 100% dei casi esaminati. E vi sono molti altri studi, che arrivano a follow-up di più di 20 anni, che mostrano sopravvivenze sempre sopra il 90%.
Ora, se uno stelo progettato a metà anni '80 dà questi risultati, per quale motivo la Sua nuova protesi dopo 15 anni dovrebbe autodistruggersi, neppure fosse un modello degli anni 50?
Qualcuno continua ad insistere sui questi famosi 15 anni dicendo che si tratta della sopravvivenza "media" di una protesi.
Io, personalmente, non ho mai visto una protesi durare 15 anni. Una protesi che funziona male fallisce molto prima, ma una protesi che funziona bene dura moooolto di più! Non ho mai visto in vita mia una protesi durare 15 anni per poi lasciare a piedi il suo portatore.
Poi naturalmente molto conta la cura che il paziente ci mette. Ma oltre allo stile di vita, la cosa importante è secondo me attenersi ai controlli periodici.
E comunque, facciamo un ragionamento per assurdo:
supponiamo che una protesi abbia davvero una "scadenza" e che a 15 anni vada rifatta. Lei dovrebbe rifare l'intervento a 50, 65, 80, 95 anni.
Ha due possibilità: o resiste tutta la vita senza farsi operare;
oppure resiste 15 anni, e il risultato sarà che avrà passato gli anni migliori della Sua vita soffrendo per colpa delle anche, si distruggerà la schiena e maturerà una rigidità articolare importante col solo risultato positivo di fare 4 interventi anziché 5....
Ma per fortuna le cose, come Le dicevo, non stanno affatto così, e le previsioni sono, a mio avviso, ben più ottimistiche.
Quanto alle ripercussioni sulla colonna, essa lavora male a causa della postura del bacino e del fatto che deve compensare la rigidità delle anche. Questo può portare a spondiloartrosi, discopatie, ernie, instabilità.
Quanto alle infiltrazioni, esse -specie se ripetute- aumentano il rischio settico in caso di successivo intervento protesico.
Per quanto riguarda la tecnica di intervento, è molto difficile fare un discorso generale, si dovrebbe studiare il Suo caso e "cucirLe addosso" una proposta personalizzata. Non tutte le protesi sono adatte a tutti, e sono tanti gli aspetti che vanno presi in considerazione. Naturalmente considerando la giovane età si dovrebbe puntare ad ottenere due obiettivi primari: il risparmio tissutale (vera mini invasività) e la durata. Secondariamente puntare ad un recupero che sia il più possibile rapido e indolore.
Ci sono diverse vie di accesso mini-invasive (o meglio, a risparmio tissutale) che possono aiutarci, e quella giusta nel Suo caso adrebbe scelta sulla base di diversi parametri; idem per il materiale, anche se di sicuro Lei sarebbe candidata ad una protesi di titanio a stelo corto non cementata con testina in ceramica. Ma vi sono altri dettagli che andrebbero valutati in maniera più approfondita. Infine sicuramente, data la patologia bilaterale e la giovane età, andrebbe preso in seria considerazione un intervento ad entrambe le anche in contemporanea, in maniera da evitare di dover ripetere lo stesso percorso una seconda volta.
La invito ancora a leggere quegli articoli che Le ho segnalato prima: troverà altri dati, tecniche, materiali e tante informazioni.
Infine, un ultimo consiglio. Si prenda tutto il tempo che vuole, ma a patto che a questa questione CI PENSI SERIAMENTE. Molta gente crede che "prendere tempo" significhi non pensarci, nascondere la polvere sotto il tappeto. Ecco, questo atteggiamento, in medicina, di solito non paga.
Il paziente protesico ideale non è quello che vuole essere operato al primo sintomo (e mi creda, ce ne sono un sacco).
Ma non lo è neppure quello che vuole essere operato il più tardi possibile.
Non è facile bilanciare in modo corretto e trovare il momento giusto per decidere di farsi operare. Però ci deve riuscire, se vuole ottenere il massimo in questa situazione.
In bocca al lupo, e mi tenga informato!
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 6.1k visite dal 22/09/2016.
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