frattura lussazione caviglia sn

buongiorno,
circa 8 mesi fa in seguito ad una caduta ho riportato una frattura lussazione trimalleolare caviglia sn trattata chirurgicamente con "riduzione e osteosintesi con placca 1/3 tubulare e viti + vite trans sindesmotica + viti mediali e ev sintesi del III malleolo". il mio problema è che ad oggi non riesco ad estendere e flettere il piede...sia per rigidità funzionale vera e propria che per il dolore che tali movimenti provocano. gli ortopedici che mi hanno operato dicono che l'intervento non è riuscito ma non riescono a darmi una spiegazione nè a propormi una soluzione..mi chiedevo se questa rigidità potesse essere dovuta al fatto che non è stata rimossa la vite trans sindesmotica. il mio è il primo caso ( nel mio ospedale) in cui questa vite non è stata rimossa per seguire le ultime evidenze. gli ortopedici infatti sostengono che in questo tipo di trattamento sia stata dimostrata l'inutilità di tale rimozione....
vi risulta una tale evidenza? o nella vostra pratica preferite rimuovere la vite specie in caso di mancata ripresa funzionale....potrebbe essere lei lacausa di questa rigidità?

vi ringrazio per la vostra disponibilità

giuseppe
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Dr. Antonio Mattei Ortopedico, Geriatra 944 50
Gentile Utente
La rimozione della vite trans sindesmotica è in genere una procedura che si attua allo scadere dei 30 giorni.
Lo si effettua per dar modo alla sindesmosi di riacquisire la sua elasticità e quindi permettere alla "pinza" della caviglia di avere un grado di elasticità in flesso estensione.
In genere quando questa vite non si rimuove si asssite ad una rottura della stessa proprio per effetto delle sollecitazioni dovute alla flesso estensione del piede.
Nel suo caso non saprei dire perchè questa procedura non è stata effettuata. Immagino che la lesione fosse inizialmente molto grave e che quindi la vite fosse una ulteriore garanzia di stabilità biomeccanica.
Il giudizio di non riuscita dell'intervento poi non so su che base viene espresso.
La rigidità che Lei riferisce però potrebbe essere dovuta proprio alla gravità della lesione iniziale.
Una valutazione clinica e radiografica permetterebbe sicuramente di esprimere un giudizio più congruo.
Cordiali saluti

Antonio Mattei

[#2]
Utente
Utente
la ringrazio per la risposta....
chi ha fatto l'intervento sostiene che valuando vantaggi e svantaggi della rimozione della vite si è visto che sia meglio tenerla....e che ormai in tutta italia si
sia protocollata la non rimozione.....il mio era il primo intervento in cui non è stata rimossa ma loro escludono che l'impossibilità a flettere ed estendere il piede sia legato alla presenza della vite...
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Dr. Antonio Mattei Ortopedico, Geriatra 944 50
Quindi non mi resta che pensare che la limitazione funzionale, peraltro sempre presente nelle fratture articolari, sia imputabile alla gravità della lesione iniziale. Quello che però non capisco è la valutazione dei colleghi che l'hanno operata che dicono "l'intervento non è riuscito" ; cosa vuol dire questa considerazione?
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Utente
Utente
rispondo solo ora perchè nel frattempo ho fatto un'ulteriore visita di controllo ( in questi otto mesi ne ho fatte un'infinità con i medici di reparto, ognuno senza risposte) questa volta con il primario. Lui sostiene (contrariamente a quanto affermato da qualche suo collaboratore) che l'intervento sia ben riuscito perchè la frattura si è consolidata molto bene ( dall'rx) e che si tratta di una riduzione funzionale notevole ma risolvibile proseguendo la fisioterapia....e che se con le sollecitazioni nella deambulazione la vite si dovesse rompere non succede nulla...io resto perplesso...e quindi per la prima volta ho prenotato un consulto esterno al mio ospefale....

possibile che otto mesi di fisioterapia non siano sufficienti e che una vite che si rompe all'interno non dia problemi??