Osteosintesi tibia chiodo asportazione
Buongiorno dottori,
vorrei un parere su una situazione che mi è capitata. Ho subito 35 giorni fa una frattura scomposta di tibia e perone, con applicazione nella tibia di un chiodo endomidollare Syntes Expert, fissato con due viti sotto il piatto tibiale e una vite sopra la caviglia.
Oggi ho fatto una visita di controllo, e gli ortopedici mi hanno consigliato di "levare" con una piccola operazione chirurgica (quasi ambulatoriale) uno delle due viti infilate nel piatto tibiale, poichè il chiodo endomidollare risulterebbe troppo "statico", non consentendo alle due diafisi di frattura di avvicinarsi sufficientemente, e dunque rallentando la formazione del callo osseo (sto camminando con un 30-40 per cento del peso sulla gamba rotta).
Il chirurugo che ha effettuato l'operazione, invece, da me interpellato in data odierna, non ritiene necessaria tale operazione, privilegiando la staticità del chiodo endomidollare sulla eventuale "mobilità" delle due diafisi.
Non so ovviamente chi ascoltare, pertanto chiedo anche un Vostro parere: levare una delle due viti potrebbe essere effettivamente utile per una velocizzazione della formazione del callo osseo? Oppure è più il rischio che l'impresa? Senza ovviamente scendere nel caso specifico, ritenete tale tipo di operazione utile?
Grazie.
vorrei un parere su una situazione che mi è capitata. Ho subito 35 giorni fa una frattura scomposta di tibia e perone, con applicazione nella tibia di un chiodo endomidollare Syntes Expert, fissato con due viti sotto il piatto tibiale e una vite sopra la caviglia.
Oggi ho fatto una visita di controllo, e gli ortopedici mi hanno consigliato di "levare" con una piccola operazione chirurgica (quasi ambulatoriale) uno delle due viti infilate nel piatto tibiale, poichè il chiodo endomidollare risulterebbe troppo "statico", non consentendo alle due diafisi di frattura di avvicinarsi sufficientemente, e dunque rallentando la formazione del callo osseo (sto camminando con un 30-40 per cento del peso sulla gamba rotta).
Il chirurugo che ha effettuato l'operazione, invece, da me interpellato in data odierna, non ritiene necessaria tale operazione, privilegiando la staticità del chiodo endomidollare sulla eventuale "mobilità" delle due diafisi.
Non so ovviamente chi ascoltare, pertanto chiedo anche un Vostro parere: levare una delle due viti potrebbe essere effettivamente utile per una velocizzazione della formazione del callo osseo? Oppure è più il rischio che l'impresa? Senza ovviamente scendere nel caso specifico, ritenete tale tipo di operazione utile?
Grazie.
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Il chiodo utilizzato consente di scegliere varie opzioni di bloccaggio prossimale, fra le quali una compressione primaria, cioè ottenuta durante l'intervento, e una dinamizzazione secondaria, cioè ottenuta a distanza di tempo dall'impianto del chiodo. La scelta di dinamizzare il chiodo dipende da numerosi fattori (decorso della rima, frammentazione del focolaio, qualità del callo, diastasi fra i monconi, ecc.). È ovvio che la dinamizzazione può risultare una scelta vincente quando necessario. Questo è tutto ciò che si può dire "senza scendere nello specifico", però bisogna farlo per decidere cosa fare nel Suo caso, ma senza vedere rx vecchie e attuali è impossibile esprimere un parere. Si faccia spiegare dal chirurgo i motivi per cui ritiene non necessaria la dinamizzazione, e se poi Lei resterà insoddisfatto potrà chiedere un secondo parere facendosi visitare da un altro ortopedico, ancor più esperto del primo in traumatologia, portandogli in visione tutte le rx.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Umberto Donati, MD
www.ortopedicoabologna.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.5k visite dal 28/05/2015.
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